Ritiro del 8/12/1971
1 - Introduzione
2 - Rapporto: Immacolata e Gesù Crocifisso
3 - Rapporto: Immacolatezza e Maternità
4 - L'albero deve fruttificare
5 - La Madonna e la Chiesa
6 - La Madonna modello d'amore
7 - Impegno apostolico
8 - Caratteristiche del nostro impegno: l'amore materno
9 - Significato dell'Amore: generare il Cristo negli altri
10 - L'opera dello Spirito Santo
11 - L'Annunciazione
12 - La Croce, momento più alto della partecipazione
13 - Valore della difficoltà
14 - Pericolo della staticità, la sterilità
15 - Criterio dell'apostolato
16 - Ecclesialità dell'amore materno
Sarò brevissimo, per darvi modo di meditare, di pregare personalmente, visto che stamattina di tempo per questo ce n'è stato così poco.
Spero che la ricerca, di una brevità che sia essenziale, non vada a nocumento della comprensione di ciò che voglio dire.
Questa mattina il Padre ha insistito, come premessa, sull'Immacolata come il più bel frutto della Redenzione.
Dice appunto la "Lumen gentium" che la Madonna è presente in modo sublime in vista dei meriti del Figlio suo. ( Conc. Ecum. Vat. II, Lumen Gentium 56 )
Poiché noi siamo Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, noi dobbiamo sempre collegare intimamente Gesù Crocifisso e l'Immacolata, per poter capire la nostra vocazione.
Meditazione sul titolo dell'Unione
Perciò la riflessione, la meditazione abituale sul titolo programmatico e sui rapporti tra le varie parti di cui questo titolo si compone è veramente essenziale.
Ora è evidente che il cuore è aperto da questa meditazione sul Crocifisso e dal rapporto fra Immacolata - Crocifisso e Crocifisso - Immacolata.
Quello che mi preme, come secondo punto, è richiamare alla vostra attenzione i rapporti fra l'Immacolatezza della Madonna, frutto sublime della Redenzione, della Passione e Morte del Signore e la Sua maternità: è il secondo tema di oggi.
La "routine" pericolo della vita religiosa.
Quando noi pensiamo all'Immacolata e la diciamo senza peccato e piena di grazia siamo portati, per abitudine, a banalizzare.
La superficialità e la routine, anche se di fede, costituiscono per la vita consacrata, per la vita religiosa e per noi un estremo pericolo, perché tutto si fa piatto e non più capace di darci sempre luce nuova, slancio nuovo e vita nuova.
Per non essere condizionati da questa routine, io vi inviterei a collegare l'attributo dell'Immacolatezza con quello della maternità, maternità di Cristo Figlio di Dio e maternità verso la Chiesa.
Approfondendo questo concetto, riusciremo a capire meglio che cosa sia e il peccato e la pienezza della grazia e la carità; altrimenti, tendenzialmente, il peccato diventa una macchia e la santità la pienezza della grazia, o la vita divina in noi una presenza formale come un vaso contiene un oggetto e non di più, riducendo così, poco per volta, la nostra vita di fedeltà cristiana e catechistica ad una osservanza più o meno formalistica, ad una ricerca più o meno egoistica del "sentirsi" a posto e non dell'"essere" a posto.
Se l'albero non dà frutto - dice Gesù - questo albero non serve a niente e va reciso ( Lc 13,6-7 ) - e poi ancora che - Lui è la vite e noi, per rapporto a Lui, i tralci, affinché portiamo frutto. ( Gv 15,1-2 )
Senza frutto e frutto profondo, noi non saremo conformi alla virtù, né potremo dirci veramente seguaci dell'Immacolata.
L'Immacolatezza è nella Madonna una disponibilità, una preparazione che opera in Lei per renderla Madre.
C'è un rapporto strettissimo, e non semplicemente di ornamento, tra Immacolatezza e maternità.
L'Immacolatezza non è una sorta di bellezza generica di Colei che poi diventerà madre, ma è la premessa per diventare madre del Cristo, Figlio di Dio, e medre della Chiesa.
Quindi, queste qualità vanno viste non tanto come ornamento, ma in ordine alla fecondità dell'essere della Madonna.
La Immacolatezza, a cui la Madonna corrisponde perfettamente, oltre ad esentare dal peccato, si produce come fede incomparabile, come perfezione della Sua carità, come disponibilità assoluta della Sua obbedienza, sul fondamento della Sua ineguagliabile umiltà.
Il terzo punto è quello sul quale io vorrei soffermarmi di più.
Nella Lumen gentium vi è una espressione singolare, che vi vorrei sottoporre e che è propria del tema di oggi.
Al punto 65, che porta il titolo: "La virtù di Maria che la Chiesa deve imitare", si dice così: "A sua volta la Chiesa, mentre persegue la gloria di Cristo, diventa più simile alla sua eccelsa figura, progredendo continuamente nella Fede, Speranza e Carità e in ogni cosa cercando e seguendo la divina volontà.
Onde, anche nella sua opera apostolica, la Chiesa giustamente guarda a Colei che generò Cristo, concepito appunto dallo Spirito Santo e nato dalla Vergine per nascere e crescere anche nel cuore dei fedeli per mezzo della Chiesa.
La Vergine infatti, nella sua vita, fu un modello di quell'amore materno del quale devono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini".
Quindi la Madonna ci è modello e, in un certo senso, in ordine a Cristo, sorgente di quell'amore, che è un amore materno e che deve essere proprio di tutti coloro ( gli Apostoli ) che vogliono cooperare alla rigenerazione degli uomini nella visione apostolica della Chiesa.
Ed è questa una giornata preziosissima per esaminarci su questo punto capitale.
Siamo Catechisti, quindi figli prediletti della Madonna, perché più da vicino la seguono, la imitano, l'assecondano, ma per essere veramente i figli dell'Immacolata, frutto della Croce, dell'Immacolata, che è tale per essere poi Madre di Dio e Madre dell'umanità, bisogna che esaminiamo qual'è l'animazione del nostro impegno apostolico.
Noi non siamo apostoli "ad ore", e, in quanto consacrati, non facciamo soltanto degli atti di apostolato, ma abbiamo offerta tutta la nostra vita come apostolato.
Noi dobbiamo essere Catechisti e non semplicemente fare il Catechismo o atti Catechistici.
Ebbene, qual'è l'amore che ci anima, quell'amore cioè che ispira, che muove, che sostiene, che conclude, non soltanto le nostre diverse azioni, ma tutto il nostro modo di essere, che deve essere un modo d'essere apostolico.
Abbiamo mai pensato di esaminare se vi siano le caratteristiche materne in questo nostro impegno?
La prima caratteristica, come possiamo vedere della Madonna, è un amore materno, nella misura in cui esso ha l'iniziativa in Dio.
Così come la Madonna è resa madre dallo Spirito Santo, noi parimenti partecipiamo a questo amore materno in modo attivo coltivandolo nel nostro cuore nella misura in cui accettiamo e rispondiamo all'iniziativa di Dio.
Quindi un amore che è iniziativa dello Spirito Santo dentro di noi.
Se il nostro amore e il nostro apostolato sono ancora mossi da una prevalente nostra iniziativa, evidentemente siamo ancora distanti dal modello di amore materno che la Madonna ci offre.
Amore che non è un generico atteggiamento più o meno sentimentale o benevolo nei confronti di quelli che ci stanno davanti, né semplicemente filantropico, inteso a procurare questo o quel servigio.
È un amore che deve tendere a generare il Cristo, il Figlio di Dio incarnato, in coloro che sono oggetto del nostro amore e vicendevolmente generare gli altri a Cristo.
La direzione deve essere questa: una intenzione, un movimento che tende non semplicemente a servire, ma a far essere, a far crescere.
E siccome non si può essere davvero sino in fondo, non si può crescere se non nascendo in Cristo e crescendo con Lui, non c'è alternativa per noi.
Questa deve essere perciò l'intenzione e la finalizzazione del nostro amore, nella convinzione che soltanto nel concorso a generare Cristo negli altri o gli altri a Cristo veramente si tende ad una ricreazione, per così dire, radicale degli altri e ad un loro vero, definitivo sviluppo.
Quindi è un amore che ha iniziativa in Dio, un amore che è davvero ispirato, mosso, sostenuto, concluso, dallo Spirito Santo.
L'opera dello Spirito Santo non è di dare una luce qualunque, un consiglio qualunque, una saggezza qualunque, ma di dare quel consiglio, quella saggezza, quella sapienza, quella fortezza, che è Cristo Signore o che si culmina in Lui e nella Sua crescita in noi.
Questo amore materno è un amore nella tribolazione e nelle difficoltà, di cui esso si alimenta.
È un amore che partorisce con dolore e nel medesimo tempo si entusiasma, si alimenta con la stessa sofferenza; difatti il rapporto materno tra madre e figlio, da un punto di vista naturale, a detta degli psicologi, si consolida e addirittura si instaura soprattutto nel momento del parto, là dove la donna soffre terribilmente; e infatti il pericolo del parto indolore è che venga radicalmente alterato o compromesso il rapporto tra madre e figlio, il rapporto di maternità.
Soltanto le cose che passano attraverso la prova della difficoltà e della sofferenza, poiché esse sono il vaglio dell'amore e la dimostrazione che ci doniamo veramente, sono veramente durevoli e fruttuose.
Il predicatore ci ha detto stamattina che alcuni teologi moderni hanno individuato in questa verità: Maria partecipe dell'umanità di Cristo, il nodo centrale intorno a cui sviluppare tutta la mariologia.
Ha anche detto che il momento dell'Annunciazione rappresenta il culmine della partecipazione della Madonna alla umanità di Cristo, concetto che non condivido completamente.
Questo è certamente un momento culminante, il momento in cui non soltanto nel cuore, ma nella carne di Maria il Figlio di Dio viene a formarsi e ad assumere una natura umana, che è in sviluppo.
E la Madonna partecipa a questo sviluppo, che non è da concepirsi in termini puramente fisici, ma anche sapienziali e di grazia.
La maternità della Madonna, poiché essa è colei che più da vicino partecipa all'umanità di Cristo, si realizza proprio quando Gesù sulla Croce la rende madre di tutto il Suo popolo con le parole: "Ecco tua madre". ( Gv 19,27 )
Ed è proprio in quel momento che si manifesta la massima partecipazione della Madonna all'umanità di Cristo.
Diventa madre dell'età più adulta e più matura di Cristo, dove Egli davvero realizza in pienezza la volontà del Padre e l'offerta della sua umanità al mondo.
Il nostro contatto con Cristo si realizza solo nella sua Passione e Morte, perché lì la sua umanità, è come uno sviluppo della incarnazione.
Si è dato a noi incarnandosi e si dà più ancora a noi immolandosi e offrendosi addirittura da mangiare la sua carne immolata e da bere il suo sangue versato.
Quindi la partecipazione della Madonna all'umanità di Cristo, per quanto abbia il suo inizio con l'annuncio, ha il suo perfezionamento proprio sulla croce.
Non c'è possibilità di avere comunione con Cristo e con la Vergine se non passando per la Passione e Morte del Signore.
Quindi, tanto per una teologia che per una mariologia, è centrale e fondamentale partire dalla Croce.
Poiché la Croce è il fondamento e il punto di arrivo di tutto ( Cristo è risorto proprio perché crocifisso ).
Così sulla Croce la Madonna diventa madre nostra e particolarmente madre di Cristo, perché partecipe di quell'offerta.
Quindi è nella tribolazione, nella difficoltà, nel superamento di noi stessi che noi dobbiamo scoprire la sorgente più importante del nostro atteggiamento materno da cui deve essere animato il nostro apostolato.
Noi dobbiamo sentire la difficoltà, non come qualcosa di inopportuno, ma veramente come il momento decisivo, dove si perfeziona sino alla fruttuosità l'animazione materna del nostro amore apostolico.
È per questo che i santi hanno usato certe espressioni come "o soffrire o morire", in rapporto all'umanità, all'apostolato, alla Chiesa, alla crescita del Regno di Dio.
Se rimaniamo bloccati nella nostra azione apostolica dalla difficoltà, dalla prova, dall'incomprensione e non sappiamo, con animo veramente materno, sentire che è giunto il momento del parto proprio attraverso queste difficoltà, accettate in un certo modo, per dare la vita agli altri, il nostro apostolato non è sicuramente fecondo!
L'amore materno ha un carattere di continuità, poiché la madre è legata al figlio per sempre; perciò bisogna combattere tutte le bizzarrie, le stranezze, le superficialità, le discontinuità che può avere il nostro apostolato.
Esso deve essere continuo e permanente, anche se coloro che sono oggetto del nostro impegno ad un certo momento se ne vanno per la loro strada e fisicamente non li incontriamo più; ricordiamoci che nei loro confronti, non soltanto virtualmente, ma abitualmente, dobbiamo coltivare una animazione materna e sentirli come coloro a cui abbiamo concorso a dare la vita e che dobbiamo continuare così fino alla fine.
Se siamo stati veramente apostoli nei loro confronti, si stabilisce un vincolo insopprimibile, così come tra la madre e il figlio.
Tutto è oggetto del nostro apostolato: quel che ci capita di incontrare, quel che ci viene offerto nella preghiera, nella meditazione, nell'obbedienza.
Non possiamo esimerci e dire "non riesco, non mi piace, io vorrei …", così come un padre, una madre non possono dire: "i miei figli non mi piacciono più, questo non è intelligente, questo non è sano, questo non è buono, ed allora io li abbandono".
L'apostolato, che è partecipazione alla croce di Cristo, deve essere ravvivato, come esorta la Chiesa, da una animazione materna.
Esso deve essere modello di quell'amore materno del quale devono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica della Chiesa cooperano.
L'amore materno, che è generativo, guarda soprattutto all'essere e allo sviluppo, così come Gesù è venuto a questo mondo perché avessimo la vita e l'avessimo abbondantemente.
Tutti coloro che sono oggetto delle nostre cure devono essere pensati per rapporto a tutto e in unione con tutti e Dio deve essere voluto in ognuno di loro.re materno, nella sua degenerazione, accaparra, vuol tenere per sé.
Un vero amore materno si propone invece lo sviluppo pieno che si ha soltanto quando l'oggetto dell'amore, il figlio, riesce ad orientarsi, ad ordinarsi, a compiersi per rapporto al Tutto, a Dio come totalità, da cui derivano tutte le cose, da cui deriva la totalità creata, degli uomini, degli eventi, della storia.
Ecco perché è ineliminabile il rapporto con la Chiesa, dove si celebra l'unità dell'uomo con Dio e mediante la quale si stabilisce l'unità di tutto il genere umano.
Quindi ecclesiale è la dimensione di un amore materno autentico da cui dobbiamo animare il nostro apostolato.
È un amore materno che partecipa dell'amore della Chiesa, che porta alla Chiesa, che la incrementa e che la indica a coloro che ne sono fuori.
Termino con la considerazione che proprio oggi noi abbiamo rinnovato e rinnoveremo ancora questa sera, la nostra consacrazione a Dio come Catechisti di Gesù Crocifisso e di Maria SS.ma Immacolata, quindi come apostoli sempre e dovunque, in tutto e per tutto sempre animati, avendo come modello quell'amore materno che è proprio della Madonna e che è proprio della Chiesa ad imitazione della Madonna.