Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se maledire sia un peccato mortale

Pare che maledire non sia un peccato mortale.

Infatti:

1. S. Agostino [ Serm. 104 ] enumera la maledizione tra i peccati leggeri.

Ora, tali peccati sono veniali.

Quindi la maledizione non è un peccato mortale, ma veniale.

2. Quanto deriva da leggeri moti di passione non è un peccato mortale.

Ma talora la maledizione deriva da leggeri moti di passione.

Quindi la maledizione non è un peccato mortale.

3. È più grave fare il male che dirlo.

Ora, il malfare non sempre è un peccato mortale.

Molto meno quindi lo sarà il maledire.

In contrario:

Dal regno di Dio non esclude che il peccato mortale.

Ora, la maledizione esclude dal regno di Dio, stando alle parole di S. Paolo [ 1 Cor 6,10 ]: « Né i maledici né i rapaci erediteranno il regno di Dio ».

Quindi la maledizione è un peccato mortale.

Dimostrazione:

La maledizione di cui ora parliamo è quella che consiste nell'augurare del male a qualcuno in modo imperativo od ottativo.

Ora, volere o promuovere col comando il male altrui per se stesso è incompatibile con la carità, con la quale amiamo il prossimo volendo il suo bene.

Perciò, vista nel suo genere, la maledizione è un peccato mortale.

E tanto più grave quanto più siamo tenuti ad amare e a rispettare la persona che malediciamo.

Infatti nel Levitico [ Lv 20,9 ] si legge: « Chi maledirà il padre o la madre venga messo a morte ».

Capita però che la maledizione sia un peccato veniale o per la lievità del male che viene augurato, oppure per il sentimento di chi proferisce le parole di maledizione: ciò può infatti accadere per un lieve moto di passione, o per gioco, o per qualche altro moto imprevisto; poiché i peccati di lingua, come sopra [ q. 72, a. 2 ] si è detto, vanno giudicati soprattutto in base all'affetto che li ispira.

Sono così risolte anche le obiezioni.

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