Appunti sulla figura morale di Fr. Teodoreto

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Il Fratello

Uomo serio, che non prende le cose alla leggera, in ogni campo.

Nulla di più lontano da lui di quella tiepidezza così fortemente condannata nell'Apocalisse, e dalla superficialità che rende vano tanto lavoro.

L'impegnarsi a fondo in tutte le cose che intraprendeva era nella natura del suo carattere, che non poteva soffrire gl'indecisi, i tira e molla, così numerosi e così nocivi nella società.

Questa disposizione naturale, assai favorevole all'opera della grazia, fu da questa confermata nel bene, orientata verso la perfezione in tutti i campi, specialmente nella consacrazione a Dio, e nella sua attività apostolica, e ne costituì lo stile.

In seno alla Chiesa egli scelse decisamente lo stato di perfezione e lavorò sul serio a realizzarne il programma.

Tale atteggiamento venne subito notato dai suoi confratelli e anche dagli allievi, che lo ribattezzarono presto così: "il Fratello che prega sempre".

Se la risolutezza di impegno era applicata soprattutto nel campo della vita spirituale, si faceva sentire anche nella attività pratica, manifestando lo stile dell'uomo.

Bisogna però aggiungere subito che da lui irradiava l'intensa vita interiore, che ne rendeva amabile il tratto e frequente il sorriso di benevolenza verso l'interlocutore, specialmente verso i giovani.

Cosicché il suo temperamento severo era temperato da una dolcezza esemplare ed incoraggiante, senza essere mai debole.

Se doveva correggere qualcuno sapeva usare, secondo i casi, anche il modo forte, e davanti alla sua severità non c'era alcuno che osasse resistere.

Fra i Catechisti era molto raro che dovesse riprendere qualcuno, tanta era la stima e l'affetto che tutti gli portavano, ma con gli allievi, specialmente dei corsi serali, talvolta bisognava far la faccia severa, e anche questi, davanti a lui diventavano degli agnellini.

Eppure agli inizi della sua carriera di insegnante aveva avuto molta difficoltà a tenere la disciplina in classe.

Fu una vera crisi, che egli risolvette con i mezzi soprannaturali.

Si rivolse fiducioso a S. Giuseppe con una novena e con una promessa il cui contenuto non volle mai rivelare ad alcuno.

La grazia richiesta con tanta fede venne concessa con abbondanza.

Da allora in poi, sia nelle classi che in tutte le adunanze che dovette presiedere, si faceva subito la più perfetta disciplina, al solo suo apparire.

Era piuttosto riservato e a qualcuno poté sembrare freddo.

Ma bastava fare una passeggiata con lui in campagna per vedere quanto sentisse le bellezze della natura e quanto entusiasmo gli suscitassero.

Discorrendo con lui di vari argomenti ho sempre notato quanto sapesse ammirare le vere bellezze e i valori della vita, di ogni specie, anche se c'era subito l'orientamento a tutto convogliare verso Dio.

Si asteneva dal dar giudizi su chicchessia.

Una sola volta l'ho udito esclamare: "Il tale catechista è proprio una nullità".

Era un giudizio perfettamente azzeccato, ed era dato in sede riservata.

Inoltre i fatti lo confermarono ampiamente.

Tuttavia mi stupì. Mai avevo sentito e mai più dopo di allora sentii da lui un giudizio così severo.

Sapeva quindi conoscere gli uomini, ma sapeva anche essere molto riservato.

Molti Fratelli e molti giovani subivano il fascino della sua persona, in cui vedevano un modello di santità così alto, così puro e così amabile: Dio solo conosce i frutti del suo buon esempio e del suo apostolato.

Anche tra il pubblico Fr. Teodoreto godeva largamente della fama di santità e numerose persone ricorrevano a lui per consiglio e per raccomandarsi alle sue preghiere.

In tutto era ammirabile il suo equilibrio, il buon senso, il buon spirito, la semplicità e modestia, la naturalezza, tutti quei valori naturali, cioè, che la grazia non annulla, ma sublima, nonché la costante serenità e spesso anche il buon umore.

Amava persino le barzellette.

Tutto ciò richiede evidentemente una padronanza di sé, frutto di assidua mortificazione.

La Regola dei Fratelli è già di per sé abbastanza pesante: alzata al mattino alle 4.30, in tutte le stagioni; un'ora e mezza di preghiera, preparazione delle lezioni.

E poi la scuola per parecchie ore, intercalata da altre pratiche di pietà.

Al termine della giornata si ha proprio bisogno di distensione e di riposo.

Invece il Fr. Teodoreto era anche Direttore della Scuola Serale, che incominciava alla 20.30 e terminava alle 22.30.

Prima delle 23 non poteva mai essere a letto.

Durante qualche anno scolastico lo potei sostituire io nell'assistenza alla scuola serale, ma poi la mia famiglia si trasferì lontano e dovetti interrompere questo servizio.

Oltre al peso della scuola, diurna e serale, nonostante il sacrificio che gli costava, il Fr. Teodoreto sentiva ancora il bisogno di fare delle penitenze.

Purtroppo queste erano segrete e ne viene notizia solamente da qualche spiraglio: gli oggetti trovati nella sua camera, qualche accenno nei suoi propositi scritti, ad esempio: "Nessun pasto senza qualche mortificazione", ecc.

Lo spirito di fede e di zelo, caratteristico della Regola lasalliana, gli era come connaturato, e pareva che vivesse costantemente in una atmosfera soprannaturale, tanto era spontaneo e costante in lui il giudicare, parlare e agire secondo Dio.

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