Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se la materia propria della sobrietà sia la bevanda

Supra, q. 143; In 2 Sent., d. 44, q. 2, a. 1, ad 3

Pare che la materia propria della sobrietà non sia la bevanda.

Infatti:

1. S. Paolo [ Rm 12,3 ] ammonisce: « Non vogliate farvi sapienti al di là del giusto, ma siate sapienti con sobrietà ».

Quindi la sobrietà riguarda anche la sapienza, e non solo le bevande.

2. Della sapienza di Dio sta scritto [ Sap 8,7 ] che « insegna la sobrietà e la prudenza, la giustizia e la fortezza »; e qui sobrietà sta per temperanza.

Ma la temperanza non ha per oggetto solo le bevande, bensì anche i cibi e le realtà veneree.

Quindi la sobrietà non si limita alle bevande.

3. Il termine sobrietà pare derivare da un tipo di misura.

Ora, noi dobbiamo osservare la giusta misura in tutte le cose che ci riguardano.

Infatti nel commentare le parole di S. Paolo [ Tt 2,12 ]: « Viviamo con sobrietà e con giustizia », la Glossa [ interlin. ] precisa: « Con sobrietà in noi ».

E altrove [ 1 Tm 2,9 ] l'Apostolo comanda: « Le donne si abbiglino con abiti decenti, con pudore e sobrietà », dal che si vede che la sobrietà riguarda persino l'abbigliamento esterno.

Quindi la materia propria della sobrietà non è la bevanda.

In contrario:

Sta scritto [ Sir 31,27 ]: « Il vino è come la vita per gli uomini, purché tu lo beva con sobrietà ».

Dimostrazione:

Le virtù che prendono il nome da una condizione generale della virtù hanno come propria materia speciale quella in cui è più difficile e ottimo osservare tale condizione: come la fortezza ha per oggetto i pericoli di morte, e la temperanza i piaceri del tatto.

Ora, il termine sobrietà deriva da una misura ( bria, cioè boccale ), come se si dicesse servans - briam, cioè osservante della misura.

Perciò alla sobrietà è riservata come materia speciale quella in cui è sommamente lodevole rispettare la misura.

Ora, tale è appunto la bevanda inebriante: poiché il suo uso moderato è di grande giovamento, mentre il più piccolo eccesso è gravemente nocivo, dato che impedisce l'uso della ragione, molto più di quanto non lo faccia l'eccesso nel cibo.

Da cui le parole della Scrittura [ Sir 31,28s ]: « Allegria del cuore e gioia dell'anima è il bere sobrio; amarezza dell'anima è il vino bevuto in quantità, con eccitazione e per sfida ».

Quindi la sobrietà come virtù specifica ha per sua materia le bevande, e precisamente quelle che possono coi loro fumi turbare la mente, come il vino e ogni altro liquore inebriante.

- Invece la sobrietà come virtù generale si applica a qualsiasi materia: come sopra [ q. 123, a. 2; q. 141, a. 2 ] si è visto a proposito della fortezza e della temperanza.

Analisi delle obiezioni:

1. Come il vino materiale inebria corporalmente, così metaforicamente si dice bevanda inebriante la contemplazione della sapienza, poiché con il suo piacere attrae l'animo, secondo l'espressione dei Salmo [ Sal 23,5 ]: « Il mio calice inebriante, come è squisito! ».

E così per una certa analogia si parla di sobrietà a proposito del sapere.

2. Tutto ciò che si riferisce alla temperanza è necessario alla vita presente, e ogni eccesso in questo campo è nocivo.

Perciò in tutte queste cose bisogna rispettare la misura, il che compete alla sobrietà.

E così la temperanza prende il nome di sobrietà.

Ma un minimo eccesso nuoce più nel bere che in altre cose.

Quindi la sobrietà ha come oggetto proprio la bevanda.

3. Sebbene la misura sia richiesta in tutte le cose, tuttavia non sempre si può parlare di sobrietà in senso proprio, ma solo in quelle cose in cui la misura è sommamente necessaria.

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