Ritiro del 8/12/2001
1 - "Ti saluto o piena di grazia, il Signore è con te"
2 - La bellezza dell'amore
3 - La sua maternità ricca ed essenzialmente vergine
4 - Supremo atto di assoluta donazione
5 - La bellezza è la donazione
6 - La consacrazione significa aver colto la grazia di Dio
7 - Dio guarda l'impegno
8 - Egli possa fare di noi qualunque cosa
9 - "Dogma"
10 - Ha condiviso in tutto la nostra natura umana
11 - Maria è una persona perfettamente umana
12 - "Si compia in me la sua volontà"
13 - La volontà di Dio compiuta
Il Signore sia con voi. Dal Vangelo secondo Luca.
In quel tempo l'Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazareth ad una vergine sposa di un uomo della casa di Davide quella vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei disse: "Ti saluto o piena di grazia, il Signore è con te".
A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
L'angelo le disse: "Non temere Maria perché hai trovato grazia presso Dio.
Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù, sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo.
Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo Padre e regnerà per sempre nella Casa di Giacobbe e il suo Regno non avrà mai fine".
Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile, non conosco uomo".
Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo.
Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
Vedi, anche Elisabetta tua parente nella sua vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio".
Allora Maria disse: "Eccomi, sono la Serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto".
E l'angelo partì da Lei. Parola del Signore.
La bellezza dell'amore consiste proprio in ciò che dà senso all'amore e cioè questa donazione completa senza riserve, senza nessuna ombra di egoismo, senza ritagliare nessun angolino che ci appartenga o che in qualche modo sia sottratto alla donazione.
Amare infatti è donare con gioia, donare liberamente, donare nella felicità di donare, perché donare è una espressione che indica "fare felice qualcun altro".
Allora, se l'amore è proprio questa donazione, se è questo "volere il bene dell'altro, rendere felice l'altro", dobbiamo dire che questo brano del Vangelo di Luca non solo è un capolavoro, ma ci dà dei veri e propri insegnamenti molto importanti su quello che è la bellezza dell'amore, che si dona e che rifulge visibilmente nella persona stessa di Maria Immacolata Concezione.
Nel commentare questo brano e nel fare una esegesi anche spirituale ci fanno risaltare e rilevare alcune cose: per esempio la bellezza di Maria appare ancora più evidente per questo mistero che pervade.
Sembra una contraddizione in termini, in realtà è proprio qui che rifulge il senso più profondo della bellezza che contempliamo nella Immacolata Concezione.
Questo lo possiamo trovare ad esempio in questa semplice obiezione che a prima vista può sembrare semplicemente una obiezione dettata dalla ignoranza: "Come è possibile che avvenga questo, non conosco uomo?", ma che in realtà, dicono questi commentatori biblici, ci dà un assaggio, ci dà un intendimento su ciò che probabilmente nella tradizione è sempre stato conosciuto, però non c'era una affermazione biblica chiara ed inequivocabile su questo punto: cioè la donazione di un tipo di matrimonio che era quasi sconosciuto nell'ambito ebreo, cioè un matrimonio casto.
Pare che da questa espressione "Come è possibile? non conosco uomo" l'esegesi spirituale faccia intendere proprio questo: "Ma come è possibile che tu mi dica che io concepirò un figlio, è come se tu non sapessi che io e Giuseppe abbiamo pensato di vivere il nostro matrimonio nella castità e nella continenza perfetta".
In realtà, probabilmente, è proprio per questo fatto che Maria può essere chiamata "madre di Dio" ed è realmente Colei che ha rivestito di carne il Verbo eterno di Dio perché il vivere l'unione coniugale in questo stato di perfetta verginità era un voto, cioè una donazione che Maria e Giuseppe avevano offerto a Dio ed è una espressione molto chiara e molto evidente di una donazione totale, sì l'uno all'altro, ma prima che l'uno all'altro, una donazione totale a Dio.
Probabilmente Dio non avrebbe potuto rendere spiritualmente e realmente madre Maria se lei e Giuseppe non avessero fatto questo supremo atto di assoluta donazione, di non possedimento di se stessi.
Credo che sia molto difficile e molto lontano l'itinerario dal concepire per esempio nell'ambito cristiano il matrimonio cristiano come un atto di donazione, che ha per scopo Dio; e naturalmente si manifesta in tanti modi, ma che ha in primo luogo questa espressione totale con Dio e in Dio.
Questa donazione, questo non possedersi per nulla, senza ritagliare per sé neanche un piccolo ambito che tutti direbbero lecito, è normale che sia così, significa mettere al primo posto l'amore per Dio, l'amore ricevuto che diventa amore donato.
Qui sta la bellezza: la bellezza è questa risposta alla donazione e la bellezza è la donazione, la bellezza è il non possedersi, è l'essere totalmente nelle mani di Dio.
Questo ha permesso all'Angelo di salutare Maria con questo famoso saluto: "Rallegrati, Maria perché tu sei stata riempita della grazia di Dio e rimani tale, cioè rimani colma di questa grazia".
Testimoniato da questo fatto: che lei ha concepito se stessa come qualche cosa che non si poteva possedere, sarebbe stato troppo egoistico pensare a se stesso come a qualcuno che si possiede ed è mirabile contemplare questo cammino spirituale compiuto da Maria, compiuto dal suo sposo che giungono fino alla totale donazione di sé nel vivere una situazione concreta di vita nel più totale abbandono di sé, fiduciosi nell'amore di Dio che salva.
Proprio perché Dio, detto in parole povere, ha avuto a disposizione tutto di Maria e di Giuseppe, allora il Verbo ha potuto farsi spazio, il Verbo si è fatto carne nel grembo di Maria nel cuore di questa famiglia che non aveva tenuto nulla per sé, ma che aveva donato tutto a Dio.
Io credo che sia molto importante riflettere su questo punto, giunti a questa giornata così solenne, così importante del rinnovo delle consacrazioni, perché rinnovare la consacrazione significa aver colto, nel profondo, la grazia di Dio ed essersi riconosciuti come delle persone che non si vogliono possedere, ma delle persone che si vogliono donare, che vogliono appartenere a Dio.
I risultati certe volte possono anche essere deludenti; voi sapete che i nostri maestri di spirito, tutti i grandi Santi della nostra terra ce lo dicono molte volte: "La via che conduce all'inferno è lastricata di buone intenzioni".
È vero, le intenzioni da sole non bastano, è necessario anche l'impegno.
Per fortuna Dio non guarda i risultati, guarda l'impegno e il Signore è interessato che noi compiamo un vero cammino, non è un efficentista, non è un pragmatista, il Signore non guarda i risultati, però guarda quanto tu desideri davvero, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutte le tue forze appartenere a Lui.
Il Signore è "ricco in misericordia", cioè a dire "Lui cammina con te, in te, per te"; è Lui che ti trasforma, è Lui che ti riveste di luce, è Lui che ti fa risplendere di gloria,, ma desidera che tu gli dia disponibilità.
Maria è stata la "totalmente disponibile", Giuseppe, condividendo il cammino di Maria, è stato lo sposo perfetto, colui che non possiede niente di se stesso, niente della sua sposa e che al primo posto continua a mantenere la presenza viva e reale, efficace di Dio.
I Catechisti, i Consacrati i Religiosi, i Sacerdoti, i Cristiani dovrebbero essere coloro che tengono spazio per Dio, anzi che gli tengono il primo posto in modo che Lui sia libero di usufruire di noi come meglio crede, e questo si chiama l'abbandono fiducioso nelle mani del Padre, che Egli possa fare di noi qualunque cosa creda, in qualunque momento, in qualsiasi modo Egli voglia.
Il Vangelo di oggi di Luca si conclude con questa frase fondamentale: "Eccomi, sono la serva del Signore, si compia in me quello che hai detto".
Qui voglio riagganciarmi, per portare avanti la riflessione, ma anche arrivare verso la conclusione, sul Dogma della Immacolata Concezione.
Intanto "Dogma", lo abbiamo richiamato prima nell'insegnamento, è un qualche cosa di incomprensibile, è una verità talmente grande che la nostra mente non è in grado di contenerla, ma non vuol dire che sia falsa: è una verità incommensurabile.
La verità che riguarda Maria SS.ma oggi venerata nel titolo di Immacolata Concezione è quella verità per la quale noi diciamo: "Ella è stata concepita senza peccato originale".
Siete d'accordo con me? Però dobbiamo stare molto attenti all'uso delle parole italiane.
Quando il S. Padre Pio IX, nel 1854, ha proclamato questo dogma, lo ha specificato teologicamente molto bene dicendo che "In previsione del grande compito che Ella avrebbe compiuto in favore di tutta l'umanità, la grazia di Dio onnipotente ha anticipato la redenzione di Cristo nell'istante stesso del concepimento di Maria".
Quindi Maria appartiene alla nostra umanità, non è un "ufo" Maria, è la prima e la più grande tra tutte le redente.
Se non avesse condiviso in tutto la nostra natura umana e non avesse ricevuto anche lei la redenzione in modo mirabile e misterioso, allora noi non saremmo stati redenti, perché il Verbo si sarebbe fatto carne non nella nostra umanità, ma in un'altra ipotetica umanità non sfregata dal peccato originale.
Questo è il primo aspetto della riflessione. Il secondo aspetto è questo: Alcune volte per eccesso di amore ed eccesso di zelo noi rischiamo di vedere Maria talmente alta, talmente grande che quasi non è più una creatura umana.
In realtà Maria è una persona perfettamente umana, sostanzialmente concreta e che condivide la nostra situazione.
Le parole della Annunciazione ce lo rivelano.
Il "sì" che ha detto Maria è un sì reale, concreto, faticoso, spaventoso, non è stato un sì, sono stati tanti sì quotidiani.
E qui si inserisce il valore del rinnovare una consacrazione, cioè rinnovare un sì: che hai detto a Dio, rinnovare un sì che ti coinvolge nel tuo stato di vita, che può essere quello matrimoniale, può essere anche quello di consacrazione speciale, è un sì che non si dice una volta nella vita, ma che ha un suo spessore.
Qui Maria fa delle domande: evidentemente il sì che ha dovuto dire al Signore è un sì che costava.
Lei non è stata privilegiata nel dire sì, perché a un certo momento qualcuno potrebbe dire "Eh già, beata lei!", lei non aveva la concupiscenza ed è stata preservata dal peccato originale, quindi per lei era facile dire sì".
Invece no, la misericordia di Dio e il suo splendore di volontà l'ha redenta in un modo meraviglioso e misterioso, cioè nell'istante stesso del concepimento e tutti i sì che Maria ha detto sono stati profondamente umani, che vuol dire sofferti, che vuol dire faticosi, ma che soprattutto vuol dire fiduciosi e questo aspetto della fiducia è mirabilmente presentato a noi da quest'ultima frase: "Si compia in me la sua volontà".
Allora Maria ha detto così in quel momento all'angelo, poi ha detto così quando è tornata da Elisabetta e Giuseppe le diceva: "Beh, com'è questa storia? Ti lascio andare via e ritorni che aspetti un bambino? com'è questa storia?
Maria ha detto: "Si compia in me la sua volontà"
E Maria ha continuato a dire "si compia in me la sua volontà" quando la gente del paese "Ah la mia santarellina!, ecco i risultati"
E Maria continua a dire il suo "sì" quando sapeva bene che questo bambino che aveva era il figlio dell'Altissimo; eppure lo vedeva giocare normalmente con gli altri, lo vedeva fare i lavori fino a trent'anni e conservava tutte queste cose nel suo cuore, dice sempre il Vangelo di Luca.
Continuava a dire "Si compia in me la tua volontà", anche se non la capisco, la contemplo ma non la capisco, non la possiedo, mi lascio affascinare dalla tua volontà, ma non pretendo di possederla, di dirigerla secondo la "mia" volontà.
E Maria ha continuato a dire: Si compia in me la tua volontà, quando Gesù predicava, guariva, liberava, quando Gesù veniva osteggiato dai sommi Sacerdoti, dagli Scribi, dai Farisei e Lei continuava a dire "Si compia in me la tua volontà".
Quando Maria sentiva Gesù che aveva molto odio intorno a sé e sentiva che qualcuno lo voleva uccidere e Maria continuava a dire: "Si compia in me la tua volontà"
E continua a dirlo quando lo vede affiancato da Barabba, e continua a dirlo quando lo vede flagellato e coronato di spine, lo incontra sulla via dolorosa, condannato al più obbrobrioso dei supplizi.
E continua a dire "Si compia in me la tua volontà" quando Gesù, abbandonato da tutti, si trova tra due malfattori, sotto di sé la Madre, e un ragazzotto, perché Giovanni Evangelista era un ragazzotto a quel tempo, abbandonato da tutti.
E Maria continua a dire "Si compia la tua volontà" quando depongono Gesù dalla Croce sporco, senza sangue, flagellato, con la corona di spine, con il colpo di lancia nel cuore, fracassato in tutti i modi, e mentre si chiude la tomba, la pietra di tomba, Maria continua a ripetere "Si compia in me la tua volontà".
Passano tre giorni terribili in cui Maria, pur nella confusione e nello sconforto delle emozioni, continua a ripetere con forza "Si compia in me la tua volontà".
E questo "Si compia in me la tua volontà" diventa poi la volontà di Dio compiuta: Eccolo risorto, ecco la nascita della Chiesa e con la nascita della Chiesa .
Altre volontà per cui dire: Sì Signore, ti seguirò, si compia in me la tua volontà: Efeso, Gerusalemme, e Concilii e difficoltà, e Saulo che comincia a perseguitare i fratelli, tutte cose che sono passate nel cuore di Maria e per le quali Ella tutti i giorni ha ripetuto il suo "Si compia in me la tua volontà".
Io credo che su questo esempio il Signore ci voglia veramente porre con molto realismo nella vita, le persone spirituali sono concrete.
Rinnovare una consacrazione non significa essere messi da parte da tutte le difficoltà quotidiane, rinnovare una consacrazione significa con Maria dire: "Si compia in me la tua volontà", la accetto, qualunque essa sia, mi lascio affascinare dalla tua volontà, mi lascio trascinare dalla tua volontà, si compia in me la tua parola.
Fratelli e sorelle, beati tutti coloro che, anche avendo paura o timore di non esser in grado, di essere inadeguati, saranno capaci di mettere da parte i sentimenti per far trionfare nel proprio cuore la voce di Dio che dice: "Ma io sono con te, non temere".
È questo il momento forte, il momento solenne in cui la Consacrazione assume la sua valenza, quando tu sei consapevole di chi sei e di che cosa sei e non ti lasci condizionare dalla paura, o dalle sconfitte o dal realismo della tua fragilità.
E hai continuamente il coraggio di rialzarti ogni volta, di fissare il tuo sguardo sul volto di Gesù che ti affascina e forse ti sconvolge e con coraggio gli dici: "Si compia in me la tua volontà".
È questo l'augurio che ci scambiamo oggi, è questo il cammino che si dispiega davanti ai nostri occhi.
La grazia del nostro Dio Onnipotente e la forza dello Spirito Santo siano in noi perché, con il suo aiuto, e l'esempio di Maria, possiamo compiere quella meravigliosa missione che è il Corpo di Cristo e che Dio si aspetta da ciascuno di noi.
Sia lodato Gesù Cristo.