Ritiro del 20/1/2001
1 - La mia esperienza
2 - La scoperta degli scritti di Fratel Teodoreto
3 - Il suo carisma
4 - Significato di Gesù Crocifisso
5 - Non è stata più una formula
6 - Si ricostruisce la comunità
7 - Centralità di Gesù Crocifisso
Venendo in qua mi è venuto in mente quello che Gesù ha detto la sera in cui si è trovato con i suoi Apostoli prima di consumare l'Ultima Cena: Ho desiderato ardentemente di mangiare questo pasto con voi".
Vi devo dire molto schiettamente che ho desiderato ardentemente anch'io tante volte nella mia vita di avere un incontro con voi, e allora ringrazio Leonardo che mi dà questa possibilità.
Il tema di oggi sarebbe: l'Unione, o meglio "I Catechisti di Gesù Crocifisso e la Devozione".
È un tema che ho suggerito io a Leandro perché, se voi siete bravi, io vorrei dire un pochettino la mia esperienza e nell'incontro con i Catechisti del Crocifisso e nella pratica della Devozione a Gesù Crocefisso.
È lunga questa esperienza, perché con i miei quasi settant'anni è veramente tanti anni che sento parlare della Devozione a Gesù Crocifisso e sento parlarne in maniera sempre più vicina a voi, sino ad averne quasi un po' di comunione
Il primo ricordo che io ho di Fratel Teodoreto e della Devozione a Gesù Crocifisso risale a quando ero bambino e sono entrato al Piccolo Noviziato, come si diceva una volta.
Io sono di quella generazione che ha avuto il privilegio, dopo di essere entrata al Piccolo Noviziato, di poter andare periodicamente a casa, perché la generazione prima di me, quando entravano al Piccolo Noviziato non andava più a casa se non dopo avere fatto la vestizione.
Mi ricordo, ( primo ricordo che io ho della Devozione a Gesù Crocifisso) che prima di andare a casa, credo fosse fratello Damiano, ma non mi ricordo più, l'incaricato della mia classe, ci ha dato tante devozioni a Gesù Crocifisso e ci ha detto: quando voi andate a casa dovete diffondere questa devozione.
Fedelmente, mi ricordo che quando sono andato a casa ho cominciato diffondere questa devozione ( e siccome non riuscivo a diffondere tutte quelle che mi hanno dato, allora c'era il mio compagno di classe, che si chiamava Domenico, il quale aveva la mamma, il papà era già morto, la mamma faceva la mugnaia, allora aveva tante persone che andavano lì al mulino a far macinare la meliga, allora ho detto: "tu vai lì e dai a tutte le persone che vengono questa devozione ed io le ho lasciate lì perché le diffondessero, fedelmente ), però vi confesso che la cosa mi era rimasta un po' così …
Primo ricordo che ho, poi, andando al Noviziato e il Maestro dei Novizi inizialmente è stato Fratel Giovannino, poi un altro Fratello, mi ricordo che abbiamo cominciato a recitare con una certa fedeltà la Devozione a Gesù Crocifisso, però devo riconoscere che la trovavo un po' lunga, un po' pesante, non che mi abbia entusiasmato tanto.
Andando avanti quindi un po' negli anni, recitandola quando l'occasione mi veniva offerta da parte della Comunità dei Fratelli, ma non ho mai accettato proprio personalmente.
La cosa che ricordo con più dolore, se permettete, con molta sincerità ve lo dico, è quando, da giovane Fratello, mi è stato un po' caricato il peso di una mancanza che noi abbiamo verso Gesù Crocifisso, il quale ha chiesto a noi Fratelli di diffondere l'Adorazione.
Mi ricordo che questa faccenda qua mi è pesata per parecchio tempo sull'anima, perché dicevo: se è la volontà Gesù Crocifisso bisognerebbe farlo in maniera un pochettino più coraggiosa, invece né io né io né i Fratelli che me lo dicevano trovavano delle soluzioni concrete per poter rispondere a questa esigenza.
E c'è stato un po' un vuoto nella mia vita con voi e anche quindi con la Devozione a Gesù Crocifisso.
Sono andato in comunità tutto dalla parte opposta di Torino: prima a Biella, poi a Milano, poi di nuovo a Biella, poi di nuovo a Milano, poi nel Veneto e questo discorso dell'Unione Catechisti e della Devozione a Gesù Crocifisso è andato un po' nel retroterra nelle mie preoccupazioni.
E poi è capitato che sono rientrato di nuovo a Torino e siamo in questi ultimi anni.
Nel 1986 il fratello Visitatore Mario si è interessato della Famiglia Lasalliana.
Avendo l'incarico della Famiglia Lasalliana ha ricevuto anche conseguentemente l'incarico della responsabilità del Signum Fidei.
Il Signum Fidei ho scoperto, perché anch'io a quei tempi facevo queste scoperte, che sono una consacrazione, quindi mi sono detto: ma qui, in Torino, ci sono già dei consacrati, che sono l'Unione Catechisti, che però non è che io conoscessi proprio bene, e allora mi ricordo che ho chiesto a Fratel Manuel, che era il fondatore del Signum Fidei, insieme al Fratello Paulos Adams qual è il nostro comportamento.
Tu che sei a Torino non puoi separare i giovani dall'Unione Catechisti, perciò tutte le volte che parli ai laici devi dire perché non aderiscono all'unione Catechisti, che non è quello di essere impegnati con noi, ma di un dono da fare a Dio.
Tu devi sempre prospettare le due proposte: quella dell'Unione Catechisti e quella dei Signum Fidei.
Da allora io, tutte le volte che ho sempre scritto ai lasalliani, ho sempre messo le due proposte perché mi è sembrato che la risposta data da Fratel Manuel fosse saggia, profonda.
Poi è venuto Leonardo, che è diventato Presidente Generale, allora mi ricordo che gli ho chiesto quando lo avevano fatto Presidente se potevo ancora dargli del tu e lui mi ha risposto sì …
Ho cominciato ad avere un incontro un pochettino più profondo.
Una volta, per sbaglio, è passato un giovanotto, mentre io mettevo i fili per aria, lui mi ha dato una mano, ma io non sapevo chi era, e dopo ho scoperto che era Marco.
La conclusione di questa vicinanza con voi mi ha portato a una scoperta meravigliosa: la scoperta degli scritti di Fratel Teodoreto.
Io non conoscevo praticamente nulla di Fratel Teodoreto, se non la vita, che avevo letto in gioventù, ma non conoscevo nulla di lui, del suo pensiero, del suo carisma.
Quando Marco e poi Leonardo mi hanno dato quei libretti, che avevo già veramente nelle edizioni anastatiche degli scritti di Fratel Teodoreto, ma erano di difficile lettura, perché erano scritti a mano e quindi non mi ero mai impegnato a una seria lettura.
Avendoli ricevuti in edizione corrente, mi è venuto subito il desiderio di leggere quegli scritti e ho fatto, se volete, una scoperta mia personale e da quegli scritti veramente trasuda tutta la santità di Fratel Teodoreto.
Voi non so se avete fatto questa esperienza: tutti coloro che hanno conosciuto i Santi, a tu per tu, qualche volta trovano difficoltà a riconoscerli come santi, perché magari vedono anche un pochettino i loro lati umani.
Il mio cugino prete, che l'anno scorso (o due anni fa) ha visto sugli onori degli altari un suo compagno di scuola con cui ha fatto il Seminario, che è il beato don Pollo di Vercelli, dice: mi costa persino un po' dì fatica pregarlo perché abbiamo giocato il pallone insieme….
Forse qualche volta la sorgente della santità la dobbiamo prendere proprio attraverso quello che ci hanno lasciato i nostri Santi, e per me il fatto di avere cominciato a leggere il pensiero originario di Fratel Teodoreto è stata veramente una grande grazia.
Di lì ho cominciato a meditare anche un pochettino per conto mio; quasi quasi qualche volta anche, forse imprudentemente, anche a scrivere qualche cosa sopra il suo pensiero, perché forse bisognerebbe essere più addentro per poter scrivere.
Però mi ricordo che la lettura di quei pensieri per me è stata così illuminante che quasi quasi non potevo stare zitto e dovevo un po' farlo sentire anche ai miei confratelli, è giusto che noi conosciamo in maniera più profonda fratel Teodoreto.
Ho chiesto anche così familiarmente a Leonardo come mai questi scritti di Fratel Teodoreto non girano fra noi Fratelli, non diventano una lettura per noi Fratelli, perché io sono convinto che anche tra noi Fratelli esiste un pochettino la confusione su quest'opera di Fratel Teodoreto, sull'influenza che ha avuto Fra Leopoldo, San Giov. Battista de La Salle, io ho avuto un'impressione, leggendo gli scritti di Fratel Teodoreto, che lui avesse una chiarezza eccellente.
Tra gli scritti di Fratel Teodoreto emerge il suo carisma.
Non emerge San Giov. Batt. de la Salle, non emerge Fra Leopoldo, emerge il suo carisma.
Si sente certamente l'influenza lasalliana, per forza, per esempio tutta l'impostazione della meditazione è lasalliana, quella che Fratel Teodoreto ha consegnato a voi, però è una sua elaborazione, è un suo modo di vivere il carisma lasalliano.
Da quel che so io non è che si citi Fra Leopoldo, perché? perché anche tutta l'influenza che ha avuto Fra Leopoldo su di lui ha una elaborazione sua e non la trasmette come voce di Fra Leopoldo, ma la trasmette come suo carisma, come parte del suo carisma e questa è almeno l'impressione che io ho avuto, è una cosa molto bella, perché io sono convinto che voi Catechisti, solo voi, potete dire che Fratel Teodoreto è il mio Fondatore.
La scoperta di questa realtà profonda di fratel Teodoreto per me è per me, ripeto, un desiderio da comunicare, per quanto mi è possibile, anche ai miei fratelli.
Io ho tante incombenze per cui non sono stato molto fedele a questa promessa che mi sono fatto quando ho cominciato a leggere attentamente gli scritti di Fratel Teodoreto, che ha un significato profondo.
Detto questo, io vorrei dire: ma tutto questo cammino ha niente a che fare con la Devozione a Gesù Crocifisso?
Ha a che fare, però per un'altra strada, sempre nella mia esperienza.
C'è stato un momento della mia vita, che io reputo un momento di una importanza eccezionale, quando io ho messo al centro della mia vita di religioso Gesù Crocefisso.
Non c'era, avevo tante belle idee, della consacrazione, della catechesi, della mia educazione, ma io sentivo … almeno, a un certo punto ho capito che il fondamento di tutto è Gesù, e Gesù Crocifisso.
Mi direte: ma è il Battesimo, è il fondamento di tutta la vita cristiana vero, è vero, si può dire che io ho scoperto l'uovo di Colombo, però io sono convinto che nella vita di un uomo, di un cristiano non basta dire: sono battezzato, ma bisogna scoprire specificatamente come vivere il proprio Battesimo.
Alcune situazioni della mia vita mi hanno portato a capire il significato di Gesù Crocifisso, non della Croce, attenti, perché qualche volta nella nostra tradizione, anche nella nostra tradizione lasalliana, noi parliamo della croce, diciamo che dobbiamo accettare la croce, diciamo che il Signore ci prova attraverso le croci quotidiane, qualche volta anche le croci pesanti della vita.
Questa accettazione della croce per me era sempre stato un pochettino un peso, un portare la croce, non aveva quel carattere liberatorio che invece ha il mistero della redenzione di Cristo che accetta la croce, accetta la morte e dalla morte passa alla risurrezione, distinguendo il portare la croce dall'accettare nella mia vita Gesù Crocifisso, dal morire con Lui.
Ho capito di più e devo dire che la mia vita è cambiata un po', anzi, molto.
Ho cominciato a vedere che tutto nella vita è un cammino con Gesù Crocifisso: i dolori personali sono un modo concreto che Gesù mi dà per poter accettare con Lui il dolore e la morte.
Tutti i dolori personali diventano un abbracciare Gesù Crocifisso, con Lui abbracciare la volontà del Padre, con Lui Crocifisso morire e di lì passare alla risurrezione.
La vita assume un carattere molto più tranquillo, sereno e pacifico, si trova la pace di chi sente, anche nel dolore, la volontà di Dio e la abbraccia, non la accetta come un peso, ma la abbraccia come Gesù, facendo la volontà del padre e ha abbracciato la sua croce ed è morto in croce.
Il significato profondo della passione e della morte di Gesù che, in croce, perde tutto: perde gli amici, perde tutto quello che aveva seminato nel corso della vita, ha perso persino il sostegno del Padre quando ha gridato: mio Do, mio Dio, perché mi hai abbandonato?" è rimasto realmente solo.
Un'esperienza di Chiara Lubich che mi ha impressionato, quando lei ha incontrato un Padre che ha portato la Comunione a una sua compagna che era ammalata e questo Padre ha chiesto: secondo voi quando Gesù ha sofferto di più nella sua vita?
Ma….forse nell'orto degli ulivi, quando ha sudato sangue e questo Padre ha detto: "La sofferenza più grande di Gesù è quando ha perso l'unità con il suo padre, quell' unità che era tutto per lui, perché è una persona la SS.ma Trinità e in quel momento ha avuto la sensazione che anche il Padre l'abbia condannato.
In un certo senso, dicono i teologi, si è scissa la Trinità perché è stato un momento in cui il Figlio non si è più sentito in unità con il Padre.
Quando è partito questo sacerdote, dice che Chiara ha detto alle sue compagne: "se questo è stato il momento in cui Gesù ha sofferto di più, allora noi, d'ora in poi, sceglieremo Gesù, abbandonato dal Padre, come nostro sposo.
Io credo che questa esperienza, da quando l'ho sentita, sia diventata veramente illuminante anche per la mia vita, perché? perché da quel momento un dolore è diventato fonte di gioia, perché quando un dolore è accettato con Gesù veramente porta alla risurrezione.
Voi mi direte: ma tutto questo poi che cosa c'entra con la Devozione?
Molto, moltissimo, perché io finché non ho fatto questa scoperta nella mia vita, ho sempre pensato alla Devozione a Gesù Crocifisso come a una preghiera, come a una bella formula da recitare.
Da quando ho messo al centro della mia vita Gesù Crocifisso, allora quella non è stata più una formula, allora è stato un modo per cominciare ogni giorno dicendo a Gesù: "Amabilissimo mio Signore Gesù Crocifisso".
Io credo che in quel momento lì, quando ho capito anch'io questa cosa qua, credo di avere capito che chi ha scritto questa formula, fra Leopoldo, veramente era un innamorato di Gesù Crocifisso, anche se io non conosco molto della vita di fra Leopoldo.
Chi ha scritto queste parole certamente aveva un amore sviscerato per Gesù Crocifisso, prova ne sia che quando poi è stata cambiata la formula io una volta che ho visto il testo gli ho detto: ma perché hai tolto quell'"Amabilissimo" Signore Gesù Crocifisso?
Mi ricordo che lui mi ha risposto: "Ma forse perché non si adatta più agli altri, però anche per me era importante.
Infatti l'ho sempre tenuta personalmente, perché se in quel desiderio in quel momento dire a Gesù Crocifisso che Lui è il mio primo amore.
Veramente la formula assume tanti toni perché esiste anche la preghiera con queste intenzioni, per il Papa, per i fedeli defunti, ma quello viene dopo; prima viene questo innamoramento, questa espressione di amore a Gesù Crocifisso, che allora diventa parametro di vita.
Perché da quel momento, partendo al mattino, io sento che devo metterlo al centro della mia scelta.
Aggiungo ancora un pensiero: noi non possiamo vivere la nostra vita da soli come cristiani, specialmente noi che viviamo in comunità.
Un'altra esperienza, quando in una comunità sono due o tre persone che hanno capito questa realtà di accettare in tutte le sofferenze Gesù Crocifisso, di morire con Lui per redimere il mondo, allora tutti i problemi comunitari scompaiono, allora si ricostruisce ogni volta che avviene una divisione, un dolore, una incomprensione, si ricostruisce subito.
Accettando Gesù Crocifisso, si ricostruisce subito una unità, si ricostruisce subito la comunità, perché? perché tutti insieme accettiamo questo dono dell'unione a Gesù Crocifisso e si redime in noi e tra di noi con la realtà che è peccato.
Gesù non era peccato, ma quando è morto ha accettato la dimensione di peccatore.
Finisco con un pensiero: io mi sono chiesto come mai dopo tanti anni di vita religiosa non avevo messo nella mia vita al centro Gesù Crocifisso.
È stato un interrogativo abbastanza lungo, mi sono chiesto perché e poi mi sono accorto che nella spiritualità lasalliana ci sono tantissimi aspetti meravigliosi, splendidi come la scelta di Dio, l'abbandono a Dio totale, pieno, quello che il Fondatore chiama lo spirito di fede, una consacrazione quindi totale, piena a Dio.
Esiste la dimensione del dono pieno dell'amore che nella nostra spiritualità si dice "zelo ardente" che il Fondatore traduce in parole molto semplici "dare la vita, consumare la vita per l'educazione dei giovani".
È un programma di santità che hanno vissuto i primi Fratelli che sono morti di stenti, di fatica nel donare la vita ai ragazzi.
È questa la dimensione piena della carità attraverso la comunità, ma nella spiritualità del '600 non c'è la centralità di Gesù Crocifisso.
Io mi sono prefisso di cercare man mano che leggo il Fondatore se esiste l'espressione scritta "Gesù Crocifisso" e l'ho trovata una volta sola: è così perché ogni Santo vive nel suo tempo.
Vivendo la spiritualità lasalliana, vivo un programma di santità, ma questo aspetto specifico è meno chiaro che non in altri Santi.
Che cosa significa questo? Significa che è vivere la vita cristiana, è vivere la comunione, con tanti altri religiosi noi dobbiamo arricchirci vicendevolmente, anche se qualche punto specifico della spiritualità cristiana non è sottolineata dai nostri Fondatori.
Concludo con un'idea che forse vi piacerà un pochino.
La Devozione merita di essere diffusa, ma prima di dare la Devozione bisogna dare la centralità a Gesù Crocifisso, allora mi è venuta in mente questa idea, prima di dare la Devozione a Gesù Crocifisso, dovete dare proprio la centralità del Crocifisso nella nostra vita.
Credo che questo, a voi che siete catechisti di Gesù Crocifisso di Maria SS.ma credo che possa suonare come qualche cosa di profetico, non lo so: dare a noi lasalliani la centralità di Cesù Crocifisso.
Forse è più facile anche dire la Devozione a Gesù Crocifisso, altrimenti rischia di essere una bella formula una bella Devozione, io mi ricordo che tempo fa avevo letto un libretto di Gaetano di Sales che distingueva la Divozione dalla Devozione.
La Divozione, che è l'unica che si deve dare verso Dio dalle Devozioni che…. ma la cosa non so poi se….. non so se si usa ancora la parola Devozione.
È vero sì che esiste la centralità della devozione a Gesù Crocifisso e che non può essere confusa con la devozione a Sant'Antonio o a Santa Rita, però è una formula che richiede di capire bene a chi è diretta, che richiede di capire bene perché si usano quelle espressioni "Amabilissimo mio mio Signore Gesù Crocifisso ti adoro come mio Redentore, ti sento nella mia vita come mio tutto".
È anche più facile capire la Devozione a Gesù Crocifisso.
Entrando in chiesa questa mattina ho visto l'immagine del Crocifisso con quell' anima abbracciata ai suoi piedi, un'edizione come si può dire un po' meno devota, perché è la stessa ovviamente, che graficamente è più maschia, diciamo così, mentre quella è più pia, però guardate che questa è l'immagine che in sé riassume la Devozione a Gesù Crocifisso.
Chi è che può dire questa Devozione? chi ormai è distaccato dalla terra e sente nella sua vita soltanto Gesù Crocifisso.
Chi ha ispirato questo quadro aveva questo rapporto di intimità con Lui.
Quest'immagine è il simbolo della preghiera, ecco perché è giusto che ogni devozione a Gesù Crocifisso porti quell'immagine, ma quell'immagine riassume una vita che ormai ha dimenticato tutti i beni della terra, del cielo e della terra, e si aggrappa solo a Gesù Crocifisso.
È l'immagine che, se volete, dice il pensiero di Paolo: "Io conosco soltanto Cristo e questi Crocifisso".
Dicendovi questo io vi invito, carissimi, aiutateci, noi Fratelli, a capire di più il Crocifisso, ad amare di più il Crocifisso, a sentire di più il Crocifisso nella nostra vita, a riassumere in Lui tutte le nostre esistenze, i nostri problemi comunitari, vocazionali, apostolici, tutti si riassumono in Lui perché lui, che è il redentore del mondo, accoglie tutte le nostre debolezze, tutti i nostri interrogativi.
La risurrezione l'abbiamo solo e solamente in Lui.
Io credo che noi Fratelli abbiamo bisogno di fare proprio questa scoperta e poi forse ci sarà più facile anche capire la Devozione a Gesù Crocifisso un'espressione di questa realtà.
Carissimi, vi ho detto questi miei pensieri ricavandoli un pochettino dalle mie esperienze personali, perché? perché per parlarvi del Crocifisso e di Gesù Crocifisso come è nel vostro carisma io credo che dovrei approfondirlo di più,.
Però penso che il cammino personale di cui io vi ho parlato e che ha portato a capire il Crocifisso e la Devozione a Gesù Crocifisso nella mia vita possa essere un parametro che porti tanti altri, una scoperta che tanti possono fare, perché in questo connubio la centralità del Crocifisso si capisce la formula che non è nient'altro che una espressione concreta dell'amore a Gesù Crocifisso.
Mi fermo qui, se volete possiamo continuare con qualche spunto di dialogo o con la preghiera