Summa Teologica - II-II |
Pare che l'umiltà non sia una virtù.
1. La virtù ha natura di bene.
L'umiltà invece pare avere natura di male, stando a quelle parole del Salmo [ Sal 105, 8 Vg ]: « Umiliarono nei ceppi i suoi piedi ».
Quindi l'umiltà non è una virtù.
2. La virtù e il vizio sono tra loro incompatibili.
Ma talora l'umiltà è un vizio, come appare da quell'affermazione della Scrittura [ Sir 19,23 Vg ]: « C'è chi ingiustamente si umilia ».
Perciò l'umiltà non è una virtù.
3. Una virtù non è mai incompatibile con altre virtù.
Invece l'umiltà si contrappone alla virtù della magnanimità, che tende alle cose grandi, dalle quali l'umiltà rifugge.
Quindi l'umiltà non è una virtù.
4. La virtù, secondo Aristotele [ Phys. 7,3 ], è « la disposizione di un essere perfetto ».
L'umiltà invece è propria di chi è imperfetto: a Dio infatti non si addice né l'umiliazione, né la sottomissione ad altri.
Perciò l'umiltà non è una virtù.
5. Aristotele [ Ethic. 2,3 ] insegna che « tutte le virtù morali riguardano o gli atti esterni o le passioni ».
Ora, l'umiltà non è da lui enumerata tra le virtù relative alle passioni; e d'altra parte non rientra nella giustizia, che riguarda gli atti esterni.
Quindi non è una virtù.
Origene [ In Lc hom. 8 ], nel commentare le parole [ Lc 1,48 ]: « Ha guardato l'umiltà della sua serva », afferma: « Nella Scrittura l'umiltà è espressamente inserita tra le virtù, poiché il Salvatore ha detto: "Imparate da me, che sono mite e umile di cuore" ».
Come si è detto nel trattato sulle passioni [ I-II, q. 23, a. 2 ], il bene arduo ha un aspetto che attira l'appetito, ed è appunto la sua bontà, e ha un aspetto repellente, che è la obiezioni di raggiungerlo: dal primo nasce il moto della speranza, dal secondo quello della disperazione.
Ora, sopra [ I-II, q. 61, a. 2 ] abbiamo già notato che per i moti affettivi di attrazione si richiede una virtù morale per moderarli e frenarli, mentre per quelli di ripulsa si richiede una virtù morale che li fortifichi e li stimoli.
Quindi per il bene arduo si richiedono due virtù.
Una per moderare e frenare l'animo perché non esageri nel tendere verso le cose alte, e ciò appartiene alla virtù dell'umiltà, l'altra per fortificare l'animo contro la disperazione e spingerlo, seguendo la retta ragione, alla conquista di cose grandi: e ciò è proprio della magnanimità.
E così risulta evidente che l'umiltà è una virtù.
1. Come dice S. Isidoro [ Etym. 10 ], « umile suona humi acclinis [ giacente per terra ] », ossia aderente alle cose basse.
Ma ciò può avvenire in due modi.
Primo, per una causa estrinseca: come quando uno è gettato a terra da un altro.
E allora l'umiltà è una sofferenza.
- Secondo, da un principio intrinseco.
E ciò può essere un bene, se uno nel considerare la propria miseria si abbassa nei limiti del suo grado; come fece Abramo [ Gen 18,27 ], il quale disse al Signore: « Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere ».
E in questo caso l'umiltà è una virtù.
Talvolta però ciò può essere un male: come quando « l'uomo, misconoscendo il proprio onore, si adegua agli animali irragionevoli e diviene simile ad essi » [ Sal 49,13 Vg ].
2. L'umiltà in quanto virtù implicaun abbassamento lodevole di se stessi, come si è detto [ ad 1 ].
Ma talvolta ciò avviene solo con i segni esterni, per finzione.
E questa è una « falsa umiltà », che secondo S. Agostino [ Epist. 149 ] « è una grande superbia », poiché aspira alla gloria.
- Talora invece ciò avviene per convinzione profonda dell'anima.
Ed è in questo senso che l'umiltà è posta fra le virtù: poiché la virtù non consiste negli atti esterni, ma principalmente nelle deliberazioni dell'anima, come dice Aristotele [ Ethic. 2,5 ].
3. L'umiltà impedisce alla volontà di tendere a cose grandi contro l'ordine della ragione.
Invece la magnanimità spinge a cose grandi secondo l'ordine della ragione.
Perciò è evidente che la magnanimità non è contraria all'umiltà, poiché l'una e l'altra si accordano nel seguire la retta ragione.
4. Una cosa può essere perfetta in due modi.
Primo, in senso assoluto: così da non ammettere alcun difetto, sia nella propria natura che nei rapporti con gli altri esseri.
E in questo modo è perfetto soltanto Dio: al quale non si può attribuire l'umiltà secondo la sua natura, ma solo in rapporto alla natura assunta.
- Secondo, una cosa può essere perfetta in senso relativo: cioè in rapporto alla propria natura, al proprio stato o al proprio tempo.
Ed è così che è perfetto l'uomo virtuoso.
Ma questa perfezione è una piccola cosa rispetto a Dio, come si legge in Isaia [ Is 40,17 ]: « Tutte le nazioni sono come un nulla davanti a lui ».
Ed è così che tutti gli uomini possono essere umili.
5. Il Filosofo intendeva considerare le virtù in quanto sono ordinate alla vita civile, nella quale la sottomissione di un uomo all'altro è determinata secondo la legge, e quindi rientra nella giustizia legale.
L'umiltà invece, in quanto virtù specificamente distinta, riguarda la sottomissione dell'uomo a Dio, per cui uno si sottomette anche agli altri umiliandosi.
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