Summa Teologica - II-II |
Supra, q. 157, a. 1, ad 3
Pare che la crudeltà non si distingua dalla ferocia.
1. A una virtù non si contrappone per eccesso che un solo vizio.
Ora, alla clemenza si contrappongono per eccesso sia la crudeltà che la ferocia.
Quindi la crudeltà e la ferocia si identificano.
2. Nelle sue Etimologie [ 10 ] S. Isidoro spiega che « severo deriva da saevus (f eroce ) e verus, poiché custodisce la giustizia senza la pietà »: perciò la saevitia, o ferocia, esclude la remissione della pena, che è compito della pietà.
Ma ciò è proprio della crudeltà, come si è visto sopra [ a. prec., ad 1 ].
Quindi la crudeltà si identifica con la ferocia.
3. Come alla virtù si contrappone un vizio per eccesso, così si contrappone anche un vizio per difetto, il quale contrasta sia con la virtù che è nel giusto mezzo, sia con il vizio per eccesso.
Ora, alla crudeltà e alla ferocia non si contrappone che un identico vizio, che è la debolezza nel punire; così infatti scrive S. Gregorio [ Mor. 20,5 ]: « Ci sia l'amore, ma senza debolezza; ci sia il rigore, ma senza asprezza. Ci sia lo zelo, ma senza gli eccessi della ferocia; ci sia la pietà, ma che non perdoni più del dovere ».
Quindi la ferocia si identifica con la crudeltà.
Seneca [ De clem. 2,4 ] afferma che « chi si adira senza essere provocato, o contro chi non ha sbagliato, non viene detto crudele, ma feroce ».
Il termine ferocia deriva dalle fiere.
Infatti questi animali assaltano gli uomini per divorarli: e non per motivi di giustizia, comprensibili solo alla ragione.
Così dunque a tutto rigore la ferocia è propria di chi nel punire non bada alla colpa di chi è punito, ma solo gode del dolore umano.
È chiaro quindi che ciò rientra nella bestialità: infatti tale piacere non è umano, ma belluino, derivante da cattive abitudini o da un pervertimento della natura, come accade anche per gli altri sentimenti bestiali dello stesso tipo.
Invece la crudeltà ha di mira la colpa di chi viene punito, ma eccede nel punire.
Perciò la crudeltà differisce dalla ferocia come la cattiveria umana differisce dalla bestialità, secondo Aristotele [ Ethic. 7,5 ].
1. La clemenza è una virtù umana: ad essa perciò si contrappone la crudeltà, che è un vizio umano.
Invece la ferocia rientra nella bestialità.
Perciò essa non si contrappone direttamente alla clemenza, bensì a una virtù più sublime, che il Filosofo [ Ethic. 7,1 ] chiama « eroica, o divina », e che secondo noi rientra nei doni dello Spirito Santo.
Si può quindi dire che la ferocia si contrappone direttamente al dono della pietà.
2. Severo non dice semplicemente saevus, cioè feroce, poiché ciò indica un vizio, ma saevus rispetto alla verità, per una certa somiglianza con la ferocia, che non diminuisce i castighi.
3. La rilassatezza nel punire non è un vizio se non in quanto viene trascurato l'ordine della giustizia, secondo il quale il colpevole merita un castigo, che però la crudeltà esagera.
La ferocia invece non bada per nulla a questo ordine.
Per cui la debolezza nel punire si contrappone direttamente alla crudeltà, non alla ferocia.
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