Conferenza 2/4/1967
1 - Intimità con Gesù di fra Leopoldo e fr. Teodoreto
2 - I Catechisti devono vivere tale intimità
3 - Tratti essenziali dell'intimità con Gesù
4 - Crisi del mondo moderno
5 - Come reagire a questa crisi: nostri compiti
Il mese scorso abbiamo parlato dell'intimità che Gesù ha realizzato con fra Leopoldo, di cui siamo gli eredi e i figli spirituali.
Intimità realizzatasi pienamente anche con fr. Teodoreto, che da questa ha tratto consolazione e slancio per il perfezionamento della Sua santificazione; intimità che gli ha più tardi permesso di accettare serenamente la morte, che giungeva senza concedergli di vedere lo sviluppo dell'Unione, per la quale aveva lavorato quarant'anni.
Anche noi siamo ora chiamati a vivere tale intimità sia attraverso una unione sempre maggiore con il Crocifisso, sia ricordando agli uomini, attraverso la diffusione della Divozione, l'amore redentore di Gesù affinché essi rispondano fiduciosamente al Suo appello.
Cerchiamo ora di trarre, dalla lettura dei detti pubblicati sul libro"Il Segretario di Gesù Crocifisso" i tratti più essenziali di tale intimità
È una Intimità nel silenzio
A pag. 86 - 17 aprile 1909 si legge di una intimità nel silenzio. "Quanto mi sono cari questi momenti in cui tutto è silenzio e nei quali posso, col mio Leopoldo, dire quanto bramo; ti dico che lo spirito mio e quello della Mamma Santissima saranno col tuo spirito uniti; veggo che il tuo amore verso di me, tuo Gesù, non ha misura, ed è questo che ci vuole, cioè una persona umana che mi porti tanto amore per coprire, per soffocare gli insulti e tute le miserie del mondo"
Sono parole queste che suscitano tante riflessioni!
Il silenzio è una attività interiore, nella quale si rivela il Signore.
È una Intimità nel silenzio, affinché il Signore possa comunicarsi e rivelarsi al nostro cuore.
Il silenzio spirituale non è silenzio di morte, non è mancanza assoluta di voce e di parole, ma una intensa attività interiore che cerca di far tacere le voci di questo mondo, per ascoltare la voce di Dio.
È un atteggiamento dell'animo che ci permette di assimilare le parole dello Spirito Santo; parole che ci vivificano, ci illuminano dandoci la forza e lo slancio necessari per lo sviluppo e il perfezionamento della nostra vita interiore erità verso gli altri.
È nel silenzio che Gesù unisce il Suo Spirito al nostro spirito e quello della Mamma Santissima "saranno con il tuo spirito uniti".
Gesù, che è il Verbo incarnato, diffonde il Bene attraverso la Sua parola.
È una Intimità che consola il Signore: che vede la verità rifiutata, l'amore respinto, la salvezza incerta per molti uomini.
Gesù ha bisogno di trovare dei cuori che lo accompagnino e lo compensino del rifiuto degli altri.
"Consolare", secondo una falsa ma pur rivelatrice etimologia, deriva da "cum solo", cioè essere con il solitario, far compagnia a chi è solo.
E Gesù ci chiede di non lasciarlo solo.
A pag. 89 - 17 aprile 1909, si dice infatti: "Figlio mio, non allontanarti mai dal mio Cuore; consolami … è qualcosa di orribile il mondo con i suoi peccato".
Sono riflessioni che sembrano semplicissime, quasi puerili, ma che sono essenziali per la nostra vita interiore.
Mi viene spontanea una domanda: noi che ci addoloriamo tanto per cose che toccano il nostro amor proprio, il nostro successo esterno, la nostra salute, giungiamo ad essere tristi della tristezza di Gesù per il mondo che rifiuta il Suo amore?
Cerchiamo di riflettere e rispondiamoci sinceramente per verificare, almeno dal punto di vista morale, l'autenticità della nostra vita interiore, della nostra solidarietà, della nostra intimità con Gesù.
Gesù dice "consolami"; stiamo attenti a non sottovalutare tale preghiera attribuendo a Gesù i nostri stessi sentimenti, le nostre passioni, riducendolo ad un livello puramente umano.
Diamo a tale preghiera un significato pregnante, profondo, frutto della nostra sempre maggior intimità con Lui.
Cautela nei giudizi
Siamo cauti nelle valutazioni e nei giudizi poiché essi peccano a volte di superficialità e di vera povertà spirituale.
È una Intimità che richiede il pensiero costantemente rivolto a Gesù.
Egli dice infatti a fra Leopoldo: "Il tuo pane quotidiano è quello di pensare sempre a me e alla mia Santissima Madre.
Qui non devi aver nessun ritegno.
Questo cibo dell'anima tua, formato di grazia e di orazione, ti sia compagno per tutto il tempo della tua vita, e nelle afflizioni non sgomentarti, fa coraggio, ricordati subito del tuo Crocifisso Gesù e che io sono a te vicino; non trascurare le tue obbligazioni, cioè i tuoi lavori, il rimanente del tempo impiegalo nell'orazione e quando vieni deriso o burlato, pensa che hai il tuo Gesù con te, e ciò ti basta per superare qualunque umiliazione". ( pag. 89 - 21 marzo 1909 )
Vorrei soffermarmi sulla prima frase " Il tuo pane quotidiano è quello di pensare sempre a me e alla mia Santissima Madre", espressione con la quale Gesù ci invita ad un'intimità di amore, di preghiera e di contemplazione.
Non è un pensiero astratto, puramente speculativo; è un pensiero che tiene conto della realtà, approfondita dal nostro ragionamento e dalla nostra preghiera.
Per comprendere il concetto della contemplazione amorosa, ricordiamoci di leggere i punti delle nostre Regole che lo riprendono e lo sviluppano. ( Regole art. 79-80 )
Vi sono ancora molti detti di Gesù su tale argomento: "Così deve essere il rimanente di tua vita; coltiva questo pensiero, che mai si allontani dalla tua mente.
Coll'amore e colla preghiera devi sempre tenerti penetrato in Dio in unione intima": ( pag. 83 - 6 gennaio 1909 )
E poi: "Guarda, non parleremo mai di peccati già detestati o confessati. Lasciami stare vicino al tuo cuore, ove sto tanto bene": ( pag. 104 - 6 marzo 1915 )
Relazione di Gesù con la creatura
Sono espressioni profondissime, autentiche, che rivelano le relazioni molto solide di Gesù Crocifisso con la sua creatura.
Gesù, Verbo incarnato, sta bene vicino al nostro cuore, che è arricchito dalla Sua presenza e alimentato ogni giorno da Lui stesso, nell'Eucaristia.
"Pensa Leopoldo che basterebbe una sola Comunione per essere intimi con me.
Conservando l'innocenza o praticando la penitenza, ma io non mi accontento, voglio cibarti ogni giorno". ( pag. 83 - 16 aprile 1909 )
È una Intimità che Gesù vuole costante, sempre e ovunque.
Leggiamo insieme le parole della Madonna: " Maria SS. patrona dell'Ordine del SS. Crocifisso, otterrà grazie, favori, miracoli per chi ha fede in questa Divozione, e quando il Vicario di mio Figlio l'avrà comandata, bandita in tutto il mondo, sarà calmata la collera divina, avendo essa riformato i costumi.
Figlio, ti chiedo ciò: tu hai da tenerci stretti, Gesù e Maria, al tuo cuore sia nel lavoro che nella preghiera.
Lavorando, procura di conversare col tuo Gesù, - ecco una intimità che è un dialogo, il lavoro come una conversazione con Gesù - e con me, tua Mamma SS. e col tuo Angelo Custode: tienilo strettamente con te da renderlo molto familiare". ( pag. 91 - 16 gennaio 1909 )
Nelle molteplici relazioni dell'uomo vi sono anche quelle profondamente affettive.
L'affetto e la tenerezza che ciascun uomo, per sua natura, sente il bisogno di rivolgere ad una creatura, noi, come consacrati, dobbiamo riservarli a Gesù.
Il nostro affetto e la nostra tenerezza sono per Gesù
Dobbiamo offrire a Gesù l'intimità, la dolcezza, la semplicità, l'immediatezza del nostro cuore per arricchire di calore e di intimità il nostro spirito.
L'intimità con Gesù si traduce in una conformità sempre più profonda alla Sua volontà.
Dice Gesù: "L'anima mia, l'anima della Mamma Santissima e l'anima tua sono in tanta e strettissima unione che la tua non si conosce più". ( pag. 83 - 19 aprile 1909 )
Nei trattati di vita spirituale, i più grandi mistici considerano l'unione e l'intimità con Gesù come il massimo perfezionamento della vita interiore.
Essere disponibili all'unione con Gesù
Questo è il senso della preghiera e delle raccomandazioni di Gesù nell'Ultima Cena, durante la quale egli dice: "Rimanete in me" ( Gv 15,4 )
Dobbiamo perciò renderci disponibili all'intimità che Gesù vuole realizzare in noi.
Intimità che presuppone purezza, calma, castità degli occhi.
Leggerò alcuni detti che sollecitano da parte di Gesù e della Madonna la nostra completa adesione e disponibilità:
1) "Figlio mio conservati sempre puro e calmo, per facilitare l'intimità con me e col mio Divin Figlio Gesù" ( pag.92 - 9 febbraio 1909 )
2) "Cogli al volo dal tuo Angelo Custode quei suggerimenti di fare piccole mortificazioni; se a tuo giudizio paiono piccolezze dopo la tua morte troverai molto". ( pag.92 - 9 febbraio 1909 )
3) "Custodisci gli occhi, non guardare nessuno, se non per necessità e questo ti gioverà per essere unito al mio Divin Figlio". ( pag. 92 - 5 aprile 1909 )
È una Intimità virile che richiede, oltre alla purezza e alla calma, il nostro svincolamento dagli affetti della carne.
4) "Svincolati dai tuoi parenti affinché sia compiuto il tuo e mio desiderio di rendere strettamente e doppiamente sacra l'unione tra me, il mio Divin Figlio e te". ( pag. 92 - 5 aprile 1909 )
Svincolarsi dai parenti non significa sottrarsi agli obblighi di carità verso di loro, bensì svincolarsi dall'afetto della carne; significa rinunciare all'egoismo e all'amor proprio che vedono nella famiglia il prolungamento di se stessi.
I religiosi sono per Gesù
Concetto che chiarisce molto bene il seguente detto: "Quando uno diventa religioso, consacrato al Signore, non deve avere più nessun affetto per il mondo, ma solo nutrire la carità verso il prossimo.
Gli affetti, le opera, tutto deve essere serbato per Iddio in tutti i momenti della vita". ( pag. 106 - 31 ottobre 1914 )o amare il prossimo dello stesso amore con cui lo ama Gesù, riservando l'affetto, la spontanea adesione, la dedizione, la ricerca istintiva, lo slancio incontrollato del nostro Cuore a Gesù.
A tale offerta ci sollecita in particolare la nostra natura di consacrati.
Intimità che è anche un dialogo incessante; dice infatti Gesù: "Io voglio sempre conversare con te, voglio sempre stare con te". ( pag. 104 - 1 gennaio 1913 )
Dialogo con il Signore
Cerchiamo perciò di alimentare l'abitudine di parlare interiormente con il Signore, in tutte le circostanze e condizioni della vita.
È una Intimità di amore fiducioso e confidente: "Quando ti succede qualcosa, anche minima contro la carità o altro, vieni qui da me, raccontami e poi vattene a confessare.
Non voglio che tu sia malinconico e senza vita". ( pag. 104 - 5 febbraio 1918 )
"Guarda Leopoldo, tratteniamoci con confidenza, in confidenza.
È vero che tu mi vuoi tanto bene, ma se tu sapessi quanto io ti amo.
Vallo a segnare perché leggendo queste pagine altre anime si invoglino del mio amore". ( pag. 111 - 26 gennaio 1915 )
Intimità nuziale
Sono parole queste che accennano a una intimità nuziale.
E fra Leopoldo parla ben tre volte di nozze nel libro della sua vita spirituale!
Vi sono a tale proposito due citazioni.
La prima è di Gesù e si trova a pag. 89 - 14 maggio 1909 : "Segna figlio mio, oggi venerdì 14 maggio è il più bel giorno di tua vita perché il tuo Gesù Crocifisso per le suppliche di mia Madre Maria SS.ma conferma lo sposalizio dell'anima tua con me, tuo Gesù Crocifisso".
La seconda, riguardante probabilmente la prima professione di Leopoldo, è della Madonna, e si trova a pag. 93 - 14 maggio 1909 : "Figlio, tu hai professato il 26 aprile, giorno dedicato a me sotto il titolo di Madonna del Buon Consiglio e ti ho promesso che se recitavi in questa cella dal mondo e a tutti nascosto il mio Rosario, ti avrei fatto un bel dono.
Ora che mi hai dato ascolto ricevi come l'anello di sposo con il mio Divin Figlio Gesù Crocifisso e l'anima tua sia strettamente legata al mio Divin Figlio pere per me continua tali pratiche ed avrai grandi favori recitando il santo Rosario".
È un avvenimento veramente straordinario che si realizza nella perfezione della vita interiore.
Ed anche noi, come Leopoldo, siamo invitati al banchetto di nozze con il Signore.
Intimità in punto di morte
È una intimità che si realizza non solo nella vita, ma anche in punto di morte.
Dice Gesù: "Quando sarai sul letto di dolore Gesù e Maria saranno strettamente uniti con te.
Vallo a segnare, affinché tutti gli uomini che si trovano moribondi pensino alla bontà di Dio e alla mia misericordia". ( pag. 104 - 11 ottobre 1913 )
Il pensiero della morte ci turba facilmente poiché ci rappresentiamo il travaglio dell'anima che deve abbandonare la vita e che deve verificare i suoi rapporti con Dio.
E ci preoccupiamo per la confessione, per il viatico, per l'Olio Santo; tali preoccupazioni, pur essendo giuste in sé, ci fanno però dimenticare la disponibilità e la bontà di Gesù verso di noi.
Gesù ci è vicino in punto di morte
La parabola del figlio prodigo ( Lc 15,11-32 ) ci insegna che Gesù è pronto a raccogliere il più piccolo movimento del nostro cuore.
Egli, che ha dato il sangue per la nostra salvezza, è pronto a perdonare e ad accoglierci nelle Sue braccia.
Egli sollecita e aiuta il benché minimo atteggiamento di apertura verso di Lui, servendosi anche di noi che confortiamo con il nostro affetto l'agonia di quell'anima che in un momento può santificarsi.
Gesù e Maria nostra speranza nella morte.
Poniamo la nostra speranza in Gesù e Maria che saranno strettamente uniti a noi nel momento della morte.
E chi, come fra Leopoldo, sarà già stato in vita intimo di Gesù e di Maria, vedrà avvicinarsi serenamente la fine, e con un altimo slancio si protenderà verso Gesù che lo stringerà a sé dandogli la vita eterna.
Lasciamo parlare lo Spirito Santo che è in noi, perché ci ispiri e ci guidi nella nostra vita.
I Carismi
Il Concilio, per quanto riguarda i carismi, raccomanda ai Pastori di non spegnere lo Spirito nei cuori e di accettare, pur con le dovute cautele, le vere manifestazioni profetiche.
Lo Spirito parlava a fra Leopoldo che era un cuore semplice, un cuore puro; e parla anche attraverso di noi, forse senza essere ascoltato.
Ascoltare la parola dello Spirito
Teniamoci sempre pronti a ricevere la parola dello Spirito, badando però a non confonderlo con lo spirito dell'uomo.
Rendiamoci disponibili al Signore che si servirà forse della nostra parola per orientare ed aiutare gli altri.
Desidero ancora ricordare un detto della Madonna che mi ha particolarmente colpito:
"Io aspetto sempre che qualcuno venga a domandare il mio Cuore e quello del mio Divin Figlio.
Scrivi che sono poche le richieste". ( pag. 109 - 18 ottobre 1913 )
È triste pensare che le richieste siano poche, anche tra i Religiosi, tra i Sacerdoti.
È un cuore che pochi desiderano.
Meditiamo perciò le parole della Madonna e chiediamoci se noi abbiamo veramente domandato questo cuore, impegniamoci a farlo ora e nell'avvenire.
Impegno con Gesù che comporta, come ho già ricordato, il distacco dal mondo.
Distacco dal mondo
Alcuni possono pensare che il distacco dal mondo provochi aridità; ma non è così!
Si può forse parlare di uno smarrimento dello spirito che ancora non conosce il nuovo stato di vita a cui si eleva, in virtù della maggiore intimità con Gesù.
Il deserto a cui invita il Signore non è sconsolato, poiché Egli è presente.
Agonia di Gesù nel Getzemani
Per capire tale concetto consideriamo l'agonia di Gesù nell'orto del Getzemani ( Mt 26,36,46 ) Gesù che porta su di sé tutti i peccati degli uomini si lascia tentare ma non invadere dalla disperazione.
Tale differenza, anche se sottile, è sostanziale.
Leggiamo alcune parole di Santa Teresa d'Avila: "O soffrire o morire", "muoio …"; parole che ci fanno comprendere come la sofferenza voluta dalla Santa fosse diversa dalla nostra, allorché ci si trova separati da Gesù.
La Sua era una sofferenza soave, la nostra una sofferenza di separazione.
Pericoli dell'inaridimento e del sentimentalismo
Dobbiamo inoltre, nel nostro slancio verso il Signore, evitare i pericoli del sentimentalismo e dell'inaridimento.
Badiamo a non scambiare degli stati d'animo di turbamento, di emozione, come amore a Gesù.
Né dobbiamo cadere nello stato di inaridimento, di mancanza di slancio, di freddezza spirituale.
Il Vangelo ci sollecita ad amare Gesù con tutte le forze dell'anima e del cuore.
Non temiamo i palpiti di tenerezza pensando alla bontà di Dio e alla grandezza di Dio.
Amore effettivo e Amore affettivo
La distinzione tra amore affettivo ed effettivo è puramente formale.
L'amore, se vi è purezza di spirito, è uno solo: affettivo ed effettivo nello stesso tempo.
Se può riuscire difficile rivolgere le nostre tenerezze a un Dio puro Spirito, pensiamo alla umanità di Gesù che ha ricevuto tanto affetto prima dalla Sua Mamma e da San Giuseppe, poi anche dai Suoi discepoli.
Osservando le cartine geografiche, che si trovano alla fine della Sinossi dei Vangeli del Lagrange, ho notato che gli itinerari dei viaggi che Gesù compiva nei giorni precedenti la Passione, passavano sempre per Betania, dove tanto affetto era pronto ad accoglierlo!
Esempio di fra Leopoldo e fr. Teodoreto
Concediamo perciò senza pudore la nostra tenerezza a il nostro affetto a Gesù, secondo l'esempio di fra Leopoldo e di fr. Teodoreto che debbono esserci modelli di vita.
Seguiamo, pur rispettando la nostra individualità, la strada che essi ci hanno indicata.
Teniamoci fedeli all'esempio di questi due maestri per non essere travolti dalla crisi del nostro mondo, tecnocratico, illuminista e razionalista.
Illuminismo, laicismo, freudismo
Mondo dominato dal freudismo, dalla sessualità e dal laicismo.
Tutti i rapporti sono stati scardinati: tra madre e figlio, tra marito e moglie, tra uomo e donna.
I legami affettivi più innocenti e naturali sono stati distorti e contaminati, l'amore più puro involgarito.
Tutto è stato sconsacrato e snaturato.
È un mondo gelido, freddo, senza amore; nonostante la proclamata solidarietà e fraternità, non vi è un uomo disposto ad ascoltare altro uomo, a mitigare la solitudine di un altro cuore.
Di fronte a questo mondo di solitudine, noi dobbiamo reagire con amore, con autenticità, con vera umanità.
Dobbiamo mostrarci costanti ed attenti ai comandamenti di Dio perché solo così proveremo il nostro amore per Gesù, stimolando gli altri uomini a seguire il nostro esempio.
Diamo agli altri l'esempio della nostra ubbidienza e del nostro spirito di servizio, ordinato al vero amore di Dio e al bene dell'Uomo.
Ognuno di noi faccia con entusiasmo la Comunione, la lettura spirituale e la Meditazione, allo scopo di essere sempre più uniti a Gesù, nostro nutrimento.
Ognuno di noi coltivi con cura l'"entusiasmo" per Dio.