Interventi presso l'Ufficio Catechistico Regionale |
Veramente più o meno avete già detto tutto voi, comunque mi riallaccio ad alcuni concetti detti prima.
Nel capitolo II del documento base si dice chiaramente che tutti sono catechisti, poi lo ripete nel capitolo X, nei primi due numeri, e dice anche come sono catechisti, dice sono catechisti con la parola, con la testimonianza, attraverso quello che il documento base chiama la catechesi occasionale.
È chiaro che bisogna tener presente il capitolo I e il II del documento di base.
Il primo dice la Chiesa missione e comunione, il secondo dice, e poi riprende in seguito , nei primi numeri del capitolo X, come tutti i cristiani sono dei catechisti.
Evidentemente, chi sono questi cristiani che si sentono catechisti? sono quelli che fanno comunità, quelli che accettano Cristo, sono quelli che cercano di pensare come Cristo, di vivere come Cristo, di amare come Cristo.
La comunità non sono il numero dei battezzati della Parrocchia, questo e chiaro.
Però bisogna tener conto di questo contesto, cioè di un gruppo di cristiani che ha preso sul serio la propria fede, vive la propria fede e testimonia la propria fede.
Poi il documento di base chiama la catechesi occasionale, cioè attraverso la parola testimonianza in tutti gli ambienti, dice, secondo i propri ambienti e secondo le proprie situazioni personali.
Se c'è questa comunità di base, è chiaro che poi è facile astrarre da questa comunità di base quelli che sono i catechisti ufficiali, i veri operatori di catechesi, a cui e dedicato il capitolo X.
E qui mi rifaccio a quello che diceva lui, con la frase famosissima del documento di base che dice che: "Una comunità parrocchiale si qualifica dai catechisti che ha e dal modo con cui sa preparare i propri catechisti".
Ed ora entriamo nel suo discorso.
Io penso che non sarebbe male fare un discorso approfondito sulla preparazione dei catechisti, tenendo proprio i tre grossi concetti del capitolo X.
Cioè, prima di tutto il catechista è un testimone, secondo è un insegnante, terzo è un educatore.
Adesso, noi dovremmo chiederci: che cosa debbiano fare affinché questi catechisti siano veramente dei testimoni?
Che casa dobbiamo fare perché siano dei testimoni?
Cosa vuoi dire essere un testimone? lì lo dice anche, cita S. Giovanni, ciò che noi abbiamo visto, ciò che abbiamo sentito, ciò in cui abbiano creduto adesso ve lo annunciamo.
Evidentemente un discorso di testimonianza e di catechisti suppone un discorso di una profonda vita spirituale ed allora lì, nella loro formazione, si dovrebbe innestare tutta una profonda vita spirituale, sacramentale, la Messa, la comunione, la meditazione, proprio una profonda vita di grazia, la quale poi si manifesta nella loro condotta esterna, di modo che la gente possa dire di loro: si vede che quella persona crede veramente.
Un catechista che non abbia questa profonda vita spirituale, anche se fosse psicologicamente e teoricamente preparato, sarebbe un cimbalo …
Nella formazione credo che bisogna tener conto prima di tutte di quest'aspetto profondamente spirituale e cristiano.
La seconda cosa, come insegnati.
Voi mi insegnate che c'è una preparazione remota e una preparazione prossima, ora, una scuola di formazione di catechisti deve tener conto della preparazione remota, perché la preparazione prossima è quella che poi fanno loro stessi.
La preparazione remota presuppone una profonda conoscenza del mistero cristiano, da possederla in modo tale che qualunque questione facciano durante il loro catechismo, qualunque argomento trattino, sappiano sempre riportarlo al punto focale e nello stesso tempo dal punto focale possano arrivare a qualunque questione pratica, insomma possedere veramente il senso del mistero cristiano.
Quindi ci vuole una scuola teologica non comune, non facile, non semplice, soprattutto anche fatta in termini solfo molto moderni.
E poi evidentemente ci vuole una preparazione psicologica perché conoscano questi ragazzi che hanno davanti, ed anche una preparazione metodologica, cioè sapere veramente fare catechismo.
E da ultimo dice che sono degli educatori, evidentemente bisogna anche indirizzarli su questa strada, quindi una formazione di catechisti come educatori dovrebbe insegnare proprio loro come debbono trattare il ragazzo; come debbono essere vicini al ragazzo, non solo durante l'ora del catechismo, ma durante tutta la settimana, come devono interessarsi per vedere come il ragazzo traduce nella liturgia e nella vita morale ciò che ha appreso nella lezione di catechismo, il rapporto che hanno con le famiglie, il rapporto che hanno coi maestri, il rapporto che hanno coi sacerdoti.
Quindi è un discorso amplissimo che bisogna fare.
Quindi, riassumendo, partendo dalla loro disponibilità di base, in quanto loro sono l'espressione di una comunità che ha accettato e che vive Cristo, fare tutto questo lavoro di formazione e poi la comunità, la quale veramente, ufficialmente, attraverso una funzione liturgica, li deputa a nome della comunità stessa a coltivare questi ragazzi, perché questi ragazzi, a loro volta, diventino maturi nella fede e membri attivi della comunità.
Mi pare che le linee programmatiche non siano difficili da trovarsi tenendo appunto conto della pista che ci da il documento di base che sinceramente a me è piaciuto proprio tanto.
Non vorrei aggiungere altro.
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