Ritiro del 13/4/1997
1 - Ci saremmo aspettati che Gesù dicesse qualche cosa di diverso
2 - Aprì la loro mente
3 - Accettare il Cristo così come egli è
4 - La conversione e il perdono dei peccati
5 - Non viviamo più sotto la legge
6 - Chiunque invocherà il nome del Signore
7 - Vuoi che la parola di Dio si realizzi dentro di te?
Probabilmente noi ci saremmo aspettati che Gesù dicesse qualche cosa di diverso quando appare ai suoi apostoli, ai suoi discepoli, alla sua Mamma e soprattutto non ci saremmo attesi questa sottolineatura: "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare il terzo giorno e nel suo nome saranno predicate a tutte le genti…". ( Lc 24,46 )
Cosa? il lieto annuncio? No, qui nel vangelo di Luca non si parla di lieto annuncio, o meglio, si parla di lieto annuncio, ma non come lo pensiamo noi.
Che cosa viene dunque predicato nel nome di Gesù? "La conversione e il perdono dei peccati".
Ora, per noi che veniamo 2000 anni dopo, questa sembra una cosa quasi scontata, però attenzione: cerchiamo di non perdere nessuna delle cose contenute nelle Scritture.
Infatti Gesù si fa toccare, si fa guardare, mangia di fronte ai discepoli per far vedere di essere veramente vivo e dopo che ha fatto questo apre le loro menti all'intelligenza delle Scritture.
Amici carissimi, noi ormai abbiamo fatto molti mesi di cammino di riflessione sulla parola di Dio e su vari temi che la parola di Dio e gli insegnamenti di Gesù ci pongono innanzi, alcuni anche inquietanti.
"Allora aprì la loro mente all'intelligenza delle Scritture": ( Lc 24,45 ) questo è un fatto fondamentale.
Dove per intelligenza non si intende ovviamente il quoziente intellettuale di una persona, ma, secondo l'etimologia del termine, realmente intus legere, cioè leggere dentro alla parola di Dio.
Leggere dentro a ciò che Dio ci rivela di se stesso e di noi non potrebbe essere colto e neanche assimilato se non per opera dello Spirito Santo.
Perché la Scrittura operi in noi quel cambiamento radicale, occorre innanzi tutto allontanarsi da noi stessi per avvicinarci al Signore e per compiere questo bisogna che siamo disponibili a rinunziare a noi stessi.
Questo è un tema nella vostra spiritualità, ma anche di tutte le esperienze di Chiesa: lontani da noi stessi e vicini a Dio.
Quanto è facile dirlo e quanto è difficile farlo!
Questo atto si compie nella misura in cui non abbiamo paura di Dio, è qualcosa che deriva da un incontro: finché non avremo fatto un incontro esperienziale con la persona di Gesù, noi non riusciremo ad attuare la vera umiltà, ma sempre porremo di fronte a noi, nel nostro cammino spirituale le nostre capacità, convinti che questa sia la strada giusta.
La grazia dello Spirito Santo apre la nostra intelligenza a scoprire ciò che Dio dice ciascuno di noi personalmente.
Finché la parola di Dio non diventa ostica, nel senso che ti scuote, che ti rode all'interno, che ti mette in crisi, è solo un solleticare le orecchie con discorsi allettanti per la nostra intelligenza, così si esprime s. Paolo.
Ma aprire l'intelligenza a comprendere le Scritture significa essere disposti ad accettare il Cristo così come egli è, anche dove non ci fa piacere, anche dove la sua presenza è un'accusa per noi.
Perché è un'accusa? Perché non siamo la sua ripetizione.
Quanto abbiamo riflettuto su questo in questi mesi!
Essere battezzati significa, in parole povere, essere legati a Gesù, come diceva s. Paolo: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me". ( Gal 2,20 )
Ora, perché Cristo viva in me, io devo essere disposto a lasciarlo vivere, devo essere disposto a lasciar fare a lui, perché finché sono io che comando, lui non potrà vivere.
Ossia c'è, ma è chiuso in uno stanzino; è presente nella nostra vita ma solo nella misura in cui lo lasciamo fare.
Non perché egli non abbia potere, ma perché non ci fa violenza.
Sebbene per il battesimo noi riceviamo il triplice potere di Cristo, profetico, regale, sacerdotale, egli non è operante in noi se non nella misura in cui lo lasciamo fare.
Quale la responsabilità della libertà umana!
Viene predicato a tutte le genti "la conversione e il perdono dei peccati".
La conversione nel senso biblico: nell'A.T. si trattava di un ritorno all'alleanza, al patto che Dio aveva fatto: "Tu sei il mio popolo, io sono il tuo Dio e tu non ti allontanerai da me, vivrai nella mia legge e avrai le mie benedizioni".
Ma la conversione nel nome di Gesù è qualcosa di più; non si tratta di un fermarsi e di un ritornare indietro, si tratta invece di un fermarsi e fare un passo in avanti e in questo sta il segreto della vita nuova: lasciare che sia lui a vivere in noi.
È un tema molto complesso che fa riferimento alla duplice economia: della legge e della grazia.
Nell'Antica alleanza ciò che guida il cammino degli uomini è la legge e quindi l'essere conformi a Dio consiste nell'essere conformi alla sua legge e questo ti dà i benefici della legge.
Ora, la legge non è qualcosa di negativo, anzi, la legge è buona, è come una lampada, che però rischiara la tua iniquità, mette in luce i tuoi limiti e ti dice: Attenzione, devi stare in questo ambito.
Invece la grazia è una luce che mette in risalto la santità di Dio.
Ora noi non viviamo più sotto la legge, ma sotto la grazia, perché siamo nella Nuova alleanza.
Lo siamo di fatto, però singolarmente, individualmente noi viviamo come persone del Nuovo Testamento o viviamo ancora nell'A.T. cioè obbedienti alla legge?
La legge è importante, ma la luce della grazia è più importante, perché è una relazione affettiva con Dio; vi è la stessa differenza che corre tra la religione e la fede, su cui abbiamo già riflettuto.
La religione è un'esecuzione di atti, la fede è un'adesione del cuore: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me" ( Is 29,13 ).
Noi stiamo vivendo sotto la legge o sotto la grazia?
Ossia, dobbiamo compiere determinati impegni oppure lo vogliamo fare?
Perché nella vita interiore il nucleo del cambiamento, il centro che ti fa essere in una vita nuova è ciò che veramente vuoi.
Ora, bada bene, non c'è nessuno che si possa sostituire a te nella decisione di quello che vuoi fare nella tua vita.
La parola di Dio ti mette in chiaro determinate cose, ma anche dopo l'apertura all'intelligenza delle Scritture, se tu non vuoi, esse per te resteranno sterili, perché ci vuole la tua collaborazione.
"Chiunque invocherà il nome del Signore e lo proclamerà con la propria bocca sarà salvato". ( Rm 10,13 )
Che cosa significa invocare e proclamare?
"In vocare" = chiamare dentro: chiunque chiamerà dentro di sé il nome del Signore, chiunque desidera con tutto se stesso, con tutto il proprio cuore, con tutta la propria mente, con tutte le proprie forze, che il nome del Signore sia presente dentro di sé con la sua efficacia, cioè vorrà che si realizzi in lui il nome del Signore, cioè Gesù, cioè "Dio salva", sarà salvato.
Ora, in che misura io desidero che il nome di Gesù sia presente dentro di me?
Non si tratta più di dare molte dimostrazioni sulla parola di Dio, essa è chiara, è evidente; ora si tratta della tua consapevolezza, della tua disponibilità, di ciò che veramente tu vuoi.
Quando si presentò a Gesù il centurione romano e gli disse: "Io so che tu hai autorità; non c'è bisogno che tu venga a casa mia, basta una tua parola ed essa si realizzerà.
Anche per me è così, nel mio campo", Gesù meravigliato dice: "Avete visto?
In Israele non ho trovato nessuno che avesse una fede pari alla sua" e risponde al centurione: "Va', ti sia fatto secondo la tua fede", ( Mt 8,9-13 ) cioè secondo il tuo abbandono, secondo la tua fiducia, secondo ciò che desideri si realizzi dentro di te.
Tu puoi conoscere tutta la parola di Dio, ma allo stesso modo vuoi che essa si realizzi dentro di te?
Se avete già letto il cap. 8 della lettera ai Romani ( Rm 8 ) vi rendete conto di come sia evidente la promessa di Dio e di come il commento di san Paolo sia un incoraggiamento meraviglioso a compiere questo atto di fiducia che dipende solo da noi.
Una vita nuova Dio ce l'ha promessa, ma non si avvererà finche non decideremo di lasciargli spazio.
Chiediamo al Signore che la conversione e il perdono dei peccati diventino il fondamento e l'inizio di una vita nuova.
Ecco perché Gesù chiede come prima cosa l'apertura all'intelligenza delle Scritture.
Signore, decidiamo che per il dono dello Spirito, tutta la tua parola diventi carne dentro di noi, ossia sia concretizzata, diventi una realtà viva, quotidiana.