Appunti del Catechista Giovanni Baiano |
Ieri sera il predicatore ci ha suggerito di farci questa domanda: perché sono qui? Perciò esaminiamoci.
Trovare la via, per non perdere tempo. Riflettere a che punto mi trovo.
La santità è una parola vaga. Esaminare la santità che più è adatta per me, alla mia condizione.
Per giungere alla santità occorre che io riveda come compio ed opero i miei doveri.
Perciò togliere gli ostacoli alla grazia di Dio, alla Sua volontà.
Ecco perché i santi sono così pochi, perché gli uomini frammettono troppi ostacoli.
Per essere felici bisogna rassomigliare il più possibile al nostro Dio.
Primo ostacolo: togliere l'orgoglio. A Gesù piacciono le anime umili e semplici.
Non fermarsi all'esteriorità, ma piuttosto discendere in profondità, distruggere la superbia.
Gesù non ha detto "imparate da me ad operare miracoli", ma "imparate da me ad essere umili".
E noi non comprendiamo il Suo insegnamento, non vogliamo seguirlo, non vogliamo comprenderlo.
Eppure bisogna prendere questa via.
Non si arriva alla santità che passando per la strada del lavoro per tutta la vita.
E ciò si capisce soltanto col meditare nel Vangelo sulla vita di Gesù.
Gesù grande e potente si nasconde, si annienta, invece della casa degli imperatori sceglie la grotta, passa la sua vita nel nascondimento.
30 anni di lavoro.
Poi, prima di dar corso alla Sua predicazione, 40 giorni di preghiera e di penitenza.
E poi, durante la Sua vita pubblica, ancora preghiere, notti intere in preghiera.
Gesù si circonda di poveri, di rozzi, di ignoranti.
Si cibava di verità e della volontà del Padre Suo celeste.
Anche noi guardiamo a Gesù nostro Maestro e riflettiamo sulla vita di Gesù, sullo Spirito che guida Gesù.
"Imparate da me che sono umile e mansueto di cuore".
Come eseguisco gli ordini dei miei superiori?
E poi non fate distinzione tra la preghiera ed il compimento del vostro dovere d'impiego.
Gesù ha sopportato le tentazioni per insegnarci a sopportarle anche noi.
Quando ti senti tentato, pensa a Gesù sulla croce.
Gesù ci dice: "Sono stato tentato anch'io".
L'umile vince sempre. L'umiltà è la via della santità.
Il superbo ha bisogno di niente; lui dice: "sono furbo, sono forte, a me non la fanno" e via dicendo.
Le conferenze servono per tutti.
Ma quel che si sente non è uguale per tutti; chi più chi meno, bisogna assimilare bene.
Tutto non serve a tutti nella stessa misura.
Ognuno bisogna che cerchi la propria santità.
Primo mezzo, la preghiera.
La preghiera è un atto di umiltà: Signore che io ci veda.
Chiedere a Gesù di vedere la luce.
Ore 15
Insistiamo presso Gesù affinché venga in noi a cacciare dal nostro cuore gli ostacoli alla Sua Grazia.
Gesù si lamenta che noi non chiediamo, che non insistiamo abbastanza.
Gesù umilia il superbo.
Il superbo attribuisce a sé quello che è opera di Dio.
Pregare Gesù che ci faccia vedere il nostro stato.
Esponiamo a Gesù la nostra miseria e Gesù questa esposizione l'accetta come atto di umiltà e ci perdona.
Il Signore vuole che noi siamo buoni e santi.
La santità è un edificio molto alto che arriva fino al cielo.
Più si va in alto a costruire l'edificio e più si faranno profonde le fondamenta.
Per costruire l'edificio della santità occorre umiliarci.
Non illuderci delle nostre povere forze.
Solo l'aiuto di Dio ci può portare a Lui.
La sua grazia.
Riconoscere che tutto viene da Dio e raccomandarci a Lui per avere la Sua grazia, pregando molto e insistentemente.
In nostro regolamento indica la preghiera.
Noi crediamo di aver già pregato troppo.
Gesù ci dice: pregate senza interruzione.
Anche se non andiamo in chiesa, noi dobbiamo pregare sempre.
Per avere la vittoria sulla bella virtù, per vincere le tentazioni. Signore, senza di te sono capace a far niente.
Offrire a Lui tutto, l'andare e il venire, e Lui accetta tutto e ci ricambia con le sue grazie.
Essere convinti della necessità di pregare.
Essere convinti di non aver pregato bene ed abbastanza.
Convinti di essere peccatori, perciò sentire la necessità di pregare molto.
Preghiera umile, che ci fa vincere tutte le difficoltà che noi potremo incontrare.
Far niente senza l'aiuto di Dio.
Mettere la nostra preghiera nel nostro lavoro, nelle nostre occupazioni esteriori che distraggono, e poi appena liberi dal nostro lavoro, come una molla liberata dal suo peso, scattare e slanciarsi verso Dio.
Preghiamo con una breve preghiera, magari recitando un Padre Nostro, fermandoci sulle parole che noi diciamo con la bocca.
Poi quando avremo più tempo o la mente più libera, faremo una preghiera più perfetta.
Sforzarsi di indirizzare l'anima nostra alla preghiera costante e perfetta.
Fare un volo verso Dio, incominciando dai piccoli voli, poco per volta, adagio adagio, facendo ogni giorno una conquista.
Non perdere tempo.
Per farsi santi occorre la grazia di Dio, il quale la concede a chi più insistentemente gliela chiede, pregando bene e frequentemente.
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