Ritiro del 3/3/2002
1 - Una città della Samaria chiamata Sicar
2 - Chi beve dell'acqua che io gli darò
3 - Che sia forse il Messia?
4 - Gesù ha sete di dare se stesso
5 - Cammino quaresimale
6 - La domanda di Gesù non è molto sensata
7 - Relazioni con i Samaritani
8 - I culti balistici
9 - Se si voleva offendere uno gli si dava del samaritano
10 - Quale è il primo insegnamento?
11 - Il secondo elemento
12 - La vera sete
13 - Questo è il cammino della Quaresima
… una città della Samaria chiamata Sicar vicino al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio e vi era il pozzo di Giacobbe.
Gesu dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo, era verso mezzogiorno.
Arriva intanto una donna di Samaria ad attingere acqua.
Le dice Gesù: "Dammi da bere", i suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi.
"Come mai tu che sei giudeo chiedi da bere a me che sono una donna samaritana?"
I giudei infatti non avevano buone relazioni con i samaritani.
Gesù le rispose: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice "Dammi da bere", tu stessa gliela avresti chiesta ed egli ti avrebbe dato acqua viva.
Disse la donna: "Signore tu non hai il mezzo per attingere e il pozzo è profondo, da dove hai dunque quest'acqua viva?
Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe? venne a bere lui e il suo gregge.
Chiunque beve quest'acqua avrà di nuovo sete, ma chi beve dell'acqua che io gli darò non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.
Signore, disse la donna: "Dammi di quest'acqua perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua.
Le disse: "Va a chiamare tuo marito".
Rispose la donna: "Non ho marito".
"Hai detto bene" rispose Gesù, "Infatti hai avuto cinque mariti, quello che hai ora non è tuo marito, in questo hai detto il vero".
Disse la donna: "Vedo che tu sei un profeta.
Dio è sopra questo monte a Gerusalemme, luogo in cui bisogna adorare.
Gesù le dice: "Vedi donna, è giunto il momento in cui su questo monte adorerete, voi adorate quello che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai giudei, ma è giunto il momento in cui veri adoratori adoreranno il Padre, il Figlio perché il Padre cerca veri adoratori.
Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità".
Gli rispose la donna: "So che deve venire il Messia, cioè il Cristo"
Le disse Gesù:"Sono io".
La donna lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente "Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto, che sia forse il Messia?
Molti che si trovavano in quella città credettero in lui, quando giunsero da Gesù lo pregarono di fermarsi con loro ed egli rimase due giorni, molti credettero nella sua parola e dicevano alla donna: vale più della sua parola in cui crediamo ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo.
Il Vangelo ci presenta questo Gesù così umano, così sudato, stanco, che chiede, come ogni pellegrino giudeo, chiede ad una donna samaritana di poter spegnere la sua sete.
Ma di che cosa ha veramente sete Gesù?
Noi ci siamo accorti nel corso del racconto che in fondo è Gesù che ha una sete più profonda, mentre mendica un sorso d'acqua Gesù ha sete di dare questa bevanda misteriosa, la bevanda che dà vita, quest'acqua viva, cioè di dare se stesso, di dare la vita di Dio.
Noi ci accorgiamo che i ruoli si invertono.
Cristo ha sete di incontrarci, ha sete di salvarci, come abbiamo visto sulla croce, ha sete di fare tutta la volontà di Dio: "Mio cibo è fare la volontà di Dio" e in qualche modo la samaritana capisce che il Signore parla di un'altra cosa.
Si lavora anche qui su piani diversi, sono fraintendimenti, ma alla fine questa donna dà fiducia a Gesù, cresce la sua fiducia e non solo la sua, ma anche quella degli abitanti di Sicar che tornano, stanno con Gesù due giorni, sperimentano quest'acqua e dicono alla donna: "Noi non crediamo più per le tue affermazioni, non crediamo "per sentito dire".
Come succede tante volte anche a noi, crediamo perché hanno creduto gli altri, crediamo perché qualche santo ci ha aperto la strada, crediamo perché siamo stati educati così, non crediamo per sentito dire, crediamo perché abbiamo visto il Salvatore del mondo.
Ecco, abbiamo detto prima, noi stiamo facendo questo cammino quaresimale, che nella liturgia? ha un taglio catecumenale, battesimale.
Abbiamo visto la rinuncia a Satana, in qualche modo anticipando tutto ciò che si farà nella notte del Sabato Santo, con la Trasfigurazione che per certi versi non c'entra molto in questo cammino nella liturgia Ambrosiana.
In tutti tre gli anni ripete sempre questo anno 'A', senza la Trasfigurazione, è la domenica della fede di Abramo, quindi la domenica in cui bisogna dare fiducia a Gesù, possiamo dire che diamo fiducia a quel Gesù che deve morire e che deve risorgere per la nostra fede.
Oggi è l'acqua la protagonista, l'acqua che indica qualche cosa di necessario, qualche cosa di cui non si può fare a meno, qualche cosa di vitale.
Lasciamo da parte la prima lettura, l'avete ascoltata, si richiama ad un episodio tra i tanti in cui il popolo mormora con il Signore perché non ha l'acqua.
La parola 'mormorare' nella Bibbia non è solo spettegolare, brontolare, non è il malcontento, "mormorare" indica poca fede nelle scelte che Dio fa, vuole dire tentare Dio, pensare che se Dio mi vuol salvare deve darmi ciò che gli chiedo io, questo è mormorare, non fidarsi che Lui attraverso il suo progetto comunque mi fa arrivare alla Terra Promessa", non mi fa mancare le cose necessarie.
Il Signore è scoraggiato quando vede il popolo che mormora come fanno con Gesù i suoi contemporanei.
Ora, prima della prima lettura, vediamo il Vangelo, abbiamo detto prima che Giovanni stesso va preso con le molle, se vogliamo la Samaritana stessa si accorge che la domanda di Gesù non è molto sensata: "Dammi da bere", non ha senso, per tre motivi, e saranno le tre piste della nostra riflessione:
primo perché è una Samaritana,
secondo perché è una donna,
terzo perché è anche una peccatrice, è una adultera con i suoi mariti.
Ecco, prima di tutto è una Samaritana.
L'Evangelista aveva scritto poco prima che Gesù, per recarsi dalla Giudea in Galilea, doveva attraversare la Samaria, però di solito chi faceva quei viaggi in pellegrinaggio a Gerusalemme, pensava a salvare la pelle e non passava dalla Samaria, ma dalla Transgiordania.
Perché, l'ha ricordato anche l'Evangelista, i Giudei non mantengono buone relazioni con i Samaritani, una espressione diplomatica per dire che se le davano di santa ragione, sempre in nome di Dio, ma se le davano.
E ci sono dei riferimenti anche storici: era praticamente da sette secoli che non andavano d'accordo, da quando il popolo ebraico e samaritano, perché la Samaria è comunque terra di ebrei, furono tutti deportati in Assiria e gli Ebrei rimasti, i Samaritani rimasti, si mescolarono a tanti altri predoni, quindi a tante altre popolazioni nomadi che arrivarono in quella terra.
Fin qui niente di strano, che si mescolino, il problema è che hanno mescolato anche le religioni, per cui i Samaritani hanno inserito, oltre alla fede in Jahvé, che credevano in Jahvé, credevano nel Pentateuco, quindi i primi cinque libri della Bibbia, hanno inserito tutti i culti, i culti balistici, legati alla pioggia, tutte cose molto concrete, si prega.
Per cui vengono considerati dagli Ebrei una razza impura, ma impura dal punto di vista religioso prima di tutto.
Pensate che praticamente, nella ricostruzione del tempio, non furono coinvolti, venne ricostruito da tutte le altre tribù, ma non dai samaritani, i samaritani non potevano entrare nel tempio, c'era un'area dissacrata anche agli stranieri, ma nell'area degli ebrei non entravano, questo spiega l'accesa lotta tra questi popoli.
Se si voleva offendere uno gli si dava del samaritano, c'era addirittura un proverbio che diceva: "chi mangia il grano della terra di Samaria è come uno che mangia la carne di cane".
E anche al tempo di Gesù le cose non erano migliorate, anzi, forse l'episodio più brutto in assoluto capitò verso il 6-7 A.C., quindi più o meno vicino alla nascita di Gesù quando i Samaritani cosparsero di sangue il tempio, nella prossimità della festa di Pasqua e questo portava una impurità al tempio stesso, per cui quell'anno, così dicono gli storici, gli ebrei non hanno potuto celebrare la Pasqua, non hanno celebrato la Pasqua per questo dispetto degli amici cani samaritani.
E noi sappiamo che anche i bravi apostoli, i bravi Giacomo e Giovanni quando Gesù un giorno passa per la Samaria, dicono: "Vuoi che diciamo che scenda un fulmine che arrostisca tutti questi Samaritani?"
Perché ho ricordato questo? Perché lo stupore della Samaritana è prima di tutto perché è Samaritana.
L'insegnamento che Gesù va oltre la razza, più ancora: Gesù va oltre tutti i dispetti che si possono fare, Gesù parte dal perdono.
Gesù parte da un annuncio che crea vita nuova, non dico che azzera tutto, ma guarda avanti, quindi il perdono è la base per poter costruire una vita nuova, dove c'è posto per gli Ebrei, per i Palestinesi, per i Samaritani, c'è posto per tutti, perché la salvezza è per tutti.
I Samaritani lo riconoscono salvatore del mondo con un atto di fede già completo.
Il secondo elemento è che questa è una donna: Anche qui dobbiamo ricordarci qual'era il clima culturale di quei tempi.
Dice un proverbio "Chiunque discorre molto con una donna è causa del male a se stesso, trascura lo studio della legge e finisce nella Geenna".
Questo soprattutto per il rabbino, per il Maestro: non è dignitoso parlare con una donna, addirittura si faceva dire a Dio, si interpretava il comportamento di Dio in altri proverbi, in altri racconti.
Dio, dal momento in cui Sara l'ha visto da dietro la tenda, perché lui ha promesso la fedeltà di un figlio di Abramo, Sara, poi si è beffato di Dio.
Da quel momento Dio non parlò più con nessuna donna, se non proprio quando era necessario, non se ne poteva fare a meno.
Questo per capire il clima. Quindi stupiva la normalità, potremmo dire rivoluzionaria con la quale Gesù si atteggiava con le donne, addirittura con la normalità con la quale Gesù aveva perdonato al capitolo 3 la peccatrice, e questo stupiva.
Quindi l'ambiente è questo, tanto è vero che anche i discepoli, quando tornano, si meravigliarono che Gesù stesse a discorrere con una donna.
Non ha detto niente al Signore, non gli ha chiesto come mai … però la cosa non quadrava.
Tenete presente che forse questo è un aspetto che non compare , nella scena del pozzo, l'immagine del pozzo, le parole usate, possono essere ambigue, cioè possono entrare tutta la scena del pozzo, tutte le parole che ha usate Gesù alla Samaritana, meno "morte" entrare nella sfera del corteggiamento, in parole usate per l'innamoramento, per la vita coniugale,.
Fatti solo alcuni riferimenti: siamo nel pozzo di Giacobbe, chi conosce un po' di storia sa che Giacobbe, proprio di fronte a questo pozzo che lui aveva scavato, con la scusa di aver sete, corteggiò Rachele e divenne sua sposa.
Quindi parlare di pozzo è come per noi dire "Andiamo a San Valentino", San Valentino dichiara certe cose che possono avere un duplice significato.
Così sappiamo che anche il servo di Abramo fece la stessa cosa con Rebecca.
Poi conoscete la storia di Mosè, quando Mosè scappa dall'Egitto, arriva nella terra di Madian e incontra queste sette figlie del sacerdote di Madian, le quali stanno tribolando con degli uomini prepotenti al pozzo.
Arriva Mosè, manda via tutti gli uomini, fa la sua bella figura, fa colpo su che poi diventerà sua moglie.
Quindi il pozzo viene visto anche, ci sono diversi proverbi nel Libro della Sapienza, rientra in quell'immagine, in quelle frasi a volte velate con le quali a volte si parla anche di queste cose, non dicendole in modo esplicito, parlando così.
Fate attenzione che le parole "pozzo", "bere", "acqua", "sete" parlano in fondo di accoppiamento, di felicità, di procreazione, di fecondità, oltretutto accennare a Giacobbe era l'emblema della fecondità, con i suoi dodici figli.
Mentre Abramo, Isacco erano rimasti con uno, due figli, Giacobbe, soprannominato Israele, è il padre di dodici figli delle dodici tribù e di tutto il popolo, quindi è l'esempio della fecondità.
Allora, dico questo perché? perché può anche essere il modo per capire che Gesù parla di acqua, forse la Samaritana ha pensato chissà che cosa, tenete presente che è una donna abbandonata da quattro, cinque mariti, ma non riesce a trovare la felicità, è tradita dall'amore, è una donna che cerca di essere saziata, ma niente le può dare questa sazietà perché vive lo scoraggiamento, forse anche la delusione nei confronti del matrimonio, della vita.
Allora, in fondo il Signore le sta dicendo che, nonostante lei cerchi la sua felicità anche nel matrimonio, nei matrimoni, la sua vera sete viene saziata quando si ha il coraggio di andare alla fonte, che è Gesù Cristo.
Potrebbe essere un altro elemento in più: in fondo anche noi cerchiamo la felicità, la cerchiamo nella voglia di essere capiti, compresi, nella famiglia, nella coppia, nei figli.
Attenzione, noi rischiamo di strumentalizzare queste cose e soprattutto non vi troviamo il vero senso e la vera gioia se dentro non c'è l'acqua di Cristo, cioè la vita cristiana.
E c'è un altro aspetto che forse ci aiuta a capire ancora un altro; ce ne sarebbero una infinità nel brano della samaritana.
Questa è un'adultera e quando Gesù si atteggia con queste persone, già prima, nel cap.3, viene presentato da Giovanni come lo sposo, già prima abbiamo ricordato Gesù sposo come Osea.
Tra parentesi un altro Samaritano, va a cercarsi la sposa va a cercarsi la sposa che l'ha tradito ed è recidiva, perché lui l'aveva già ripescata, l'ha presa, poi questa se ne va, questa sposa Osea la perdona, addirittura dice: "Io ti rifidanzerò, ti porterò nel deserto per fare il nostro fidanzamento il viaggio di nozze, io ti perdono, non sa ancora se lei si è pentita.
Osea capisce che bisogna perdonarla prima ancora di aspettare il pentimento: questa è una intuizione grandissima, che riprende Paolo, l'abbiamo sentito nella seconda lettura, noi siamo stati perdonati da Cristo prima ancora di dire mi converto", prima ancora di pentirci, quando eravamo ancora peccatori.
Quindi l'immagine dello sposo che va alla ricerca della sposa, questo è in Gesù, allora dicevamo, questa donna è adultera, teniamo presente anche qui che nella lingua ebraica, la stessa parola che noi diamo alle divinità, può essere la stessa parola usata per indicare il marito e il Signore, per chiamare il marito lo si chiamava "signore", "padrone", come si chiamavano le divinità.
Allora in fondo il Signore qui sta parlando non tanto della sua vicenda personale, anche, ma è il peccato di tutti i samaritani, che hanno rinunciato alla fedeltà all'unico Dio e si sono lanciati a prostituirsi con altre divinità più comode, più facili, perché non ti chiedono una risposta di vita, basta solo invocarli e ti danno la pioggia, la fecondità.
Cinque divinità erano le maggiori per le quali erano stati costruiti cinque templi su cinque colline diverse: ecco il richiamo ai cinque mariti.
Ecco questo è anche un modo per capire che il Signore ci chiede di verificare il nostro rapporto con Dio.
D'ora in poi non ci si chiederà più su quale ponte noi adoriamo Dio, su quale tempio noi entriamo, cioè abbiamo bisogno anche di segni visibili: rappresentano la comunità.
Dio cerca gli adoratori nel cuore, d'ora in poi veri adoratori saranno quelli che adorano Dio a partire dalle scelte della propria vita e quindi anche per noi è una gioia e un riscoprire il nostro Battesimo il sapere che Dio cerca questi Adoratori.
Dio cerca il mio cuore, io posso fare tanti gesti, tante benedizioni, tante aspersioni, tante Messe, ma se non do il mio cuore a Dio, ho fatto solo tanta scorza e non ho messo il mio cuore: Dio cerca il mio cuore.
E allora in questa terza tappa il Signore mi chiede: "Ma tu il tuo cuore dove lo metti?
Dove cerchi le tue felicità? Nella famiglia, nelle cose, in altri idoli, io solo posso spegnere questa sete di pienezza della tua vita, pur nel messaggio della croce, ne abbiamo parlato prima, non risolvendoti le cose, ma presentandoti la via che porta alla pienezza.
Noi siamo consapevoli, come dice Geremia, di essere cisterne screpolate, ci aggrappiamo, spendiamo tanta parte della nostra vita a cercare le felicità in qualsiasi direzione, ma alla fine non ci basta ed io penso che il fatto che le felicità non ci bastino, che la moglie non basti, che i figli non bastino, che il lavoro non ti basta, che alla fine rischi di essere completamente spesso insoddisfatto, forse è un segnale che Dio solo può soddisfare la tua vita.
Noi siamo un animo inquieto, come dice Agostino che alla fine può essere pieno solo se riposa in Cristo.
Discorso difficile, ma anche noi alla fine, come gli abitanti di Samaria, possiamo confermare la nostra fede e dire: "Tu sei veramente l'acqua, tu sei veramente il salvatore del mondo".
Sia lodato Gesù Cristo.