Esercizi luglio 2000
1 - I fatti connessi con la Passione
2 - Davanti a Cristo Crocifisso non possiamo barare
3 - L'ultima sua predicazione
4 - Cristo che trionfa
5 - La sua glorificazione
6 - La sapienza della croce
7 - Le piaghe fisiche del corpo di Cristo
8 - La Passione dello spirito
9 - La realtà della sua natura umana
10 - Desolazioni di spirito
11 - La Passione del corpo
12 - La coronazione di spine
13 - La crocifissione
14 - Un gesto che era di obbrobrio
15 - La passione dell'onore
16 - Se vuoi vincere il male
17 - La passione del cuore
18 - Per il peccato Cristo è morto
19 - La sapienza della croce
Sant'Ignazio a tutti i fatti connessi con la Passione, ad iniziare dall'Ultima Cena, dedica tutta una settimana di Esercizi, la terza.
La grazia che fa chiedere, n.193, degli Esercizi, dolore, sentimento e confusione perché per i miei peccati va il Signore alla Passione.
Dunque Sant'Ignazio ce la fa fare questa meditazione in un senso di contemplazione personale di fronte al Cristo, come dice Paolo: "Mi ha amato", usa il singolare, se lo dice ogni persona, quindi Cristo è per tutti, mi ha amato e ha consegnato se stesso per me alla morte.
Poi presenta vari punti di considerazione e ritorna: considerare come tutto questo "patisce per i miei peccati per me" e allora che cosa devo fare io per lui? le contemplazioni della terza settimana
Lo scopo per cui Sant'Ignazio pone le contemplazioni della terza settimana dopo il lavoro di purificazione della prima e di contatto di imitazione contemplativa del Cristo per acquisire il suo stile, la sua mentalità è perché si rapporti in noi nella contemplazione dell'amore del Cristo che per noi muore il desiderio di amarlo e di seguirlo sempre meglio.
Quindi sarebbe un po' la settimana del rafforzamento della nostra volontà, perché davanti a Cristo Crocifisso non possiamo più barare, non possiamo sfuggire.
La meditazione sulla passione di Gesù, basterebbe mille modi di accostamento a questo mistero del Cristo che patisce e che muore per me.
Abbiamo tutti in mano i Vangeli, secondo la devozione di ognuno, la giornata potrebbe essere passata prendendo uno degli Evangelisti e seguendo passo passo in questa contemplazione del Signore Gesù delle persone che concorrono in questa tragedia della salvezza che Cristo porta: fare la propria contemplazione, la propria preghiera dal testo dei Vangeli.
Noi sappiamo una cosa, guardando la proporzione che i Vangeli mettono della vita di Cristo sulla Passione e Risurrezione rispetto a tutto il resto noi vediamo che una proporzione grandissima, cioè dedicano più spazio, quindi vuol dire: che cosa aveva recepito di più la prima Comunità con la predicazione degli Apostoli: Cristo morto, risorto e tutto il resto alla luce della morte, resurrezione di Gesù.
Se guardiamo la proporzione dei capitoli, diremo è sproporzionato rispetto al resto lo spazio che danno alla morte e risurrezione di Gesù.
Sant'Ignazio nel n. 297, tra i vari modi di contemplare la passione presenta dal cap.19 di S. Giovanni le sette parole dette in croce da Gesù.
I sette momenti dell'ultimo suo annuncio direi, l'ultima sua predicazione dalla croce.
Pregò per coloro che lo crocifiggevano, perdonò al ladrone, raccomandò Giovanni alla madre sua e la madre sua a Giovanni, disse ad alta voce "Ho sete", disse che era abbandonato, disse che "tutto è compiuto", disse: "Padre, nelle tue mani raccomando il tuo Spirito".
Potrebbe essere un altro modo dalla richiesta, ci sono tutte nel Vangelo di Gv 19 potrebbe essere un modo di verificare la mia vita, il lavoro che ho fatto negli Esercizi attraverso queste parole di Gesù dalla croce.
Marco per esempio, se noi seguiamo la Passione secondo Marco, noi vediamo che c'è tutto un inizio e un progresso di crescita del male, cioè di coloro che si oppongono a Cristo, che lo crocifiggono, che lo condannano, che lo fan patire, che lo mettono in croce, diremo: c'è tutta una linea di ascesa fino al momento della morte di Gesù in croce in cui vince umanamente il male, l'opposizione a Gesù.
Dal momento della morte di Gesù è Cristo che trionfa, anche se non è ancora risorto, e i suoi per esempio, mentre tutti gli altri fuggono per paura, quelli che sembravano i vincitori, i suoi invece riprendono coraggio, non scappano, non vanno via, hanno coraggio anche di andare da Pilato a chiedere dove metterlo, se possono staccarlo dalla croce.
Soprattutto questa vittoria del Cristo che già appare nella sua gloria di Risorto, vincitore del peccato e della morte nella grande professione di fede del centurione romano, di un pagano quindi: "Costui veramente era figlio di Dio".
Leggendo Marco si ha un po' questo senso di progresso del male, ma poi dal momento della morte, è Cristo che trionfa.
Seguendo la Passione secondo Giovanni il Verbo su cui Giovanni lavora come realtà fisica, ma come lettura di una realtà spirituale profonda, è il Verbo Cristo esaltato sulla croce: "Quando sarò innalzato, allora attirerò tutti a me".
Per Giovanni questo verbo ha un significato materiale: Cristo che viene fisicamente inchiodato alla croce e innalzato, esaltato, innalzato sulla croce e messo lì a morire.
Quindi umanamente potrebbe sembrare la fine di tutto, i fallimento del Cristo, ma in questo Verbo esaltato Giovanni vede la glorificazione del Signore: "attirerò tutti a me", è il Verbo della Risurrezione per Giovanni.
Quindi Giovanni vede già nel mistero della morte del Cristo la sua glorificazione.
Perché questo? perché l'amore di Dio ha l'ultima parola e dove c'è l'amore, e soprattutto quello di Dio, lì c'è la vittoria, sul male e sul peccato, e c'è quindi la vita nuova, la risurrezione.
Ecco, questa è un po' la lettura che ne fa Giovanni: la croce che diventa glorificazione.
Potrebbe anche seguire, a mio giudizio, dal breviario di oggi, di questo venerdì della 4° settimana del comune del breviario la seconda lettura dell' Ufficio di letture, che è una bella contemplazione di Agostino appunto, di fronte a Cristo che muore per noi e quindi della fiducia che dobbiamo.
Se qualcuno è aiutato, è tratto dalle sue Confessioni e insieme i versetti biblici che per questo venerdì della 4 settimane la Chiesa ci mette da leggere e meditare alle Lodi e alle tre ore 3a, 6a e 9a, i brevi versetti: sono quei versetti di Paolo: Paolo non sa nient'altro che Cristo Crocifisso.
Non è che Paolo aspetti ancora la Risurrezione, Paolo è attratto e conquistato dal Cristo vivente, ma cosa pensa Paolo?
Questo è sempre il punto di arrivo, in Cristo siamo già con Lui glorificati, ma come dice la teologia non ancora pienamente, perché noi siamo ancora in cammino.
C'è ancora la sapienza della croce, c'è ancora il mistero della croce, ecco perché per Paolo la morte e resurrezione di Gesù è il centro della sua teologia, e questo potrebbe essere un altro modo da questi versetti della Scrittura.
Potrebbe anche essere fatta, soprattutto in casi di maggiore stanchezza, tenendo presente il Vangelo, la Via della Croce, la Via Crucis, c'è anche in giardino l'immagine, il cammino della Via Crucis.
Oppure anche prendere dal 3a volume del Breviario, chi ce l'ha completo, che usiamo adesso, ancora una settimana, finita la XVII settimana si prende il quarto volume, nel terzo volume, al 23 luglio, corrispondeva a domenica scorsa, c'è una preghiera e contemplazione di Santa Brigida sulla Passione di Cristo: la passa momento per momento, è un modo di contemplazione, mi aiuta per la ma preghiera.
Io propongo un'altra via, un altro modo, anche, se vi può servire, però di fronte alla Passione del Signore c'è meno bisogno di parole.
Dalle sue Piaghe noi siamo stati guariti, dice Isaia, Gesù Risorto mostra il suo corpo piagato a Tommaso, gli dice che per credere in Cristo non deve soltanto pensarlo nella gloria, ma ha bisogno di passare, toccando, attraverso i segni della sua Passione. Questo è Vangelo.
I nostri quattro amici che hanno fatto con noi gli Esercizi, dell'Istituto Secolare dei Catechisti del Cristo Crocifisso e di Maria Immacolata da decenni propongono, hanno fatta anche una edizione particolare in occasione della Sindone, questa Devozione di Fra Leopoldo, speciale, alle Piaghe del Cristo, come preghiera, hanno messo anche qui dei depliants se vi servono.
Attenzione, il mio modo di proporre la Passione è questo: per me le piaghe fisiche del corpo di Cristo non rappresentano soltanto un fatto in sé, fisico, le cinque Piaghe del corpo di Cristo, ma sono un po' ì segni visibili, anche nel Cristo glorioso, di tutta la Passione del Cristo, perché non è soltanto una Passione di tipo fisico, anche se per la gente è quella più immediata.
"Oh quanto ha sofferto!", non è vero? Noi potremmo vedere nelle piaghe del Cristo Risorto, "dalle sue Piaghe siamo stati guariti", le mie piaghe sono guarite dall'amore del Cristo che è rappresentato fisicamente dal suo corpo piagato, che però sono dei segni visibili di tutta la sua Passione, cosa voglio dire tutta la sua Passione?
Ecco, lo suddivido in quattro momenti, se vi può aiutare, prendete liberamente quello che volete, purché vi metta nel clima di intimità col Signore.
C'è innanzi tutto la Passione dello spirito di Cristo: una Passione spirituale.
C'è la Passione del corpo, quella che lascia i segni visibili.
C'è la Passione dell'onore di Cristo, e c'è la Passione del cuore del Cristo, cioè c'è la croce dello spirito, c'è la croce del corpo, c'è la croce della sua onorabilità e c'è la croce del suo cuore.
Gli Evangelisti naturalmente non suddividono questi punti, noi possiamo tranquillamente ricavarli e incontrarli in una lettura pacata della Passione del Signore.
E la Passione dello spirito appare evidentemente nel momento della sua lotta spirituale.
Per esempio Mt 26,36s, "andò con loro in un podere chiamato Getzemani e disse ai discepoli: "sedete qui, mentre io vado là a pregare" e presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo cominciò: qui non c'è ancora la passione del corpo, qui non c'è ancora la crocifissione, non posso dimenticare questa croce pesante del Cristo, cominciò a provare tristezza e angoscia e disse: "La mia anima è triste fino alla morte, fino a morire. Restate qui - cerca la compagnia, umanamente, dei suoi - e vegliate con me".
Si prostrò con la faccia a terra dicendo: "Ecco, se è possibile passi da me questo calice, togli da me questa passione che si preannuncia così triste, però non come voglio io, ma come vuoi tu".
E così notano gli Evangelisti di nuovo e diceva le stesse parole, questa meraviglia che crea negli Apostoli questa situazione spirituale in cui si trova Gesù.
Come nota bene San Leone Magno, questo è forse il Cristo più vicino a noi, che sentiamo più umanamente vicino a noi.
Si rivela pienamente in tutta la realtà della sua natura umana, che ha paura, la natura umana, di fronte a una previsione di un grande dolore, e prega, soffre ed è triste e angosciato fino alla morte davanti alla previsione della sua passione, forse alla inutilità per molti del suo sacrificio, dalla pesantezza del dolore che deve passare anche attraverso il corpo.
E San Leone Magno conclude dicendo "Miei cari, Cristo è passato attraverso questa Passione del suo spirito, della desolazione dello spirito, che trova conforto unicamente non nel fuggire, ma nell'abbandono alla volontà del Padre.
Qui c'è tutta la teologia della croce e dell'abbandono al volere di Dio.
"Ricordati che il tuo Capo ha passato questo perché tu puoi trovarti in questa situazione dello spirito, quindi lo senti molto vicino, senti che Cristo non guarda dal di fuori il dolore del mondo, ma ci passa dentro, anche in quel dolore terribile che tocca il nostro spirito, della desolazione, dell'aridità, della non più voglia, del volere della fuga, della tristezza, dell'angoscia, come dice il Vangelo di Gesù, e ti dà però il grande esempio, Lui che è il tuo Maestro, di cosa devi fare anche tu in quel momento.
Cristo ha voluto provare le nostre desolazioni di spirito.
Ed ora davanti al Cristo Crocifisso possiamo pensare: "Da che cosa sono causati i nostri momenti di desolazione?
Sarà per causa mia? Sono io, come abbiamo detto più volte in questi Esercizi, che ho abbandonato, che ho tralasciato il Cristo, l'unione con Lui, la vita interiore, e allora è chiaro che poco per volta mi trovo insipido, non capisco più niente, il perché della mia vita.
La desolazione può essere causa della tentazione del demonio e allora io lo so che Cristo è più forte del demonio e non devo lasciarmi abbattere, Sant'Ignazio mi ha dato anche delle norme per capire quando cerchi di fare il bene.
La desolazione può venire dal nemico dell'anima tua, ma se sai chi è il nemico puoi tirare un respiro di consolazione, nel senso, anche se senti tristezza tua … Paolo dice: "che cosa può separarci, se non vogliamo noi dall'amore di Cristo, quell'amore di Cristo è un complemento di specificazione di tipo soggettivo, non vuol dire: cosa può separarmi dall'amore che io ho per Cristo?", non vuole dire quello perché purtroppo io posso separarmi dall'amore di Cristo.
Niente, se non lo vogliamo noi, può separarci dall'amore che Cristo ha per noi, perché l'amore di Cristo, come l'amore di papà e mamma, significa l'amore che papà e mamma hanno per me o l'amore che io ho per papà e mamma. Qui è nel primo caso: niente può separarci.
Oppure può venire anche da una prova che Dio permette per maturare e purificare la nostra anima.
Dio vuol vedere, lasciandoci, permettendo i momenti di desolazione, se cerchiamo lui come ha fatto Cristo in questo momento. Però "Padre, sia fatta la tua volontà" ed uno dei motivi, anche questo lo notano i Padri del deserto, soprattutto l'abate Cassiano, in una sua correlazione, questi incontri che i monaci avevano con l'abate, ponevano delle domande e gli abati davano delle risposte di vita spirituale.
Tante volte il Signore le permette perché apprezziamo di più i doni che Lui ci dà.
Quando c'è la consolazione sembra alle volte di essere noi i padroni della nostra vita.
Quando tutto va bene forse possiamo dimenticarci del Signore.
Alle volte permette il Signore che perdiamo quell'entusiasmo, quella sensibilità, quella spinta per farci capire con quanta attenzione dobbiamo curare il rapporto col Signore perché non si riconquistano facilmente questi beni spirituali, se li perdiamo.
Quindi il Signore passa anche attraverso la Passione dello spirito, che sappiamo che alle volte è molto più forte, più grave, più pesante che una passione del corpo.
La Passione del corpo, questa è quella che fa più colpo anche nella predicazione, nella gente, tutti i vari momenti che il Vangelo mette, che Cristo … Pilato disse: non ha commesso niente, non vedo … non dice: lo lascio libero, no, l'uomo fa paura, lo faccio flagellare e poi lo mando libero.
Vedete come gli Evangelisti, una delle prove della veridicità degli Evangelisti è che non si fermano mica a fare tante infiorettature: avrebbero potuto in questi momenti raccontare, descrivere tutto: ti mettono un verbo: "E fattolo flagellare, così, un inciso.
Se noi vediamo negli autori romani. soprattutto in Cicerone, che cosa voleva dire flagellazione presso i romani, e qui non sono gli ebrei che flagellano Cristo: per regola dovevano fermarsi al 39° colpo, per scrupolo di superare il 40: vedete dove gli scrupoli portano alle volte: ti massacro un individuo, però mi fermo a 39, perché la legge dice 40, che per di più era fatto con verghe flessibili, che lasciavano delle grandi striature rosse sulla pelle, potevano anche screpolarsi.
I romani facevano con il flagro, appuntite, cordicelle appuntite con le punte di ferro di osso duro.
Sulla Sindone, se lo prendiamo come uno dei segni della Passione del Signore, i medici che l'hanno studiato questo individuo, io dico sempre: o è il Signore Gesù o è uno che han preso e han seguito il copione del Vangelo e gli han fatto passare tutto quello che hanno fatto passare nel Vangelo…
Ottanta ferite solo sulla schiena, solo sul dorso , quindi non è una cosa da niente.
Quando prendiamo un cachet, una pastiglia, un Veramon o altro per il mal di testa dico "Piantarmi un chiodo in testa è terribile" queste corone di spine che sulla Sindone hanno lasciato quelle colature di sangue per cui i medici che han studiato hanno detto: "Qui hanno colpito delle arterie.
Dalla sinuosità, dal modo con cui a quest'uomo della Sindone han colpito le arterie, è a forma di casco, difatti il sangue cola anche su tutta la parte posteriore, in mezzo ai capelli, ha lasciato il segno.
Facciamo in fretta noi a dirlo: un momento e quindi lo incoroniamo, gli battevano in testa perché andassero bene giù, si piantassero, vi immaginate anche sul legno verticale della croce quando un condannato, per poter un po' respirare, riprendere fiato, doveva in tutti i modi, pur con tutti i dolori che i chiodi piantati nel corpo potevano dare, dava dei colpi con la testa verso l'asse verticale, immaginate non è vero? Terzo mistero coronazione di spine.
Senza tanti scrupoli tiravano, torcevano, finché la mano, il polso arrivavano al punto dove i fori erano stati fatti per infilare i chiodi nel legno, la posizione in cui l'individuo veniva a trovarsi, per cui la causa della morte fisica di Gesù, è stata non soltanto l'abbondante perdita di sangue per la flagellazione, la coronazione di spine e questi chiodi che entrano nel corpo.
Non soltanto, forse anche degli inizi di infezione, di tetano.
Ma è stata soprattutto la posizione con cui il Crocifisso doveva stare con tutto il corpo che tendeva a pendere in avanti perché era appeso dalle braccia, puntellato su un piccolo seggiolino ma sui piedi, che dopo un po' portava all'irrigidimento dei muscoli del petto per cui moriva a poco a poco di asfissia, come un grande asmatico che non riesce più a respirare, tanto che i Vangeli notano tutti con meraviglia che prima di morire dette un grande grido, cosa che non potevano più fare perché mancava loro a poco a poco il fiato.
E allora io penso che Cristo ha voluto provare anche quelli che sono i limiti del mio corpo, dà un significato di amore anche alla sofferenza fisica.
Se si vive si passa tutti dentro: c'è poco da fare, gli acciacchi, i limiti stessi dell'età, il non poter più fare quello che si faceva una volta.
Questo è anche passione del corpo, il corpo che non risponde più come un tempo, le malattie, anche gravi, anche in persone giovani bloccano, stroncano una vita.
Cristo ha voluto fare esperienza anche di questo e l'ha fatto con l'amore da un significato.
Nella sofferenza, nemmeno la sofferenza fisica, mi impedisce di essere offerta, viva in Cristo, a gloria del Padre.
L'unione con il Crocifisso. Non è che non debbo curarmene, non debbo fare attenzione, ma io lo so, è tanto bella quella frase di Marco, che è molto umorista, anche ironico, quando parla della donna che da tanti anni aveva l'emorragia, dice: era andato da molti medici, aveva speso tutto con molti medici, ma non era guarita, anzi era andata sempre peggio: anche la scienza si arrende.
È bello cercare di prolungare la vita, può darsi, l'età media sta aumentando, è vero.
Per molte persone non è poi un gran bene perché certi tipi che han rovinato il mondo, che vivano cento o duecento anni non è poi una grande conquista della scienza, non è vero?
Quale sofferenza ha? la nostra sofferenza fisica fa parte della mia vita, però che cosa ha di bello?
Mentre per gli altri metterlo in croce è ormai bloccare Cristo definitivamente: sei finito?
Cristo ha fatto di un gesto che era di obbrobrio ( la crocifissione era riservata solo ai cristiani, era chiamata la morte più atroce, Pietro sarà crocifisso perché lui, galileo, la Galilea, con la Palestina, non era colonia romana, non aveva i diritti di cittadinanza romana, e quindi gli ha dato la morte come ai cristiani, dice la tradizione, così pure a Cristo, sono i romani qui.
Paolo di Tarso in Cilicio, la Cilicia era colonia romana con diritto di cittadinanza, ha avuto il privilegio del taglio della testa: il risultato è uguale, ma una morte più rapida, più veloce, pensate le ore di tormento, dissanguamento, sete, tutto, con questa gente ancora sotto che lo maltrattava: la passione dell'onore, e in Cristo rivive tutto insieme questo: un pezzetto poi passa, un pezzetto poi passa, no: l'Uomo dei dolori.
Quando Sant'Ignazio dice "Pensa che ha fatto questo, dico. Allora come posso ancora dubitare dell'amore di Dio?
La passione dell'onore, Cristo è stato colpito nella sua onorabilità.
Intanto un processo in pubblico, in un giorno in cui Gerusalemme era piena di gente: gli Ebrei che venivano per la Pasqua, un processo in pubblico.
Se facciamo sinceramente l'atto pubblico di confessione delle nostre colpe c'è l'umiliazione, la vergogna.
Lui è il santo e viene presentato alle autorità come un malfattore quindi la passione dell'onore, la umiliazione.
Lui è il Santo, se non fosse un delinquente: questa è la grande ragione che portano a Pilato, noi, gente per bene, trasparente, onesta, non te l'avremmo portato.
Quindi il giudizio te l'avremmo dato se non fosse un malfattore?
Pietro dirà negli Atti: "Passò facendo unicamente del bene", quindi il contrario: la passione dell'onorabilità.
Se c'è uno che ha predicato l'amore, che ha predicato la pace, che vuole dare la pace al corpo e all'anima, agli individui e alla gente, che si è presentato mai con una forma di violenza è proprio Cristo e gli cambiano tutte le carte in tavola: "L'abbiamo sorpreso che sovvertiva - pensateci bene voi romani - qui avete un vostro nemico, cominciando da Galilea fin qui faceva il sobillatore.
Cristo a un certo momento della Passione viene messo a confronto con Barabba, dunque già questo, se pensiamo chi è Cristo, come quella gente lo aveva conosciuto.
Chissà quanta di quella gente che era lì, che gridava "mettetelo a morte" aveva conosciuto Cristo nella sua bontà, Maestro buono, la sua attenzione ai malati.
È messo a confronto con un omicida.
Dice il Vangelo, Barabba, è una delle vie di uscita che cerca Pilato.
Devo liberare per Pasqua, come è consuetudine, un prigioniero e allora ne prendo uno così mefitico che dice: davanti a questo, non vorranno di nuovo un assassino tra le loro strade.
E quindi non sono messi a confronto: "Volete lui, Barabba, o che vi liberi Gesù chiamato il Cristo? Ma la gente preferisce Barabba.
Ecco qua l'affronto, la passione.
Pensate alla sensibilità del Signore come poteva sentirsi in questo momento proprio toccato, ferito, ucciso nel suo onore di persona.
E per concludere la storia dice: "Mettiamolo a morire in compagnia di due bei tipi, così pensando che con quei due lì sanno anche chi è il terzo".
Ora, la parola greca usata da Luca, dagli evangelisti, non vuol dire che quei due fossero due ladri, ladri di polli.
Il termine usato da Luca è anche il termine ladro latino: indica piuttosto gente che era dedita alle rapine, pronte anche a uccidere, quindi delinquenti proprio.
Ora ti mettiamo insieme, ecco con chi sei, ci stai proprio bene.
Noi abbiamo visto l'altro giorno lo stile del Cristo, la proposta del Cristo, quando Gesù dice: "Fai attenzione, se vuoi vincere il male e santificarti dalla povertà lavora contro la vanagloria, contro la ricerca assoluta della onorabilità, accettando le umiliazioni.
Adesso sono di fronte al Signore, non posso mica scherzare, seguo il Cristo, capita nella vita, capita.
Se voi leggete i Fondatori di Ordini, non c'è stato, io non ne ho trovato ancora uno che non abbia avuto delle noie, delle umiliazioni grandi, delle croci, della passione dell'onore, ma non dai nemici, ma proprio all'interno della Chiesa, che è il disonore più grande.
Pensate a Sant'Alfonso de' Liguori che ha fondato lui l'ordine della Congregazione ed è stato sbattuto fuori dall'Ordine: pensate.
Pensate a quanta gente, anche recentemente tolta dall'insegnamento in Università.
Grandi, prestigiose figure, tutto, per dicerie, calunnie.
Tolte dall'insegnamento, ma non da parte dello Stato, da parte come di questa brava gente che credeva, come diceva Gesù: "Ricordatevi, ci sarà qualcuno che vi ucciderà pensando di dare onore a Dio".
Pensate ai grandi martiri dei nostri giorni, ricordati anche dal Papa nella Giornata nell'America Latina.
Va bene che poi qualcuno di questi teologi, tolti dall'insegnamento per tutte queste beghe, furono riabilitati che li han fatti cardinali.
Penso a Von Baltasar, li han poi fatti cardinali.
Pensiamo a tanti grandi profeti della Chiesa che si piangono poi da morti e per loro fan le celebrazioni, ma da vivi gli han fatto fare una vita tremenda: pensiamo a Don Mazzolari.
La legge del Cristo: devi passare dove passa il Signore.
Ecco perché Ignazio dice: fai attenzione, se non apri il cuore ad accettare con Cristo umiliato anche l'umiliazione, a distaccarti così da te, per cui ad un certo momento ti basta la tua coscienza davanti al Signore a dire: Io sono davanti a te tranquillo e sereno, qualunque cosa mi dicono, perché so di aver agito per il bene e nel bene.
Ecco come il Signore la paga anche per tutti i nostri atti di ricerca di prestigio, di valore, di considerarci chissà che cosa.
Processato in pubblico come un delinquente, trattato come un malfattore, trattato come un sovvertitore, gli han preferito un omicida e lo han messo a morire fra due delinquenti, ecco come lo han ridotto. La passione dell'onore.
Quindi bisogna pensarci a queste cose.
E poi io penso al punto massimo della passione della croce di Cristo: la passione del cuore.
Io penso che si accetterebbero, o meglio, si accettano più facilmente e con meno dolore, anche se costano, le passioni interiori dello spirito, del corpo e dell'onore se fossero risparmiate quelle del cuore.
Quando vedi che l'offesa, il maltrattamento, lo schiacciamento viene proprio dalle persone che hai amato di più, o soffri perché vedi soffrire le persone che ami di più.
Chi grida "Mettilo a morte" va davanti a Pilato, davanti a un pagano che faceva di tutto per liberarlo.
Va bene che Pilato era un tipo che se poteva fare un dispiacere agli Ebrei, li aveva talmente sullo stomaco che se poteva far loro un dispiacere lo faceva volentieri, qui aveva trovato un' occasione: io glielo libero.
Venne, non aveva colpe, lui era passato solo facendo del bene, non vorrei che in mezzo a quella gente ci fossero delle persone che avevano mangiato il pane del miracolo e che erano state guarite o perdonate, non vorrei.
Quando noi facciamo il peccato, siamo gente di casa sua, che trafigge l'amore del Cristo, che calpesta l'amore del Signore: la sostanza è quella.
Il suo popolo, ma aveva anche una famiglia più vicina. Chi l'ha venduto, chi l'ha tradito?
E lui l'ha continuato a chiamare amico, chi è finito male, impiccandosi.
Uno dei suoi, con la passione del cuore del Cristo.
"Popolo mio, che cosa ti ho fatto? in che cosa ti ho contristato?", voleva chiedere aiuto.
Vediamo qui, nell'agonia, andava, coi discepoli, per avere compagnia, "vegliate con me", tornò dai discepoli e trovò che dormivano: non siete stati capaci di farmi compagnia in questo momento terribile.
E qui scappano ma, ce n'è uno che ritorna, lo vediamo ai piedi della croce.
Giovanni, che rappresenta anche tutti noi, nell'accogliere questa nuova annunciazione.
Qui c'è una nuova annunciazione qui sul Calvario, l'annunciazione a Maria di essere la Madre di Giovanni e di tutti noi
Ma che ci sia tra tutti gli apostoli solo Giovanni, fa capire ancora di più che gli altri dove sono?
Ricordate quando ha guarito i dieci dalla lebbra ed uno solo, che era samaritano, ritorna a ringraziare e Gesù che dice: "ma non erano dieci?" e Giovanni dice: "e gli altri dieci?".
"Pietro: prometto che su questa pietra"
La tua fede, tu hai detto questo non per ragionamento umano, viene dallo spirito di Dio .
Su di te come pietra, come fondamento umano costruirò la mia comunità.
In tuo potere mi rappresenterai.
Signore, dice a Pietro: vieni qui con me al calvario, ma stanotte non avrà finito il gallo di cantare e i nostri cani di abbaiare che tu mi avrai già rinnegato.
Signore, io lo so, quegli altri lì miei amici li conosco, ah loro sì scapperanno, ma io vedrai, sino al calvario.
È bastata la pettegola di una portinaia, di una serva: ma io ti ho visto con lui, anche la tua pronuncia, siete dello stesso paese.
La passione del cuore del Cristo, è evidente, qui non è una lanciata o un colpo di martello, ma questa è una ferita che abbiamo tra le mani.
Al 28 gennaio, che è la festa di San Tommaso d'Aquino, la Chiesa mette come seconda lettura una meditazione di San Tommaso d'Aquino sulla Passione di Gesù, che qui Tommaso condensa così: "Non c'è virtù che sia assente nella Passione del Cristo, se cerchi la tua virtù, quella su cui devi camminare, la trovi realizzata nella Passione di Cristo, che potrebbe anche essere un testo che ci aiuta a pregare.
E allora Sant'Ignazio, davanti a tutto questo, mi pone tre domande, ed io cosa ho fatto? e io cosa faccio? e io che cosa voglio fare? davanti al Signore che muore per me.
E allora mi pare che la conclusione è ovvia in una meditazione del Crocifisso.
Il peccato non è una cosa da nulla su cui ridere, se per il peccato Cristo è morto, se il peccato degli uomini dà a Cristo la passione dello spirito, del corpo, del cuore dell'onore: non è una cosa da nulla.
Però la Bibbia non si ferma qua, Paolo parla di abbondanza del peccato, però il Crocifisso mi dice che l'amore di Dio è più grande del mio peccato.
Ora mediteremo domani sulla misericordia.
Dove abbonda il peccato dell'uomo, sovrabbonda, e in maggior larga pienezza, infinita noi diciamo, l'amore di Cristo.
E certamente la passione del Signore mi sottolinea questa grandezza, magnificenza dell'amore di Dio per noi, perché è più grande del mio peccato.
E poi devo ricordare infine che la legge, la croce, la sapienza della croce, è legge di crescita e di maturazione: chi non passa attraverso la croce rimane un immaturo, ma anche umanamente, chi è che capisce più gli altri che soffrono? uno che ha sofferto.
Chi non ha mai sofferto, può essere una persona intelligente, tutto quel che volete, ma non è sensibile verso la sofferenza degli altri.
D'altra parte per crescere anche umanamente noi passiamo attraverso una legge di croce, noi siamo passati dalla infanzia, la fanciullezza, l'adolescenza, l'età matura per poter crescere e diventare persone complete: abbiamo dovuto lasciare delle cose alle spalle, altrimenti hai cinquant'anni e sei un bambino, se non ti sei spogliato
E allora vedete anche nella vita cristiana la croce è legge di crescita, di maturazione, cioè in pratica lasciarci contestare ogni giorno dal Vangelo, mettercelo davanti come la via che il Signore ci indica per la nostra maggior sequela è legge di croce, di superamento di me, ma solo attraverso la croce Cristo è arrivato alla glorificazione,ala pienezza, al fondamento certo della nostra fede.
E voglio concludere ricordando che ogni giorno il mistero della croce e risurrezione del Signore non solo l'abbiamo nello scritto, non solo l'abbiamo nel cuore, ma ogni giorno il mistero della morte e risurrezione del Signore lo celebriamo nella Eucaristia.
L'Eucaristia certamente vuol dire "ripresentazione", cioè non è Cristo di nuovo che muore, ma è la ri-presentazione del mistero della croce in un modo sacramentale, quello vero, attraverso il pane e il vino, ma non è lontano da noi.
Quindi la lezione della croce, se anche sappiamo vivere così, l'Eucaristia Sia lodato Gesù Cristo.