Summa Teologica - I-II

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La grazia

I-II, qq. 109- 114

1 - Qualsiasi trattato moderno sulla grazia si apre e si chiude con una lunga serie di controversie teologiche.

Di qui la complessità di certe monografie, costrette a rimettere in discussione problemi fondamentali come la mozione divina, la predestinazione, il peccato originale, ecc.

Niente di tutto questo nel brevissimo trattato della Somma Teologica.

Qui l'unica controversia che si conosce è quella pelagiana, con i suoi strascichi semipelagiani.

Le questioni di fondo sono state già ampiamente discusse dall'Autore nella Prima Parte.

Della provvidenza e della scienza di Dio si è parlato nel De Deo uno ( I, qq. 14,15,19,22,23 ); della mozione divina nel De Gubernatione rerum ( qq. 103-105 ); della inabitazione divina nell'anima del giusto si è trattato nel De Trinitate ( q. 43 ) e nel De Homine ( q. 93 ).

In quest'ultimo trattato si è preso in esame per la prima volta il peccato originale, considerando le condizioni dell'uomo prima della caduta ( qq. 94 ss. ), per approfondire l'argomento nella I-II ( qq. 81-83 ).

Delle virtù che scaturiscono dalla grazia se n' è già parlato in generale, e se ne parlerà ancora in particolare nella II-II.

Della causalità di Cristo e dei sacramenti nel l infusione della grazia se ne tratterà ampiamente nella Terza Parte.

Eppure questo brevissimo trattato tomistico è di una ricchezza inesauribile, ed ha attirato su di sè l'attenzione di tutti i teologi posteriori.

I Padri del Concilio Tridentino [ 1534-1563 ] hanno attinto alle sue risposte magistrali le formule più esatte della dottrina cattolica contro gli errori protestanti relativi alla giustificazione.

I Il trattato tomistico nel piano della Somma.

2 - Come l'opera della creazione è compendiata in sei giorni, così il trattato sulla grazia abbraccia in tutto sei questioni « perfectio divinorum operum respondet perfectioni senarii numeri » I, q. 74, a. 1 ) : complessivamente 54 articoli.

Ci si limita ai problemi essenziali: necessità della grazia, natura di essa, le sue divisioni, la sua causa che è Dio soltanto, gli effetti che sono la giustificazione e il merito.

Il tutto è disposto in perfetto ordine sistematico fino nei minimi particolari.

Giova ripetere che non rientra nell' intenzione dell' Autore lo svolgimento di ampi trattati monografici sostanzialmente completi, ma l'inserimento di ogni tema in una sintesi generale del pensiero teologico.

Per chi avesse poca dimestichezza con il piano generale dell' Opera ricordiamo che il De Gratia vi occupa una posizione chiave evidentissima.

Siamo infatti a metà di quella che S. Tommaso chiama « via del ritorno ».

La Prima Parte ci ha descritto « l'uscita » di tutte le cose da Dio; la Seconda Parte, dedicata agli atti e alle virtù dell'uomo, ci presenta la strada del ritorno.

Ma questa lunghissima sezione dell'Opera è suddivisa in Prima Secundae ( morale generale ), o Secunda Secundae ( morale speciale ), come se si trattasse delle due fiancate di un ponte maestoso a una sola gettata.

La grazia, mi si permetta questa immagine che non pecca affatto di esagerazione, costituisce la chiave di volta di questo ponte lanciato tra l'umanità e Dio.

Essa è posta al termine della morale generale, quale aiuto offerto dalla divinità a sostegno della fragile volontà umana, che è del tutto impari, con le sue forze, a raggiungere il fine soprannaturale della nostra esistenza attraverso l'esercizio di tutte le virtù.

3 - Con ogni probabilità S. Tommaso ha composto il De Gratia, come del resto tutta la I-II, nel suo ultimo soggiorno parigino, cioè intorno al 1270.

Non era la prima volta che si applicava a scrivere sull'argomento.

Sia pure in ordine sparso, aveva già affrontato questi medesimi problemi nel suo primo insegnamento [ 1254-56 ], commentando le Sentenze di Pietro Lombardo.

E come giovane Maestro negli anni successivi ne aveva tentato un approfondimento nelle questioni disputate De Veritate ( qq. 27-29 ).

Erano passati molti anni da allora; e nel suo soggiorno in Italia [ 1259-68 ], essendo forse più libero dagli impegni scolastici, aveva potuto dedicarsi a uno studio personale di quelle stesse fonti, che prima aveva conosciuto solo di seconda mano.

Non è da escludere che allora abbia potuto conoscere anche gli atti del Concilio II d'Orange [ 529 ], che i suoi contemporanei mostrano di ignorare completamente ( cfr. AMANN E., « Semi-pelagiens », in D. T. C., 14, coll. 1847 ss. ).

Noteremo all'occorrenza i presumibili riferimenti ( impliciti almeno ) a quel documento.

importante conoscere l'attività letteraria del Santo Dottore in questo periodo di maturazione, per non cadere nei tranelli di equivoche ipotesi, le quali di storico hanno solo la vernice.

Anzi talora questa vernice più che storica è storicista: si basa cioè su schemi a priori, che non hanno nessuna affinità con i fatti nella loro concretezza.

Per l'argomento che c'interessa va notato che il Dottore Angelico ha composto nel suo primo ritorno in Italia gli ultimi tre libri della Summa Contra Gentiles, e ha redatto un ampio commento alle epistole di S. Paolo.

Se è vero, come sembra accertato, che a proposito della preparazione alla grazia egli ha mutato opinione, o per lo meno impostazione, gli studiosi sanno ormai dove bisogna cercare le fasi del trapasso; poiché nel commento alle epistole paoline e nella Contra Gentiles troviamo l'esposizione di questi problemi.

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