Circolare n° 7

Carissimi catechisti, siamo oramai allo scadere del sessennio 1966-72 e, a norma delle nostre Costituzioni, entro il corrente anno dovrà riunirsi e svolgersi la nostra Assemblea generale ordinaria.

Il primo compito dell'Assemblea ordinaria sarà quello di eleggere il nuovo Consiglio Generalizio, dopo avere esaminato e valutato la vita e l'attività dell'Unione nell'arco di tempo indicato.

Il secondo compito sarà di proporre al nuovo Consiglio indicazioni di marcia per il successivo sessennio, nonché di formulare orientamenti in ordine ai principali problemi dell'Unione.

Entrambi i compiti sono di vitale importanza per il nostro Istituto e per la funzione che esso deve svolgere a servizio della Chiesa e degli uomini.

Vero è che stiamo attraversando tempi duri e oscuri, tempi di travaglio e di confusione nella Chiesa e per l'intera umanità.

Ma la nostra fiducia in Dio creatore e redentore deve farsi sempre più ferma, sempre più costante la nostra pazienza e fervido il nostro lavoro avvalendoci anche delle nostre sconfitte, dei nostri mancamenti e frustrazioni, sempre senza cedimenti allo sconforto e allo scoraggiamento, senza amarezze e sconcerti.

"Sappiamo ancora che Dio fa cooperare tutto al bene di coloro che lo amano". ( Rm 8,28 )

Di perseverante pazienza voi avete bisogno, affinché fatta la volontà di Dio, conseguiate l'oggetto della speranza".

Vi è noto che non è stato possibile indire l'Assemblea straordinaria per il rinnovamento del nostro Regolamento di vita e delle Costituzioni dell'Unione.

Ora, è necessario che riflettiamo sui motivi di tale mancata convocazione: ne trarremo utili orientamenti anche per i lavori della prossima Assemblea ordinaria.

In primo luogo, credo che non ci sia difficile constatare come ancora occorra lavorare perché ognuno di noi possegga sino a fare proprio, senza incertezze, il seme originario della Unione, crescendo altresì nella consapevolezza del terreno dal quale tale seme è germogliato e nel quale l'Unione affonda le radici per trarne vita e sviluppo.

In secondo luogo dobbiamo stabilire meglio e più solidamente come intendere e vivere le tre dimensioni di ogni istituto secolare, vale a dire: la consacrazione, l'apostolicità, la secolarità.

Dobbiamo cogliere le relazioni vicendevoli tra queste tre dimensioni in ordine al "modo d'essere" che ci contraddistingue, quello appunto di "catechisti", catechisti "del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata", anzi, di "Unione" catechisti.

Negli ultimi anni, è parso sempre più chiaro a un certo numero di noi, che l'apostolicità rappresenta il principio primo, la prima ragione d'essere dell'Istituto secolare in generale, e della nostra Unione in particolare.

Così che, chiamati a svolgere sempre e dovunque un ministero apostolico rispondiamo con la consacrazione di noi stessi.

E perché chiamati ad essere apostoli nel mondo e come per mezzo del mondo, la nostra forma di vita, il nostro stesso modo di realizzare in effetti la nostra consacrazione e di compiere il nostro impegno apostolico si prospettano e si sviluppano appunto come "secolari", vale a dire, nel secolo e come per mezzo di esso.

Così da pervenire a quella perfezione della carità a cui siamo chiamati non in modo generico, ma in modo specifico.

Ancora, dobbiamo approfondire come meglio concepire e realizzare una povertà, una obbedienza, una castità che siano apostolico-catechistiche, apostolico-secolari o, meglio, apostolico-catechistico-secolari.

In terzo luogo, occorre ulteriormente chiarire la nostra partecipazione alla vita della Chiesa e il nostro servizio verso di essa.

Segnatamente, occorre che i catechisti cooperino al rinnovamento della catechesi, per il quale tutte le Chiese si stanno adoperando.

Occorre altresì un particolare impegno di studio e di collaborazione circa il servizio della Chiesa verso il mondo moderno.

Tale servizio lo dobbiamo considerare specialmente, anche se non esclusivamente, attraverso le opere formative ed educative, volte a favore dei giovani, dei lavoratori, dei ceti sociali più bisognosi di aiuto.

In quarto luogo deve consolidarsi la nostra presa di coscienza e il nostro servizio di fronte ai gravi problemi della umanità di cui facciamo parte:

la secolarizzazione;

gli squilibri globali tra i popoli i gruppi e le persone;

l'urbanesimo;

le varie forme di oppressione e di sfruttamento;

l'ateismo;

l'esigenza sempre più diffusa di uno sviluppo integrale e solidale;

l'ecumenismo;

la pace.

Una presa di coscienza e un impegno che non debbono essere generici, ma farsi specifici, operati cioé in forza della nostra particolare vocazione.

Da questo punto di vista è naturale che essendo noi "educatori", in quanto catechisti, l'approccio ai suaccennati problemi dovrà partire

dall'esame dei risultati di crescita umana del mondo attuale della società a cui apparteniamo ( Gesù stesso "cresceva in età in sapienza e in grazia davanti a Dio e davanti agli uomini" ),

della particolare funzione che i processi formativi ed educativi debbono svolgere per la stabilità e lo sviluppo dei singoli e dei popoli, e

della funzione formativa ed educativa che ogni altro processo di sviluppo deve assolvere affinché l'uomo e la comunità tra gli uomini siano davvero i fini della umana e civile convivenza e di ogni suo fattore economico, tecnologico, sociale, politico ecc.

Poi, dovremo riesaminare i nostri rapporti all'interno della Chiesa, verso la Gerarchia, verso le altre forme di vita consacrata, verso tutti i cristiani.

In particolare, dobbiamo riconfermare e sviluppare i nostri rapporti con l'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane dal quale abbiamo preso vita, e con la Scuola Cristiana nella quale siamo stati generati e verso la quale dobbiamo volgerci per comprendere sempre meglio e attuare quei vicendevoli aiuti che il Signore vuole.

L'ultimo motivo della mancata convocazione dell'Assemblea straordinaria è che l'incontro tra gli Istituti Secolari di tutto il mondo non ha ancora dato frutti sufficienti circa i temi essenziali della forma di vita e di impegno comuni.

Esistono ancora notevoli divergenze sulla secolarità che li distingue, sull'apostolato che è loro proprio, sulla sostanza e sulla forma della consacrazione dei membri e sui mezzi per praticarla, sui rapporti interni e con la comunità ecclesiale nelle sue diversificazioni e articolazioni, sui rapporti con il mondo e la società.

Ad ogni modo, la nostra collaborazione non è mancata: prima, durante il Convegno internazionale del settembre 1970; poi, in seno alla Commissione preparatoria della Conferenza mondiale degli istituti Secolari che dovrà riunire, per la prima volta, tutti i Responsabili Maggiori nel settembre di quest'anno.

Se è vero che ulteriori chiarificazioni e determinazioni circa l'Unione, non sono necessariamente dipendenti dallo sviluppo del dialogo con gli altri Istituti Secolari, è parimenti vero che le opportunità di riflessione offerte da tali contatti - di fatto - costituiscono un prezioso stimolo per cogliere più consapevolmente la volontà di Dio nei nostri confronti.

Non si dimentichi, tra l'altro, che il dialogo tra gli Istituti Secolari dovrebbe fornire agli esperti indicazioni essenziali per la riforma del codice di diritto canonico, nella parte che più da vicino ci riguarda.

* * *

Dunque, dobbiamo ancora lavorare, e lavorare insieme, per giungere a rinnovare il nostro Regolamento di vita e le nostre Costituzioni.

Oltre a un supplemento di studio e di riflessione è sopra ogni altra cosa necessario che ci rinnoviamo interiormente, nel nostro modo d'essere e di operare, rispondendo sempre più fedelmente alla nostra vocazione.

È pure necessario che insistiamo nell'orazione.

Il nostro ideale di vita non lo si rinnova a tavolino, ma gli incontri e gli scritti debbono esprimere una realtà di vita, una realtà di vita promossa alimentata fecondata coronata dallo Spirito di Dio al quale sempre più docili dobbiamo corrispondere.

Occorre ancora ribadire che nulla faremo di autenticamente valido se non sapremo partire e rimanere in ogni cosa spiritualmente orientati e radicati nel nucleo primordiale costituito dalla "intimità con l'amabilissimo nostro Signore Gesù Crocifisso", "uniti a Maria Santissima".

Anche la nostra "secolarità" deve delinearsi e fruttificare dalla intimità con il Cristo Crocifisso.

Infatti, è dal Suo costato aperto che è nata la Chiesa, è dalle sue piaghe sanguinanti e glorificanti che è venuta - e viene - la redenzione per tutti gli uomini, il riscatto, la liberazione, la riconciliazione e la pace universali.

Anche il nostro impegno di rinnovamento di fronte ai problemi che travagliano l'umanità dovrà sgorgare dalla nostra dedizione catechistica al Cristo che per tutti è morto, e in Lui e con Lui deve sgorgare anche dalla nostra dedizione per gli uomini, che Egli ha redento a prezzo del Suo sangue.

Ogni cosa dovremo "sapere" in Lui e nulla all'infuori di Lui.

Ogni cosa dovremo operare come partecipazione alla Sua passione e morte salvatrice.

Togliamo dunque di mezzo ogni perplessità e ogni indugio, sempre attingendo alla sorgente dalla quale è scaturita l'Unione, con piena libertà di spirito, con grande confidenza e coraggio, crescendo nell'amore che Cristo ci ha portato, verso la nostra e altrui liberazione, sino alla pienezza della nostra conformazione al Signore crocifisso, che è principio della partecipazione e conformazione a Lui glorioso.

"Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?

Colui che non risparmiò nemmeno il suo proprio Figlio, ma lo sacrificò per tutti noi, come potrà non accordarci con lui tutto il resto?" ( Rm 8,28 )

Non dimentichiamo che quest'anno è il venticinquesimo della Costituzione Apostolica "Provida Mater Ecclesia" che ha dato vita agli Istituti Secolari.

Come membri dell'Unione ci è pure di conforto la ricorrenza del cinquantesimo anniversario della dipartita del Servo di Dio Fra Leopoldo Maria Musso, nostra guida e nostro maestro, che certamente ci assisterà e intercederà per noi durante i nostri lavori.

Ci sia pure d'incoraggiamento il ricordo del 7 aprile u.s., festa di San Giovanni Battista de La Salle, giorno in cui è stato ordinato il primo sacerdote catechista dall'Arcivescovo di Torino, il Cardinale Michele Pellegrino.

A questo proposito non posso non richiamare la vostra attenzione su di una singolare coincidenza: il giorno stesso della suddetta ordinazione, moriva Mons. Raspini, Vescovo di Oppido Mamertina, che fu tra i primissimi giovani a seguire il Servo di Dio Fr.Teodoreto, e che si considerò, sempre, membro dell'Unione e discepolo del nostro Padre e Fondatore.

Sono ricorrenze e avvenimenti che ci richiamano alla onnipotente e misericordiosa azione di Dio, che tutto penetra, vivifica, che tutto conduce.

Con la fiducia di incontrarci tutti per la nostra Assemblea, porgo a ognuno di voi un affettuoso e fraterno saluto.

In Gesù Crocifisso e in Maria Immacolata vostro

Domenico Conti, presidente

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