Summa Teologica - II-II

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Articolo 5 - Se i giorni del digiuno ecclesiastico siano ben determinati

In 4 Sent., d. 15, q. 3, a. 3

Pare che i giorni del digiuno ecclesiastico non siano ben determinati.

Infatti:

1. Nel Vangelo [ Mt 4,1s ] si legge che Cristo incominciò il digiuno subito dopo il battesimo.

Ora, noi dobbiamo imitarlo, secondo le parole di S. Paolo [ 1 Cor 4,16 Vg ]: « Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo ».

Quindi anche noi dobbiamo fare il digiuno subito dopo l'Epifania, nella quale si commemora il battesimo di Cristo.

2. Nella legge nuova non è lecito osservare le cerimonie della legge antica.

Ma i digiuni fatti in mesi determinati sono propri della legge antica, come si legge in Zaccaria [ Zc 8,19 ]: « Il digiuno del quarto, quinto, settimo e decimo mese si cambierà per la casa di Giuda in gioia, giubilo e giorni di festa ».

Perciò i digiuni stabiliti in mesi determinati, come quelli delle Quattro Tempora, sono abusivi nella Chiesa.

3. Secondo S. Agostino [ De cons. Evang. 2,27.60 ], ci sono digiuni « di afflizione » e digiuni « di gioia ».

Ora, la gioia spirituale più grande per i fedeli deriva dalla risurrezione di Cristo.

Si dovevano quindi stabilire dei digiuni anche nei cinquanta giorni dopo la Pasqua e in tutte le domeniche, che ci ricordano appunto la risurrezione.

In contrario:

Basta l'uso universale della Chiesa.

Dimostrazione:

Come sopra [ aa. 1,3 ] si è notato, il digiuno ha due scopi: l'espiazione del peccato e l'elevazione dell'anima ai beni superiori.

Perciò i digiuni dovevano essere stabiliti in quei giorni in cui bisognava purificare gli uomini dal peccato ed elevare a Dio le anime dei fedeli con la devozione.

E ciò è richiesto specialmente prima delle feste di Pasqua, in cui si ha il perdono dei peccati con il battesimo, che è amministrato solennemente nella veglia pasquale, quando si ricorda la sepoltura del Signore: poiché, come dice S. Paolo [ Rm 6,4 ], « per mezzo del battesimo siamo stati sepolti con Cristo nella morte ».

Inoltre nella festa di Pasqua l'anima umana deve elevarsi in modo tutto particolare con la devozione alla gloria dell'eternità, che Cristo ha inaugurato con la risurrezione.

Per questo motivo la Chiesa ha stabilito che si dovesse digiunare prima delle feste di Pasqua, e per lo stesso motivo anche nelle vigilie delle feste principali, a cui dobbiamo prepararci con devozione.

Così pure l'uso della Chiesa vuole che a ogni quarto dell'anno si conferiscano gli ordini sacri ( dietro indicazione del Signore [ Mc 8,1ss ], il quale sfamò quattromila uomini con sette pani, accennando così, come spiega S. Girolamo [ In Mc ], all'« anno del nuovo Testamento » ).

Ora, nel conferimento degli ordini è richiesto che si preparino col digiuno sia il vescovo che li conferisce, sia gli ordinandi, sia il popolo a vantaggio del quale si fanno le ordinazioni.

Per cui nel Vangelo [ Lc 6,12 ] si legge che il Signore prima di scegliere gli Apostoli « salì sul monte a pregare », e S. Ambrogio [ In Lc 5 ] commenta: « Se Cristo prima di inviare gli Apostoli è ricorso alla preghiera, che cosa non dovrai fare tu prima di mettere mano a una funzione sacra? ».

Quanto poi al numero dei giorni fissati per il digiuno quaresimale, S. Gregorio [ In Evang. hom. 16 ] lo giustifica con tre motivi.

Primo, « perché il decalogo riceve la sua perfezione dai quattro Vangeli: e dieci per quattro dà appunto il numero quaranta ».

- Oppure « perché il nostro corpo mortale è composto di quattro elementi, che lasciati a se stessi contrastano con i dieci precetti del Signore elencati nel decalogo.

Perciò è giusto che affliggiamo il nostro corpo per quaranta volte ».

- Oppure « perché in tal modo cerchiamo di offrire a Dio la decima dei giorni.

Essendo infatti l'anno composto di trecentosessanta giorni, noi ci mortifichiamo per trentasei giorni », quanti sono i giorni di digiuno nelle sei settimane della quaresima, « come per offrire a Dio la decima dell'anno ».

- S. Agostino [ De doctr. christ. 2,16.23 ] porta poi un quarto motivo.

Il Creatore, egli dice, è Trinità: Padre e Figlio e Spirito Santo.

Quindi anche alla creatura spirituale e invisibile si addice il numero tre: ci è infatti comandato [ Mc 12,30 ] di amare Dio « con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente ».

Invece alla creatura visibile e materiale si addice il numero quattro, per le quattro qualità: caldo e freddo, umido e secco.

Quindi il dieci esprime tutte le cose: e se lo si moltiplica per quattro, che è il numero del corpo interessato al digiuno, si ha il numero quaranta.

Il digiuno poi delle quattro tempora dura sempre tre giorni, per il numero dei mesi che ognuno di questi tempi abbraccia.

- Oppure per il numero dei tre ordini sacri conferiti nelle tempora.

Analisi delle obiezioni:

1. Cristo ricevette il battesimo non perché ne avesse bisogno lui, ma per raccomandarlo a noi.

Non era quindi opportuno che digiunasse prima del suo battesimo, ma dopo, per esortare noi a digiunare prima del nostro battesimo.

2. La Chiesa osserva il digiuno delle quattro tempora non negli stessi giorni dei Giudei, e neppure per gli stessi motivi.

Essi infatti digiunavano in luglio, che è il quarto mese contando da aprile, che per essi era il primo: poiché fu allora che Mosè nel discendere dal Sinai spezzò le tavole di pietra [ Es 32,19 ]; e in esso le mura di Gerusalemme furono violate per la prima volta, come narra Geremia [ Ger 52,6 ].

Nel quinto mese poi, cioè in agosto, si digiunava perché in esso si ebbe la sedizione seguita al ritorno degli esploratori, la quale impedì al popolo di salire sul monte [ Nm 14,42; Dt 1,42 ]; inoltre in questo mese fu incendiato il tempio di Gerusalemme da parte prima di Nabucodonosor [ Ger 52,12s ] e poi di Tito [ G. Flavio, De bello iud. 6,2,9 ].

Nel settimo mese, cioè in ottobre, fu invece ucciso Godolia e disperso il resto del popolo [ Ger 41,1s ].

Nel decimo mese finalmente, cioè in gennaio, il popolo che era in schiavitù con Ezechiele apprese della rovina del tempio [ Ez 33,21 ].

3. « Il digiuno di gioia » è fatto per ispirazione dello Spirito Santo, che è Spirito di libertà.

Perciò questo digiuno non deve essere di precetto.

Quindi i digiuni stabiliti dal precetto della Chiesa sono piuttosto « digiuni di afflizione », che non si addicono ai giorni di festa.

Ed è per questo che non ci sono digiuni in tutto il periodo pasquale, e neppure nei giorni di domenica.

Se uno infatti digiunasse in tali giorni contro la consuetudine del popolo cristiano, la quale secondo S. Agostino [ Epist. 36 ] « ha valore di legge », oppure anche per qualche errore, come i Manichei, i quali digiunano pensando che tale digiuno sia necessario, non sarebbe immune da peccato; sebbene il digiuno, considerato in se stesso, sia lodevole in tutti i tempi, come risulta dalle parole di S. Girolamo [ Epist. 71 ]: « Volesse il cielo che potessimo digiunare in tutti i tempi! ».

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