Summa Teologica - II-II |
I-II, q. 57, a. 6; In 3 Sent., d. 33, q. 3, a. 1, sol. 3; In 6 Ethic., lect. 8
Pare che l'eubulia non sia una virtù.
1. Stando a S. Agostino [ De lib. arb. 2, cc. 18,19 ], « nessuno si serve malamente delle virtù ».
Dell'eubulia invece, che è la capacità di ben deliberare o consigliare, alcuni si servono malamente: o perché escogitano consigli maliziosi per raggiungere fini cattivi, oppure perché ricorrono al peccato per raggiungere fini buoni, come ad es. chi ruba per fare l'elemosina.
Quindi l'eubulia non è una virtù.
2. « La virtù è una certa perfezione », come dice Aristotele [ Phys. 7,3 ].
Ma l'eubulia ha per oggetto il consiglio, il quale implica il dubbio e la ricerca, che dicono imperfezione.
Perciò l'eubulia non è una virtù.
3. Le virtù, come sopra [ I-II, q. 65 ] si è visto, sono connesse tra loro.
L'eubulia invece non è connessa con le altre virtù: infatti molti peccatori sono capaci di ben consigliare, mentre molti giusti sono impacciati nel dare consigli.
Quindi l'eubulia non è una virtù.
Secondo il Filosofo [ Ethic. 6,9 ] « l'eubulia è la rettitudine del consiglio », o deliberazione.
Ma la rettitudine della ragione è il costitutivo della virtù.
Quindi l'eubulia è una virtù.
Come sopra [ q. 47, a. 4 ] si è notato, è essenziale per la virtù umana il rendere buoni gli atti umani.
Ora, fra tutte le altre azioni di un uomo, quella che a più rigore gli appartiene è il consiglio o deliberazione: poiché questo implica una ricerca della ragione sulle azioni da compiere, nelle quali consiste la vita umana; come infatti dice Aristotele [ Ethic. 10,7 ], la vita speculativa è al di sopra dell'uomo.
Ora, l'eubulia implica la bontà del consiglio, o deliberazione: derivando essa da eu, cioè bene, e boule, cioè deliberazione.
Perciò è evidente che l'eubulia è una virtù umana.
1. Non è buono un consiglio, o deliberazione, né quando uno nel deliberare si propone un fine cattivo, né quando escogita dei mezzi cattivi per un fine buono.
Come anche nel campo speculativo un ragionamento non è buono né quando giunge a a una conclusione sbagliata, né quando giunge a una conclusione vera partendo da premesse false, poiché non fa uso del termine medio conveniente.
Perciò l'una e l'altra deliberazione sono incompatibili con l'eubulia, come dice Aristotele [ Ethic. 6,9 ].
2. Sebbene la virtù sia essenzialmente una perfezione, non è detto che implichi perfezione tutto ciò che è materia di virtù.
Infatti tutti gli aspetti della vita umana esigono il perfezionamento delle virtù: quindi non soltanto gli atti della ragione, tra i quali c'è la deliberazione o consiglio, ma anche le passioni dell'appetito sensitivo, che sono molto più imperfette.
Oppure si può rispondere che le virtù umane sono perfezioni entro i limiti dell'uomo, il quale non è in grado di comprendere la verità con una semplice intuizione; e specialmente per quanto riguarda le azioni da compiere, che sono entità contingenti.
3. In nessun peccatore in quanto tale si trova l'eubulia.
Infatti qualsiasi peccato è contro la buona deliberazione.
Poiché per ben deliberare non si richiede soltanto la scoperta dei mezzi opportuni al raggiungimento del fine, ma anche le altre circostanze: cioè il tempo giusto, in modo da non essere né troppo lenti né troppo precipitosi nel deliberare, la maniera della deliberazione, cioè la fermezza nella propria decisione, e infine le altre debite circostanze, che il peccatore nel peccare non osserva.
Invece qualsiasi persona virtuosa è idonea a ben deliberare rispetto a ciò che interessa il fine della virtù; sebbene forse non lo sia in certe faccende particolari, quali ad es. il commercio, la guerra o altre cose del genere.
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