Summa Teologica - II-II |
Pare che maledire non sia un peccato mortale.
1. S. Agostino [ Serm. 104 ] enumera la maledizione tra i peccati leggeri.
Ora, tali peccati sono veniali.
Quindi la maledizione non è un peccato mortale, ma veniale.
2. Quanto deriva da leggeri moti di passione non è un peccato mortale.
Ma talora la maledizione deriva da leggeri moti di passione.
Quindi la maledizione non è un peccato mortale.
3. È più grave fare il male che dirlo.
Ora, il malfare non sempre è un peccato mortale.
Molto meno quindi lo sarà il maledire.
Dal regno di Dio non esclude che il peccato mortale.
Ora, la maledizione esclude dal regno di Dio, stando alle parole di S. Paolo [ 1 Cor 6,10 ]: « Né i maledici né i rapaci erediteranno il regno di Dio ».
Quindi la maledizione è un peccato mortale.
La maledizione di cui ora parliamo è quella che consiste nell'augurare del male a qualcuno in modo imperativo od ottativo.
Ora, volere o promuovere col comando il male altrui per se stesso è incompatibile con la carità, con la quale amiamo il prossimo volendo il suo bene.
Perciò, vista nel suo genere, la maledizione è un peccato mortale.
E tanto più grave quanto più siamo tenuti ad amare e a rispettare la persona che malediciamo.
Infatti nel Levitico [ Lv 20,9 ] si legge: « Chi maledirà il padre o la madre venga messo a morte ».
Capita però che la maledizione sia un peccato veniale o per la lievità del male che viene augurato, oppure per il sentimento di chi proferisce le parole di maledizione: ciò può infatti accadere per un lieve moto di passione, o per gioco, o per qualche altro moto imprevisto; poiché i peccati di lingua, come sopra [ q. 72, a. 2 ] si è detto, vanno giudicati soprattutto in base all'affetto che li ispira.
Sono così risolte anche le obiezioni.
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