La nostra consacrazione
1 - La consacrazione investe il nostro essere profondo
2 - Frutti della consacrazione
3 - Impegno interiore
4 - La Consacrazione fa essere luce del mondo
5 - Aspetti della consacrazione
6 - La consacrazione ci fa essere più re, sacerdoti, profeti, coeredi
7 - I voti
8 - Concetto di mondo
9 - Ordini e Congregazioni
La nostra consacrazione per sua natura investe il nostro essere profondo, e non soltanto la nostra osservanza e il nostro comportamento esteriori.
La Chiesa parla, per rapporto alla nostra vocazione, non soltanto di esercizi e di pratiche, ma parla di stato di vita, di un modo d'essere nuovo a cui essa riconosce una dignità, un posto e una funzione particolari.
La sostanza della nostra consacrazione riguarda in qualche modo la nostra perfezione cristiana, cioè il nostro essere perfetti nella carità.
Ci orienta verso la santità e l'apostolato catechistico sociale
La consacrazione coinvolge tutta la nostra persona, le radici profonde del nostro essere, orientandole verso una perfezione feconda, cioè verso la santità e l'apostolato catechistico sociale.
È un obiettivo che le nostre Regole, anche se sinteticamente, ci invitano a perseguire, a studiare, a penetrare con maggiore profondità per mezzo del mondo e nel mondo.
La Consacrazione è dedizione a Dio, ai fratelli, al mondo
La consacrazione si presenta essenzialmente come una dedizione più ampia, più incondizionata, più diretta e perciò più efficace a Dio, e per Dio ai fratelli e al mondo.
Vorrei ora approfondire alcuni aspetti della nostra consacrazione, e riflettere sino a che punto essa sia non formale, ma sostanziale.
Consideriamo la consacrazione nei suoi frutti, cioè nelle risultanti del nuovo modo d'essere che essa comporta.
Consacrazione come risposta al battesimo
La consacrazione è per noi cristiani la risposta al battesimo.
Essa ci fa essere membra di Cristo in maniera particolarmente vitale, efficace, coerente, poiché ci viene affidata una funzione importante riguardo alla vita del tutto.
Funzione nella Chiesa
Dovremmo perciò chiederci quale sia la nostra funzione e in che modo essa debba essere svolta nella Chiesa.
In forza della nostra consacrazione, praticata nel mondo e come per mezzo di esso, noi dovremmo essere sempre più partecipi e più presenti ai problemi degli uomini.
Essere presenti della presenza di Cristo nel mondo
Non una presenza qualunque, ma presenti della presenza di Cristo.
Dobbiamo comprendere i più profondi bisogni e le più vere esigenze del mondo.
Cristo è giunto a sostituirsi al mondo, caricandosene le colpe ed espiandole.
Chiediamoci dunque se in noi vi è tale desiderio, tale orientamento.
Ricordiamoci che valgono, non tanto gli atti esterni, quanto l'intensità dell'impegno interiore.
Gli atti esterni sono a volte condizionati dalle situazioni particolari e anche se possono testimoniare una coerenza di vita, essi tuttavia sono secondari.
Gesù è più presente con lo spirito che con la carne
Gesù sulla Croce non faceva più nulla: le mani erano legate, stava per perdere la vita; eppure quale estrema presenza al mondo Egli ha realizzato sulla croce!
Per rinnovare il mondo si è fatto mondo, aprendosi e versandosi su di esso e pagandone le colpe.
La presenza dello spirito nel mondo è più profonda e autentica di quella, molto circoscritta, della carne.
È nello spirito e per lo spirito che siamo presenti e non immersi nel mondo.
Vi sono infatti delle false presenze nel mondo, che equivalgono a delle assenze, poiché non si colgono i veri bisogni di esso.
Soltanto lo spirito ha la possibilità di aprirsi al mondo, accogliendolo in uno slancio di amore, dentro di sé.
Per vivere la nostra consacrazione, che ci rende più partecipi di Cristo e perciò più collaboratori di Gesù, dobbiamo essere sempre più corredentori del mondo, e cioè più luce, più vita, più verità, più via.
Anche senza grandi possibilità di comunicazione esterna, senza grandi azioni, si può essere luce; luce interiore che si manifesta nella più approfondita visione delle cose, nella valutazione del mondo, nei propositi di fronte ad esso.
La Consacrazione ci fa partecipare di più alle prerogative di Gesù
La consacrazione ci fa essere più uniti a Gesù, più partecipi delle Sue prerogative.
Dolori come riparazione dei mali del mondo
E così i dolori, le sofferenze che travagliano la nostra vita devono avere un valore espiatorio e riparatorio del male del mondo.
Noi ci siamo consacrati per essere più schiavi e più servi di Cristo, secondo l'espressione di S. Paolo: "Servo, schiavo di Cristo".
Dedizione a Cristo e al mondo
Siamo cioè incondizionatamente dediti a Lui, al servizio del Suo Corpo Mistico e per Lui al servizio del mondo e dell'umanità.
Aspetto fraterno
La consacrazione mira a farci diventare più fratelli di Cristo, ed in Cristo, degli uomini, in modo più diretto, più ampio, più efficace; fraternità che dovrebbe manifestarsi nel nostro modo d'essere e nel nostro comportamento.
Aspetto paterno
La consacrazione richiama inoltre il concetto di paternità: la nostra vocazione ci chiama infatti ad una paternità più ampia di quella naturale, che per quanto sia calda e intensa, è pur sempre limitata.
È la scelta di una paternità spirituale che rinuncia ad essere quel principio di vita per pochi, per esserlo per molti.
Nella misura in cui avremo sentimenti di solidarietà, dedizione, responsabilità verso gli altri, vivremo completamente la nostra consacrazione.
Che poi questi sentimenti si esteriorizzino sempre è auspicabile per la coerenza personale, ma non indispensabile, essendone a volte la manifestazione esterna condizionata dalle circostanze contingenti.
Fondamentale è il modo di sentire che deve modellare l'orientamento, lo stile, la mentalità, la concezione della vita e del mondo.
Paternità e non paternalismo
Badiamo a non confondere paternità con paternalismo: l'atteggiamento paternalistico è di coloro che non permettono o non credono nella crescita degli altri; l'atteggiamento paterno mira invece alla educazione responsabile e impegnata di tutti davanti a Dio e davanti agli uomini.
Essere principi di vita e di sviluppo
Cerchiamo perciò, nell'opera di apostolato, di essere sempre più principio di vita e di sviluppo per gli altri, confermando così la validità della nostra vocazione.
Aspetto nuziale
La nostra consacrazione ci rende non soltanto più fratelli e più padri, ma anche più sposi di Cristo, in quanto più intimamente e fedelmente uniti a Lui.
Se il modello dell'amore nuziale è l'amore di Cristo per la sua Chiesa: "Mariti amate le vostre mogli come Cristo ama la Sua Chiesa", ( Ef 5,25 ) analogamente lo sia il nostro per Cristo.
La consacrazione ci fa essere anche più re e più sacerdoti in quanto più partecipi della regalità e del sacerdozio di Cristo; più profeti in quanto più rivelatori di Cristo, ed infine suoi coeredi.
Gesù promise infatti a coloro che tutto abbandonavano per Lui di farli sedere a giudicare le 12 tribù, concedendo loro la espressione suprema della regalità: il giudizio.
Cerchiamo perciò di mantenere, nel nostro studio e nel nostro quotidiano lavoro, la tensione e la mozione interiore che li giustifichino ed elevino ad un alto fine.
Per realizzare e conservare in noi tali ricchezze, non abbiamo che a stringerci a Gesù, in una unione resa più intima dalla nostra consacrazione.
Amore a Gesù Crocifisso
Realizziamo questa unione amando con slancio Gesù Crocifisso e stringendoci a Lui sulla Croce, che rappresenta il momento della Sua massima apertura al mondo e agli uomini.
Riflettiamo sulla nostra vocazione catechistica e meditando la Divozione - Adorazione a Gesù Crocifisso, guardiamo in modo nuovo a quanto dobbiamo fare e a quanto ci è stato affidato, soprattutto in questo tempo di quaresima che prelude alla Settimana Santa, al Venerdì e al Sabato Santo e alla Domenica di Risurrezione.
Seguiamo l'insegnamento della Scrittura che ci sollecita ad allontanare da noi la grettezza e il ripiegamento egoistico per vivere con impegno, attraverso i voti di castità, povertà ed obbedienza, la consacrazione.
Viviamo più profondamente ed in maniera sempre nuova i valori a cui crediamo, badando a non accontentarci e a non limitarci, come i formalisti, alla pratica di certe osservanze.
Non temiamo la monotonia nell'approfondimento dei nostri atti e dei nostri pensieri.
Per chiarire il concetto, prendo ad esempio il verbo essere, che pur essendo sottinteso a qualunque parola, tuttavia non ci appare monotono, perché si viene colorando dei sostantivi, dei verbi, degli aggettivi che lo accompagnano; egli svela in modo sempre diverso la sua ricchezza, restando tuttavia sempre se stesso.
Approfondire la nostra donazione
Il nostro compito non è di ripetere superficialmente, meccanicamente, la nostra donazione, ma di approfondirla, penetrarla, perfezionarla.
Consideriamo perciò quel senso di monotonia che talvolta ci assale, nonostante la buona volontà, come uno scotto da pagare.
Coloro che hanno rinunciato a Dio perché era loro impossibile pensare una eternità costituita dal rimanere fissi davanti ad un unico oggetto, sono stati traditi dal loro desiderio immondo di curiosità; essi infatti non hanno compreso la profondità e l'infinità di Dio, che riempirà tutta la nostra vita eterna.
Se noi resteremo fedeli lungo il solco del Signore, adoprandoci con ogni intelligenza, con ogni studio e con ogni sapienza a penetrare e ad approfondire la nostra consacrazione, scopriremo nuovi tesori, che ci illumineranno e che ci vitalizzeranno, dandoci vita e coerenza di vita.
Vorrei ancora precisare che cosa debba intendersi per mondo.
Si dice infatti di noi: "Sono secolari in quanto praticano questa consacrazione nel mondo".
Per mondo non si intende semplicemente l'insieme delle cose create, delle quali non ci si può privare; neppure il Benedettino infatti può fare a meno del proprio corpo, della terra, di quanto gli occorre per vivere.
In questo caso si intende per mondo la società organizzata degli uomini con quanto essa ha di peculiare: i servizi, le funzioni.
I compito e le funzioni dell'uomo hanno, anche come mezzi, l'esigenza della santità e del rigore morale che dà modo, non soltanto di santificare il lavoro, ma di santificarsi con esso.
Un lavoro che non abbia come fine semplicemente il mantenimento della comunità religiosa, ma che guardi al bene comune degli uomini.
Gli Ordini e le Congregazioni religiose, pur non potendo dimenticare l'ordine costituito che comporta il concetto di servizio, hanno il compito di anticipare il tempo avvenire e di orientare l'essere di oggi verso l'essere futuro.
Cerchiamo di non dimenticare tale prospettiva e di non ridurre la consacrazione al solo servizio del mondo di oggi: tale concezione porterebbe infatti alla scomparsa, prima, degli Ordini antichi ( considerati come avulsi: l'ortus conclusus ), poi delle Congregazioni ( comunità che, pur dando dei servizi al mondo, sono un "corpus" a sé stante ).
Infine degli Istituti Secolari e, come ultima conseguenza, dei cristiani; i cristiani sono infatti dei consacrati.
Con la loro scomparsa l'Assoluto in terra diventerebbe lo Stato e gli uomini sarebbero prigionieri di una Società concepita esclusivamente come una organizzazione di servizi e di funzioni.
Difendiamo perciò il presidio della vita cristiana, costituito dagli Ordini, dalle Congregazioni e dagli Istituiti Secolari, affinché il loro lavoro rigeneri il mondo e lo proietti in avanti.