Ritiro del 13/6/1999
1 - Conclusione di quest'anno spirituale
2 - Lettera agli Efesini
3 - Benedire nel linguaggio biblico
4 - Benedetto è Dio che è Padre
5 - Veniamo invitati ad entrare in questo tipo di relazione
6 - Ritornate al tempo della vostra infanzia
7 - L'essere padre di Dio indica una relazionalità
8 - Che cosa ha fatto questo Padre?
9 - Ogni benedizione è spirituale
10 - La parabola del Figliol prodigo
11 - Il progetto di Dio
12 - Ci ha scelti in Lui
13 - Siamo stati guardati da Dio
14 - Per essere santi e immacolati
15 - Lui vuole che noi siamo santi
16 - Vuole che noi siamo come Lui
17 - Richiama il momento della creazione
18 - Immacolato
19 - La comunione con Dio Padre in Cristo Gesù per lo Spirito Santo
20 - Inno compendio di tutta la storia della salvezza
21 - Il fiume della storia della salvezza
22 - Il Paradiso perfetta comunione in Dio Padre
23 - Possibilità di avere uno scopo
24 - Al suo cospetto
25 - Dichiarazione di tutte le Chiese Luterane
26 - "Santi e immacolati al suo cospetto"
27 - "Nella carità"
28 - Lo Spirito Santo aleggiava sopra le acque
29 - Il suggerimento è dello Spirito Santo
30 - Caris, è la stessa radice della grazia
31 - Predestinandoci ad essere suoi figli adottivi
32 - Il potere di diventare figli di Dio
33 - Figli indipendentemente dalla caduta
34 - Ricuperiamo la sapienza dei Padri
Dopo molte traversie sono due mesi che non riusciamo ad incontrarci, allora riusciamo a trovarci ancora una volta prima della conclusione di quest'anno spirituale, ci saranno poi le settimane estive, andrete agli Esercizi, mi pare, quindi si spera che la vita comune sia un grande insegnamento di comunità.
Dio nostro Padre ci ama talmente da condividere con noi la sua natura e per renderci partecipi della sua gloria.
Non ho la pretesa di dire cose nuove in questa meditazione perché è una meditazione e ci serve semplicemente per richiamare alla mente tutte le verità che ci sono state rivelate dall'inizio della Chiesa in poi.
È evidente che l'inno in cui tutto questo è espresso in maniera magisteriale è nella Lettera agli Efesini al capitolo 1.
Spero che abbiate con voi il libro della vita.
Lo prendiamo un attimo: "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. ( Ef 1,3 )
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al cospetto suo nella carità, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo.
Io credo che se come titolo di questa meditazione noi avessimo preso questi due versetti, questi tre versetti avremmo detto già tutto.
Ora, su tutto questo si può dire di tutto e ovviamente porta a compimento una lunga serie di meditazioni che abbiamo fatto in questi anni, che hanno come centro l'incarnazione di Gesù Cristo.
Abbiamo avuto alcuni incontri in cui abbiamo riflettuto sull' incarnazione, abbiamo riflettuto sul perché Dio si è fatto uomo, vi ricordate?
"Cur Deus homo" Sant'Anselmo di Aosta, che divenne poi Arcivescovo di Canterbury, aveva scritto proprio trattati su questo motivo della incarnazione.
Abbiamo concluso diverse cose, adesso noi ci basiamo sulla Scrittura e approfondiamo questo approccio.
Perché mai Dio ci ha fatti partecipi della sua gloria?
In questi primi versetti noi abbiamo l'enunciazione del progetto di Dio sull'umanità.
Primo in se stesso, versetto n.3, ciò che Dio è in se stesso, Dio è benedetto.
Benedire nel linguaggio biblico non è semplicemente un qualche cosa, un aggettivo che noi applichiamo alla persona, fa parte della stessa essenza della persona.
Dire che Dio è benedetto significa dire ciò che Dio fa.
Benedire è un'azione, non è semplicemente uno stato, è l'azione di Dio che fa bene ogni cosa ( qui si richiama sin dai primi libri della Genesi, il primo capitolo della Genesi: "Dio disse e tutto fu fatto" ).
Quindi richiamare qui che Dio è benedetto: "Benedetto sia Dio": questo "sia" che noi usiamo in italiano, per ragioni grammaticali, in realtà non dovrebbe essere un esortativo, ma: "Benedetto è Dio", un dimostrativo.
Come quando si diceva :"Dominus vobiscum", che è stato tradotto "Il Signore sia con voi".
In realtà non è giusto, la traduzione giusta sarebbe "Il Signore è con voi".
Ci rendiamo conto che i limiti del linguaggio condizionano molto anche le visioni teologiche, perché è diverso dire "Il Signore sia, come un augurio dal dogma della inabitazione delle tre persone divine nella persona, dal dire "il Signore è con voi".
Benedetto è Dio, che cos'altro dice di Dio? che è Padre, padre non nel senso umano, ma è di quella paternità da cui ogni paternità nei cieli e sulla terra prende il nome.
Credo che non possiamo fare delle disquisizioni teologiche o degli approfondimenti intellettuali su questa paternità di Dio, perché accostarci al mistero della paternità di Dio significa accostarci ad una esperienza; e voi mi potete testimoniare, mi potete confermare, che sia noi che tutte le persone che vivono nel nostro tempo, hanno bisogno di una cosa sola e cioè della esperienza.
Molte cose sono cambiate e pare che si sia ritornati indietro nel processo educativo delle persone.
Esse hanno bisogno più di ogni altra cosa di toccare con mano e di vedere ciò di cui si sta parlando, dunque le dimostrazioni di carattere discorsivo non coinvolgono più le persone.
Quando qui si parla che Dio è Padre, veniamo invitati ad entrare in questo tipo di relazione, perché la paternità non è un fatto fisico, è un tipo di relazione che c'è fra due persone, tanto è vero che si parla di paternità spirituale, che non è la paternità generativa, ma nessuno può dire che non sia una paternità.
Che cosa è insito dentro il concetto di paternità, secondo voi? Quando uno deve spiegare la paternità, cos'è la paternità?
Cos'è il padre? Su questo parlavamo prima che proprio il concetto, la figura del padre è messa in crisi in questi decenni dalla psicanalisi e da tutte le scuole di pensiero e dalle correnti sociali e sociologiche che hanno influenzato molto e che influenzano molto la cultura di questo tempo.
Che cosa indichiamo quando noi diciamo la paternità?
Il principio della vita, poi , Padre che dai la vita, che genera, fonte di conoscenza e di esperienza.
Cerchiamo di essere ancora più semplici, più essenziali: nei confronti della figura del padre che cosa vi aspettate voi?
Ritornate al tempo della vostra infanzia, il padre chi è? che cosa fa, che cosa vi aspettate da lui? che cosa fa lui per voi?
Punto di riferimento, protezione, origine. Avete avuto un papà? tu hai un papà?
Ritornate all'esperienza familiare, all'esperienza chiamiamola dell' infanzia, questo è essenziale.
Noi non possiamo capire i misteri del regno dei cieli, se non ritornando all'infanzia.
Che cosa rappresentava per te la figura di tuo papà? Non dico "padre", dico "papà" perché si tratta di una relazione, non di un concetto.
Chi era tuo papà? colui che ti castigava? colui che ti insegnava? colui che ti proteggeva? era il modello?
Che cos'era il padre? C'è altro che potete aggiungere?
Quindi questa figura della paternità deve riassumere in sé tutte queste esperienze.
Dio è benedetto, cioè è attivo con la sua parola ed è Padre, questo ti mette in una relazione particolare con lui, cosa significa, questo è il primo esame di coscienza, visto che è una meditazione del Ritiro dobbiamo renderci conto: in che situazione e in che relazione io mi trovo con Dio che mi dicono essere Padre?
Io lo vivo come padre o lo vivo come padrone? Perché? Non mi posso fermare a dire "Beh, io lo vivo come padrone, per me Dio è un padrone.
Beh, e adesso che lo sai che cosa farai per superare questa esperienza? perché Dio è più che non padrone. Siamo d'accordo?
L'essere padre di Dio indica una relazionalità fra te e Lui, una relazionalità che implica: la protezione, la guida, l'origine, il mantenimento, l'insegnamento, la rassicurazione, l'incoraggiamento, l'impedimento, tutto questo è nella figura del padre, è la sicurezza fatta persona.
In fondo nei padri terrestri ognuno ognuno cerca la sicurezza, ognuno ceca la verità, ognuno cerca la conferma di sé, ognuno cerca la propria identità, ci siamo?
Quindi, come parlavamo prima, ti ricordi? questa mancanza della figura paterna all'interno della società odierna ha creato un grandissimo numero di persone, che non hanno più la loro identità, perché non sono confermate nella loro stessa individualità.
Bene, allora la prima riflessione è proprio questa: in che relazione sono io con questa figura paterna?
Padre del Signore nostro Gesù Cristo.
Ci ha benedetto con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.
Che tipo di benedizioni sono le benedizioni spirituali nei cieli, in Cristo.
Una sola benedizione o sono più benedizioni? Guardate un po', siamo nella lettera agli Efesini, al versetto 3: con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.
Che cosa indica questa specificazione: benedizione spirituale?
Vi ricordate che abbiamo affrontato l'antropologia cristiana: l'essere umano è uno in tre settori diciamo, in tre dimensioni: spirito, psiche corpo.
Qui dice benedizione spirituale, allora che cosa c'era nello spirito quando noi avevamo affrontato questo discorso?
C'era la presenza di Dio e c'è il tuo "io", il tuo "io" è libero e tutto funziona bene quando il tuo io è in comunione con Dio nello spirito.
Dire che ogni benedizione è spirituale significa ogni tipo di azione, Dio sta facendo qualsiasi cosa affinché la tua comunione con lui ci sia, quindi benedizione spirituale.
Vedete che la 'S' è minuscola. E chiaro che tutte le benedizioni vengono dallo Spirito perché è lo Spirito che è santificatore; ma qui parla di benedizioni spirituali, quindi una specificazione di quale tipo di benedizione: la benedizione che colpisce lo spirito, ad opera dello Spirito Santo, questo è evidente, non si mette in dubbio.
Però benedizione nello Spirito, cioè tutto ciò che Dio fa per creare la comunione tra te e lui.
Questa benedizione è nei cieli quindi vuol dire che è voluta da Dio, è una benedizione che non dipende dalla tua buona volontà, ma è ciò che fa parte del suo disegno e si realizza pienamente in Cristo, che non è semplicemente Cristo Gesù, ma è invece il Cristo.
Quindi dicendo il Cristo è come se indicasse tutto il corpo di Cristo, ogni membro del corpo di Cristo, ogni cellula del corpo di Cristo.
La benedizione del Cristo sta nel fatto che ogni parte del Corpo di Cristo riconosce Dio come Padre.
Da questo dipende tutto. Dio nostro Padre ci ama talmente da condividere con noi la sua natura e renderci partecipi della sua gloria.
Certo, questo è il suo progetto, però, se Dio non viene riconosciuto come Padre e rimane padrone, tu questo condividere la sua gloria, la sua natura, non lo raggiungerai.
La parabola del Figliol prodigo presenta tre personaggi principali: il padre, il primogenito e il secondogenito: chi dei due figli si è comportato da figlio? Sembra scontato: il secondo.
A questo punto c'è da vedere come mai la parabola continui presentando anche la figura del primogenito; se l'insegnamento doveva essere concluso con la presentazione della conversione del secondogenito, come mai si narra del primogenito che non voleva entrare in casa?
Perché evidentemente è possibile che si verifichi la situazione di alcune persone, che vivono già nella casa del Padre, ma non hanno nessun tipo di relazione paterna, solo una relazione servile, solo una relazione burocratica, solo una relazione di dovere.
Sono quei figli di Dio che non hanno coltivato la loro figliolanza con Dio e quindi Dio lo sentono sempre solo lontano: non hanno quella confidenza , quel trasporto che paradossalmente li fa essere figli di Dio, ma loro non sentono di esserlo.
La benedizione che essi non sono riusciti a ricevere è la benedizione psichica perché non hanno guarito, non sono entrati in una condizione che li coinvolga in tutto, ossia stanno con Dio ma per paura, le loro motivazioni non sono alte, non sono di comunione, sono in realtà di frattura.
La paura provoca divisione, provoca fuga, quindi la relazione con Dio non è una vera relazione di comunione.
Su questo mi piacerebbe poi anche sentire delle vostre domande perché se vi dico tutto io non serve a niente, non è più una meditazione.
Ed ecco espresso il progetto di Dio, in modo che nessuno di noi possa dire: "Ecco, noi non sapevamo quale era la volontà di Dio Padre, per quello ci siamo tenuti da parte e non ci siamo esposti, perché avremmo potuto sbagliare nel nostro seguire delle idee che erano solo nostre e non erano sue.
Ed ecco quale è il disegno di Dio. Versetto n.4 "In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo".
Chi è questo Lui? Gesù Cristo, dunque Dio Padre ha scelto chi? ha scelto noi, dove però?
Siamo al versetto n. 4, in Lui ci ha scelti. Allora Dio Padre ha scelto noi dove?
Che cosa significa che Dio Padre ha scelto noi in Cristo Gesù?
Dio Padre ha scelto noi , scegliere che cosa vuol dire? provate un po' a pensare quando andate a scegliere, quando vai a scegliere la frutta al mercato che cosa fai? come mai la prendi più bella?
Cosa vuol dire che tu scegli? che tu guardi, quello che tu fai non è per caso.
In Lui ci ha scelti, vuol dire che ha preso, a differenza degli altri, ne ha scelta qualcuna, ha scelto delle persone,e perché ha scelto quelle persone?
Ci ha scelti in Lui, perché Lui, Dio Padre, stava vedendo quelle persone attraverso il filtro di Gesù.
Non vedeva quella persona singolarmente, o meglio, vedeva quella persona, ma in relazione a Gesù, come quella persona può diventare, può essere se risponde a questa immagine che è Gesù.
Più semplice di così non so se si riesce ad esprimere: è tutto chiaro fino a qui?
Bene, quindi è una azione diretta, voluta da parte di Dio Padre lo scegliere.
Il problema è che Lui non ha detto che ne sceglie qualcuno, ha detto che Lui ci ha scelti, tutti gli uomini sono scelti perché Lui tutti gli uomini li vede con il filtro di Gesù.
Lì parla della azione della salvezza, però è chiaro che sceglierci in Cristo significa sceglierci vedendo noi in Cristo.
Noi possiamo essere scelti da Dio Padre solo perché per Cristo siamo salvati.
Prima della creazione del mondo qui dice, prima della creazione del mondo significa che noi siamo stati guardati da Dio prima che il mondo fosse, come Dio voleva che noi fossimo, cioè uguali a Gesù Cristo.
Infatti qui non parla ancora del peccato, più oltre ne parla; e qual è infine per cui siamo stati scelti?
A questa parola "scelti" noi possiamo anche sostituire con creati.
Provate un po' leggere questa frase e invece di dire "scelti" mettete "creati", vi risulta più chiaro? Provate un po' a leggere.
Ci ha creasti con che modello? Quindi lui creando noi vedeva chi? vedeva Gesù Cristo.
Quindi questo scelti ha sia il carattere morale di aderire a Cristo, ma anche il carattere essenziale, antropologico, di Dio Padre che ci ha creati vedendo Gesù in noi.
Prima della creazione del mondo, con quale fine? Con quale scopo, cioè per quale motivo Dio ci ha creati?
Se voi vedete questa parte seconda del versetto 4, avete la risposta a tutte quelle secolari controversie sulla incarnazione e sul perché della incarnazione, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità: guardate che qui c'è tutto.
Bisognerebbe incominciare a leggere ogni singola parola e darle una spiegazione.
Quando ci si accosta a un testo sacro è importante procedere con questa lentezza.
Vi rendete conto che non è essenziale conoscere tutto il significato etimologico greco, ebraico delle parole, perché già con il significato che noi abbiamo riusciamo a capire molte cose; però dobbiamo avere la costanza di fermarci e di analizzare parola per parola, per capire realmente quanto la Scrittura ci dice, non quello che noi immaginiamo.
Se no noi andiamo veloci e perdiamo tutto quello che ci viene insegnato.
Dunque in Lui ci ha scelti, ci ha creati, in Cristo, con uno scopo, Lui ci ha creati con un motivo.
Qual è questo motivo? per essere santi e immacolati al suo cospetto, quindi in una riga ci sono quattro cose diverse che noi dobbiamo imparare, se no perdiamo tutta la ricchezza della parola e facciamo devozionismo.
Che cosa significa essere santi? Guardate che di tutte queste cose noi abbiamo parlato in due anni, non sono cose nuove stiamo semplicemente raccogliendo tutto quello che abbiamo seminato in questi due anni: ci ha creati con il motivo che Lui vuole che noi siamo santi, separati, separati da che cosa? dagli altri uomini o da che cosa?
Se questo versetto qui non sta ancor parlando del peccato originale e ci sta dando il motivo per cui noi siamo stati creati.
Dio vuole che noi siamo santi, santo vuol dire separato, ma separato allora da che cosa? se del male non se ne parla ancora?
Quando ci ha visti nel Figlio e ci ha creati nel Figlio vuole che noi diventiamo figli.
Però questa cosa esclude l'altra. No, questa è comunione, però qui dice esplicitamente "per essere santi": santo vuol dire che è separato, il significato di "kadosh" è separato, non solo, la parola santo ebraico ha la stessa radice di gloria, quindi vuol dire che santo e gloria hanno un significato preciso, una radice comune.
Si, ma questa è già la conclusione di tutto, io voglio che voi capiate perché questo succede, perché dovete poi saperlo voi per poterlo comunicare agli altri.
Leggere un testo biblico e poi dopo farne la preghiera su questo testo biblico, capire quello che Dio ci sta dicendo.
Essere santi: Dio è uno, vero, buono e bello, è separato da tutto ciò che non uno, vero, buono e bello.
La gloria fa parte di ciò che Dio è perché è la somma di uno, vero, buono e bello, è la manifestazione di Dio, è il peso di Dio, è la verità di Dio.
Se ci viene detto che noi siamo chiamati prima di tutto ad essere santi, ci dà la prima rivelazione, vuole che noi siamo come Lui.
Però santo vuol dire anche separato, non vuol dire solo gloria, non vuole dire solo luce.
Separato da che cosa? Noi facciamo parte dell'ordine della creazione, si o no?
Ecco, allora ci viene insegnato che, pur facendo parte dell'ordine della creazione, l'uomo è creato come un prodigio, cioè separato da tutto il resto: è tutta un'altra cosa.
E qui ci richiama la Genesi, dove Dio fa questo, fa quello, ecc. ecc., poi per ultimo fa un cosa specialissima, facciamo l'uomo.
Quindi questo richiama il momento della creazione, quando Dio fa una cosa santa, cioè separata, cioè diversa, inserita ma diversa.
Dire santo e dire creazione e dire la preghiera sacerdotale di Gesù nel Vangelo di Giovanni all'Ultima Cena: "Erano tuoi, li hai dati a me, io prego perché siano nel mondo, ma non siano del mondo", è la stessa cosa.
In questo progetto per essere santi è condensato tutto l'ordine della creazione, in cui l'uomo fa parte della creazione ma in cui nello stesso tempo è qualche cosa che la trascende.
Quindi, tenete presente quando vi trovate a fare delle meditazioni o degli insegnamenti su queste cose, sulla creazione, che questi sono tutti concetti che potete tirare fuori.
Dunque, santi, quindi separati, quindi che hanno una dignità particolare, quindi individui, poi dice "immacolati".
Che cosa vogliamo sottolineare con questo aspetto? Quindi Dio non ci ha pensati fragili oppure separati da Lui.
Quindi questo "santo" viene subito corretto dalla parola immacolato.
Se santo ci faceva venire il sospetto di essere separati da Dio, Lui che cosa ci dice subito attraverso l'apostolo Paolo, cosa ci insegna? santi sì, però immacolati, che vuol dire "non separati da Dio", in perfetta comunione con Lui, diversi da Lui, ma in comunione con Lui.
Questo santi e immacolati preserva l'individualità di Dio, l'individualità della persona e ci toglie fuori dal panteismo e ci toglie fuori dalla "gnosi", cioè dal pericolo di essere semplicemente una particella di Dio, una emanazione di Dio, ma impersonale.
Ci toglie dal pericolo della reincarnazione, ci toglie dal pericolo dei cicli storici di ventimila anni, come dicevano i filosofi della antica Grecia.
Siamo ad Efeso, quindi è chiaro che ogni parola che Paolo pronuncia è pesata, perché si trova in un ambiente greco, avvezzo a quel tipo di filosofia che invece pensava alla reincarnazione, e noi ci siamo di nuovo.
La rivelazione di Dio ci dice che siamo sì santi, ma siamo anche immacolati: in immacolati c'è anche il concetto della comunione, non della confusione, che non vuol dire disordine confusione, ma vuol dire "fusione in uno", senza avere più la propria personalità.
Le tre persone della Trinità sono "fuse", ma non "confuse", sono unite, ma non confuse.
Il Padre non è il Figlio, il Figlio non è il Padre e viceversa. Va bene ?
Questo sacrificio gradito a Dio nell'antico tempio, come veniva chiamato? Sacrificio di comunione.
C'è questo concetto di comunione che viene ripreso: quando dice "senza difetti" è più facile anche accostare il fatto della creazione.
Quando Dio crea l'uomo lo crea senza difetti, come uomo, certo non come Dio, tutti sappiamo che l'uomo, nello stato di grazia, prima del peccato originale, aveva delle prerogative che sono state perse, delle prerogative umane che erano la perfezione.
Ora questo non c'è più: c'è l'anelito alla perfezione.
Dunque, l'uomo era senza difetto. Che cosa è che lo faceva essere senza difetto?
Provate un po' a pensare alla situazione dell'uomo nel giardino dell'Eden, che cos'è che faceva fare finiamo questo pensiero, poi andiamo avanti che cosa indica la disobbedienza? Non c'è più la comunione.
La perfezione della persona umana consiste nel grado di comunione che questa persona ha con Dio, con il Padre.
Ogni cammino spirituale è vero, autentico, efficace nella misura in cui si viene a creare, si costruisce su una autentica comunione con Dio, in Cristo Gesù per la potenza dello Spirito Santo.
La comunione con Dio Padre è sempre trinitaria, dove le tre persone trinitarie non si prendono il posto una a vicenda, ma sono tutte concorrenziali affinché l'uomo realizzi la perfezione di se stesso e la perfezione di se stesso è la comunione con il Padre.
Come avviene questa comunione con il Padre? In Cristo Gesù, perché è Gesù che è perfettamente in comunione con il Padre.
Ma come possiamo avere questa identità a Gesù? Nello Spirito Santo.
Ogni cammino spirituale autentico produce ed è prodotto : sono due cose che sono l'origine e causa e fine, dal desiderio di avere comunione con lui e producono comunione con il Padre.
Questo avviene in Gesù Cristo per lo Spirito Santo.
Pensate quanto è lungo questo inno e guardate dove siamo solo arrivati, perché è un tesoro prezioso tutto quello che ci viene rivelato in questo inno che credo sia uno degli inni più completi per quello che riguarda la figura di Dio Padre e le sue intenzioni a riguardo del genere umano.
È il compendio di tutta la storia della salvezza, è proprio ispirato dallo Spirito e Paolo ce lo consegna come un atto di grande adorazione nei confronti della volontà di Dio.
È la realizzazione delle parole dell'Antico Testamento : "Chi andrà di là dal mare per portarci la volontà del Signore?
Io non ho parlato in un angolo oscuro della terra, non ho detto alla generazione di Giacobbe cercatemi in un'orrida regione.
Fino ad allora uno poteva domandarsi: "Ma quale sarà questa benedetta volontà di Dio? Verso dove stiamo andando?
Che cosa stiamo cercando? Che cosa stiamo facendo? Verso dove ci dirigiamo?
Ecco, qui in questo inno ci viene data la direzione generale, il fiume della storia della salvezza si sta dirigendo verso quella meta.
Sappiate che state andando là. Poi ci sono tutti gli attimi concreti, quotidiani, che però si muovono in quella direzione, allora, quello che tu stai facendo adesso, quello che tu sei, le scelte che tu farai, sappi che devono avere quella meta.
Qui Dio, nella sua infinita bontà, ci fa vedere qual'è la meta da raggiungere, in modo tale che non ci sia nessuno che non sappia dove sta andando.
Signore, dove vai? Il Signore sta andando nella comunione completa con la persona del Dio Padre e con sé Lui sta portando tutti quelli che con Lui sono, per lui e con lui, una cosa sola.
Ed ecco il movimento che Gesù, in Cristo, sta compiendo nella storia della salvezza per la potenza dello Spirito Santo.
E quello Spirito Santo che, nella valle grida "vita!" a quelle ossa morte, vi ricordate? e noi siamo quelle ossa morte.
Noi siamo quelli che, ricevendo lo spirito della vita, diventiamo quella cellula vivente del Corpo di Cristo, che però non è a sé stante o insignificante: anche questa cellula si sta muovendo con il Cristo tutto intero, che sorpassa i secoli e le condizioni di luogo e si sta muovendo verso la comunione piena e totale.
Il Paradiso che cos'è se non la perfetta comunione in Dio Padre, con Dio Padre, in Cristo Gesù per la potenza dello Spirito Santo?
Non immaginiamoci che il Paradiso sia un grande spettacolo in cui noi contempliamo Dio: il Paradiso è una comunione, è una relazione, quindi è attività, non è passività, è interscambio, è "io do tutto me stesso a te e tu dai tutto te stesso a me".
Questo è la comunione più totale più totalizzante che noi riusciamo solo a pronunziare, ma non riusciamo neanche a intendere, forse ne abbiamo semplicemente una vaga impressione.
Per capire che cosa significhi la comunione che si vive nel Paradiso … noi possiamo dire che significa beatitudine, che significa pienezza della gioia, che significa realizzazione eterna sempre maggiore, di gloria in gloria noi veniamo trasfigurati.
Più di tutto questo noi che cosa possiamo dire?
Tutto questo ci è prefigurato, ci è lasciato come un flash in questo inno, perché ci rendiamo conto, ogni parola di questo inno, persino i punti e le virgole, hanno un significato sconvolgente: ve ne siete accorti no?
Sta a noi fare di questo inno, come possiamo dire? l'ideale.
Vedete, perché tante cose si insabbiano e si fermano? Perché a volte non siamo stati abbastanza prudenti, abbastanza accorti, da assicurarci di avere un ideale, oppure non stiamo facendo le cose per la motivazione giusta.
Quando quella cosa ha finito, noi non abbiamo la motivazione giusta e noi non perseguiamo più nessun fine, perché non abbiamo lo scopo.
Qui ci viene data la possibilità di avere uno scopo.
Questo scopo è lo scopo generale di tutti i figli di Dio, è lo scopo che poi si incarnerà, si realizzerà, si concretizzerà per ognuno in un modo specifico, però è il movimento che accomuna tutti.
Quanto più questa visione che Dio ha su di noi e sulla storia diventerà la tua visione, tanto più tu sarai motivato a vivere la tua condizione concreta di laico, di consacrato o di qualsiasi altra situazione tu stia vivendo nel Corpo di Cristo.
Questo è fondamentale, questo inno deve essere per noi la scaturigine di tutto il nostro esistere.
Lui ci dice che siamo santi e immacolati, guardate che io non ho mica inteso fare una trattazione teologica di tutto questo, sto semplicemente condividendo una meditazione su questo inno, perché sia , come dire, anche una provocazione.
Quindi immacolati abbiamo visto cosa vuol dire, al suo cospetto.
Qui è importante: che cos'è il cospetto? Davanti a lui è il modo più comune di esprimerlo.
Quand'è che noi diciamo "Sono andato al cospetto di tizio, caio, sempronio"? Quando? quando quel tizio è importante.
Un'udienza dal Santo Padre, tu che cosa dici? Sono andato al cospetto di S. Santità .
Perché tu dici "cospetto"? Che cosa significa la parola "cospetto"? Di fronte, guardarsi reciproco, perché "spectum", "spectaculum" è l'azione di guardare, però non guardare nel senso di vedere.
Anch'io vedo i prati e tutto quando, però non sto vedendo le foglie; io posso vedere tutto il prato verde, ma non sto guardando, se io guardo dico "è un bel prato verde, però c'è quella foglia, c'è quell'altra foglia….
Quindi guardare significa non subire delle impressioni esterne, ma attivamente interessarsi alla cosa.
"Al cospetto" significa "guardare attivamente" , cioè io guado attivamente Dio, sono molto interessato a Lui, però dice: "co-spectum", vuol dire che è un'azione reciproca perché qui viene sottolineata la relazionalità.
Quindi santi e immacolati al suo cospetto, davanti a Lui, non vuol dire dietro di Lui, non vuol dire sotto di Lui, non vuol dire di fianco a Lui, che sono tre situazioni diverse.
"Al suo cospetto", che non vuol dire "sotto", ma vuol dire al suo piano, vuol dire che Dio guarda a noi tenendoci al suo livello, non perché noi siamo al suo livello, ma perché Lui fa in modo che noi ci sentiamo al suo livello.
È quello che per esempio in quella traduzione che avete voi interconfessionale si preoccupa proprio di parlare del renderci figli di Dio e in questo superando le difficoltà della teologia della grazia.
Tra l'altro ho sentito proprio ieri dalla Radio vaticana che c'è stata una dichiarazione di tutte le Chiese Luterane e della Chiesa cattolica nella quale si supera la secolare difficoltà della teologia della grazia.
Questo è un momento epocale, dovremmo cantare il Te Deum per questa dichiarazione che si è avuta in tutte le chiese luterane congregate e che hanno firmato questo documento, dicendo che quello che insegna la Chiesa cattolica non è insegnato contro i luterani, perché hanno una teologia della grazia che è simile, si sono chiariti i termini, quindi abbiamo superato in maniera silenziosa tutti i momenti allucinanti che hanno diviso la Chiesa, il Corpo di Cristo.
Queste notizie non fanno molto rumore, però edificano l'unità della Chiesa e dovremmo veramente ringraziare il Signore per tutto questo.
Ma andiamo avanti: "al tuo cospetto", quindi vuol dire "santi e immacolati al suo cospetto", separati da tutto quello che non è come Dio, senza difetti, cioè come Dio ci aveva sempre immaginati, come Lui voleva che fossimo; e Lui voleva che fossimo allo stesso tavolo, alla stessa mensa insieme a parlare, a guardarsi negli occhi, a condividere, ad ascoltarsi.
Il dipendere è già una forma di schiavitù, quindi non è più una forma di perfezione, non essere succubi.
Infatti i progenitore nel giardino dell'Eden vivevano in relazione con la natura, ma non erano soggiogati dalla natura, è stato il separarsi da Dio che li ha resi succubi della natura.
Gesù Cristo che dice al mare e al vento "Taci fermati e cammina sulle acque" testimonia che Lui è l'uomo nuovo secondo il volere Dio, non è succube della natura, è la natura che ubbidisce a Lui.
Se voi conoscete delle persone consacrate di una consacrazione di clausura stretta, vi rendete conto , sebbene siano in qualche modo separati dalle cose quotidiane, in realtà queste persone sono molto inserite nella vita e nella storia degli uomini, di un inserimento che è molto diverso dal nostro, che è fatto solo dal sapere tante cose.
Invece il loro essere inseriti nel mondo è il carisma sacerdotale di offerta, quindi paradossalmente queste persone si sono distaccate dalla concretezza, dalla frenesia della vita quotidiana, ma sono molto più inserite nel mondo che non noi.
È strano da dirsi, ma forse ne conoscete no? Lo realizzano in Cristo, la relazione giusta con il creato.
Poi dice un'altra cosa: "nella carità" Qui come avete voi la traduzione? Nel suo amore.
Nel suo amore sì dice tutto, però dice anche meno perché è molto più….
Che cos'è la carità? La carità che cos'è? un vestito di Dio? non è Dio stesso la carità?
Qui, nella Bibbia di Gerusalemme, c'è una nota che specifica questo, a proposito del versetto 6, e dice: "Grazia: il termine greco designa qui il favore divino nella sua gratuità, questa nozione che include ma sorpassa la grazia nel senso di dono santificante e intrinseco dell'uomo, manifesta la gloria stessa di Dio.
Quando qui vedete scritto "nella carità" , in alcune parti è scritto amore.
Certo l'amore è carità, Dio è amore, significa dire tutto.
Ma dire "carità" significa mettere insieme l'amore attivo di Dio e la grazia, grazia intesa come la persona stessa dello Spirito Santo che agisce non semplicemente per il fatto che esso c'è, ma perché viene accolto.
All'inizio della creazione lo Spirito Santo aleggiava sopra le acque? in che tipo di acque? agitate? Gen 1,2
Lo Spirito c'era sopra queste acque? pervadeva il creato e niente di più.
Ci siamo? era presente, ma non poteva essere operante perché perché lo spirito sia operante, c'è bisogno che qualcuno lo invochi.
Lo Spirito è una persona, non è una cosa. La Grazia è una persona, non è una cosa.
La grazia santificante è l'effetto dell'azione dello Spirito Santo che è in relazione con una persona.
Perché quel pane diventa il Corpo di Cristo? quell'acqua diventa quell'acqua che ti dà il Battesmo?
Quell'olio diventa consacrato, ecc. ecc.?
Perché c'è una relazione tra persone le persone create da Dio a sua immagine e somiglianza che, nel nome di Gesù chiedono a Dio Padre che lo Spirito Santo venga a consacrare quelle cose e quelle cose diventano efficaci, ma perché divengano efficaci ci vuole una relazione, anche con lo Spirito Santo, che è una persona, non è una cosa.
Dire qui "Santi e immacolati al suo cospetto nella carità significa dire che le persone devono essere collaboratrici dello Spirito Santo, non possono pensare semplicemente per il fatto che lo Spirito Santo c'è e allora tutto succede.
Già, è troppo comodo, diventa una magia.
Il suggerimento è dello Spirito Santo, l'iniziativa è di Dio Padre e la realizzazione perfetta è in Gesù Cristo.
Lo Spirito Santo suggerisce, tanto è vero che, appena lo Spirito scende su Gesù nel Giordano, lo conduce nel deserto per essere tentato.
Pensa che bella prospettiva aveva Gesù, Gesù ha seguito il suggerimento dello Spirito Santo che lo ha condotto là.
Lo Spirito Santo suggerisce, suggerisce la volontà di Dio Padre, che in Gesù Cristo è pienamente realizzata.
Questa collaborazione alla grazia significa essere persone, diciamo la parola biblica? "profetiche"
Persone profetiche significa "persone all'ascolto", persone che sanno ascoltare e che poi mettono in pratica.
Un profeta che ascoltava Dio e che poi non mettesse in pratica ciò che Dio suggeriva era un profeta? No
Ma poteva essere riconosciuto come profeta.
Persone profetiche sono quelle persone, quei battezzati, visto che ci troviamo dopo la redenzione, che sono all'ascolto di Dio.
Dio suggerisce nella persona dello Spirito Santo e noi riceviamo i suggerimenti di Dio: è grazia questa, grazia santificante.
Se tu ascolti i suggerimenti dello Spirito Santo i frutti quali sono? La santificazione, cioè la realizzazione del progetto di Dio.
Essere santi, cioè pienamente inserti nel mondo, ma anche separati da esso, sapendo che cos'è il mondo e che cosa sei tu.
Lo Spirito Santo ti suggerisce la verità? ti dice che tu sei in Cristo, che tu sei per Cristo, che tu sei con Cristo a gloria di Dio Padre con la sua potenza.
Santi e immacolati al suo cospetto nella carità vuol dire grazia, vuol dire attività, vuol dire ascoltare e agire; ma carità, caris, è la stessa radice della grazia.
Che cosa significa "carità"? Significa anche "gloria", significa anche "manifestazione di Dio".
In questo brano questo dire grazia, questo dire carità hanno in sé la pienezza del significato di queste due parole, non solo la specificità, è qualche cosa di veramente ispirato, perché questi termini hanno sia la specificità che la pienezza che essi significano.
Quindi, la carità è la gloria, la manifestazione di Dio.
Essere santi e immacolati al suo cospetto, manifestando Dio che è dentro di te.
Il sogno di Dio è che facciano vedere a tutti che Dio abita dentro di loro.
Così era nel progetto di Dio per l'uomo che si trovava nell' Eden e così è il fine della creazione anche dopo la redenzione.
Dio non ha cambiato il suo progetto, Dio lo ha confermato, lo ha redento, per lui gli uomini, in Cristo Gesù, devono continuare a essere santi, immacolati al suo cospetto, nella carità.
Questo è quello che Dio dice: facciamo l'uomo santo, immacolato al mio cospetto nella carità, a nostra immagine e somiglianza.
Noi potremmo dire una cosa di questo genere.
Ci siamo fino qui? E siamo arrivati, paradossalmente e sconvolgentemente alla fine del versetto n. 4, e abbiamo fatto appena due versetti, quindi pensate che miniera di gloria che c'è in questo inno.
Predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo.
E qui ci siamo nelle parole difficili: "predestinandoci", cosa vogliamo dire? qui nella vostra traduzione interconfessionale com'è?
Molto bene, questa qui è una traduzione azzeccata, quindi pre-destinandoci non significa "condizionandoci" in modo assoluto che noi diventassimo questo.
Ci siamo? Il suo progetto è che noi siamo suoi figli, anche nella creazione e nello stato di grazia che vi era nel Giardino dell'Eden la pienezza della creazione si sarebbe realizzata con l'incarnazione.
Attraverso l'incarnazione tutto il genere umano, anche se non fosse caduto nella disgrazia a causa del peccato originale, avrebbe partecipato di una prerogativa in più che non faceva parte della natura: è un dono di grazia: "Ha dato il potere di essere figli di Dio ( Gv 1,13, mi pare, nel Prologo di Giovanni ).
Il potere di diventare figli di Dio, dunque è qualche cosa che non è "naturale" nell'essere umano, è un dono soprannaturale, è una compartecipazione, è l'ingresso nella Trinità.
Quindi il progetto di Dio è quello che Lui ci ha visti come figli adottivi, il suo disegno era che noi non solo fossimo creature sante, cioè creature totalmente diversi dai gatti e dai cavalli, delle creature che fanno parte di questo creato, ma che nello stesso tempo sono qualche cosa di diverso.
Ma non basta, non solo voglio che siano delle creature sante e cioè diverse in relazione di me, ma che, oltre a questo, abbiano la possibilità di essere miei figli, per opera di Gesù Cristo.
E non si sta parlando ancora del peccato originale.
In Gesù Cristo dunque il progetto di Dio era che noi saremmo stati figli indipendentemente dalla caduta.
E andiamo avanti. Ci sono delle condivisioni su questo punto? … è collegato con "prima della creazione", c'è ancora un altro prima. In Cristo era presente colui che avrebbe inviato…
Se Dio stesse descrivendo qual era il suo progetto, indipendentemente che noi ci siamo o non ci siamo.
Voglio che questi uomini siano miei figli …
Destinati "prima" della creazione, "pre-destinati" per essere figli.
Pensate che cosa può pensare una mamma mentre aspetta il bambino, che cosa pensa il papà: "Ah questo qui sarà questo, preparerò quell'altro, fanno molti progetti.
Dio fa la stessa cosa, solo che i progetti di Dio sono grandiosi, sono infinitamente superiori di quello che noi possiamo immaginare, noi dovremmo invece entrare in questa familiarità con Dio tale da essere felici che Lui faccia questi progetti e che questi progetti siano indirizzati verso di noi.
Quando in una grande famiglia antica, nobile, ricca, nasce l'erede, questo erede qui è già destinato ad avere tutto di quella famiglia.
Lui non lo sa, piano piano ne diventerà consapevole, è già destinato a questo, i genitori, i nonni dicono: "Ah, ma tu farai questo, farai quello, lui non sa ancora niente nella culla, però è già tutto pronto il suo avvenire.
Ma loro sanno che cosa ne sarà di quel ragazzo?
Potranno costringerlo a fare tutto quello che loro vogliono ? No, loro hanno predestinato il figlio ad essere poi dopo un ricco proprietario, amministratore, poi magari tutto cambia .
È lo stesso tipo di predestinazione, che non è vincolante, ma indirizzante.
Se il progetto di Dio è che noi fossimo figli, infatti come avrebbe potuto lo Spirito Santo di Dio entrare negli uomini, se gli uomini continuavano ad essere semplicemente uomini?
Come fai tu a contenere l'infinito? Ci voleva che Dio entrasse miracolosamente nel inito in modo che tutti gli uomini, collegati con Dio, sarebbero diventati capaci dell'infinito. Vi rendete conto come tutto è previsto?
San Tommaso ipotizza la possibilità del superamento della colpa: con il nominalismo enfatizza la necessità di portare alla perfezione il progetto di Dio, però attenzione, perché nell'alto Medioevo era già tempo che la riflessione biblica patristica era stata abbandonata, quindi anche la Summa Teologiae era il compendio di tutta la teologia di quel periodo.
Quindi noi ricuperiamo la sapienza dei Padri che furono eminentemente biblici con l'esegesi spirituale, con l'esegesi paradossale, però furono essenzialmente biblici.
Noi abbiamo bisogno di ricuperare millenni, forse un millennio, anche di più, un millennio e mezzo di approccio alla Scrittura.
Per favore quindi impariamo a prenderla in mano questa Bibbia, a leggere e a fermarci sulle parole e cercare di capire che cosa significhino le parole: non è importante che ci sia una consapevolezza esegetica, comincia a vedere in italiano che cosa significano quelle parole lì, ne hai già un arricchimento notevole, poi se vuoi approfondire puoi chiedere a qualcuno, però è tempo di farlo.
Resta da fare una domanda: chi è che ha messo nella testa degli uomini i progetti? È Dio.
Vedi che Dio progetta, suggerisce, se qualcuno accoglie Dio realizza.
Ma se qualcuno non accoglie, quel progetto resta nella testa di Dio.
Capite quanto è importante essere collaboratori alla grazia di Dio, perché se tu sei all'ascolto, Dio ti suggerisce: guarda che potresti fare questo e quest'altro.
Se tu ascolti, allora tu dici: "È vero, potrei farlo, Signore come faccio?" "non ti preoccupare, faccio tutto io.
Quindi impariamo ad essere furbi, come diceva Ignazio di Loyola: "Fai come se tutto dipendesse da te e dopo quello che tu hai fatto, ricordati che niente dipende da te". Non è bello?
Al capitolo 28 del Libro degli Atti, Dichiarazione di Paolo ai Giudei di Roma. ( At 28 )
Quindi Paolo si trovava già a Roma e sapeva già quale sarebbe stato il suo destino, che gli avrebbero tagliato la testa, nonostante questo lui continua a dare la sua testimonianza, ma a chi? ai Giudei.