Ritiro del 14/9/1997
1 - L'orientamento del magistero
2 - Effusione dello Spirito
3 - Lo Spirito Santo è libero di donarsi e di donare
4 - È lui che ti conforma a Cristo
5 - Lo Spirito Santo non è semplicemente qualcosa
6 - Le manifestazioni della presenza dello Spirito Santo
7 - I frutti che produce la vita nello Spirito
8 - La carità è la cosa essenziale
9 - I segni della presenza dello Spirito
10 - Con l'effusione dello Spirito non viene superata la grazia dei sacramenti
11 - Realizzazione della propria vocazione
12 - Cambiamento radicale di mentalità
13 - Lui sa cosa è bene per te
14 - Sei libero da stesso?
15 - Non possiamo incanalare lo Spirito
16 - Dare carta bianca
17 - Dio ci chiede solo di essere disponibili
18 - La volontà dello Spirito Santo
19 - Sperimentare la presenza dello Spirito Santo
20 - Implorare il Signore di concederti i doni
Quei fogli che avete fra le mani, in cui ho raccolto molto brevemente alcuni spunti di riflessione, alcune espressioni degli ultimi pontefici, qualche breve spiegazioni riprendendo dalle udienze a alcuni testi del Vaticano II, sono innanzi tutto utili per tenere presente l'orientamento del magistero e soprattutto per suscitare la condivisione.
Io avrei piacere che quest'anno, a differenza dell'anno scorso, si potesse dedicare del tempo alla condivisione specificamente sul tema o sui temi del ritiro, di modo che possiate esprimere ciò che avete pensato in questo tempo.
Perché voi sapete bene che un ritiro non è un monologo del predicatore, ma è un impegno di tutti, e come comunità, come Unione Catechisti credo sia anche importante avere questo tempo di fraternità in cui esprimere una riflessione, una domanda, una luce ricevuta.
Perché lo Spirito di Dio parla in tutti e quindi è bello poter mettere in comune i preziosi doni che egli fa.
Innanzi tutto non si tratta di un nuovo sacramento, magari più efficace di quelli dell'iniziazione cristiana; l'effusione nello Spirito avviene già nei sacramenti.
Quando parliamo di effusione dello Spirito ci riferiamo ad un'azione diretta, libera, autonoma da parte dello Spirito che agisce sia nei sacramenti che al di fuori di essi.
Gesù promette il battesimo nello Spirito, per esempio in At 1,5: "Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo fra non molti giorni".
Questa promessa di Gesù si realizza di norma nei sacramenti dell'iniziazione cristiana, specialmente il battesimo e la cresima.
La Chiesa cattolica con san Paolo riconosce l'esistenza di un solo battesimo ( Ef 4,5 ).
Su questo punto bisogna essere molto chiari perché questa esperienza di effusione di Spirito Santo, questa nuova Pentecoste, che accomuna tutte le confessioni cristiane, dall'Oriente all'Occidente, dalla Chiesa ortodossa alle Chiese riformate, in alcuni casi viene considerata come un secondo battesimo, come una necessità.
Ora non si tratta di questo.
La dottrina della Chiesa però non afferma una sola effusione dello Spirito santo, ma più effusioni: Maria lo ricevette la seconda volta il giorno di Pentecoste; dopo che Pietro e Giovanni furono liberati dalle mani dei sommi sacerdoti la comunità pregò "e il luogo dove essi si trovavano tremò e tutti furono pieni di Spirito santo" ( At 4,31 ).
Dunque l'effusione dello Spirito è libera e si realizza in una comunità che lo attende, in una comunità orante o, se non è una comunità, in una persona che desidera, aspetta, chiede questo dono.
Questo è un altro punto di cui dobbiamo diventare coscienti.
Non mi illudo di dire cose nuove, ma abbiamo bisogno qualche volta di ripeterci cose che sappiamo già, ma sulle quali non abbiamo probabilmente riflettuto abbastanza.
Che lo Spirito santo sia libero di donarsi tutti lo sappiamo, ma che lo voglia fare con me o con te o con te, questa è una presa di coscienza che fa parte del cammino spirituale di ogni persona.
Ed è giunto il momento che il cristiano si domandi se vuole che lo Spirito sia veramente operante nella propria vita.
Perché è lui che ti conforma a Cristo, non la tua ascesi, la quale non è altro che un frutto dello Spirito.
Se non fosse questo si tratterebbe solo di una pratica di religione e non di una pratica di fede.
Anche al di fuori dei sacramenti lo Spirito santo arriva, passa e segna una tappa nuova nella santificazione degli uomini, segna un punto di inizio in cui le persone cominciano a cambiare perché lasciano finalmente le redini allo Spirito Santo e non a una spiritualità razionalistica, come diceva il card. Ratzinger.
Ecco alcuni passi biblici in cui si parla di effusione dello Spirito senza sacramento, cioè senza istituzionalizzazione.
At 2: "Tutti coloro che stavano in preghiera furono pieni di Spirito santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi".
Se qui abbiamo la Pentecoste classica, cioè lo Spirito Santo che liberamente viene senza che nessuno l'abbia chiamato, quindi al di fuori di ogni struttura sacramentale.
in At 10 accade la stessa cosa, ma la situazione è diversa, perché la Pentecoste era già avvenuta e gli Apostoli avevano già ricevuto il mandato di trasmettere lo Spirito con l'imposizione delle mani e dunque lo Spirito avrebbe potuto e dovuto propagarsi per vie ordinarie.
Accade invece che "Pietro stava ancora parlando quando lo Spirito scese su di loro" ( siamo nella casa di Cornelio ).
Lc 11,9-13: "Il Padre vostro darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono".
Dunque lo Spirito Santo non è semplicemente qualcosa che ti è conferito dall'alto, ma Qualcuno che puoi chiedere, desiderare, ricevere.
Nei rapporti con questo "Qualcuno" ci sono due individualità che si interpellano a vicenda, due "io" che si chiamano, si ascoltano e si ricevono, sono in grado di compenetrarsi, di dialogare tra di loro.
Gesù è l'unico mediatore tra Dio e gli uomini e dice: "Qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome, ve la concederà".
C'è evidentemente una progressione, perché se noi siamo guariti per le piaghe di Gesù e la sua volontà è che noi abbiamo lo Spirito e possiamo ottenerlo chiedendolo al Padre nel suo nome, vuol dire che qui siamo fuori dall'esercizio del sacramento.
Perché nel sacramento c'è sempre un ministero stabilito e un canale strutturato, ma qui va oltre: c'è la possibilità di ricevere questa effusione anche al di fuori di questa struttura.
Le conseguenze sono notevoli ed è probabilmente ciò che interessa di più la vita spirituale di ogni cristiano.
Ci sono delle conseguenze ( che sono in ogni caso uguali ) che derivano da un'effusione dello Spirito amministrata ( sacramento ) e da un'effusione dello Spirito donata.
Ci sono anche delle effusioni domandate: per esempio, san Serafino di Sarov ( 1759-1833 ), considerato il san Francesco della Chiesa di Oriente, scriveva: "La preghiera, il digiuno e le veglie non sono che mezzi indispensabili per acquistare lo Spirito Santo".
Dunque lui praticava queste forme di ascesi per domandare il dono dello Spirito.
Le conseguenze sono, ovviamente, le manifestazioni della presenza dello Spirito Santo.
Ci sono le manifestazioni ordinarie di cui il Concilio ha parlato abbastanza diffusamente, che derivano dal fatto che, accettando la vita nuova, cioè essendo morti in Cristo e in lui risuscitati, avendo abbandonato "l'uomo vecchio con le sue passioni ingannatrici e rivestito l'uomo nuovo, non seguiamo più le cose di prima perché ne sono nate di nuove.
Coloro che hanno ricevuto lo Spirito Santo sono chiamati a camminare nello Spirito".
Queste sono le conseguenze ordinarie: camminare nello Spirito con tutti quelli che sono i frutti dello Spirito e queste conseguenze ordinarie ci vengono dal fatto che, avendo accettato la salvezza di Gesù Cristo e avendo chiesto a lui il dono dello Spirito, ci siamo staccati dalla vita di prima e ora viviamo una vita nuova.
I frutti che produce questa vita nello Spirito sono riconoscibili da tutti, non solo dai battezzati.
Perché l'intento, il desiderio e il movimento dello Spirito è quello di edificare Cristo e il suo corpo.
Detto in parole povere: che fa lo Spirito Santo? Punta i riflettori su Gesù.
È evidente che un battezzato che si lascia usare dallo Spirito diventa un riflettore, puntato verso Gesù e produce quei frutti che attirano l'attenzione, il desiderio delle persone e sono: "carità, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" ( Gal 5,22 ).
Allora, di norma, l'essere riempiti di Spirito Santo non provoca l'ascesi per arrivare a vivere la carità, la gioia, la pace ecc., non produce una forza che ti permette di vivere tutto questo, ma produce tutto questo all'interno di te e da qui esce.
Qui si vede la differenza in un cristiano che aveva lo Spirito santo già prima ma non lo lasciava libero e poi, ricevendo l'effusione, lo lascia finalmente libero.
Fa le stesse cose di prima, ma mentre prima tutte quelle virtù erano una meta, ora diventano una sorgente.
C'è differenza tra giungere a vivere la carità oppure diventare una fonte di carità.
Sembra una differenza molto sottile però è fondamentale, perché se non lasciamo libero lo Spirito di agire nella nostra esistenza, allora tutta la nostra vita di fede si riduce purtroppo a una vita di religione, cioè alle pratiche che io devo fare per riuscire a vivere carità, gioia, pace…
Mentre dovrebbe essere esattamente il contrario: una tale disponibilità a Dio, che sia lui stesso a produrre dentro di me questa pienezza di vita nuova che si manifesta nella carità - e voi sapete che è l'amore stesso di Dio -,
nella gioia - e la gioia non si può inventare, deve nascere dall'interno -,
nella pace - che è diversa dalla quiete -,
nella pazienza - che è in relazione con il dominio di sé: pazienza con se stessi e con gli altri -,
nella benevolenza, nel voler bene - che è desiderio di amare anche chi non mi ama -,
nella bontà - che è amore caritatevole e fattivo nei confronti di tutto ciò che mi è intorno -,
nella fedeltà alle promesse e nella mitezza - che non è mansuetudine, ma capacità di usare bene le energie che abbiamo.
Vi sono poi anche le manifestazioni straordinarie, quelle più appariscenti, i cosiddetti "carismi": li trovate in 1 Cor 12-14.
L'ultimo capitolo contiene il famoso inno alla carità, che fa concludere che la carità è la cosa essenziale, perché la carità è una Persona, è l'Amore che fa da legame tra il Padre e il Figlio, quindi vivere la carità significa vivere in un amore uguale a quello dello Spirito Santo.
Ora ditemi: è umanamente possibile un amore così? No, a meno che lo Spirito santo non viva in me e ami in me.
Per noi cattolici il battesimo nello Spirito è ricevuto da bambini nel Battesimo sacramentale, noi quindi intendiamo non un nuovo battesimo, ma semplicemente una nuova effusione: lo Spirito è presente in noi, si effonde e si manifesta, fa sentire la sua azione con una nuova comunicazione di grazia, produce in noi degli effetti attraverso i quali sperimentiamo la sua presenza.
Questo è un punto su cui possiamo riflettere.
Che noi tutti abbiamo il dono dello Spirito Santo è indubbio: per la teologia dei sacramenti per il semplice fatto che il sacramento è stato amministrato si ha la grazia collegata a quel sacramento.
Ma adesso bisogna domandarsi: ma io, personalmente, ho fatto questa esperienza, cioè ho i segni della presenza dello Spirito?
Gesù ci ha lasciato i segni della sua presenza, che sono anche materiali: l'eucaristia è qualcosa che posso toccare, vedere, di cui mi cibo e, anche se misterioso, rimane segno efficace, cioè reale, della sua presenza.
Allora perché non dovremmo avere i segni della presenza del nuovo Consolatore, visto che Gesù ha detto: "Vi manderò un altro consolatore ( = quello che cammina con )"?
Perché dobbiamo vivere la presenza dello Spirito santo a livello intellettuale?
Cioè io so che c'è lo Spirito Santo, ma non l'ho mai sentito, non l'ho mai sperimentato, non l'ho mai visto, non ho sentito una sua mozione, non ho capito come funziona.
Non dobbiamo rendere asettica la presenza dello Spirito santo, perché è ciò che Gesù ci ha lasciato come suo testamento, come sua esplicita volontà.
Se non abbiamo mai sperimentato i suoi effetti, non possiamo dire che lo Spirito santo non ci sia, però possiamo dire che non l'abbiamo mai lasciato libero, perché forse abbiamo immaginato che agisse in un modo diverso.
Non cadiamo però in un'esagerazione.
Lo Spirito Santo esiste e agisce in un modo che può essere sensibile, ma può anche non esserlo.
Non bisogna assolutizzare il fatto di "sentire" la sua presenza, ma neanche andare all'altro estremo: non mi interessa sentire la sua presenza.
È un altro errore, probabilmente anche più grave.
Chi beneficia di questa effusione, cioè desiderandola, volendola, cosa potrebbe provare?
Cosa potrebbe accadere nella vita di questa persona, se fosse sufficientemente libera da se stessa, cioè dalle proprie abitudini spirituali?
Certamente sperimenterebbe una grazia speciale, un rinnovamento della vita accompagnato da pace e gioia mai provati prima.
Ora, nessuno si immagini di trovarsi davanti a un terremoto o a delle sensazioni sconvolgenti; può essere una cosa sottile e delicata come la brezza mattutina, tanto che quasi non te ne accorgi, ma qualcosa dentro di te ha cominciato a cambiare.
Poi avviene anche una rivitalizzazione delle grazie sacramentali ricevute.
Con l'effusione dello Spirito non viene superata la grazia dei sacramenti, anzi questa viene attizzata come un fuoco.
Si può anche avvertire una grande liberazione, intesa come un dare il via libera alle potenzialità latenti.
Noi nasciamo con alcuni doni: doni di natura, doni divini, doni sacramentali, ma forse il tutto è rimasto latente e con l'effusione dello Spirito tutto ciò che Dio ci ha dato perché noi potessimo essere validamente al suo servizio, viene rinvigorito, rivitalizzato.
Anzi, di più: forse la persona si accorge di alcune caratteristiche capacità, sia umane che spirituali, di cui prima non si era mai accorta e molti limiti, quali un'eccessiva timidezza, un eccessivo rispetto umano, stranamente svaniscono, perché la persona viene confermata in se stessa, le viene data la consapevolezza di essere amata e quindi di non dover avere paura del confronto con gli altri.
Lo Spirito poi vuole condurre ciascuno alla piena realizzazione della propria vocazione, religiosa o laica.
Su questo punto la verità è questa: dato che lo Spirito Santo è l'anima della Chiesa non può esserci nessuna contrapposizione tra il vivere nello Spirito e il realizzare la propria vocazione.
L'essere cristiani costituisce la prima vocazione e lo Spirito che ricevi nel Battesimo ti rende capace di vivere questa vocazione; su questa vocazione umano-divina si inseriscono le ulteriori vocazioni: quella matrimoniale, quella sacerdotale, quella religiosa o quella laicale in varie forme.
Lo Spirito non viene a "univocare", a rendere unica la strada, ma viene a valorizzare ogni singola strada e ogni vocazione diventa importante e realizzata solo nello Spirito, perché è lui l'anima del cristiano.
Lo Spirito Santo dentro di te ti rivela chi sei e produce una metànoia, un cambiamento radicale di mentalità.
Questa metanoia non ti usa violenza, è una proposta da parte di Dio, è un'offerta e solo tu puoi decidere se approfittarne o no.
Da questo dipende il vivere una vita nuova, oppure continuare secondo vecchi schemi, in cui lo Spirito santo è presente, ma non è totalmente libero di agire come vorrebbe.
Devi anche sapere che questo cambiamento radicale produce gli effetti a cui ho accennato ( e sui quali potremmo tornare più puntualmente ) e che se dai mano libera allo Spirito Santo devi anche essere disposto a lasciarti usare dallo Spirito Santo come vuole lui.
Quando accetti la signoria di Gesù Cristo nella tua vita, tu accetti di essere stato salvato in quel modo e non in un altro; se tu accetti che lo Spirito Santo guidi la tua vita, devi lasciarlo libero, non puoi legarlo, non puoi fargli fare quello vuoi tu, perché in questo caso cadi in contraddizione.
Allora se decidi di lasciarti usare dallo Spirito santo sii coerente e non temere: lui sa cosa è bene per te, ma soprattutto sa cosa è bene per la Chiesa, nel tempo e nel luogo in cui tu stai vivendo.
E se tu fai parte della Chiesa, devi avere a cuore il suo bene e quindi devi essere docile e disponibile a lasciarti usare da Dio come vuole lui.
Se Dio ti vuole usare con dei doni ordinari, va bene; ma se Dio a un certo momento volesse usarti con un dono straordinario, tu che cosa faresti?
Tra i carismi che lo Spirito Santo dà non per la persona, ma per la comunità, ce ne sono di appariscenti e magari scomodi: per esempio, il carisma di profezia, quello di liberare gli indemoniati, oppure il carisma delle guarigioni o della parola di conoscenza.
Sono tutte cose scomode, perché sei continuamente sotto il discernimento, sei sempre lì a domandarti se stai facendo la volontà di Dio, oppure fai ciò che ti piace.
Sono carismi scomodi, in quanto sono alla vista di tutti; è più comodo stare nel nascondimento, ma domandati cosa risponderesti a Dio se ti volesse usare così.
S. Teresa di Lisieux paragonava se stessa a una pallina: se Gesù voleva giocare con lei bene, se l'avesse lasciata in un canto sarebbe andato bene lo stesso.
Lei era libera, libera da se stessa, da tutto quello che lei pensava di se stessa e di quello che gli altri pensavano di lei.
Tu sei libero? Se lo Spirito volesse usarti nel nascondimento sei capace di dirgli: va bene, accetto?
Se ti vuole usare nella umiltà ( "Non sappia la destra ciò che fa la sinistra" ) sei disponibile?
Ma se ti vuole usare con potenza per operare le stesse cose che faceva Gesù, "anzi ne farete di più grandi perché io vado al Padre e vi manderò il Consolatore".
Il Consolatore che ho io, lo Spirito di potenza che ho ricevuto il giorno del battesimo nel Giordano, lo darò a voi e farete ciò che faccio io.
Questo è un punto di riflessione: sei libero da stesso?
E ricordati che questo non è qualcosa di facoltativo, è un cammino che devi fare con il tuo direttore spirituale.
Non hai bisogno di dire niente a Dio, perché lui ti conosce meglio di te e non ti ha chiesto che cosa può fare con te, ti ha chiesto solo se sei disponibile a lasciarlo fare, senza mettergli dei limiti, dei ma, dei secondo me, delle carreggiate.
È questa la metanoia, il cambiamento di mentalità.
Sei capace di essere come ti vuole Dio, cioè equilibrato nella dottrina, obbediente all'istituzione, ma libero nello Spirito ( Conc. Ecum. Vat. II, Lumen Gentium 12 )?
La Chiesa è istituzione e carisma, deve essere l'una e l'altra cosa insieme.
Chi decide se il carisma è giusto? Il vescovo o coloro che il vescovo ha designato per fare discernimento.
Non possiamo incanalare lo Spirito, per fargli fare ciò che vogliamo noi.
Forse lo abbiamo detto tante volte, forse lo abbiamo anche desiderato, ma non siamo mai partiti per dire: Signore, la mia adesione a te è talmente radicale che io mi stacco dalle mie abitudini, da quello che ho sempre pensato di voler fare.
Sono talmente libero da volere che tu mi usi come piace a te, te ne do il permesso.
Dio rispetta la tua volontà fino al punto che se tu desideri andare all'inferno lui ti lascia andare all'inferno, come ha lasciato andare all'inferno Lucifero e continua a rispettare la sua volontà, non gli fa cambiare idea.
La richiesta di questa effusione esige alcune cose, prima fra tutte il cuore puro, cioè non interessato: esige che la tua intenzione sia pura.
Non si desidera qualcosa di strepitoso per essere al centro dell'attenzione; non si desidera l'effusione dello Spirito per fare qualche esperienza nuova, per scuotere la noia in cui siamo caduti per la pratica sempre uguale, puntuale, metodica della nostra vita di religione.
Non si tratta di soddisfare la propria curiosità; non si tratta di gratificare l'amor proprio; non si tratta di essere guariti o liberati da infermità o angosce.
Può succedere anche questo, ho visto decine di casi del genere, ma il cuore puro esige che tu non vada per questo, ma per avere un rapporto personale con lo Spirito Santo, per dire: "Spirito santo tu sei Dio e io ti adoro, finalmente ti tratto da Dio e ti do il permesso di usarmi come vogliono il Padre e Gesù Cristo.
Da adesso ti do il permesso di fare dentro di me tutto quello che vuoi, ti do carta bianca".
Disinteresse totale di tutto e interesse totale per lui.
Non si tratta neanche di gustare pace e gioia: questi sono i contorni, ci saranno se incontri lui.
Si tratta di desiderare unicamente di fare la volontà del Signore, in modo totale, senza nessun limite.
Di più, di desiderare che il tuo amore, o Trinità infinita, si impadronisca di me.
Cosa si richiede per camminare su questa strada? Si chiede disponibilità a lasciarsi plasmare dallo Spirito Santo.
È troppo? Io direi che è proprio niente.
Nelle spiritualità orientali, per esempio sono richiesti degli esercizi incredibili per giungere poi al nirvana, cioè al nulla, al perdersi in Dio.
Dio non ci chiede di fare queste fatiche, non ci costringe a pratiche spersonalizzanti, ci chiede solo di essere disponibili.
"Io sto alla porta e busso, mi apri? Quando mi aprirai, io e il Padre verremo e prenderemo dimora presso di te".
Tutto qui quello che ci è chiesto.
Lasciarsi plasmare dallo Spirito dice anche che cosa vuol fare lo Spirito Santo, in modo che tu non ti spaventi, temendo manifestazioni eclatanti.
Non sono da escludere, ma ciò che vuole fare lo Spirito è portarci a Gesù e con lui e in lui vuole farci diventare effettivamente, e non solo teologicamente, figli.
Vuol dire che tutta la tua persona partecipa di questa figliolanza, non solo il tuo intelletto.
In teoria sappiamo di essere figli di Dio, ma forse la tua affettività non l'ha mai sperimentato e forse anche il tuo corpo non l'ha mai sperimentato per varie ragioni che riguardano la storia delle persone.
La volontà dello Spirito Santo è che tu in Gesù Cristo sperimenti l'essere figlio di Dio.
Qualcuno potrebbe chiedersi perché tutta questa insistenza sullo sperimentare.
In fondo, la realtà c'è già, perché la devo sperimentare?
non mi basta sapere che tutto questo è vero, anche se non ho sentito niente?
Certo che basta, però attenzione, noi non siamo angeli.
Chi chiede l'effusione, chiede a Dio la stessa trasformazione radicale dei primi cristiani.
Leggendo gli Atti degli Apostoli alcuni dicono che Chiesa apostolica aveva bisogno di queste manifestazioni particolari dello Spirito, perché c'era da evangelizzare tutto il mondo allora conosciuto.
Perché adesso non c'è bisogno di evangelizzare? Forse che il mondo crede?
E quello che è scritto nella Lettera agli Eb 13,8: "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre" ha cambiato significato?
Se Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre, allora dato che lui ha detto che quello che faceva lui l'avremmo dovuto fare noi, se questo non avviene non è colpa sua.
Allora dicevo: perché insistere molto sullo sperimentare?
Perché noi siamo spirito, psiche e corpo e ciò che tu vivi nello spirito, lo capisci nella tua mente e lo esterni.
Altrimenti che bisogno c'è di andare in chiesa?
Cosa serve che io capisca cos'è l'eucaristia, che mi impegni a leggere la parola di Dio per capire quello che pensa Dio, cosa servono le devozioni?
cosa serve che io usi il mio corpo per dare culto a Dio?
Dunque se nella pratica della tua vita cristiana tu usi già tutto ciò che sei: spirito, psiche e corpo, vorrei sapere perché nel lasciarsi usare dallo Spirito Santo questo non dovrebbe accadere.
Forse che lo Spirito è meno Dio del Padre e di Gesù?
E se abbiamo con loro una relazione che ci coinvolge totalmente, perché non dovremmo avere la stessa relazione con lo Spirito Santo?
Vedete a che strane contraddizioni si può giungere se non viene capita bene la parola del Signore che invece è stata molto esplicita.
Sperimentare la presenza dello Spirito Santo non è però qualcosa di garantito.
Se ti vuole concedere di sentire la pace, la gioia, le consolazioni spirituali, Deo gratias, ma non fare questo cammino per quel fine, potresti essere amaramente deluso.
La fede efficace, il coraggio della testimonianza, l'amore reciproco vengono in noi quando desideriamo che si realizzino le stesse cose che accaddero alla Chiesa degli inizi.
Perché la Chiesa è sempre la stessa, è sempre il corpo di Gesù Cristo: uno è il capo, uno è il corpo, uno è il battesimo, uno è lo Spirito.
È sempre lo stesso corpo animato dallo stesso Spirito, che è stato rigenerato dallo stesso sangue e che è comandato dallo stesso capo, per tutti i secoli.
Infine, chi chiede l'effusione implora il Signore di concedergli, secondo la sua volontà, gli stessi doni meravigliosi che egli concedeva all'inizio alla sua Chiesa, alle prime comunità; solo che queste erano desiderose di far conoscere Gesù a tutti nella potenza dello Spirito Santo, ora noi vogliamo far conoscere Gesù nei doni ordinari, ma tenendone fuori lo Spirito Santo.
Non è strano? Senza lo Spirito, tutte le nostre opere sono morte, perché sono opere umane, non scaturite da Dio: Gesù ha dovuto morire, perché fosse chiaro che la sua Chiesa era un'opera divina e non umana.
Sei disposto a implorare il Signore di concederti gli stessi doni meravigliosi che furono effusi generosamente sulle prime comunità e che non servono a te, ma agli altri; tu sei solo lo strumento per l'edificazione del regno, la diffusione della fede?
Si tratta dei doni carismatici e un breve elenco è questo: linguaggio di sapienza, linguaggio di scienza, carisma della fede, carisma di profezia, glossolalia o dono delle lingue, interpretazioni delle lingue, guarigioni e miracoli, discernimento e molti altri ancora.
Tutto questo il Signore ti potrebbe affidare come tesoro prezioso, come i famosi talenti da far fruttare.
A questo punto sei tu che, dinanzi a lui, dici: Signore, tutto quello che ho fatto fino ad adesso te lo consegno, ora mi lascerò usare da te nella potenza dello Spirito. Amen.