Ritiro del 9/3/1997
1 - Differenza tra il regno delle tenebre e la libertà
2 - Troppi cristiani esitano a fare una scelta
3 - Conoscere il desiderio di ogni persona
4 - Dio è un provocatore
5 - Chi erano questi messaggeri?
6 - I suoi nemici incendiarono il tempio
7 - Tu devi scoprire cosa hai messo nella tua anima
8 - Operare una scelta profonda
9 - Il primo carisma da vivere è quello dell'unità
10 - Ora "se un regno è diviso in se stesso, come potrà sussistere?"
11 - Cedere purché lui cresca
12 - Perché annunci Gesù?
Mi pare che la riflessione che il Signore vuole che continuiamo sia la grossa differenza tra il regno delle tenebre e la libertà della sua ammirabile luce.
Purtroppo in questi anni troppo poco, oppure male, oppure superficialmente, noi abbiamo considerato come sia recettivo il nostro nemico; e dunque gli abbiamo lasciato spazio, contravvenendo a ciò che perfino l'apostolo Pietro aveva raccomandato con tanta chiarezza: "Non date occasione al diavolo", che significa anche: non fategli spazio.
Perché una delle notizie che non dobbiamo mai dimenticare è che la Svizzera non esiste, cioè che un territorio neutrale della nostra esistenza e specialmente del nostro spirito non esiste, come non esiste una terza via: o si è di Dio oppure non si è di Dio.
Il problema è che troppi cristiani, salvati dall'Agnello immolato, esitano a fare una scelta e non tutti hanno chiaro ( forse neanche noi ) che cosa significhi compiere delle scelte.
Le scelte sono spesso dolorose perché implicano il concetto di rinuncia.
Quando una persona deve scegliere qualche cosa, valuta i pro e i contro con la propria intelligenza, che è quella facoltà psicologica che ci permette di indagare la realtà che ci circonda e su quanto è prevedibile del nostro futuro.
Interviene poi la volontà che ci spinge verso una parte piuttosto che un'altra, tenendo presenti i canoni di interpretazione che abbiamo scelto.
Parlando molto più semplicemente, l'intelletto indaga, la volontà dà un ordine in base a ciò che si è scelto all'inizio, in base alla direzione di marcia che si è scelta.
La volontà dunque non opera che in obbedienza al desiderio e il desiderio è molto più del soddisfacimento delle necessità corporali; è anche questo, ma è innanzi tutto la ricerca di una piena realizzazione di sé e quindi di qualcosa che ci gratifichi.
È molto importante conoscere qual è il desiderio di ogni persona.
Nessuno fa niente per niente, neppure Dio.
Ogni cosa che facciamo la facciamo per ottenere qualche cos'altro; ci aspettiamo una risposta per ciò che abbiamo fatto.
Secondo la fisica, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria: è una legge della natura e fa parte delle leggi spirituali di Dio, perché non potrebbe essere nella natura ciò che prima non è in Dio.
E dunque se, a livello fisico abbiamo questa evidenza, ancora di più questo è evidente nello spirito.
Neppure Dio fa qualche cosa senza aspettarsi una reazione.
Da quando il peccato è stato introdotto dall'uomo nel mondo a causa di satana, da quel momento l'uomo non è più in grado di conoscere adeguatamente il pensiero di Dio, perché non è più in comunione con Dio e Dio per farsi conoscere ha dovuto provocare l'uomo, lo ha dovuto ammonire come abbiamo sentito nella prima lettura.
"In quei giorni, tutti i capi di Giuda" - Giuda era centro politico e spirituale e i suoi capi erano sia politici: il re con i suoi ministri, sia religiosi: il sommo sacerdote con il sinedrio e tutte le grandi famiglie dei leviti che abitavano intorno a Gerusalemme - "tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà". ( 2 Cr 36,14 )
Non le loro ribellioni, semplicemente le loro infedeltà: non furono fedeli al patto che avevano accettato.
Non che avevano stipulato: è Dio che si è impegnato, sin dai tempi di Abramo, è Dio che ha dato le dieci parole di libertà e il popolo le ha accettate.
E in questo consiste l'alleanza: Dio propone e l'uomo accetta.
I capi di Giuda si astennero dunque dal loro patto.
Perché? Perché evidentemente il loro desiderio non era più quello.
In questi ritiri noi abbiamo già affrontato diversi temi che spero abbiano provocato ripensamenti, riflessioni, esami di coscienza.
Ritornando all'origine della vostra vocazione bisogna chiedersi se il desiderio è ancora quello dell'inizio oppure, per tante cause: l'abitudine, l'aridità, la stanchezza, la delusione… il desiderio non è più quello.
Nella lettera agli Eb13,8 l'autore ci ricorda: "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre".
Questo significa che la visione di Dio non può essere cambiata.
Sarà cambiata la società, la cultura, ma non la visione e neppure la promessa e se c'è stata una promessa essa si realizzerà.
Però attenzione: in questo libro delle Cronache abbiamo degli insegnamenti molto importanti non solo per quello che accadde ad Israele, ma per quello che può accadere all'Unione Catechisti.
"E il Signore Dio mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché amava il suo popolo e la sua dimora". ( 2 Cr 36,15 )
I giudici oppure i profeti: i profeti ricordavano l'alleanza accettata e i giudici operavano perché il popolo ritornasse all'unione con Dio.
Ma nonostante questo, "essi si beffarono dei messaggeri di Dio": ( 2 Cr 36,16 ) non interessava, ormai avevano già operato un'altra scelta interiore.
Esteriormente agivano come sempre, come diceva il profeta Geremia: "I vostri sacrifici, i vostri atti di culto non li posso sopportare. ( Gr 6,20 )
Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. ( Is 29,13 )
Per questo li ho lasciati in balia degli avversari".
E qui dice esattamente la stessa cosa: "Essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole". ( 2 Cr 36,16 )
Essi si beffarono dunque dei richiami, degli ammonimenti, del ricordo di Dio, schernirono i suoi profeti e allora "l'ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine senza più rimedio". ( 2 Cr 36,16 )
Dio si adira, prova sentimenti, perché è persona, però Dio è anche misericordioso, è il Signore della vita e non è lui che castiga; quando l'ira del Signore arriva al culmine, egli non agisce più, lascia che tu raccolga ciò che hai seminato.
"Quindi i suoi nemici incendiarono il tempio", cioè il luogo della comunione con Dio: non esistendo più comunione, era ovvio che il luogo della comunione fosse distrutto.
Non è quindi Dio che ha prodotto la distruzione, ma il popolo, i sacerdoti e i capi di Giuda, perché si sono staccati dalla promessa.
Poi, come sappiamo, "diedero alle fiamme tutti i palazzi, distrussero tutte le case più eleganti": deportazione, prigionia, sofferenza.
In tutto questo abbiamo un ammonimento molto pressante, in primo luogo a scoprire una buona volta chi stiamo servendo; perché se l'orientamento di ciascuno non è uguale, allora non si sta costruendo, ma distruggendo.
"Chi non raccoglie con me, disperde" ( Mt 12,30 ), dice il Signore: allora bisogna che a un certo momento, dapprima singolarmente, si analizzi concretamente in ogni momento il perché si stanno facendo determinate cose, ricordandoci che non possiamo mentire né a Dio né a noi stessi, a meno che non siamo posseduti dal demonio il quale ci toglie la coscienza di noi stessi e ci impedisce di essere liberi, ma non nel tuo spirito: molti santi furono indemoniati per anni, ma questo non impedì loro di essere santi.
Nessuno può entrare nel tuo sancta sanctorum se tu non lo fai entrare, tu devi scoprire che cosa hai messo nel luogo più prezioso della tua anima.
Diamo per scontato che tu voglia seguire il Signore, che tu lo ami più di te stesso, che tu lo voglia far conoscere agli altri, che tu abbia messo a sua disposizione tutte le tue competenze umane, psicologiche e spirituali: tutto questo fa parte della tua vocazione cristiana in quanto battezzato.
Ma in quanto Unione Catechisti tu e solo tu, facendoti aiutare dal tuo direttore spirituale, devi scoprire qual è il tuo vero desiderio, perché altrimenti rischi di affaticarti inutilmente, continuando a macerarti, quando hai nascosto perfino a te stesso che il tuo desiderio non è più quello degli inizi, è cambiato.
Se tu senti che questa non è la tua chiamata, non puoi gravare i fratelli che ami dei tuoi pesi.
Perciò o ti liberi di questi pesi oppure cerchi di capire dove veramente il Signore ti chiama.
In entrambi i casi, si tratta di operare una scelta profonda, vera, onesta, in primo luogo nei confronti di te stesso e in secondo luogo nei confronti di Dio.
Perché ho detto prima di stesso e poi di Dio?
Perché tu non puoi servire Dio, se prima non sai che cosa stai facendo.
Se tu credi di voler servire, ma in realtà porti solo le tue pesantezze, le tue difficoltà, tu stai dando spazio al diavolo; se tu non scopri ciò che veramente ti muove, se Gesù crocifisso redentore non è il tuo amore, allora che chiamata stai seguendo?
Tutti amano Gesù, ma a ciascuno lo Spirito di Dio dà una manifestazione particolare di questo amore, perché noi non siamo Dio in cui è presente tutto l'arco dell'amore.
Noi siamo delle creature e per questo c'è il meraviglioso dogma della comunione dei santi in cui ognuno porta il suo colore specifico, la sua sfumatura e tutti componiamo il Corpo di Cristo in cui tutto è presente.
Tu devi scoprire ciò che vuoi veramente, perché non ti capiti di dire: Voglio questo o quest'altro, ma praticamente stai operando in direzione opposta, non ti sei messo nell'onestà e nella disponibilità per servire veramente il Signore.
E dove la preghiera è presente, questo si avverte: lo Spirito di Dio è presente dentro di noi, in tutti noi, e lo fa sentire quando non c'è unione.
Se l'unione non c'è ancora, allora si potrebbe parlare al massimo di "Gruppo di Catechisti del SS. Crocifisso".
Ma se si parla di "Unione dei Catechisti" , allora vuol dire che il primo carisma da vivere è quello dell'unità.
Unità con chi? È ovvio: prima di tutto con Gesù crocifisso.
Si tratta veramente di ritornare su se stessi; è inutile fare un ritiro al mese se poi non cambia mai niente.
Questo io non lo so, però a giudicare dai presenti sembra che il numero diventi sempre più esiguo ogni volta che ci incontriamo. C'è qualcosa che non va.
È chiaro: la parola di Dio non ha mai accarezzato nessuno, la parola di Dio, che è verità, scarnifica, ma bisogna essere presenti a noi stessi per sapere fino a che punto vogliamo essere scarnificati, fino a che punto ci lasciamo crocifiggere, fino a che punto vogliamo essere con lui sulla croce.
Questo è essere corpo di Cristo, in questo consiste il dogma della comunione dei santi, su questo si fondano le indulgenze: sulla partecipazione al sangue versato sulla croce per partecipare alla sua risurrezione e alla sua gloria.
Non era evidente questo nella seconda lettura di oggi?
"Per grazia siete stati salvati… Da morti che eravamo per i peccati ci ha fatti rivivere in Cristo, con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatto sedere nei cieli in Cristo Gesù per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia, mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù": ( Ef 2,5-7 ) per le sue piaghe siamo guariti.
"Per questa grazia siete salvi mediante la fede, non mediante le opere perché nessuno se ne possa vantare". ( Ef 2,8-9 )
Ecco un'altra tentazione: la vanagloria: "Ma Signore, io ho dato a te la mia vita, ma io ti voglio servire, ma io ti voglio seguire, quindi mi devi trattare bene, quindi mi posso vantare di questo cammino…"
No, sei salvo per grazia, non per le opere.
Tutto quello che fai o è una conseguenza di quello che credi, oppure è una ipocrisia.
Tu hai accondisceso all'alleanza che Dio ha fatto con te quando ti ha chiamato a far parte di questa Unione, e ora che cosa fai? chi stai servendo?
Se le cose vanno male non è colpa di Dio: non permettere che la sua ira giunga al culmine così che egli lasci il suo tempio e le conseguenze avvengano.
Se lasci spazio al diavolo, egli se lo prende; se sei servitore della divisione, è chiaro che a un certo momento non si parlerà più di "Unione" ma solo di "Gruppo"; e se non ti dai da fare per essere crocifisso con Gesù, in Gesù, per Gesù, come puoi pretendere che questa unità si faccia?
Come puoi addossare agli altri le difficoltà della famiglia e non riconoscere mai i tuoi errori?
Non si può costruire qualche cosa accusando gli altri, perché è esattamente quello che è successo alla torre di Babele, dove tutti parlavano la stessa lingua ma tutti avevano un progetto diverso.
Se non si fa qualche cosa, ma seriamente, per venire a capo delle vere difficoltà; se nessuno è disposto a cedere sulle proprie posizioni; se nessuno esercita l'umiltà di dire come Gamaliele: "Se questa cosa viene da Dio è inutile lottare perché tanto si realizzerà", ( At 5,39 ) come dice il Sal 2,1-4: "Cosa si mettono a complottare i re della terra contro il Messia, contro l'Unto del Signore?
Se ne ride il Signore dall'alto dei cieli"; se nessuno fa questo, niente cambierà.
Ma se io penso di avere ragione? Va bene, ma intanto renditi disponibile a cedere.
Gesù aveva ragione e lo ha dimostrato, ma non con violenza, con ira, con aggressività: egli si è fatto innalzare come il serpente di Mosè, perché guardassero a lui e riconoscessero: Ecco il peccato ed ecco la salvezza.
Se non sei disposto a cedere - dirò una parola forte - non so che cosa tu stia a fare qui dentro; sei un intruso e non stai portando l'unità.
Se non si respira la pace ( dovrebbe dire ognuno per sé ), potrebbe essere per causa mia, perché non sto servendo Gesù, ma la mia idea di Gesù; non sto servendo questo carisma, ma la mia idea di questo carisma; non mi sto fidando dello Spirito Santo, ma sto dicendo io allo Spirito che cosa deve fare; non sto mettendo in dubbio la mia credibilità o la mia onestà, ma quella degli altri.
C'è qualcosa che non va: Satana è l'accusatore e se la mia opera all'interno della mia famiglia, della mia opera, della mia congregazione, della mia Unione Catechisti, della mia parrocchia si limita all'accusare gli altri, io sono di satana.
Gesù non chiede solo il perdono per noi, ma trova anche una giustificazione, una scusante: "Non sanno quello che fanno".
Se sono solo pronto ad accusare, so già a quale chiesa appartengo: a quella del Divisore.
Se invece io sono disposto a cedere purché lui cresca, allora forse posso dire che da ora non guardo più il peccato degli altri, voglio lavare le mie vesti nel sangue dell'Agnello, per le sue piaghe sono stato guarito e voglio che la mia veste sia pronta per la cerimonia nuziale.
Ma tu aspetti il ritorno di Gesù, come i cristiani del primo ventennio?
Che cosa ti spinge a vivere in un certo modo? Un moralismo?
Ma noi non siamo stati salvati dalle leggi, ma per grazia; noi non possiamo trasformare la fede in Gesù in una morale, perché la morale non viene prima della fede, ne è una conseguenza.
Per che motivo sei nella tua congregazione, sei nella parrocchia, sei catechista?
Per un senso generico di filantropia, di irenismo a buon mercato?
No: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso! ( Lc 12,49 )
D'ora in poi in una famiglia di cinque, tre contro due e due contro tre": ( Lc 12-52-53 ) devi decidere da che parte stare.
"Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito la tenebre alla luce". ( Gv 3,19 )
Quando punti la luce di Gesù contro un tuo fratello è perché tu vuoi stare nell'ombra.