Importanza dell'intimità
1 - La vita presente è conforme a Cristo
2 - Conformità a Cristo
3 - Lo Spirito ci conduce alla Croce di Gesù
4 - Conformità con Gesù nella morte
5 - Intimità con Gesù è l'essenza della vita presente
6 - Amore comporta umiltà e obbedienza
7 - Vivere secondo la giustizia di Cristo e non secondo le regole esterne
8 - La conformità a Cristo comporta anche la sofferenza ingiusta
9 - La Croce è come un grande parto
10 - La Messa è il modo per conformarsi a Cristo
11 - Tutto è ordinato a Cristo
12 - La gloria
13 - Attività secolare
14 - Esame di coscienza
Cerchiamo di approfondire sempre di più l'intimità con Gesù, attraverso il messaggio che Fra Leopoldo ci ha consegnato; tale messaggio non è superato dal Concilio, e tocca l'aspetto fondamentale della vita cristiana.
Riflettiamo sulla vita presente, che è tutta destinata ad essere conformazione a Cristo Crocifisso.
La cristificazione del mondo prima della parusia, e comunque fino alla morte, è già vita nuova, vita secondo il Risorto.
Morte dell'uomo vecchio
Distinguiamo nettamente la morte dell'uomo vecchio dalla vita in conformità a Cristo Crocifisso.
La morte dell'uomo vecchio è un aspetto quasi preliminare, preparatorio, propedeutico, alla vita presente, vissuta in conformità a Cristo.
La vita presente è frutto della Risurrezione
Vita che è già il frutto della Risurrezione ed è virtualmente già la nostra risurrezione in atto.
La vita presente è un Venerdì Santo
In conformità a Cristo tutta la vita presente è un Venerdì Santo, di cui ha già tutta la gloria.
Infatti Cristo, che con la Sua Croce ha meritato la Risurrezione e la Glorificazione alla destra del Padre, ha già in sé, in radice, tutta la gloria e tutta la pienezza di vita.
S. Paolo nel famoso testo della Epistola ai Filippesi, nell'indicarci il modo con cui vivere la vita presente, così ci esorta: "Niente fate per spirito di parte, niente per vanagloria;" - tali parole decretano la morte dell'uomo vecchio e poi: - "ognuno,al contrario, per umiltà, ritenga gli altri superiori a sé.
Non mirate al vostro interesse personale, ma piuttosto pensi ciascuno a quello degli altri".
Segue un invito, o meglio un comando: "Abbiate in voi lo stesso sentire che fu in Cristo Gesù, Lui che avendo forma di Dio non riputò una preda l'essere uguale a Dio? esinanì, invece, se stesso, prendendo forma di schiavo, divenuto simile agli uomini.
E, apparso in aspetto di uomo, si umiliò ancor più, facendosi obbediente fino alla morte, alla morte in croce.
Per questo Iddio lo esalta e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome;" ( Fil 2,3-9 ).
Vivere secondo il "sentire" di Gesù
Quindi la vita presente consiste nell'avere in noi "lo stesso sentire", che non è soltanto lo stesso sentimento di Gesù, cioè lo stesso nascere della vita interiore, del pensare, del volere, del decidere, dello scegliere, del giudicare.
È condizione per poter gioire della Sua manifestazione
San Pietro dice: "Piuttosto rallegratevi nella misura in cui prendete parte alle sofferenze del Cristo, affinché abbiate a esultare di gioia anche quando si manifesterà la sua gloria." ( 1 Pt 4,13-14 )
Queste parole ci confermano che il rallegrarsi e il prendere parte alle sofferenze di Cristo sono la condizione, o meglio la causa, del potere esultare di gioia al momento della Sua manifestazione.
"Beati voi se siete oltraggiati per il nome di Cristo, perché lo spirito della gloria e di Dio riposa su di voi" ( 1 Pt 4,13-14 ).
La conformità a Cristo deve essere il programma della vita presente, della nuova vita, nella quale si cerca e non si fugge la croce: essa infatti non deve essere considerata solo come uno scotto pagato da Gesù per inviarci lo Spirito Santo, il quale poi ci guiderebbe secondo la propria volontà indipendentemente da Gesù Crocifisso.
Alcuni teologi sostengono persino che si inaugurerebbe così un'epoca della storia, dominata dal pneuma, dallo Spirito che non avrebbe più relazione con la croce di Cristo.
In realtà lo Spirito che ci muove ha Gesù come Signore; lo Spirito che Gesù ci dà al momento della crocifissione con l'acqua e il sangue che scaturisce dal Suo Costato ci predice la gloria di Cristo, la cristificazione del mondo; quindi lo Spirito non oltrepassa Gesù, ma ci conduce alla Sua croce di cui ci dà l'intelligenza e la capacità di conformarci.
Quindi, "nella misura in cui prendete parte alle sofferenze del Cristo rallegratevi"
Leggiamo le parole di S. Paolo nella epistola Fil 3,9-11, in cui egli afferma che la vita presente deve essere tutta una conformazione a Cristo Crocifisso: ''… e perché in lui io sia trovato non dotato di una mia giustizia, quella che deriva dalla legge, ma di quella che deriva dalla fede di Cristo: è la giustizia di Dio fondata sulla fede; per conoscere lui e la forza della risurrezione di lui e la partecipazione alle sue sofferenze;".
Queste tre affermazioni sono illuminate da quanto S. Paolo dice dopo: "così che, divenuto a lui conforme per la morte, avvenga d'arrivare alla risurrezione di tra i morti" ( Fil 3,9-11 ).
Poter vivere la vita presente secondo il sentire di Gesù, arrivando al punto di rallegrarsi di prendere parte alle sofferenze del Cristo è veramente il segno e il principio della vita nuova.
Attraverso tutti i nostri compiti, le nostre responsabilità, il nostro impegno, i successi e gli insuccessi, dobbiamo realizzare la conformità con Gesù nella morte; anche il peccato, anche le colpe passate devono servire per realizzare una conformità nostra e, attraverso di noi, di tutto il mondo a Cristo Crocifisso.
Soltanto così il mondo, avendo avuto Cristo per Capo nella conformità alla Sua morte, lo avrà per Capo nella glorificazione della Sua risurrezione.
Tutto in quanto serve, in qualche modo, a riprodurre, a continuare, a compiere ciò che è stato realizzato da Cristo, riceverla.
Rapporto col dolore, col peccato, con la morte
L'uomo nella vita presente si imbatte nel dolore, nel peccato, nella tentazione, nella morte; egli deve perciò costituire un rapporto dialettico positivo con queste realtà, avendo come modello Gesù che ha saputo realizzare il rapporto per cui anche il peccato del mondo è diventato occasione di salvezza, di misericordia, di manifestazione dell'amore di Dio.
Le cose si rinnovano dal profondo e assumono un volto nuovo, nella misura in cui sono conformi a Cristo Crocifisso.
Cristo con la Sua passione e morte ristabilisce rapporti nuovi, utilizzando tutto quello che è attinente all'uomo, compreso il peccato, facendosi peccato esso stesso, per una vita nuova, che sia secondo Dio e non più secondo le passioni.
Quindi questo programma di intimità con Gesù Crocifisso è l'essenza della vita presente.
Tutto deve essere conforme a Cristo
Intimità che noi dobbiamo realizzare per noi, per coloro che ci sono stati affidati, per tutto il mondo, per la stessa realtà cosmica, naturale, materiale; tutto, nella misura in cui è reso conforme a Cristo Crocifisso, assume il suo posto, la sua giustificazione, il suo valore, la sua incidenza per l'eternità.
Anche coloro che pensano di oltrepassare Cristo Crocifisso, devono ammettere la loro debolezza di fronte alla tentazione, alla sofferenza, al dolore, all'insuccesso e infine alla morte.
Citerò ora brevemente alcuni passi della s. Scrittura, passi che ci insegnano come assecondare, come realizzare la conformità a Cristo Crocifisso.
Il passo dell'epistola ai Fil 3,11, sopratutto Fil 3,8. ci insegna che nella misura in cui noi imitiamo Cristo, svuotando noi stessi, non ritenendo una preda quelli che sono doni di Dio, prendendo la forma di schiavi, umiliandoci e facendoci in qualche modo obbedienti fino alla morte di croce, noi realizziamo la nostra conformità a Cristo Crocifisso.
Ricordiamoci però che senza l'amore non c'è né umiltà né obbedienza.
L'umiltà senza obbedienza che altri ci possono procurare, che ci si può anche infliggere, non nasce dal profondo di se stessi; e così l'obbedienza che non sia animata dall'amore porta ad essere succubi, a coltivare il senso della irresponsabilità, a rimettere ad altri le proprie decisioni per spirito di opportunismo.
Umiltà e obbedienza, come qualche altra virtù, se non si accompagnano e se non si esprimono con l'amore, assumono un volto falso e ambiguo.
Lo stesso principio vale per l'amore le cui caratteristiche sono l'umiltà, l'obbedienza, la disponibilità, la fiducia.
S. Pietro, nella sua prima lettera ( 1 Pt 4,1-2 ) ci esorta a realizzare la nostra conformità a Cristo Crocifisso con le seguenti parole: "Avendo dunque Cristo sofferto nella carne, armatevi anche voi della convinzione che chi con lui ha sofferto nella carne ha cessato di commettere peccato per vivere il resto della sua vita mortale non più secondo le passioni umane, ma secondo il volere di Dio" ( 1 Pt 4,1-2 ).
Se veramente soffriremo con Gesù nella carne, cesseremo di compiere il peccato e vivremo il resto della nostra vita non più secondo le nostre passioni, ma secondo il volere di Dio.
La sola alternativa è: o vivere secondo le passioni o vivere secondo il volere di Dio, realizzando la conformità con Gesù Crocifisso.
Conformità che non si attua da soli, ma con il Suo aiuto.
S. Paolo vuole essere giusto non della propria giustizia, derivante dalla legge, ma della giustizia derivante dalla fede in Cristo, che opera dentro di noi.
Sarebbe vano esaminarci di fronte alla regola, sia essa morale, sia essa di Istituto, per verificare i nostri progressi; volendo essere giusti di una nostra giustizia, alimenteremo solo la nostra superbia.
La giustizia che dobbiamo presentare a Gesù, a Dio, si fonda sulla nostra disponibilità, sulla nostra fede, sulla nostra fiducia in Lui.
S. Pietro nella prima epistola ( 1 Pt 2,19-21 ) dopo aver parlato agli schiavi dice: "Questo infatti è gradito; sopportare pene in omaggio a Dio, soffrendo ingiustamente.
Che gloria c'è infatti se sopportate qualcosa per qualche colpa e per questo siete stati schiaffeggiati?
Ma se sopportate di subire del male pur avendo fatto del bene, questo è gradito davanti a Dio.
Ora appunto questa è la vostra divisa, poiché anche Cristo soffrì per voi, lasciandovi un esempio, affinché ne seguiate le tracce." ( 1 Pt 2,19-21 )
Con tali parole S. Pietro ripropone la conformità a Cristo Crocifisso e sviluppa un tema estremamente importante: quello del soffrire ingiustamente, subendo il male pur avendo fatto bene perché "Questo è gradito davanti a Dio".
Sempre nella prima lettera ( 1 Pt 2,21-25s ) S. Pietro amplia il tema della conformità a Cristo: "… anche Cristo soffrì per voi lasciandovi un esempio, affinché ne seguiate le tracce.
Lui, che peccato non fece e nella cui bocca non fu trovato inganno? Lui, che oltraggiato non restituiva l'oltraggio, maltrattato non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica con giustizia; Lui, che personalmente portò nel suo corpo i nostri peccati sulla croce, affinché, morti ai peccati, noi vivessimo per la giustizia; Lui, per le cui lividure voi foste guariti" ( 1 Pt 2,21-24 ).
La conformità a Cristo sulla croce, comporta quasi la sofferenza del parto, perché la vita fiorisca negli uomini.
La croce è come un grande parto dal quale viene generata l'umanità nuova; S. Paolo dice infatti: "Figlioli miei, di nuovo io soffro per voi i dolori del parto, finché Cristo non sia formato in voi". ( Gal 4,19 )
I dolori del parto sono i dolori della croce, dolori che si continuano in Paolo.
Del resto, l'esempio della donna che partorisce, che soffre, ma che gioisce dopo aver avuto il figlio, è indicato nel discorso dell'Ultima Cena ( Gv 16,21 ).
Un'altro testo estremamente interessante, per quanto riguarda la nostra conformità a Cristo Crocifisso, si trova nella prima epistola di S. Pietro: "Avvicinandovi a lui, pietra vivente rigettata dagli uomini ma scelta e pregiata da Dio, anche voi, simili a pietre viventi, siate edificati come edificio spirituale per un sacerdozio santo, allo scopo di offrire vittime spirituali, bene accette a Dio per mezzo di Gesù Cristo" ( 1 Pt 2,4-5 ).
Con tali parole S. Pietro pone l'accento sul Crocifisso come pietra viva rigettata dagli uomini; e ancora sulle "vittime spirituali" ; in tale espressione è sempre presente l'idea del sacrificio: le vittime da offrire siamo noi con le nostre opere e la nostra vita.
Cerchiamo dunque di realizzare tale conformità a Cristo soprattutto durante la Santa Messa.
In modo particolare noi ravviviamo il nostro sacerdozio spirituale, che è partecipazione al sacerdozio regale di Cristo, iniziando dall'offertorio.
La Messa è il modo regale, fondamentale, essenziale per crescere nella conformazione a Cristo Crocifisso, cioè per crescere nell'esercizio del sacerdozio santo.
Anche la nostra regalità e la nostra partecipazione all'ufficio profetico di Gesù passano per la croce.
Nella misura in cui noi saremo conformi a Cristo Crocifisso realizzeremo il nostro profetismo e la nostra regalità, che consiste nel regnare con Cristo dall'alto della Croce.
Tutto deve essere conformato a Cristo Crocifisso per partecipare di tutte le Sue prerogative ed anche della Sua risurrezione.
Ricordo l'invito che ci fa S. Paolo nella epistola agli Ebrei ( Eb 12,1-3 ); l'Apostolo, dopo aver considerato l'eroismo e la grandezza dei testimoni e dei martiri dell'Antico Testamento, conclude con questa esortazione: "Orbene anche noi, avendo intorno una così grande nube di testimoni, sbarazzatici d'ogni impaccio e del peccato che facilmente irretisce, con paziente perseveranza corriamo l'agone a noi proposto, levando lo sguardo all'autore e consumatore della fede, Gesù, il quale, per la gioia a lui proposta, tollerò la croce, sprezzatane l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio.
Riflettete, infatti, a colui che ha sostenuto una così grande ostilità contro di sé da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate perdendovi d'animo" ( Eb 12,1-3 ).
Dalle riflessioni fatte oggi, possiamo perciò giungere a proporre la meditazione e l'approfondimento di alcuni temi che sono emersi nella loro essenzialità.
1 - La vita presente ha il suo apice, il suo significato, la sua espressione di salvezza, la sua risoluzione positiva proprio nella conformazione a Cristo Crocifisso, a cui tutto è ordinato, sia sul piano personale individuale, sia sul piano collettivo, sia sul piano mondiale: che quindi tutto è conforme a Cristo Crocifisso.
La conformità a Cristo è fondamento della risurrezione
2 - Tale conformità a Cristo, lungi dall'essere puramente preparatoria alla risurrezione, ne è il fondamento e la radice.
La conformità a Cristo rende possibile l'utilizzazione di ciò che è attinente all'uomo
3 - Soltanto da questa prospettiva, da questa fisionomia interiore, da questa apertura di spirito, è possibile la completa utilizzazione di tutto ciò che è attinente all'uomo, compreso il suo peccato, compresa la sua fatica, comprese le sue tentazioni.
Prospettiva che ci impedisce di cadere nell'astrattismo, nella illusione circa noi stessi, circa il mondo, circa gli uomini.
Tale prospettiva è gloriosa
4 - Questa prospettiva è gloriosa, è piena di fuoco e di slancio: troppe volte la morte di Gesù è presentata sotto un aspetto ignominioso di spogliamento, attraverso cui il nulla prende possesso di Gesù; e non si considera invece che alla azione di spogliamento è affiancata una manifestazione e una comunicazione di ricchezza verso il mondo.
Il sentire di Gesù come manifestazione di amore
5 - Il sentire ardente di Cristo Crocifisso, sentire come manifestazione dell'amore, è il punto essenziale dove si bilancia e si risolve tutta la vita e la storia dell'uomo.
L'apostolo che più ha colto e più ha manifestato l'aspetto glorioso e comunicante di Gesù è stato S. Giovanni.
Gloria nel linguaggio della Bibbia, non vuol dire soltanto manifestazione con lode, ma comunicazione.
La gloria non è semplicemente una ricchezza di applauso, ma è un rendere partecipi ciò che Dio manifesta.
Considerate tutto quello che S. Giovanni dice a proposito della gloria di cui parla Gesù: "occorre che il Figlio sia glorificato".
Gesù rende gloria al Padre sulla croce; il Padre rende gloria a Gesù alla propria destra.
La risurrezione è per gli uomini la verifica della validità della Croce, la Croce, causando la risurrezione è gloriosa e glorificante.
Sono concetti molto importanti, anche in rapporto alla nostra attività secolare ed alla giustificazione che dobbiamo darne.
Soltanto partendo dalla intimità di Cristo Crocifisso, andando e prodigandoci con il Suo amore verso il mondo, facendo nostro lo scopo di Gesù morente sulla croce, si capirà il valore della secolarizzazione, che diventa particolarmente doverosa.
Da questa prospettiva la nostra azione nel mondo diventa il nostro martirio e muoverà sempre dall'intimità con Gesù crocifisso.
Vi è un altro aspetto importante da tenere presente nella valutazione della attività secolare.
Essa è sovente giudicata dal risultato, dal reddito, dall'efficienza, dal benessere, che devono essere invece subordinati al fine trascendente che essa si propone.
Le nostre azioni devono porsi il fine di assecondare il volere di Dio, indipendentemente dal risultato e dal successo ottenuti.
Verifichiamo la nostra conformità con Gesù Crocifisso attraverso l'esame di coscienza che deve avere come scopo, non di accertare le nostre capacità e le nostre debolezze, ma di tornare a Gesù.
Un atteggiamento diverso da questo sarebbe sicuramente sterile e indicativo di superbia.
Questi mi paiono essere gli aspetti della secolarità autentica, volta a capire l'uomo e la sua essenza.
Secolarità che ci permetterà di raggiungere la conformità con Gesù Crocifisso e di realizzare la nostra vocazione.