28/5/1970
1 - La Nuzialità tema della Rivelazione
2 - Condizioni perché vi sia unione
3 - Fondamento dell'unione con Dio
4 - L'Incarnazione come nuzialità
5 - Unità e fecondità
6 - Il senso della nostra consacrazione
7 - La consacrazione catechistica
La festività del Corpus Domini ci porta a riflettere proprio sul significato della nuzialità con Dio.
La nostra unione nuziale con Dio è infatti il punto d'arrivo della nostra vita sia come individui, sia come umanità; essa ha inizio col Battesimo, che costituisce il nostro innesto in Cristo, e nella morte di Gesù.
È questo il tema finale e riassuntivo di tutta quanta la rivelazione e di tutta quanta la vita, sia dei singoli che dell'umanità e dovrebbe essere per noi di grande consolazione, aiuto e stimolo a vivere fino in fondo la nostra consacrazione catechistica sia nella forma di Catechista congregato sia nella forma di Catechista associato.
È il tema che serve a verificare quanto interesse, quanta aspettativa e quanta volontà abbiamo di incontrarci con Dio per sempre, a faccia a faccia.
Inoltre ci impegna a riflettere sulle disposizioni più celate, più segrete del nostro essere, ed a scandagliare davanti al Signore quali sono i nostri orientamenti di base, quali sono le aspettative più profonde, le nostre tendenze più radicali, quale è la sete e fame di Dio che abbiamo e che dovremmo avere.
Questa mattina si è parlato della nuzialità come fecondità, oggi poniamo in evidenza l'unione nuziale.
L'unione nuziale
Quando si dice nuzialità si dice l'unione più profonda, più completa che ci possa essere in terra.
Naturalmente lo stato nuziale sulla terra non è il modello assoluto della nuzialità, ma è una partecipazione, una realizzazione del mondo umano e nella relazione tra due persone di qualcosa che sta molto al disopra dell'uomo.
Quando parliamo di nuzialità non intendiamo riferirci come modello all'unione che si realizza tra due creature, per quanto altissima, perché essa a sua volta non è che un riflesso, una partecipazione di una unione ben più profonda, nuziale appunto, alla quale dobbiamo necessariamente riferirci nello svolgere il discorso sulla nuzialità della nostra consacrazione.
La nuzialità è senz'altro garantita o comunque espressa attraverso una unione nell'unione che sia la più profonda possibile e la più completa.
Si ha unione quando sono presenti: una volontà di benevolenza, una volontà di comunione, una volontà di comunicazione.
La volontà di benevolenza reciproca in questo caso intercorre tra Dio e l'uomo e tra l'uomo e Dio, quando vi sia la massima comunione e il voler essere insieme; non c'è unione se non c'è questo essere insieme.
Se ci si limita solo a voler dare qualcosa, a volere che l'altro cresca, ma senza voler realizzare con l'altro un insieme stabile, permanente, una convivenza, non si ha la nuzialità, che inoltre richiede la comunicazione dei beni piena e completa.
Quando tutto questo si realizza al massimo grado senza riserve e senza sottrazioni, si ha allora unione nuziale piena e completa.
Il mistero centrale di tutto il Cristianesimo
Il mistero centrale di tutto il cristianesimo, che riassume tutta la creazione, è è il mistero di Cristo, mistero nuziale e nel suo nocciolo centrale si può così esprimere: l'unione dell'uomo con Dio.
O se volete l'unione dell'uomo con Dio e degli uomini tra di loro in Dio e per Dio.
Questa è proprio la quintessenza del mistero di Cristo.
Se si rimane estranei, fuori l'uno dell'altro, non si realizza l'unione nuziale completa.
Nel caso dei nostri rapporti con Dio l'unione nuziale è fondata sulla possibilità di accedere a Dio poiché per primo Dio è venuto all'uomo.
La vita spirituale è proprio la vita che persegue il ritorno e l'unione con Dio.
Entrare in comunicazione con Dio: l'unione comporta, oltre l'accesso e l'appartenenza, anche che l'uno sia dell'altro e l'unione nuziale con Dio si realizza nel perfetto accesso a Dio e nell'appartenenza nostra a Dio.
L'Alleanza mistero nuziale
Tutto lo sviluppo del mistero di Dio nella storia è lo sviluppo di un mistero nuziale, l'alleanza.
Presso i profeti si vede che il linguaggio usato da Dio per parlare al suo popolo è il linguaggio nuziale.
Egli intende abitare permanentemente presso il suo popolo.
La fedeltà
Le accuse che gli rivolge, sono soprattutto accuse di infedeltà coniugale, nuziale.
È soprattutto l'infedeltà e la fornicazione, cioè l'unione con ciò che non è Dio, che vengono rimproverate al popolo eletto.
Dio lo fa essere popolo facendolo essere suo nella misura in cui vuole essere con il suo popolo.
L'Incarnazione, che culmina sulla Croce, la discesa di Dio verso l'uomo, ci mette innanzi appunto questo processo di comunione di Dio con l'uomo, fino alla morte in croce del Figlio per l'uomo.
La croce è il massimo insegnamento di questa volontà nuziale che Dio ha verso l'uomo e S. Paolo, parlando agli sposi, esorta i mariti ad amare le proprie mogli come Cristo ha amato la sua Chiesa dando la sua vita per lei.
La S. Messa e l'Eucaristia come nuzialità
L'Eucaristia non la si può capire fino in fondo veramente se non in questa prospettiva nuziale, questo impegno di Dio a voler essere per l'uomo e con l'uomo affinché l'uomo sia per lui e con lui.
L'Eucaristia perpetua la croce fino alla fine dei tempi, e comunica gli effetti di quell'atto nuziale supremo che è stato la morte in croce del Figlio di Dio per la salvezza del mondo.
Noi, quando celebriamo la Messa e riceviamo Gesù nell'Eucaristia, offriamo noi stessi con il suo sacrificio alla gloria del Padre e rinsaldiamo l'unione nuziale con Dio per mezzo di Cristo.
È il momento in cui oggettivamente, il sacramento che riceviamo può realizzare dentro di noi la massima possibilità die uniti a Gesù e per Gesù a Dio.
Nella Messa e nella Comunione tutto ciò è portato al massimo grado di realizzazione.
Il poter fare tutti i giorni la Comunione, così come la durata della sua istituzione, ci garantisce dell'infinita onnipotente benevolenza di Dio nei nostri confronti.
L'Eucaristia è la parola più vera che ci possa essere ed è la parola nuziale per eccellenza, perché è proprio l'abbraccio, l'unione più intima, una profondissima penetrazione di cui quella che si realizza nel matrimonio umano è solo un pallidissimo riflesso.
Dio vuole essere sposo delle anime nostre per mezzo della Messa e dell'Eucaristia.
È triste constatare come ci siano dei cristiani che, sia abbiano, sia non abbiano contratto matrimonio, hanno la psicologia degli isolati, degli amputati in qualche modo, come se avessero ricevuto una profonda mutilazione che impedisca l'espansione affettiva del proprio essere.
L'Eucaristia, almeno come orientamento di fondo, come stimolazione di aspirazione di tendenze, anche se non ha ancora risonanze affettive avvertite, è la sola che possa riempire la nostra vita, dare risonanza alla nostra personalità, riempire il nostro isolamento.
E perché la vera unione è sempre feconda?
Perché ciò che è veramente Uno, essendo veramente uno può indefinitamente riprodursi in qualche modo, comunicarsi.
Unità e Trinità
Dio è Uno perché è Trino ed è Trino perché è veramente Uno.
Proprio perché è Uno, Dio ha l'unità nella sua pienezza e perfezione, si conosce e si vuole ed è relazionato con se stesso perfettissimamente.
È in una relazione di conoscenza talmente profonda che genera il Verbo ed essendo con se stesso e con il Verbo in una relazione di volontà e di amore così piena e perfetta procede da entrambi la terza persona, lo Spirito Santo.
Unione e fecondità
Così il grado massimo dell'Unione significa sempre il grado massimo della fecondità.
E noi dobbiamo compiere diversi processi di unione; dobbiamo unirci in noi stessi e con gli altri, perché noi siamo moltitudine, siamo legione, e solo nella misura in cui ci ritroviamo o accettiamo l'invito all'unione che ci proviene da Dio, ci unifichiamo, ci ricomponiamo crescendoci a fecondità e ci uniamo agli altri facendoli crescere.
Solo nell'unione con Dio è la nostra sapienza e potenza: infatti S. Paolo definisce Gesù Cristo sapienza e potenza di Dio. ( 1 Cor 2,1-5 )
Proprio perché Gesù Cristo è il principio dell'unione di noi con noi stessi, senza di Lui non diventeremmo mai uno, non ci ritroveremmo in noi stessi, e l'umanità non diventerebbe mai una sola cosa e soprattutto non realizzeremmo mai l'unione con Dio.
La proposta che Gesù ci fa attraverso il Vangelo che i detti a Fra Leopoldo ci aiutano a leggere, proprio per il suo carisma, ( è nello Spirito Santo infatti che leggiamo il Vangelo, perché con la nostra sola intelligenza non lo capiamo ), ci mettono costantemente davanti il tema nuziale come tema di vita, di intimità con Gesù Cristo.
Coloro che, come i Catechisti, sono stati chiamati da Dio ad essere particolarmente intimi di Cristo Crocifisso, quindi particolarmente penetrati nell'aspetto nuziale che è al centro dello stesso mistero, dovrebbero conoscere queste cose e presentarsi infiammati da queste realtà.
L'offerta che Gesù ci fa tramite Fra Leopoldo è l'offerta che fa a tutti i cristiani ed a noi in modo particolare di divenire gli apostoli, i profeti, è la proposta di vivere nuzialmente nella benevolenza reciproca, nella comunione, nella comunicazione con Lui sulla croce.
Vivere come Fra Leopoldo
Così è vissuto Fra Leopoldo nel parlare e nell'essere sempre con Lui, nel guardare con benevolenza costante a Lui: e noi dobbiamo passare così le nostre giornate e svolgere così i nostri impegni di apostolato, professionali, civili, famigliari.
Ora noi ci siamo consacrati, abbiamo fatto delle rinunce, assunto degli impegni: le rinunce sono state fatte per un fine e per evitare tutto ciò che può intaccare la nostra unione con Dio, ma soprattutto abbiamo fatto questa consacrazione come risposta ad un invito nuziale di Dio che ci ha chiesto di stare con Lui, di vivere per Lui con la massima disponibilità possibile.
Noi abbiamo risposto con questa nostra consacrazione, dicendo il nostro Si.
Non per questo costituiamo una classe nella Chiesa: è alla Chiesa che spetta definire che cosa siamo nel suo organismo.
Quel che veramente importa non è tanto il distinguere a quale classe di cristiani apparteniamo, quanto il fatto che attraverso la nostra consacrazione si è iniziata o intensificata o ci viene offerta la possibilità di portare fino a maturazione l'unione con Dio.
Il nostro grado di unione con gli uomini
Gesù nell'ultima cena ha fatto una preghiera molto precisa che tutti conosciamo: ci ha esortati a rimanere in Lui nel suo amore perché possiamo portare frutto.
Egli ha pregato il Padre affinché in Lui si sia una cosa sola, così come lo sono Lui e il Padre. ( Gv 17,11 )
Ora, se l'unione è benevolenza, comunicazione, comunione, a quale grado di unione siamo pervenuti con gli uomini?
Conserviamo una nostra visione di benevolenza verso tutti gli uomini, o coltiviamo una situazione di estraneità, facciamo delle classificazioni non ordinate all'amore?
L'amore infatti è sempre ordinato, non confonde, rispetta tutto e tutti, ma distingue.
Così l'unione con l'uomo non avviene se non nella comunione con Dio e d'altra parte, se è autentica, questa comunione con Dio comporta l'unione con l'uomo.
Oggi l'umanità appare più correlata in se medesima attraverso un moltiplicarsi di rapporti nuovi, economici, civili, a raggio mondiale, universale, ora anche questo dovrebbe aiutarci a capire, con l'aiuto di Dio, il cap 17 di S. Giovanni.
Quando consideriamo fenomeni come l'urbanizzazione, la socializzazione, quante volte ci è venuto nella mente e nel cuore la parola di Gesù: "Padre, prego che essi siano uno come io e te siamo uno"? ( Gv 17,21 )
O invece abbiamo soltanto fatto delle considerazioni di tipo sociologico, valutando vantaggi e svantaggi di questi fenomeni e considerandoli come episodi superficiali e incapaci di esprimere, anche se impropriamente e con contraddizioni continue, la vocazione all'unità di tutti?
Forse che l'ultima pagina del Nuovo Testamento non termina con la venuta della città di Dio, che è la città di tutti i beati, di tutti i salvati in cui Dio, con il suo Agnello, è tempio, luce, santuario?
Ora, da un punto di vista cristiano, non capiremo nulla degli sforzi e delle tendenze, sia pure piene di contraddizioni, del mondo moderno se non consideriamo queste realtà prendendo molto sul serio il mistero dell'incarnazione e in questo caso gli aspetti nuziali.
Concludendo, i laici consacrati sono coloro che consumano e perfezionano la loro consacrazione proprio per mezzo dell'impegno nel mondo, perché più che santificare quegli impegni ci si deve santificare per mezzo di essi.
La nostra consacrazione secolare e catechistica deve essere motivata e sempre più alimentata e finalizzata dalla prospettiva nuziale che Dio ci offre di essere uno con Lui, non solo come individui, ma come umanità.
Sono questi i grandi temi della nostra vocazione cristiana e sono proprio quelli che dobbiamo approfondire noi laici consacrati, come testimonianza anche per gli altri.
La nostra testimonianza
Gli altri devono avvertire che noi siamo pieni della vita di Dio e che abbiamo la stessa soddisfazione della sposa felice; devono avvertire che c'è una specie di riposo profondo dentro di noi derivante appunto dalla volontà e dalla decisione di convivenza e di comunicazione con Dio.
È tanto importante che si accorgano di questo in special modo oggi che si è più sensibili alle cose vissute che alle parole, che avvertano quello che ci si porta di vero e di autentico, e che lo sentano istintivamente, così come si percepisce il calore che è irraggiato da un corpo caldo.
Ora, in tutta questa esplosione di emotività sfrenata senza controllo, senza andamento, senza una direzione di sessualità, in tutte queste forme di eccitamento nel di recuperare un equilibrio, una pienezza, noi dobbiamo portare questa testimonianza di parola, ma soprattutto di testimonianza, in modo che chi è in rapporto con noi intuisca che c'è un mistero di unione, di comunione, di intimità, di vita vissuta in profondità e intimità con qualcuno e quindi di straordinaria fecondità.