Ritiro del 11/5/1997
1 - La carità è l'ossigeno entro cui si muove lo Spirito Santo
2 - Lo Spirito Santo
3 - Il Veni creator
4 - Lo Spirito Santo è Persona
5 - Lo Spirito Santo con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato
6 - Ma il tuo cuore dov'era?
7 - L'adorazione alle cinque piaghe
8 - Il peccato di empietà
9 - Mettiamo quella situazione davanti Gesù
10 - Sono capace di cedere
11 - Siamo polvere
12 - Spirito Santo è amore
13 - Non porre sul piedistallo la tua autorevolezza
14 - Avere il coraggio di abbandonare tutto
15 - L'adorazione alle cinque piaghe
Quest'oggi vogliamo introdurci alla presenza del Santo dei Santi, per un grande momento di verità e di umiltà per costruire l'unità.
Perché è inutile che ci nascondiamo dietro un filo d'erba e facciamo finta che tutte le cose vadano bene; è inutile che facciamo discorsi sulla carità se poi rimangono discorsi.
La carità non è l'amore umano, non è frutto delle capacità umane, non è frutto del nostro sforzo, è invece il risultato di un cuore innamorato di Gesù, è amore allo stato puro: carità = amore di Dio.
Vivere nella carità, significa respirare, mangiare, dormire, essere, stare in comunione in Dio: carità = comunione non solo con Dio, ma in Dio.
Allora abbiamo bisogno di un tempo in cui permettiamo a Dio di entrare e di trasformare la nostra vita: questa è un'opportunità che ci è offerta.
Avremo un momento di riflessione profonda e chiederemo anche a Gesù, presente in mezzo a noi nel mistero dell'eucaristia, di guarire le nostre ferite, di fasciare le nostre piaghe, come medico delle anime e dei corpi.
Ma non crediate che questo sia un lavoro a senso unico: Gesù potrà operare questa guarigione a livello spirituale, a livello psicologico, anche a livello fisico, solo se tu collaborerai con lui.
Lo Spirito Santo che lui ti vuole mandare perché tu sia plasmato, lo Spirito Santo che proviene direttamente dal cuore di Dio, è l'amore del Padre, è la gioia del Padre, è l'amore del Figlio, è il sogno del Figlio.
Entrambi sono pazzamente innamorati dello Spirito Santo, perché lo Spirito Santo è quanto il Padre e il Figlio hanno di più prezioso.
Anzi, vi dirò che lo Spirito Santo è ciò che noi abbiamo di più prezioso, di più importante; non c'è niente che venga prima dello Spirito Santo.
Neppure l'eucaristia che è dono dello Spirito Santo: senza l'invocazione allo Spirito Santo, quel pane resta pane; neppure il perdono dei peccati nella confessione, che è frutto dello Spirito Santo; così come il battesimo e qualunque altra cosa.
Allora noi vogliamo che questo sia un tempo in cui desideriamo un incontro personale con lo Spirito Santo.
Da molto tempo nella Chiesa sapevamo che esisteva uno Spirito Santo, ma probabilmente - e voi ne avete fatto più esperienza di me - l'unica cosa che si sapeva dello Spirito Santo era il Veni creator e di questo meraviglioso inno nemmeno si capiva tutto.
Tra parentesi, il Veni creator è l'inno della Chiesa indivisa; tutta la Chiesa, cioè chiunque, di qualsiasi denominazione riconosce che Gesù Cristo è il Signore, ha come inno che l'accomuna il Veni creator.
Per molti secoli, dopo l'epoca patristica, si è dimenticata la centralità dell'opera dello Spirito Santo.
C'erano state molte eresie nei primi secoli della Chiesa che riguardavano la persona di Gesù e questo ha certamente focalizzato l'attenzione sulla seconda Persona della SS. Trinità e può aver distolto l'attenzione dalla terza Persona.
Probabilmente ancora adesso molti cristiani immaginano lo Spirito Santo come una specie di vapore che galleggia nell'aria; se poi si tratta di un cristiano abbastanza impegnato, riesce probabilmente a definire lo Spirito come fuoco o come un vento, perché forse si ricorda che il giorno di Pentecoste si è presentato così; se poi è un cristiano molto sodo, allora si ricorderà di Ez 47: l'immagine del Tempio da cui esce molta acqua ed identificherà lo Spirito Santo con questa acqua.
Sono tutte cose vere, belle e importanti; ma attenzione: non sono lo Spirito, sono solo la sua manifestazione visibile, come Gesù è la manifestazione visibile del Dio invisibile.
Ciò che costituisce la persona sono le sue idee, la sua volontà, il suo atteggiamento, i sentimenti, i progetti, il dialogo, la comunione: questa è la persona che poi si manifesta in determinate altre cose.
Allora io sono molto di più del mio corpo e posso avere dentro di me tante cose che non riesco ad esprimere, perché sono più grandi di quello che posso manifestare.
Un modo di non dare valore allo Spirito Santo è quello di considerarlo esclusivamente nelle sue manifestazioni: vento, fuoco, acqua…
Non dimentichiamo mai che, prima di qualsiasi altra cosa, lo Spirito Santo è Persona, è un IO, ha una sua individualità, unica, divina, inconfondibile con quella del Padre e del Figlio, anche se è una cosa sola con loro.
E non è che queste cose che stiamo ricordando siano scontate; sono scontate qui, nella testa, sono cose su cui siamo stati catechizzati, ma che non abbiamo ancora sperimentato.
Lo Spirito Santo è Dio, come il Padre e il Figlio, e noi lo diciamo senza pensarci quando recitiamo il Gloria o il Credo: "Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e ha parlato per mezzo dei profeti".
Dunque lo Spirito Santo è Signore, colui che ha autorità, proprio come Gesù che è il Dominus, colui che ha un'autorità acquistata a prezzo del suo sangue.
Lo Spirito santo dà la vita: "Lo Spirito aleggiava sopra le acque informi"; prima ancora che ci fosse la vita, lo Spirito Santo era già presente; prima ancora che tutte le cose avessero un senso, già lo Spirito Santo c'era.
Lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio.
Questo "procedere" è un concetto difficile: diciamo che lo Spirito santo è colui che è mandato ed è allo stesso tempo ricevuto dal Padre e dal Figlio, ma non è semplicemente che il Padre mandi o riceva lo Spirito Santo e lo Spirito obbedisca; questo essere mandato e ricevuto non è qualcosa di subìto da parte dello Spirito Santo, è una cosa efficace.
Con questo abbiamo una vaga idea di cosa significa "procedere" dal Padre e dal Figlio.
Chiedetevi se quello che dite nel Credo lo fate per davvero: adorate lo Spirito Santo?
Gli date gloria o vi limitate a recitare qualche preghiera che sapete a memoria senza neanche pensarci?
"Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me" ( Is 29 ).
Stiamo molto attenti, perché le devozioni saranno splendide, ma mettono un po' a riposo il nostro cervello e la nostra partecipazione: quando una cosa la sai a memoria, non ci pensi su e ti senti a posto perché tanto la preghiera l'hai detta.
Le devozioni sono solo un mezzo non un fine, ci mettono dentro delle idee, ci aiutano a riflettere su certe cose quando non abbiamo la capacità di farlo, ma non sono il fine.
Tu hai recitato ( è la parola giusta! ) quella preghiera, ma il tuo cuore dov'era?
Adorare che cosa vuol dire? Portare ad os, cioè alla bocca, quello che tu hai nel cuore, non quello che gli altri hanno nel cuore, anche se sono santissimi; quello che gli altri hanno nel cuore ti può essere di aiuto, ma non sostituisce il tuo cuore, non può, non deve, perché tu non ti chiami san Tizio o san Caio; tu non sei loro, la loro testimonianza ti aiuta, ma non ti sostituisce.
S. Agostino era solito dire: "Colui che ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te".
E dunque nessuno di noi si senta a posto se ha recitato qualcosa senza che il suo cuore partecipasse.
E su questo punto c'è una riflessione scottante che è giunto il momento di fare.
Nel '700 agli attori che dovevano intrattenere ogni giorno le persone ricche e oziose che trascorrevano le giornate nei teatri e che perciò dovevano continuamente cambiare repertorio, veniva consegnato un "canovaccio", cioè uno schema che costituiva come lo scheletro della commedia che dovevano recitare e il resto era lasciato all'inventiva, all'intelligenza, alla volontà, alla competenza degli attori stessi.
Ricordiamoci bene che qualsiasi forma di preghiera, scritta o mnemonica, deve essere come un canovaccio e non può sostituire la nostra iniziativa, altrimenti sarebbe stato inutile che Dio ci avesse fatti unici ed irripetibili.
Tu non diventerai santo come Domenico, ma come te stesso, anche se ti lascerai guidare e ti farai aiutare dalle idee e dalla vita di san Domenico, dalle sue virtù che però devi incarnare a modo tuo, non a modo suo.
Tu non sei la fotocopia, non sei clonato su san Domenico.
E allora la meravigliosa adorazione alle cinque piaghe è interessantissima, ma attenzione: non è il fine è solo il mezzo, l'adorazione alle cinque piaghe non può essere la conclusione; qualsiasi forma di struttura non conclude la nostra partecipazione al mistero di Cristo: la prelude, l'aiuta, la sostiene.
Adoro le piaghe di Gesù, adoro Dio Padre e lo Spirito santo, ma come?
A quello che fanno gli altri io non devo partecipare? Questo è fanatismo.
Il fanatico è colui che crede di essere a posto di fronte a Dio perché esteriormente ha compiuto qualche cosa, ma dentro di sé non ha cambiato niente.
Fare dei gesti esteriori pensando che bastino per acquistare la santità è sbagliato: le opere sono una conseguenza e se vengono prima costituiscono un motivo di orgoglio spirituale: io sono bravo perché ho detto tre rosari, cinque adorazioni, sono andato dai poveri…
Queste sono opere della carne che producono orgoglio e vanità, ma Paolo dice che "ogni vanto ci è stato strappato dalle mani" ( Rm 5,3 ): noi non possiamo vantarci di nulla, perché siamo stati salvati gratuitamente, non perché ce lo siamo guadagnato, ma perché Lui è buono.
Allora tutto cambia, tutto è diverso e se qualcosa non gira per il verso giusto all'interno del cammino della comunità è perché si è lasciato ad altre cose lo spazio che doveva essere dato a Dio; si è messo a riposo il cuore, si è diventati uomini di religione e non di fede.
Poiché ho fatto l'adorazione a Gesù crocifisso, sono a posto. Non è affatto vero!
Perché non devi fare l'adorazione, devi essere in adorazione; allora potresti anche non recitare quelle certe parole, perché l'adorazione è uno stato di vita, e quando diventa qualcosa che fai è fuori di te, non sei più tu.
La preghiera non è qualcosa che tu fai, è qualche cosa in cui tu sei; la preghiera non sono le preghiere: Padre nostro, Ave Maria…
Questi sono dei canovacci, ma molto deve essere lasciato all'iniziativa, alla partecipazione personale, perché finché il tuo cuore non si apre, non hai spazio per Dio e adori te stesso.
È il peccato di empietà: "hanno sostituito Dio con immagini umane, pur avendo la capacità di scorgere nella creazione i riflessi dell'amore di Dio, hanno pervertito il loro cuore e sono diventati empi, al posto di Dio hanno messo se stessi" ( Rm 1,17 ss. ).
Se i frutti che si raccolgono all'interno della comunità, non sono i frutti dello Spirito, allora c'è qualche cosa che non va: vuol dire che non stiamo adorando l'unico vero Dio in spirito e verità, stiamo adorando noi stessi.
Sono io che comando, sono io che decido e tutto deve ruotare in funzione mia.
Allora questo è il momento in cui ci dobbiamo impegnare, ma non comunitariamente perché io ci credo poco alle scenografie; deve essere invece un vero profondo continuo stabile cammino di pentimento personale.
E cioè: "Signore, riconosco che in questo e quest'altro caso io non ho scelto per te; ho scelto ciò che faceva più comodo a me e ho propagandato, lancia in resta, che avevo ragione io.
E invece non ne avevo nessuna, tu solo hai ragione".
E se poi un mio fratello o una mia sorella sbaglia, io non guardo, a me non interessa e questo è un frutto più difficile ancora, questo è veramente divino; se questo accade, sappiate che è accaduto un miracolo.
Tu non ti fai santo se l'altro si fa santo, è il contrario: l'altro diventa santo se tu diventi santo e quindi a me non importa proprio niente se mio fratello sbaglia.
Non si tratta di essere menefreghisti ( Sbagli? Peggio per te! ), ma di non fare della fragilità o degli errori altrui la nostra preoccupazione umana; facciamone piuttosto una preoccupazione divina, spirituale e cioè mettiamo quella situazione davanti Gesù.
Quando? Una volta al mese quando ci troviamo per il ritiro?
No, tutti i giorni e, perché no?, tutte le notti: Gesù passava le notti adorando il Padre in spirito e verità.
Allora qui hai un altro termometro per capire se sei legato o no alla tua comunità.
Ti senti il giudice della comunità, o il Cristo che si fa solidale con tutti gli uomini, che si fa peccato, che prende la sua parte di sofferenza pur non meritandola perché gli altri abbiano la salvezza?
Sei solo capace di puntare il dito oppure, nell'umiltà, fai e dici la verità e una volta che questo è stato fatto, punto e basta?
Che non vuol dire che non t'importa niente, anzi tu pensi sempre a tuoi fratelli e sorelle e desideri con tutto il tuo cuore, con tutto il tuo amore, con tutte le tue forze, con tutta la tua anima che diventino più santi di te.
Allora sei sulla buona strada, ma finché questo non avviene tu sei fuori strada.
Mi scuso se sono molto tagliente, ma penso che i ritiri siano fatti apposta perché ci sia crescita spirituale; non siamo qui per una conferenza, ma per stare davanti a Gesù: lui è lì e ci sta guardando tutti.
Allora dobbiamo lasciare che il suo sguardo ci entri dentro e dirgli: "Signore, ma io sono come te?
Cioè sono capace di cedere tutto e di farmi crocifiggere?"
"Cristo Gesù, pur essendo di natura divina non considerò un tesoro prezioso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.
Per questo ( cioè perché ha umiliato se stesso ) Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome e nel nome di Gesù ogni ginocchio si piega, nei cieli, sulla terra e sotto terra e ogni lingua proclama che Gesù Cristo è il Signore".
Questo inno meraviglioso dovrebbe l'inno di ciascuno di noi.
Se vuoi bene alla tua comunità, se ami l'ispirazione che lo Spirito Santo ha concesso alla Chiesa del XX secolo e cioè che nascesse questa Unione Catechisti, con determinate prerogative e con determinati fini, scopi e progetti che sono nel cuore di Dio, allora smettila di guardare la cornice del quadro, comincia a guardare il quadro e all'interno del quadro c'è Lui, non il fratello.
Se vuoi bene all'Unione Catechisti devi cercare l'unità non fra di voi ( non ci sarà mai ), l'unità con Lui; l'unità non è data dal tenersi per mano, ma dalla convergenza di tutti verso quel punto che ha sconvolto l'universo; l'unità nasce dal cuore di Dio.
In tutti questi mesi ( e chiedo scusa se mi sbaglio ) ho avuto il sospetto che si cerchi l'unità umana non quella divina che ti mette in crisi, ti costringe a cambiare.
Cercare l'unità in Dio significa essere disposti a cedere, lasciare fare da Dio, per me più importante di tutto.
Sulla riva del lago di Galilea, dopo la risurrezione, Gesù chiede a Pietro: "Pietro, mi ami tu?". ( Gv 21,15 )
Ci sono due verbi in greco che indicano l'amore: agapao che significa un amore totale, che supera quello per ogni altra cosa o persona, anche se stessi ed è quello che Gesù chiede a Pietro; e fileo, cioè voler bene, che è la risposta, onesta, sincera, di Pietro.
Tre volte la domanda agapao e tre volte la risposta fileo e tutte e tre le volte riceve il mandato: "Pasci le mie pecorelle, pasci i miei agnelli".
Al Signore non interessa tanto la tua efficacia e la tua competenza, quanto piuttosto la tua disponibilità.
"Lui sa di che siamo plasmati, sa che siamo polvere" e non si spaventa per questo perché lui ha abbastanza potere e abbastanza potenza per fare di questa polvere un capolavoro.
Lo fece già all'inizio della creazione: prese della polvere, ne formò l'uomo e poi gli insufflò il suo spirito ed esso divenne il capolavoro della creazione: "E Dio vide che era cosa molto buona".
Allora non ti devi spaventare della tua inutilità, della tua fragilità, della tua debolezza, del tuo passato forse non sempre secondo un amore, perché Dio stesso non guarda il tuo peccato.
Abbiamo già riflettuto su questo: lui ha preso il peccato, lo ha inchiodato sul legno della croce ed è morto; perché tu non ti riprendessi il peccato, ci si è messo lui davanti: dunque il nostro peccato è dietro le spalle di Gesù.
Lui non lo vuole vedere, vuole vedere piuttosto la nostra disponibilità, il nostro sì.
Allora in questo tempo in cui siamo alla meravigliosa presenza di Gesù nel mistero dell'eucaristia, dobbiamo approfittarne e tu, come facente parte dell'Unione Catechisti bisogna che ti rendi conto se finora hai vissuto l'amore per la vocazione che hai ricevuto a tal punto da amare i tuoi fratelli più di te stesso.
Cioè, questa è l'Unione dei Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria Immacolata o è Unione dei Catechisti di Tizio, Caio e Sempronio?
È facilissimo che succeda, non dobbiamo spaventarcene, ma dobbiamo dircelo, dobbiamo dire: "Signore, io finora non ho tirato acqua al tuo mulino, ma al mio, perché era più comodo, non mi dovevo mettere in discussione".
Solo un povero, solo l'umile sarà disposto ad entrare nella crisi; chi non lo è, si sentirà sempre a posto e al di sopra degli altri.
Come sfuggire ad un pericolo così grave? Con l'aiuto dello Spirito Santo.
Abbiamo accennato prima che lo Spirito santo è amore.
L'amore è più che una caratteristica di Dio, è proprio Dio ed essendo Dio questo amore purissimo, più l'amore è alto e più è fragile, è delicato oltre che potente.
Lo Spirito santo è una Persona che ama e questo Amore allo stato divino, così puro, così alto, così sublime, così meraviglioso basta poco perché sia ferito; è come l'amore semplice di un bambino che quando è tradito diventa diffidente.
Facciamo le debite proporzioni perché Dio è sempre Dio, ma è per capire il tipo di relazione che deve intercorrere tra te e la Persona dello Spirito Santo, che ti ama e desidera di essere in comunione con te.
E che vuol dire "essere in comunione con lo Spirito santo"?
Vuol dire passare da un tempo per la preghiera alla preghiera nel tempo, che è un'altra cosa.
Se la preghiera non è le preghiere, ma è uno stato di relazione con Dio, allora vuol dire che per vivere in comunione con lo Spirito Santo, che ti mette in comunione con tutta la Trinità e dunque ti fa vivere il tuo carisma, qualunque esso sia, tu devi essere una preghiera vivente nel tempo; qualunque cosa tu faccia devi essere con lui.
Uno potrebbe dire: sono cose infantili, devozionali.
No, è proprio il setaccio invece e anche molto fine, perché prima che tu possa compiere qualcosa in comunione con la Trinità, ma specificamente con lo Spirito Santo, dovrai passare per il fuoco della ragionevolezza.
Ossia la tua mente, la tua intelligenza si rifiuterà di compiere ciò che ai tuoi occhi appare banale o infantile, perché tu hai la tua dignità da mantenere, tu hai la tua sapienza, la tua autorevolezza da difendere.
Allora ti dico di nuovo: ritorna al cap. 1 della lettera ai Romani ( Rm 1 ) e non porre sul piedistallo la tua autorevolezza, la tua buona fama, la tua dignità.
Uno solo è degno di essere adorato, glorificato, esaltato e il suo nome è il più alto tra tutti i nomi ed è nel suo nome che ogni ginocchio si piega: tu non hai nessuna dignità da difendere; la tua dignità si chiama Gesù.
Ricordiamocelo bene: tutto ciò che siamo, tutto ciò che facciamo proviene da altrove.
"Tu non avresti nessun potere su di me, se questo potere non ti fosse stato dato dall'alto", dice Gesù a Ponzio Pilato; e il centurione che va da Gesù per chiedere la guarigione del suo servo, dice: "Io so che tu hai autorità come io ho autorità": se io dico di fare una cosa, egli la fa, se tu dici di fare una cosa questa avverrà, perché tu hai autorità.
La nostra autorità - come abbiamo letto nel Vangelo di stamattina - non ci è data dalla nostra competenza, dal nostro cammino spirituale o da qualsiasi altra cosa, la nostra autorità è la sua.
Se vi ricordate la meditazione di sei mesi fa sui doni di Gesù Cristo: potere regale, profetico, sacerdotale; questa è l'autorità che Gesù ha dato ai battezzati, questa dobbiamo difendere.
Ora a Gesù piace scegliere le cose pazze per sconvolgere quelle sagge: "Ti benedico, o Padre, perché così ti è piaciuto.
Hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli".
E nel cap. 3 di Giovanni a Nicodemo ( Gv 3 ): "Finché non rinascete un'altra volta non entrate nel regno dei cieli", dovete essere come bambini.
Allora si tratta di avere veramente il coraggio di abbandonare tutto, di arrendersi e di dire: "30, 40 , 50 anni di vita religiosa, ho fatto tante cose…; io non ho fatto niente, io non sono niente: ricomincio da capo.
Non ho competenze, non ho autorevolezza né autorità da difendere di fonte a nessuno, io non sono nessuno, lui è tutto".
Finché come singoli e come comunità non si ha il coraggio di mettere lui al centro, le cose non cambieranno.
Lui è l'unico che costituisce l'unità, perché è l'unico che costituisce la verità.
Allora se tu ami ciò che lui ha progettato per il Piemonte e per il mondo del XX secolo, se vuoi che l'esistenza dell'Unione Catechisti possa realizzarsi, non pensare a ciò che è stato, a ciò che è o a ciò che sarà; pensa solo a lui.
L'adorazione alle cinque piaghe è il canovaccio che ti permette di pensare solo e unicamente a lui, è il profumo di questa istituzione: dall'Unione Catechisti lui vuole essere adorato specialmente nelle sue piaghe, ma è lui, non le piaghe, che deve essere adorato.
Come singoli e come comunità rendetevi disponibili allo Spirito Santo e si è veramente docili quando gli si dice: "Da adesso tu vivi in me, fa' tutto tu, ti do spazio, ti lascio fare.
Io cedo, non porto più avanti le mie idee, non farò più niente se non sarai tu a farlo in me".
Potresti cominciare a passare le notti in adorazione di Gesù sacramentato per il bene della comunità; non perché si realizzi una certa linea piuttosto che un'altra: se sei davvero libero non ti interessa che cosa si realizza, ti interessa che lui sia esaltato, glorificato, adorato nelle sue piaghe.
Allora puoi dire allo Spirito Santo: "Non c'è nessuno che ama Gesù e il Padre più di te e perciò io voglio amare Gesù e il Padre come te.
Io ho bisogno che tu venga dentro di me ad adorare come solo tu sai fare.
Io voglio che tu venga a rivivificare la mia comunità; io desidero che il tuo amore entri nella mia comunità; io voglio amare la mia comunità come tu la ami; io voglio amare il mio carisma come tu lo ami".
Vivere in adorazione è molto più importante di tanti discorsi e tante riunioni che nel corso degli anni si sono moltiplicati .
Quando l'adorazione diventa vera, tu sei chiamato ad aprire la tua bocca, perché adorare significa portare ad os, alla bocca, ciò che hai nel cuore.
Se l'adorazione non è esprimere i tuoi sentimenti, che cos'è allora?
È un atto di religione, ma non una relazione personale, che ti coinvolge completamente e concretamente.
E questo può talvolta essere difficoltoso, per rispetto umano.
No, sei in famiglia, quando sei di fronte a Gesù tu puoi anche parlare, ma non dire ciò che altri hanno detto, di' quello che tu vuoi dire; sii debole, sii povero, umilia te stesso davanti al Signore, lascia che sia lui ad esaltarti.
Sentiti come un bambino, non stare lì a fare discorsi teologici, mettiti di fronte al Signore e parlagli, come se telefonassi ad una persona.
Per questo ti dico: metti da parte i libri e parla secondo quello che ti viene nel cuore e nella bocca; a Dio non interessa l'eleganza delle tue frasi, interessa il tuo cuore.
Se si vuole costruire l'unità non c'è che una via: questa; intorno a una tavola a parlare non si sta uniti, si sta uniti intorno alla mensa dove tutti gli occhi convergono sullo stesso punto.
L'unica strada perché l'unità sia concreta, reale e credibile è questa.
Comincia a passare le ore in adorazione, anche silenziosa, oppure animata da preghiere spontanee, non preparate prima, perché così sei costretto a dire veramente ciò che pensi.
Allora sì, se vuoi fare un cammino serio, sei costretto a scarnificarti e a tirare fuori veramente le cose e rivederle e dopo che l'hai viste dire: Questo, alla luce di Dio, va bene; questo no, allora lo devo togliere.
Ho voluto questa meditazione davanti a Gesù, perché fosse meditazione in famiglia.
Probabilmente questo è il tempo storico in cui si decide se l'Unione Catechisti avrà un futuro o no.
Avrà un futuro se si sarà uniti qui, di fronte a Gesù e per questo è necessario lasciarsi guidare dallo Spirito.
Al mattino ti alzi: Spirito Santo, andiamo insieme al lavoro?
Facciamo insieme questa cosa? Andiamo insieme a fare una gita?
Questo significa avere la preghiera nel tempo e non il tempo della preghiera: "Sia che vegliate, sia che dormiate siate dunque del Signore".
Il Signore non ci chiede di vivere la religione degli obblighi, l'unica cosa che ci chiede è: "Abbiate comunione con me, siate uniti con me; state con me, fatemi compagnia!
Voglio condividere la vostra vita, voglio partecipare a tutto ciò che fate e a tutto ciò che pensate.
Ci voglio essere, voglio stare dovunque con voi".
Se questo vi sembra troppo difficile, allora la salita è troppo difficile.