L'ascesi di sostituzione
1 - Intimità con Gesù Insegnata da Fra Leopoldo
2 - Ascesi
3 - Solidarietà con Gesù
4 - Gesù fa Suo ciò che è nostro
5 - Presenze di Gesù nel mondo
6 - Solidarietà con i fratelli
7 - Offerta di se stessi
8 - Spirito di servizio
9 - I Santi esempio di solidarietà
10 - Gesù è il modello
Oggi, non potendo esaminare direttamente qualche argomento strettamente riferito alla Regola, riprendo le mie conversazioni relative all'approfondimento della spiritualità dell'Unione.
Cioè del cammino spirituale che a noi Catechisti il Signore addita per realizzare il Vangelo,.
I detti a Fra Leopoldo ci segnano il cammino e ci danno il punto di vista interpretativo per applicare il Vangelo, per viverlo proprio con coerenza, con fedeltà.
Il tema dominante dei detti a Fra Leopoldo, come dottrina spirituale, è costituito dalla proposta di Gesù Crocifisso di essere intimi con Lui, di mantenerci sempre e dovunque in questa intimità, di viverla più profondamente per rispondere al disegno che il Signore ha su ciascuno di noi, nei confronti degli altri cristiani.
C'è una frase nell'Epistola ai Colossesi ( Col 1,21 ) sulla quale questa sera vi invito a riflettere per approfondire la nostra intimità con Gesù Crocifisso.
S. Paolo, infatti, proclama la supremazia del Cristo dicendo:
"Questi è immagine d'Iddio invisibile, primogenito avanti ogni creatura; poiché in lui tutte le cose furono create: quelle celesti e quelle terrene, le visibili e le invisibili, siano troni o dominazioni, principati o potestà: tutto è stato creato per mezzo di lui e per lui, ed egli esiste avanti tutte le cose e tutte hanno consistenza in lui" ( Col 1,15-17 ).
Egli continua con l'apologia di Gesù, riprendendo la dottrina del Corpo Mistico della epistola 1 Cor 12 - "Egli è il capo del Corpo, cioè della Chiesa: Lui, il principio, il primo nato di tra i morti, così da essere il primo in tutto.
Piacque infatti a Dio di far abitare in lui tutta la pienezza e per mezzo di Lui riconciliare a sé tutte le cose - sia quelle che sono sulla terra come quelle che sono in cielo - facendo pace per virtù del sangue della Sua croce".
Noi come secolari impegnati nel mondo a vivere l'intimità con Cristo Crocifisso, dovremmo sempre avere presente questo tema della riconciliazione in tutte le cose per mezzo di Lui, sia delle cose che sono sulla terra che di quelle che sono nel cielo.
Prosegue S. Paolo: "E voi, che eravate un tempo estranei e nemici per i pensieri e le azioni malvagie, ecco che egli vi ha riconciliati nel corpo di carne di Lui, in virtù della sua morte, per farvi apparire davanti a sé santi e senza macchia e irreprensibili; a condizione però che perseveriate nella fede, fondati saldamente, incrollabili nella speranza dell'evangelo che ascoltaste, predicato ad ogni creatura che è sotto il cielo e del quale io, Paolo, sono divenuto ministro.
Ora io mi rallegro delle sofferenze che sostengo per voi e supplisco, nella mia carne, a ciò che manca delle tribolazioni del Cristo, a vantaggio del Corpo di Lui, che è la Chiesa" ( Col 1,15-24 ).
Riflettiamo sull'ultimo versetto di S. Paolo, Col 1,24, che ci propone quella che altri hanno definito come l'ascesi di sostituzione.
Ascesi di compassione
Nel medio evo si praticava molto l'ascesi di compassione; compatire col Cristo, avere in sé stessi i sentimenti di Cristo, per essere con Lui, per amore di Lui ed essere conformi a Lui.
Ascesi di riparazione
Poi è venuta l'ascesi di riparazione che per noi è anche tanto importante: infatti uno degli spiriti fondamentali del nostro Istituto è la riparazione.
Ascesi di sostituzione
E infine si è giunti alla cosiddetta ascesi di sostituzione.
L'ascesi di sostituzione consiste nel mantenersi in una duplice ma diversa solidarietà: da una parte con Cristo che muore sulla Croce, da cui deriva dall'altra la solidarietà con tutti i nostri fratelli.
Una duplice solidarietà che ci fa cooperare alla salvezza del mondo e alla salvezza di noi stessi tutte le volte che per la fede uniamo le nostre sofferenze a quelle del Calvario.
Approfondiamo quindi il primo aspetto: la nostra solidarietà con Cristo nostro capo; noi gli apparteniamo come Sue membra e quindi tra noi e Lui si stabilisce, per iniziativa Sua, non nostra, una solidarietà che ci deve rendere sempre e ovunque solidali con Lui soprattutto sulla croce, nel momento in cui Egli espia, si dà, si offre, affronta il patimento e la morte.
L'intimità con Gesù comporta infatti la solidarietà con Lui, nel momento soprattutto della Sua ora, in vista della quale è venuto e ha fatto tutto; la croce, che è il momento della rivelazione dell'amore del Padre verso il mondo, il momento della espiazione per il mondo.
Quindi, noi, in questa intimità dobbiamo considerare la solidarietà con Gesù.
Essere come Lui, dove è stato Lui, partecipare alle Sue sofferenze, e alla Sua vicenda.
Il Capo ha voluto salire la croce, noi saliamo la croce con Lui e in Lui.
Fare rivivere a Cristo il suo sacrificio in noi
Questa solidarietà ha lo scopo di consentire a Gesù, che ora non soffre più, ma che conserva i segni delle piaghe, sorgente della Sua gloria e motivo di impetrazione costante al Padre in nostro favore, di rivivere in qualche modo in noi la sua offerta, il suo sacrificio d'amore per la riconciliazione del mondo col Padre.
Dobbiamo partecipare alla sua ansia di continuare ancora fino alla fine dei tempi l'olocausto di redenzione, di riparazione, di espiazione.
Quindi noi dobbiamo essere intimi con Gesù per offrirgli la possibilità di rivivere in noi gli aspetti dolorosi della Sua passione e morte; la solidarietà e l'intimità con Gesù sulla croce ci permetteranno veramente di assumerlo a principio dei nostri pensieri, dei nostri desideri, dei nostri propositi, delle nostre azioni; quello che facciamo noi, è fatto e patito da Gesù attraverso di noi ad espiazione e a redenzione del mondo.
A Gesù, che oggi non può più rivivere quei dolori e quei patimenti, offriamo le nostre sofferenze e le nostre difficoltà, perché diventino i Suoi dolori di redenzione.
Quindi la nostra solidarietà con Gesù ci rende disponibili ai Suoi desideri di amore e di salvezza, che lo porterebbero, qualora lo potesse ancora, a risoffrire tutto, da principio, per la gloria del Padre e la salvezza degli uomini.
Le anime che hanno un livello notevole di vita spirituale, confermano le parole di S. Paolo: "Sono io che vivo ma non sono io, è Cristo che vive in me" ma in qualche modo è Cristo che soffre in me.
Esse infatti, pur soffrendo, non solo per motivi materiali, come la scarsità di salute, l'insuccesso, la personale debolezza, ma soprattutto spirituali nel vedere come il Signore sia poco amato, offrono i loro patimenti a Cristo che li fa Suoi dando loro un valore di redenzione e di espiazione
Gesù ci comunica i Suoi sentimenti
In questo modo c'è uno scambio: Gesù fa suo tutto ciò che è nostro, in questo caso la sofferenza, il patimento, e nello stesso tempo ci comunica i Suoi sentimenti, intendendo per sentimento non soltanto lo stato d'animo, ma tutto quello che è la realtà della vita interna e profonda dell'uomo.
Poco per volta, poi, ci sentiamo trasformati da Lui, per cui comprendendo che i nostri affanni sono i Suoi, non ci preoccupiamo più tanto delle cose che un tempo eravamo abituati a considerare nostre, quanto delle Sue; ed anche la stessa sofferenza fisica la consideriamo più immediatamente legata al peccato nostro o degli altri, come un'alterazione di un ordine di cose che Dio aveva stabilito e che l'uomo ha sconvolto; quindi anche i nostri dolori acquistano un'altra significazione e li sentiamo col Suo sentimento, li valuteremo, li considereremo dal Suo punto di vista per lo scambio che si attua nella solidarietà e nella unione con Lui sulla croce.
La solidarietà verso Gesù ci spinge a salire sulla croce, dove ora Lui non è più: la nostra croce diverrà così la Sua, poiché Gesù è la sorgente di tutto.
1) Presenza sacramentale
Ci sono diverse presenze di Gesù al mondo; c'è per esempio la presenza sacramentale nella quale Gesù continua ad assumere, per rapporto al Padre e al mondo, gli stessi sentimenti, le stesse disposizioni che aveva sulla croce, disposizioni che gli hanno meritato la Risurrezione.
2 ) Presenza mistica
C'è la presenza mistica o spirituale in ogni cristiano; la frase "fate questo in memoria di me" ( Lc 22,19 ) riferita alla Eucaristia riguarda anche la vita spirituale; del resto l'oggetto dell'Eucaristia è di comunicarci e di farci vivere ciò che essa contiene.
Quindi L'Eucaristia ha il compito di suscitare la nostra più profonda partecipazione a Gesù, di rivivifivare in noi tutto ciò che in essa si celebra e innanzitutto la passione e morte del Signore.
Se la presenza Eucaristica non si accompagnasse con la presenza mistica verrebbe veramente a mancare una presenza essenziale e in un certo senso l'Eucaristia verrebbe rigettata.
Essa ci è stata data perché fosse il cibo di vita e suscitasse in qualcuno il desiderio di essere solidale con Cristo fino in fondo, dando modo a Gesù di rivivere dentro di Lui e per mezzo di Lui tutta la Sua passione.
Il secondo aspetto della intimità con Gesù si manifesta nella solidarietà coi fratelli; non dimentichiamo mai che Gesù si è reso solidale con gli uomini al punto tale da sostituirli prendendo su di sé le loro colpe; seguiamo perciò l'esempio di Gesù nell'offrirci con Lui in sostituzione dei fratelli.
A volte si manifesta in noi uno spirito di rivendicazione, uno spirito di accusa, uno spirito di pretesa; in realtà, se fossimo profondamente uniti a Gesù Crocifisso, accetteremmo le sofferenze che i fratelli ci procurano giustamente o ingiustamente con spirito di solidarietà, considerandole come un canale di salvezza.
Ricordiamo che Gesù ha in qualche modo accettato di identificarsi con i nostri peccati e di ricevere, in un certo senso, come giustizia ciò che era per tanti aspetti una ingiustizia!
Gesù ha ritenuto giusto, in quanto si è sostituito a noi, di ricevere tutto: le sofferenze, la morte, l'abbandono del Padre; Gesù ha reso giustizia pur utilizzando l'ingiustizia degli uomini.
Tutto ciò non sarebbe avvenuto se Gesù non si fosse così profondamente sostituito a noi pagando le nostre colpe.
Solidarietà verso i fratelli e verso se stessi
Cerchiamo di coltivare in noi una grande solidarietà verso i nostri fratelli e anche verso noi stessi in quanto oggetto della Divina Misericordia; dobbiamo offrirci con Gesù in Gesù e per Gesù per espiare innanzitutto le nostre colpe e poi quelle di tutti gli altri.
Chi vive in questa prospettiva, non fa il ragionamento sostanzialmente sbagliato che lo porta a credere di avere già troppe colpe per poter pensare a quelle degli altri; egli infatti si offre al disegno, al piano, all'azione del Signore dedicandogli le proprie sofferenze perché Gesù in qualche modo le riviva e le faccia Sue, secondo la Sua intenzione.
La Messa ci rende intimi a Gesù
La nostra ascetica di sostituzione dovrebbe avere come principale alimento la Messa che ci immette nel mistero di Gesù e quindi nella Sua intimità, ci dà la più grande possibilità di ricevere il Signore, di essere innestati profondamente in Lui, ci rende intimi di Gesù Crocifisso per esserlo di Gesù Risorto.
La messa quindi dovrebbe essere per noi la sorgente principale di sviluppo per la nostra intimità con Gesù e dovrebbe occupare un posto soggettivamente, e non soltanto oggettivamente, essenziale nella giornata, dovrebbe essere il punto dominante da cui tutto parte, a cui tutto arriva.
La nostra intimità con Gesù deve essere il fondamento e l'alimento per la nostra ascesi di sostituzione.
Lo svincolarci dal mondo per quanto è male e peccato, il rinnegamento di noi stessi per accedere a Dio attraverso Gesù Crocifisso dovrebbe essere il nostro modo singolare per realizzare l'ascesi di sostituzione; tutto dovrebbe essere vissuto con sentimenti di sostituzione, offrendo le azioni, le sofferenze, i propositi al Signore affinché li completi con quelle finalità di gloria, di glorificazione, di amore verso il Padre e di salvezza verso di noi.
Lo spirito di servizio consiste nel caricarsi il fardello, le preoccupazioni, le colpe degli altri; con facilità noi siamo portati a denunciare i peccati e gli errori altrui, mentre dovremmo pensare innanzitutto ad espiarli; questo sarebbe infatti uno dei frutti essenziali della nostra autentica, vera intimità con Gesù Crocifisso.
S. Pietro ci sollecita infatti ad avere gli stessi sentimenti di Gesù: "Ora appunto questa è la vostra divisa, poiché anche Cristo soffrì per voi, lasciandovi un esempio, affinché ne seguiate le tracce.
Lui, che peccato non fece e nella cui bocca non fu trovato inganno; Lui, che oltraggiato non restituiva l'oltraggio, maltrattato non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica con giustizia; lui, che personalmente portò nel suo corpo i nostri peccati sulla croce, affinché, morti ai peccati, noi vivessimo per la giustizia; lui, per le cui lividure voi foste guariti.
Eravate infatti come pecore erranti, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle anime vostre." ( 1 Pt 2,21-25 ).
Sono frasi queste che esprimono il massimo di solidarietà verso il prossimo, perché incitano non solo ad aiutarlo, ma a farsi in qualche modo carico delle sue colpe, delle sue debolezze.
I Santi hanno pienamente realizzato la solidarietà con Gesù, solidarietà che li portava ad essere come assimilati da Lui, identificati a Lui, per cui veramente il Signore apriva e condivideva con loro i Suoi disegni, i Suoi propositi, la Sua vita, i Suoi tesori di salvezza e di misericordia.
Per quanto ci riguarda prendiamo in esame, non delle cose straordinarie, ma le nostre difficoltà quotidiane, i nostri rapporti, per viverli nella luce di Gesù Crocifisso.
Lo spirito con cui assolviamo ai nostri doveri professionali va al di là del servizio inteso come un aiuto fraterno, è qualche cosa di ancora più profondo, di ancora più solidale.
Le nostre attività secolari, gli obblighi di famiglia, gli impegni di lavoro, gli impegni civili devono essere animati dagli stessi disegni, dagli stessi propositi, dallo stesso impulso che aveva Gesù sulla croce; infatti Gesù ci domanda di poter continuare attraverso di noi a patire, a soffrire, a salvare il mondo.
Facilmente quando noi agiamo ci riferiamo a dei modelli di comportamento, sul paino professionale, familiare, civile.
Ricordiamoci però che il nostro più vero e più autentico modello è Gesù Crocifisso.
Disponiamoci perciò, attraverso l'orazione a la Messa, a ricondurre tutta la nostra vita a Gesù, che poco per volta realizzerà con noi l'intimità, fonte di vita e di salvezza.
Dovremmo sentire una corresponsabilità per ciò che capita nel mondo, essendo tutti peccatori e non potendo nessuno dirsi esente dal peccato e dalla cattiveria.
Lo spirito profondo che ci deve animare è quello della solidarietà di riparazione e di espiazione per il mondo, sempre in unione a Gesù.