Relazione generale 1966-1972

9.00 Rapporti con gli Istituti Secolari

9.01 Durante la preparazione del Convegno Internazionale del 1970

I rapporti tra gli Istituti Secolari, tolta la breve parentesi dell'incontro di Castelnuovo Fogliani nel 1956, sono stati per lungo tempo come inesistenti.

Le cose sono cambiate con la preparazione del Convegno Internazionale degli Istituti Secolari svoltosi a Roma nel settembre del 1970.

Tali incontri preparatori sono durati circa due anni.

In questo arco di tempo abbiamo regolarmente partecipato alle riunioni tra gli Istituti Secolari tenutesi a Roma.

I catechisti ne sono stati ogni volta regolarmente informati.

I temi trattati sono stati quelli propri del nostro stato di vita: consacrazione, consigli evangelici, secolarità, apostolato.

Gli incontri dal clima cordiale nelle apparenze, si sono rivelati presto come guidati da un certo gruppo di Istituti al fine di conseguire il prevalere di idee particolari, anche se discutibili.

Tuttavia non abbiamo esitato a esporre il nostro pensiero, respingendo quello che ritenevamo di dover respingere e consentendo a ciò a cui ritenevamo di dover acconsentire.

D'accordo sulla necessità che i membri degli Istituti Secolari non dovessero separarsi dai laici per le ragioni già esposte, d'accordo sul tema di una secolarità consacrata e anche di una consacrazione secolare, però da intendersi in Cristo Signore.

Così ci siamo opposti ogni volta che la secolarità veniva concepita come conformazione al secolo inteso in senso meramente sociologico, e non invece alla luce della fede, secondo le ispirazioni e finalità autenticamente cristiane.

Soprattutto ci siamo opposti all'accettazione di qualsiasi determinazione che non fosse colta, per rapporto alla nostra appartenenza a Cristo Signore, evitando così di cadere nella idolatria dei "valori" e delle "dimensioni" assolutizzati al posto del "Valore" che è Dio e il suo Cristo, e contrapposti ad altri "valori" e ad altre "dimensioni" parimenti assolutizzati.

Ci siamo dimostrati contrari a una concezione di "secolarità" che escluda opere proprie, anche se riteniamo che il problema del avere l'avere o non avere opere "proprie" e soprattutto che cosa debba intendersi per "opere proprie" sia tuttora da approfondire anche per noi.

In sostanza ci siamo opposti a tutte le proposte che volenti o nolenti si presentavano secondo una pura e semplice identificazione di Cristo con il mondo e con il secolo, così come abbiamo rifiutato tutto ciò che appariva come ispirato da una sorta di irriducibilità e di dualismo tra Cristo e il mondo.

Da parte nostra abbiamo invece proposto e sostenuto di considerare essenziale e fondamentale l'apostolicità della vocazione propria degli Istituti Secolari, una apostolicità da riscoprire proprio in forza della sua qualificazione "secolare".

Abbiamo sostenuto una secolarità come carisma, affinché il secolo possa ritrovare il pieno senso di se stesso e la inequivocabile autenticità.

Siamo invece rimasti assai stupiti nel constatare che incontri organizzati per affermare sempre più la "secolarità" dei nostri Istituti, non abbiano nemmeno sfiorato problemi così attuali e così importanti come quelli dei rapporti della Chiesa con il mondo moderno considerato nei suoi reali problemi ed effettive esigenze.

Non si è mai parlato dell'ateismo, della secolarizzazione, dell'urbanesimo, del colonialismo, dell'industrializzazione, dello sviluppo integrale e solidale, della contestazione giovanile, degli squilibri sociali e territoriali e così via.

Sempre, s'intende, da una prospettiva apostolico-secolare come deve essere la nostra.

L'impressione, mi duole rilevarlo, è stata più volte assai dolorosa: quella di una secolarità preoccupata di se stessa non del mondo, non del secolo, non degli uomini.

9.02 Durante il Convegno internazionale

Organizzato per acconsentire ai vari Istituti Secolari di confrontare le loro posizioni e la loro ispirazione e per approfondire i temi peculiari della comune vocazione, si è tradotto nel tentativo di una corsa accelerata verso la costituzione di una Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari che riunendo, in modo permanente, i responsabili maggiori diventasse lo strumento per far valere i cosidetti "comuni interessi", vale a dire una linea pastorale e canonica nuova nei confronti degli Istituti Secolari, linea che fosse a favore di certe opinioni ritenute dai sostenitori più attuali, più coerenti, più efficaci.

Furono giornate di grande travaglio e di confusione.

I temi svolti dai relatori rimasero a se stanti senza che venissero approfonditi dal Convegno.

Le discussioni invece si svolsero nei gruppi di lavoro costituiti per lingua.

In alcuni di essi ci furono dei veri e propri scontri con comportamenti assai poco incoraggianti.

I responsabili maggiori presenti furono riuniti dopo cena già molto affaticati dal lavoro svolto lungo il giorno.

Durante quelle concitate adunanze notturne denunciammo le manovre antipluralistiche in atto e sottolineammo la gravità del fatto che erano convocati tutti gli Istituti Secolari cosicché una parte di essi potesse giudicare l'altra parte secondo un concetto di "secolarità" imposto dai giudicanti tanto da far risultare la minore "secolarità" dei giudicati.

Occorreva invece affermare l'eguale diritto di partecipazione di tutti gli Istituti Secolari approvati dalla Chiesa, i principi di valutazione e le valutazioni stesse dovevano invece essere riservati al governo della Chiesa.

Ogni Istituto si sarebbe dovuto limitare a presentare le proprie idee e le proprie esperienze.

Quando si passò a votare, durante una seduta piuttosto tempestosa e in un'atmosfera alquanto intimidatoria, ci siamo trovati dalla parte di una esigua minoranza contraria all'approvazione immediata di uno statuto per la costituzione della Conferenza mondiale degli Istituti Secolari.

Alla fine prevalse il buon senso, e invece della Conferenza, venne costituita una Commissione preparatoria composta da 15 membri eletti.

Così mi trovai anch'io compreso nei quindici membri della Commissione.

9.03 Durante i lavori della Commissione preparatoria della Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari

Durarono circa due anni.

Il gruppo si divise in tre sottocommissioni.

Alla fine ebbe importanza soltanto il lavoro svolto dalla sottocommissione con l'incarico di preparare il nuovo Statuto della Conferenza.

Da parte mia ritenni necessario di assecondare nei limiti del possibile la volontà, della maggioranza della Commissione.

Tuttavia, pur accettando che i nostri lavori si svolgessero in definitiva per la redazione del suddetto statuto, mi adoprai anche con prese di posizione piuttosto dure e intransigenti ( dovetti persino minacciare di andarmene ), perché lo Statuto fosse in armonia, con la Costituzione Apostolica "Provida Mater Ecclesia" e con gli altri documenti con ciliari compreso il decreto "Perfectae Caritatis".

Fu così che l'articolo principale dello Statuto riunisse nell'apostolato e nell'aiuto vicendevole in vista dell'apostolato il fine dominante della costituendo Conferenza.

Da un confronto delle successive redazioni dello Statuto si potrà agevolmente rilevare il tipo di apporto dato come responsabile maggiore dell'Unione.

Vi prego di considerare la condizione di isolamento in cui ho sempre operato, la stanchezza, il molto lavoro e le numerose responsabilità che sempre mi hanno assillato.

Il testo dello Statuto in fondo non è spiaciuto alla Congregazione dei Religiosi e degli Istituti Secolari, anche se rimane da risolvere il punto fondamentale dei rapporti tra la Sacra Congregazione da un lato e lo Statuto e la conferenza dall'altro.

Su questo punto ritengo che il nuovo Presidente dell'Unione debba chiarire e sostenere che l'erezione della Conferenza e l'apppovazione dello Statuto sono funzioni che spettano alla Sacra Congregazione e non all'Assemblea dei rappresentanti degli Istituti Secolari.

9.04 Dopo il Convegno Internazionale

I rapporti con gli Istituti Secolari italiani sono stati sempre piuttosto difficili, anzi a un certo punto li ho interrotti per protestare contro la volontà della maggioranza di imporre alla minoranza uno Statuto per la Conferenza nazionale degli Istituti Secolari.

Personalmente ero dell'avviso che si dovesse ricercare l'unanimità almeno per lo Statuto, e che in ogni caso si dovesse dare uno spazio adeguato alle minoranze, proprio perché minoranze, affinché il dato numerico non distruggesse il dato qualitativo.

Pur non accettando lo Statuto adottato, ci siamo poi dichiarati disponibili a partecipare alle riunioni, pur di concorrere in qualche modo alla comune ricerca intorno agli ideali connessi con la comune vocazione e alle vie per realizzarli.

In effetti, però, ci è stato impossibile essere presenti alle riunioni che si tennero: sono a vostra disposizioni i documenti che puntualmente ci sono stati inviati.

Dopo il Convegno abbiamo invitato anche i nostri confratelli spagnoli a prendere contatti e a partecipare alla Conferenza nazionale degli Istituti Secolari spagnoli.

Il che è avvenuto tramite il catechista Pascual e il catechista Rafael Mendia.

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