Ritiro del 8/4/2000
1 - Praticare il
comandamento dell'amore
2 - Lo voglio con tutto il mio cuore
3 - Desidero la felicità di queste persone
4 - Sentiranno di essere amati da Dio
5 - Dio ci vuole liberi
6 - Capiamo per analogia l'amore di Dio
7 - Il problema è la motivazione
8 - Il desiderio di
sentirsi grande
9 - C'è ambizione e ambizione
10 - "Ciò che l'uomo ha seminato, egli raccoglierà"
Attraverso l'impegno a praticare veramente e sempre più perfettamente il comandamento dell'amore di Gesù, avendo come meta pasquale una concreta risposta alle sollecitazioni del papa per
- la riconciliazione con Dio
- la riconciliazione con noi stessi
- la riconciliazione con il nostro prossimo a partire dai più prossimi.
Desiderare la felicità piena dell'altro. Amare è desiderare la felicità.
Quindi, primo, se è desiderare vuol dire che c'è di mezzo la volontà, non il sentimento, il sentimento aiuta, perché se tutto viene fatto per il sentimento, allora io un giorno sento di amarti e ti amo, l'altro giorno sento di darti un calcio e te lo do.
Invece l'amore non è un sentimento, è un qualche cosa che si manifesta "anche" con il sentimento, ma è una volontà di felicità.
Lo voglio con tutto il mio cuore, con tutta la mia mente, con tutte le mie forze la tua felicità.
La domanda nascosta è: "Quale felicità? A che livello di felicità?
La felicità a livello intellettuale, bene, allora io ti spiegherò tutte le cose di questo mondo in modo che tu sia quasi onnisciente, in modo che tu possa affrontare tutte le situazioni e trovare la soluzione.
A livello psichico? Bene, allora io ti darò tutte le guarigioni psichiche immaginabili, perché tu abbia una mente libera.
A livello fisico? bene, allora io mi occuperò della tua salute fisica, mentale, il tuo benessere, alla tua comodità; e quindi se la felicità consiste nell'essere felici a livello del corpo, tutto ciò che riguarda il corpo: il vestito, la bellezza, la comodità, la temperatura, la salute dovrà essere il nostro Dio.
Ma noi, come cristiani battezzati, abbiamo non una responsabilità in più, una gioia in più, una verità in più dentro di noi, noi sappiamo che siamo un essere solo, ma anima, psiche e corpo.
E quando noi diciamo nella risposta perfetta "Amo queste persone come Dio ama me", è come se noi dicessimo "Io amo, cioè desidero la felicità di quelle persone come Dio desidera la mia felicità ".
Com'è che Dio desidera la mia felicità? Che tipo di felicità desidera Dio per me? Una felicità psichica? una felicità spirituale?
Una felicità fisica, oppure una felicità globale? L'amore di Dio per noi è totale, perché il Verbo si è fatto carne, perché Dio ha condiviso tutta la nostra natura umana, non è stato solo spirito, perché se fosse rimasto solo spirito noi avremmo salvato solo il nostro spirito, invece Dio si è fatto carne perché tutto di noi stessi fosse salvato.
È la risposta positiva: desidero la felicità di queste persone, la felicità piena come vita piena.
"Ti ringrazio Padre perché li hai dati a me e io voglio che loro siano dove sono io, perché la mia gioia sia dentro di loro e loro gioia sia piena. Sono venuto perché abbiano la vita e la vita in abbondanza".
Queste sono le speranze di Gesù, sono le nostre speranze, la vita piena e la gioia piena si riassumono in "conoscere Gesù".
Conoscere Gesù, perché da questo deriva tutto il resto.
Non si tratta di creare un fondamentalismo, ma si tratta di avere una visione molto concreta dell'incarnazione, non un fatto riservato ad un ambito del nostro essere, ma qualche cosa che coinvolge tutto il nostro essere.
Perché noi siamo stati salvati integralmente, non solo lo spirito, non solo la mente, e anche il corpo.
Io servirò perché servendoli sentiranno di essere amati da Dio attraverso di me.
Quindi il centro non sono più io, ma il centro è l'amore che Dio ha per loro, il desiderio che ha Dio che loro siano felici e perché loro siano felici Dio si servirà di qualcuno perché lo sentano: si servirà di me e si servirà di te per le persone che tu incontri.
Perché essere servitori? Ci sono alcuni motivi.
La prima ragione è che noi siamo stati resi liberi, Dio ci ha resi liberi da noi stessi, ma noi siamo liberi da noi stessi?
Guardate che quando Dio fa qualche cosa non vi obbliga a farlo, Dio non è un grande mago, fa così e noi siamo diventati liberi.
Quando Dio apparve a Mosè e gli disse: "Mosè, la volete la Terra Santa?"
Mosè disse, immagino di sì perché là sono prigionieri in Egitto.
Se la volete, muoversi, andatevela a prendere, io vi prometto che è per voi questa Terra Santa; però siete voi che, se la volete, vi date una svegliata, vi alzate e andate a prenderla.
Io vi garantisco che sono al vostro fianco e perché ne siate sicuri ci sarà una nube di giorno e una colonna di fuoco di notte, perché sappiate che io sono con voi.
Vi apro il Mar Rosso, vi dò l'acqua e le quaglie quando è il tempo opportuno, perché io sono con voi; però, se voi volete qualche cosa, vi rimboccate le maniche e andate a prenderla, perché Dio non vuole che noi siamo degli spettatori, vuole che insieme con lui partecipiamo di quello che Lui ci vuole dare, non vuole che noi ci sentiamo umiliati davanti a lui e diciamo "Uh, l'eterno Dio ha fatto tutto questo per noi, non sono degno di camminare su questo suolo, mi devo togliere i calzari.
Il Signore dice "No, io ti voglio bene, tu sei prezioso per me ( Is 43 ), tu sei degno di stima ai miei occhi, io dò l'Egitto in riscatto per te, perché tu sei prezioso per me ed io ti voglio bene.
Dio ci vuole liberi, liberi delle nostre scelte, non costretti, non obbligati da una legge che ti dica "Ecco, devi fare questo perché se non lo fai ….. non so che cosa ti succede".
Liberi perché e liberi da che cosa? Liberi perché solo nella libertà noi siamo capaci di fare degli atti veri, se io non sono libero qualsiasi cosa io faccia non sono colpevole.
Se uno mi punta la pistola alla tempia e mi fa uccidere un'altra persona, io non sono libero.
Dunque l'atto è certamente un atto negativo, è un atto umano, è come un computer che è costretto a fare quello gli dice l'operatore.
Quelli che hanno conosciuto Cristo sono stati resi liberi. Ora io ho coltivato la mia libertà dai condizionamenti?
Siamo liberi di essere ciò che Dio ci ha chiamati ad essere, siamo liberi di far emergere i nostri doni e aiutare gli altri a trovare i loro doni.
Una seconda ragione per cui siamo chiamati ad essere servi è perché Gesù ha fatto così. Perché Gesù ha fatto così?
Perché Gesù si è messo a servire gli altri? Qual era il suo fine?
Era quello di far star bene gli altri o aveva un altro fine? Quale era la sua intenzione?
Che è venuto a fare Gesù in mezzo a noi? Non è venuto a rivelarci il Padre?
Non è venuto a farci sapere che Dio è accanto a noi, che ci vuole bene, che ci vuole salvi? che ci vuole con sé?
Per farlo capire a noi, che abbiamo la testa dura, Gesù si è messo a servirci perché, vedendo il suo amore, noi capiamo per analogia l'amore di Dio.
Nella Bibbia non troverete sicuramente nessun insegnamento pratico su come fare a far capire alle persone che Dio le ama.
L'unico insegnamento che trovate è questo: fate come ho fatto io, che non sono venuto per essere servito, ma per servire.
Aiutatevi gli uni gli altri.
Ci sono alcune citazioni che io vi lascio così e poi voi ve le prenderete:
Mc 10,45: "Perché il Figlio dell'uomo non venne per essere servito, ma per servire.
Fil 2,5-8: "Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro prezioso la sua uguaglianza con Dio, con tutto quello che segue.
Gv 13,3-4: "Gesù sapeva che il Padre aveva sottomesso al suo potere tutte le cose e che egli era venuto da Dio e a Dio stava tornando, eppure si alzò e lavò i piedi dei suoi discepoli".
Perché lo fece? non era egli Dio? perché si mise a fare lo schiavo? quello era un lavoro da schiavi.
Non è forse interessante che ai nostri giorni, dove tutti, persino noi, cerchiamo ogni tipo di comodità e ogni tipo di sistema che ci faciliti il compito che abbiamo da svolgere, espedienti o abilità, l'unico insegnamento che Dio ci dà, perché tutti lo possano conoscere è qualche cosa che tutti possono fare: servire, rendersi utile agli altri.
Rendersi utile agli altri perché? perché io posso rendermi utile agli altri per amore mio?
Se io non ho guarito i miei conflitti interiori, il mio bisogno di affettività, allora io vado a servire gli altri perché così mi sentirò ricercato, mi sentirò applaudito, mi sentirò amato e quindi non lo sto facendo per loro, ma per me stesso.
Oppure se io ho tanti beni e mi vergogno di fronte a quelli che non ne hanno, allora io per esorcizzare la mia vergogna io andrò a fare qualche cosa cosa.
Mi sentirò un po' in pace perché così potrò dire: "Eh, sì, Signore, io ho tanti beni, però, vedi, io mi sono messo a servizio degli altri".
Dunque non lo sto facendo per amore, lo sto facendo per paura del giudizio di Dio, come se Dio ci giudicasse dalla quantità di beni che abbiamo, invece ci giudicherà dalla quantità di amore che abbiamo avuto per gli altri, non dalla quantità di beni.
La povertà non è la miseria, è il distacco dalle cose che Dio ci dà, è mettere le cose che Dio ci dà al giusto posto, non al primo posto; anzi Dio vuole che stiamo molto bene, perché meglio stiamo, più possiamo aiutare gli altri.
Se Dio ci ha dato molti talenti, una grande intelligenza per cui tu puoi aumentare il tuo tenore di vita perché prendi una laurea, perché l'ha fatto? perché ti ha dato questi doni?
Perché tu ti goda i tuoi milioni e li metta sotto il materasso? No, perché tu faccia parte con gli altri di ciò che hai ricevuto.
Se tu non hai il seme da seminare che cosa raccoglierai? Il Signore ti dà il seme perché fruttifichi.
La terza ragione è se tu vuoi essere grande, allora c'è anche qui una malattia spirituale da guarire: qualcuno pensa che sia un male il desiderio di sentirsi grande perché lo confonde con la vanagloria, ma la vanagloria significa mettere me al posto di Dio.
In Matteo 20 i discepoli cominciano a discutere tra di loro a causa del desiderio di Giacomo e Giovanni che dicevano: "Nella tua gloria mettici da una parte e dall'altra del tuo trono".
E Gesù conclude: "Chiunque voglia diventare grande tra di voi, deve essere servitore degli altri e dunque notate che Gesù non li ha mica sgridati perché loro si sentivano ambiziosi, non li ha sgridati per la loro ambizione.
Perché in fondo senza ambizione che cosa facciamo? Se io non ho l'ambizione di migliorare la mia situazione che cosa farò?
Niente, andrò a vivere sotto un ponte. Se io invece desidero migliorare la mia situazione, avrò bisogno di un po' di ambizione?
Sì. Gesù non li criticò perché erano ambiziosi, per il loro desiderio di grandezza, quello che fece Gesù era di dare una motivazione per questa grandezza, il desiderio di essere grande non è un desiderio cattivo, è la motivazione che può rendere quel desiderio buono o cattivo.
Nonostante ciò che gli altri possono dire questo desiderio non è sbagliato.
Rm 12,11 dice così: "Non mancate mai di essere zelanti, ma tenete vivo il vostro fervore spirituale servendo Dio".
Stai scoprendo in questo momento che ti manca lo zelo, oppure il tuo zelo spirituale non è più come i primi tempi?
Se questo è quello che stai scoprendo, allora ricordati di questo versetto della lettera ai Romani: "Per mantenersi zelanti e pieni di spirito il sistema è questo: servi gli altri".
L'ultima ragione è quella della legge del raccolto, che troviamo in tutta la Bibbia.
Nel Libro del profeta , Abdìa ( Ab 15 ) dice: "Quello che avete fatto verrà fatto a voi";
Lc 6,38: "Date e vi sarà dato".
Dunque noi raccoglieremo quello che abbiamo seminato. Che cosa abbiamo seminato?
La legge dei racconti dice che quanto semini raccoglierai sempre con queste caratteristiche: raccoglierai cose analoghe cioè, semi di mele producono alberi e frutti di mele
Dopo che hai seminato, occorre tempo per sviluppare una pianta ricca di frutti e di semi, quindi non puoi illuderti di seminare e di raccogliere il giorno dopo: ci vuole pazienza.