Ritiro del 7/9/1969
1 - Gli attributi di Maria hanno la loro radice in Gesù Crocifisso
2 - Prerogative di Maria
3 - Maria giunge ad essere , per l'opera di Gesù, un principio attivo
4 - Maria come manifestazione del Padre
5 - La visione del dolore non deve essere mai disgiunta da quella dell'amore
6 - Tutto deve essere riferito a Gesù Crocifisso
7 - Maria è madre della pietà cristiana
8 - Nostri proponimenti: coltivare la devozione alla Madonna
L'argomento intorno al quale vorrei soffermarmi oggi riguarda la Madonna, le cui prerogative e funzioni hanno la loro radice in Gesù Crocifisso perché tutto è stato dato in vista di Lui e per Lui.
Qualunque diminuzione fatta nei riguardi di Maria comporta una diminuzione nei riguardi di Gesù: in Maria abbiamo infatti il capolavoro della Redenzione.
Consideriamo ora gli attributi di Maria e in primo luogo quello di "Immacolata"; per definizione dogmatica sappiamo che tutto è stato dato a Maria in previsione dei meriti che Gesù avrebbe conquistato sulla croce.
Anche la stessa assunzione in cielo è la manifestazione completa, piena, definitiva dell'opera di Gesù, opera che si completa con la risurrezione della nostra carne e con la vita eterna, anche corporale.
Tutte le prerogative della Madonna, commediatrice, corredentrice, Madre di Dio, della Chiesa e Madre nostra, prerogative che ne riassumono tutte le funzioni più eccelse, sono fondate nell'opera e nei meriti di Gesù.
Gesù con questa esplicita perfezione riassume tutto quello che ha voluto operare nella Madonna per noi e ce la offre come madre proprio ai piedi della croce, come frutto del suo Sangue versato, del Suo amore immenso.
Capolavoro di redenzione e madre dell'umanità redenta
Noi dobbiamo perciò considerare la Madonna nelle sue due prerogative: di capolavoro di Redenzione e di Madre dell'umanità redenta; quindi coloro che non hanno verso la Madonna quei sentimenti filiali, quelle disposizioni proprie a farla venerare, onorare e considerare, non si possono dire propriamente cristiani.
Maria è il massimo dono di Gesù
Maria è il massimo dono di Gesù; Maria ci offre Gesù, non nel modo con cui anche noi possiamo concorrere ad offrirlo al mondo, ma in un modo del tutto particolare; Maria ci offre Gesù come il frutto in cui ha impegnato tutta la Sua vita; ce lo offre come madre Sua e come madre nostra, esprimendo la quinta essenza delle Sue funzioni, che hanno le loro radici nell'opera redentrice di Gesù.
Gesù opera nel nostro essere
Gesù non ci adorna, non ci abbellisce, non ci purifica in modo estrinseco e materiale; Egli opera profondamente in noi, non tanto nell'ordine dell'avere quanto nell'ordine dell'essere.
Gesù ci fa rinascere, ci ricostruisce, ci rigenera, ci rende capaci di azioni nuove, ci dispone ad entrare in relazione con Dio come Padre e a considerarci tra di noi come fratelli.
Quando si agisce sull'uomo non gli si danno semplicemente cose, mezzi, onori esterni, ma si cerca di rigenerarlo, di crescerlo dall'interno e di portarlo, come ha fatto Gesù, ad un modo d'essere superiore che lo renda conscio di essere figlio di Dio, partecipe della divina natura, capace di amare e conoscere Dio come Dio ama e conosce se stesso.
L'opera di Gesù si attua e si manifesta talmente nella Madonna che essa giunge ad essere un principio attivo e non soltanto riflessivo di Gesù.
Maria dunque è il frutto massimo di Gesù Crocifisso, frutto che trova la sua manifestazione proprio nell'essere Madre di Dio e Madre nostra.
Maria dunque è in Gesù, con Gesù, per Gesù la massima manifestazione del Padre.
È errato dire che la Madonna aggiunge alle prerogative di Dio la dolcezza e l'amore, quasi che Dio non fosse la dolcezza per essenza e la misericordia infinita; ma Dio manifesta il suo essere radice di ogni paternità e perciò di ogni maternità proprio attraverso la Madonna.
Solo soggettivamente parlando possiamo dire che la Madonna aggiunge come una nota di dolcezza, di intimità, di familiarità ai nostri rapporti don Dio.
Poiché, psicologicamente, siamo abituati a considerare uniti, ma in un certo senso anche disgiunti il Padre e la Madre, ai quali attribuiamo prerogative, funzioni, sentimenti diversi, così ci sembra che si debba aggiungere qualche cosa alla Madonna.
In realtà, tutto è compreso nella paternità di Dio ed ogni cosa prende l'essere e il nome da Dio che rimane al di sopra e al di là di qualsiasi manifestazione che può avvenire nel campo delle creature; quindi la Madonna ci aiuta veramente a capire al massimo in Gesù la paternità del Padre.
La Madonna ci aiuta anche a capire, sempre in Gesù, per Gesù e con Gesù, lo Spirito Santo, l'amore che è tra il Padre e il Figlio e per opera del quale il Verbo si è incarnato e nel quale Spirito Santo noi cresciamo in Dio come Figli di Dio.
La Madonna è in Gesù la massima manifestazione del Padre in una creatura; manifestazione che comporta il dono del Padre.
Maria ci dispone alla comprensione di Gesù, del Padre, dello Spirito Santo
Soltanto alla luce della Madonna noi possiamo comprendere fino in fondo che cosa significhi essere figli del Padre e fratelli fra di noi; capire come, per Gesù, noi possiamo e dobbiamo essere padri a nostra volta; e intendere fino in fondo quella unione nuziale che Dio vuole stabilire con ciascuno di noi, unione che in modo insuperabile ha stabilito con la Vergine.
Unione nuziale che ci dispone ad essere uniti con Dio, così come il Figlio e lo Spirito Santo sono uniti con il Padre; senza la Madonna tutto si vanifica, non si capisce più né Gesù né il Padre, né, per quanto è possibile, lo Spirito Santo.
Maria ci introduce nel mistero della Incarnazione, Passione e Morte di Gesù
La considerazione di Maria ci introduce singolarmente nel Mistero della Incarnazione, Passione e Morte di Gesù e successivamente nel mistero della Trinità.
Il mese di settembre è dedicato a Maria Addolorata ed una insufficiente valutazione ci indurrebbe a pensare che essa compatisca con Gesù soltanto ai piedi della croce.
Maria compatisce con Gesù fin dalla Annunciazione
In realtà la Madonna ha cominciato a compatire con Gesù fin dal momento dell'Annunciazione.
Isaia ci conferma che Maria conosceva le profezie e sapeva che Colei che avrebbe generato l'Emanuele ne avrebbe poi offerto la carne e il sangue per la sofferenza, per la morte; essa sapeva che il suo assenso all'Angelo rendeva possibili queste sofferenze, e dava inizio al sacrificio di Gesù il Salvatore.
La nota patetica che si può rilevare in S. Luca nella descrizione dell'Annuncio, non è originata dalla preoccupazione di Maria di rinunciare alla Sua Verginità, ma dalla visione del sacrificio a cui Gesù, fin dall'inizio della Sua vita, era destinato.
Confermano questa versione le parole di Simone, il quale disse, allorché venne portato al Tempio, che una spada avrebbe trafitto il cuore della Madonna, e la Madonna era consapevole di quella spada che già cominciava ad affliggerla, anche se il momento culminante del dolore si sarebbe verificato sulla croce.
Quindi la Vergine è Addolorata fin dall'inizio.
Non bisogna tuttavia disgiungere mai dalla visione del dolore, la visione dell'amore che ne è alla base e sarebbe errore gravissimo considerare separati il dolore dall'amore di Gesù e di Maria.
Compatire con Gesù e Maria significa con-soffrire di una sofferenza che assume significato e valore nel momento in cui essa partecipa dell'amore che ha condotto al patimento Gesù e Maria.
La sofferenza deve essere considerata come la massima partecipazione dell'amore di Dio.
Chi guarda a Maria Immacolata unicamente considerandone il dolore o riflettendo tutt'al più sui peccati, causa di quel dolore, ha una visione parziale sia della Vergine Addolorata che di Gesù in croce.
Spetta particolarmente a noi che, contemplando il Crocifisso, gli rivolgiamo l'attributo di "Amabilissimo", essere consapevoli della grandezza dell'amore che ha causato tanto dolore.
La Madonna, apparendo quale Addolorata a Luigi Musso ( divenuto poi Fra Leopoldo ) e rivolgendogli le seguenti parole: "Ricordati di quanto ha sofferto mio figlio" ( novembre 1897 ) non intendeva farlo soffermare soltanto sui dolori di Gesù, ma farlo partecipare dell'amore da cui i dolori erano causati.
Perciò i dolori, i patimenti, le difficoltà, tutto ciò che ci affligge, in ordine alla salute, all'edificazione, alla stessa nostra debolezza spirituale, alla ingenerosità, alla non corrispondenza, tutto deve essere considerato e accettato per Gesù e costituisce un alimento stesso al Suo amore.
Tutto deve essere riferito a Gesù Crocifisso perché qualunque dolore ha una radice nel peccato che Gesù espia sulla croce; il dolore che noi proviamo deve essere ordinato a Cristo e non deve essere solamente motivo di lamentela.
I lamenti, come moti spontanei di dolore, sono umani e giustificati: Gesù stesso ha pianto e si è commosso; il dolore e le lacrime hanno la loro giustificazione naturale e in un certo senso sono collegati alla natura che Gesù ha creato, sono moti che in sé non hanno nulla di cattivo, ma che anzi denunciano a loro modo una situazione di cose frutto diretto o indiretto della infedeltà degli uomini.
Bisogna però non lasciarci indurre dalle difficoltà e dai dolori a trarre argomenti atti a distaccarci da Gesù e da Maria, a farci ripiegare su noi stessi, a permetterci di nutrire pensieri pessimistici o considerazioni poco caritatevoli verso gli altri.
Impariamo perciò a fare di ogni nostra esperienza di dolore, affinché essa non sia inutile e dannosa, una occasione di conformità a Gesù Crocifisso.
Conformità che ci insegna in modo particolare la Vergine Immacolata, che noi dobbiamo considerare come madre e quindi anche come maestra e protettrice nel nostro sforzo di accettare il dolore.
Il predicatore ha detto molto bene che la Madonna è Madre della pietà cristiana, cioè madre dello spirito di devozione filiale che dovrebbe pervadere tutto il nostro essere e farci agire come figli del Padre.
Oggi il mondo manca dello spirito di pietà, non soltanto perché ne viene sottovalutata la pratica personale, individuale; ma soprattutto perché i problemi del mondo, le ingiustizie, i soprusi, i patimenti personali sono considerati non secondo uno spirito filiale, ma secondo uno spirito di denuncia, di contestazione, di protesta.
Valutando bene questo spirito di denuncia ci accorgeremo che esso è sostanzialmente blasfemo, impietoso e costituisce una caratteristica dell'ateismo pratico così diffuso negli uomini d'oggi.
Non si pone rimedio ai problemi del mondo con lo spirito di protesta, di contestazione, di denuncia, poiché esso produce altri mali, come la divisione fra le generazioni, fra le classi, fra le nazioni, l'odio, la discriminazione ingiusta, il rancore.
Lo spirito di pietà permette di risolvere i problemi del mondo
Lo spirito veramente risolutivo, atto a costituire un rimedio nel suo primo prodursi, è lo spirito di pietà, che permette di risolvere i vari problemi, considerati sempre alla luce del Padre.
In questo mese di settembre, proponiamoci di coltivare una devozione profonda, sentita, vibrante verso la Madonna, devozione che susciterà in noi una sensibilità filiale e guiderà i nostri giudizi, le nostre azioni.
Adoperiamoci per sviluppare e fare accettare agli uomini lo spirito di pietà che deve essere alla base della costruzione del mondo nuovo.
Il Concilio ha voluto esaltare la Madonna come Madre della Chiesa, come Madre dell'umanità. ( Conc. Ecum. Vat. II, Lumen Gentium 68 )
La Costituzione del Concilio attuale, pur difendendo tutte le definizioni relative alla Chiesa, evidenzia quella che la definisce come popolo di Dio.
Il Concilio ha messo poi in particolare rilievo, per quanto riguarda l'opera della Chiesa per rapporto all'umanità, che la Chiesa è sacramento dell'unione dell'uomo con Dio e dell'unità di tutto il genere umano.
Nostro compito è di collegare questi temi, trattati con cura particolare dal Concilio, per leggerli secondo lo Spirito Santo; nostro dovere è considerare quei documenti come ispirati, senza preoccuparsi delle discussioni fatte in aula dai vari vescovi o suscitate sui giornali e sulle riviste dai vari teologi e scrittori.
Accogliamo questi documenti come provenienti dalle mani di Dio e disponiamoci a leggerli con spirito di fede, lasciando ad altri il compito di confrontare per una analisi critica le varie posizioni dei vescovi e dei teologi.
La ricerca storica, pur avendo la sua importanza, non è essenziale per la comprensione dei documenti, così come per la comprensione del Vangelo non è fondamentale sapere chi fossero Luca e Matteo.
Ci basti sapere che si tratta di parola ispirata da Dio, di parola scritta con l'assistenza dello Spirito Santo, con l'aiuto del quale noi ci disponiamo a leggerla e a meditarla.
In obbedienza agli scritti del Concilio disponiamoci perciò a rigenerare lo spirito di pietà filiale che procede particolarmente dalla devozione alla Madonna, non solo con formule e con preghiere, ma con l'atteggiamento derivante dalla nostra nuova disposizione interiore.
Ciò che ci può rendere fratelli è la cosciente accettazione di un Padre e di una Madre comuni, accettazione che susciterà sentimenti sempre più affettuosi, più profondi, più continuati sia verso il Padre e la Madre che verso i fratelli del mondo, rendendo così possibile l'unità a cui tutto il genere umano è destinato.
Desidero terminare con un'ultima considerazione che mira a sottolineare come lo spirito di pietà filiale non sia mai disgiunto dalla fiducia, dalla confidenza, dall'abbandono in Dio.
Nella misura in cui noi ci abbandoneremo con fiducia a Dio, coltiveremo lo spirito filiale e cresceremo nella pietà, non tanto di pratiche, che pur hanno la loro importanza, ma di spirito e di animazione interiori.
Un periodo molto difficile si prospetta per il mondo, per il paese, per la patria, per la città, per l'Unione, per il gruppo: molte difficoltà si presentano, tanti problemi chiedono una soluzione.
Facciamo perciò in modo che i giorni futuri ci trovino, per il nostro rinnovato e approfondito ricorso alla Madonna, sempre più fiduciosi, più confidenti, più abbandonati a Dio, da cui noi trarremo alimento per la nostra vita.