Diario di Cesone

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4 gennaio 1931

Umiltà ( 436 - 437 )

Noviziato dei Catechisti

Conferenza del Fratel Teodoreto

L'umiltà è la base di tutte le virtù, perché senza di essa la povertà non avrebbe valore, la castità non sussisterebbe e tanto meno l'obbedienza.

Con l'abitudine di sottomissione affettuosa, totale, la prima forma di umiltà prepara alla seconda ( umiltà di adorazione ).

Di fronte all'oceano delle perfezioni divine, bellezza sempre contemplata e sempre nuova, abisso inesplorato di tutto ciò che si può ammirare, amare, desiderare, l'anima si sente di fronte al tutto e che tutto il resto è nulla.

Quale sapienza paragonabile a quella di Dio?

quale scienza, quale forza, quale amore?

a queste considerazioni l'anima non crede più, ma vede.

Come il sole eclissa le stelle, così Iddio eclissa le creature: queste non l'attraggono più.

( Ecco perché l'umiltà viene dalla riflessione; chi è superficiale non sarà mai umile ).

Nell'evidenza del nulla delle creature il più impressionante per l'anima è il nulla proprio e tanto le piacciono le perfezioni di Dio che non può non confessare il suo proprio nulla.

Allora solo l'adorazione di Dio soddisfa l'anima, perché questo solo gli conviene e gli è riservato.

Poi prostra il suo nulla avanti a Dio, lo abbandona per occuparsi di Dio solo, poi vi ritorna ed il suo nulla le pare il trono del tutto.

E poiché un abisso chiama un altro abisso, essa gode nell'immergersi nel suo nulla, per uscirne rapita di quel Dio e ammirare con giubilo che il nulla possa avere rapporti reali, vivi, liberi, cordiali con l'Essere perfettissimo, rapporti di conoscenza, di conversazione, di discepolo, di amico, sposo, figlio, con il tutto.

Questa orma di umiltà è forte, magnanima, gioconda.

Essa dice con la Chiesa. "Tu solus sanctus, Tu solus Dominus, Tu solus Altissimus, Iesu Christe".

Ovvero con S. Michele. "Quis ut Deus?".

Essa dà la creatura al Creatore più della prima forma dell'umiltà.

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