Ritiro del 15/9/2002
1 - Bisogna avere tanti lumi
2 - Fammi incontrare la vera fede
3 - Ho incontrato questi uomini di Dio
4 - Quando nella preghiera scopriamo due parole della Bibbia
5 - La misericordia che Gesù ha avuto verso di me
6 - Chiedere al Signore il dono dell'equilibrio
7 - Il Salmo bellissimo 103
8 - Venite a me voi tutti che siete affaticati
9 - Ricorda che noi siamo polvere
10 - Don Navone era una paternità
11 - Guarda che il Signore si preoccupa
12 - Io ti perdono nel nome del Padre e del Figlio
13 - Passando per la via Gesù vide un uomo
14 - Perché il vostro Maestro mangia con questa gentaglia?
15 - I sani non hanno bisogno del medico
16 - Io sono venuto per servire
17 - Dobbiamo passare dal Gesù storico
18 - Io sono andato 43 volte con gli alcoolisti
19 - Sentire Gesù persona viva
20 - La cultura è diventata il tuo idolo
21 - I Santi sprigionano una grande energia
22 - Erano santi da morire perché riuscivano ad essere totalitari
23 - Arrivare ad essere credenti
24 - L'Eucaristia è il non plus ultra
25 - I preti in parrocchia mica sempre li trovi
26 - La misericordia è quella che attira
27 - La misericordia più che definita va vissuta
28 - Bisogna avere misericordia coi genitori
29 - Dare la possibilità agli istruttori di parlare con i ragazzi
30 - Ci troviamo con dei laici che non abbiamo preparato
31 - L'atteggiamento dello stupore
32 - Sotto il tabernacolo per ricevere misericordia
33 - Lo stupore è già un dono
Viva Gesù nei nostri cuori, sempre.
Ci incoraggiamo con qualche parola, qualche pensiero, perché che cosa vuoi? bisogna avere tante possibilità e tanti lumi per poter parlar della misericordia di Dio.
Però io vi dico subito dove attingo di solito in questi anni.
Attingo dai libri talvolta, del cardinale Martini, di Cantalamessa, io bevo un po' lì, anche perché io li ho conosciuti e Cantalamessa l'ho sentito più di una volta di persona, il Card. Martini lo stesso.
Poi cosa vuoi, si va come la santa tradizione della nostra Chiesa, però il problema difficile è che noi vorremmo capire questo mistero ed essere distributori di misericordia, però nel mio piccolo ti accorgi che la struttura che noi talvolta abbiamo ricevuto, noi che abbiamo una certa età, la struttura è più giuridica che misericordiosa verso gli altri.
A meno che il Signore, che è logico, illumini la persona al punto tale che distrugge la struttura che le impedisce di capire l'amore di Dio.
Io ho avuto la fortuna da ragazzo di conoscere don Calabria, in 1° media, che adesso è beato, io sono stato da lui quasi un anno nell'oratorio e mi ricordo, perché i ricordi di un ragazzo, … io avevo don Gioacchino che era direttore dell'oratorio, poi c'era don Gino che era un po' il nostro educatore, poi c'era il fondatore don Calabria, che veniva ogni tanto con la scusa anche dei fanghi da fare a Sirmione, passava di lì, si fermava.
Io da piccolino avevo già captato: don Gioacchino uomo di Dio, paterno, e io avevo dieci anni, undici anni, don Gino: l'ordine, la disciplina, se capitava dentro con il nervosismo faceva di quelle stupidaggini, io ho ancora fotografato le stupidaggini.
Prima avevi la confidenza in don Gino perché era compagno di Seminario del mio viceparroco, però quando l'hai visto come si comporta coi ragazzi dico: "Alla larga", io non sono più andato a parlarci, a confessarmi come si usava una volta.
Invece don Gioacchino - la paternità; arrivava don Calabria, lui ci entusiasmava solo col sorriso, come don Bosco in mezzo ai ragazzi: è la calamita, allora tu ricordi per tutta la vita queste persone che hai toccato con mano e sei vissuto vicino.
Dobbiamo chiedere al Signore, io lo chiedo per me, Signore, fammi incontrare per la miseria proprio la vera fede, credere bene prima di morire, perché giustamente, il card. Martini insiste molto: bisogna arrivare al passaggio dal Gesù storico al Gesù che senti proprio vicino come tuo salvatore.
Questo modo di esprimersi qui è un po' dei protestanti: il mio salvatore personale.
Bisogna che il Signore ti faccia quella grazia perché alcuni magari l'hanno già ottenuta: sentire la figura di Gesù proprio è una persona vicino a te, viva.
E quando ripeto il versetto del Vangelo: "Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo figlio unigenito perché chiunque crede in Lui si salvi", ma basterebbe un versetto del genere tutta la meditazione per tutta una vita.
Quando pensi che Dio, per amore del mondo, per noi personalmente, manda il Figlio unigenito, ma come fai a pensare che tu vai all'inferno? Io dirò "Io esagererò, ma io voglio fare la preghiera, credere nella tua misericordia".
Purtroppo come è capitato, almeno per me, inizialmente c'era la struttura vecchia.
Per fortuna che poi dopo ho incontrato questi uomini di Dio e poi dei Fratelli veramente santi, santi non nel senso che, come dicevamo una volta, è gente che fa l'adorazione, prega, hanno il dono dell'equilibrio: tu vai a parlar con quell'uomo lì, ti dà sollievo perché è un uomo di buon senso, ti sa capire anche nei limiti.
Io ricordo sempre un fatto da giovane: non ce la fai al mattino a fare l'orazione, mi diceva un santo prete gesuita che confessava noi una volta a Piacenza.
Tu vai in Chiesa lo stesso, se dormi dormi vicino al Signore.
Allora c'era subito l'altra parte della medaglia che diceva: "Ma no, non è ammissibile che tu dorma vicino al Signore, devi dire tutte le Lodi bene, devi magari stare in piedi, girare per la chiesa, fare il giro di dodici altari.
Però dentro di me dicevo: aveva più buon senso il primo perché capite, alzarsi alle cinque, alle cinque e mezza in chiesa a 22 anni, capisci che di inverno al freddo, povera creatura, mi avevano dato un cappotto di un fratello morto, un cappotto vecchio che mi teneva un po' caldo, però capisci che il buon senso era nel primo, il secondo invece era toppo legalista: devi dire tutti i Salmi.
Io invece dicevo anche le altre volte: "Quando nella preghiera scopriamo due parole della Bibbia che ti riempiono in maniera misteriosa di Dio, lì non possiamo scrivere come avviene questo mistero perché ognuno fa una esperienza diversa.
Allora io sosto lì e sto lì tranquillo perché questa presenza, questa vicinanza del Signore è già un paradiso in terra, tanto è vero che i frutti di questa presenza , se uno è onesto, si accorge che sono subito vivi nella giornata: l'antipatia diventa accettabile perché tu vedi in quell'antipatico un lato positivo: la misericordia subito messa in atto.
Se noi usiamo misericordia, chi vive in comunità c'è il problema dei confratelli, per chi è in famiglia è la stessa musica, con i figli, talvolta ti danno delle sorprese da far rabbrividire.
Io ho provato a seguire questo ragazzo tossico, mamma mia Signore ti ringrazio perché ho capito che cosa vuol dire avere un figlio drogato: faceva diventar matti, allora queste povere mamme, la misericordia accettarla sempre, vedere i limiti, vedere un po'.
Quindi, secondo me, uno dei segni che diventiamo un po' equilibrati e ci avviciniamo imitare il Signore è questo: la misericordia che riusciamo ad intuire che Gesù ha avuto verso di me, la devo sbriciolare nella giornata dove vivo, altrimenti è tutta un'utopia.
Io ricordo sempre, che il nostro cardinale Ballestrero, andavamo una volta al mese, c'erano i rappresentanti dei Provinciali o i Provinciali, ci faceva conferenza e lui mi disse, sono colpito da quella frase lì: "Se la preghiera non vi cambia la vita, non è vera preghiera", rischia di giocare molto il sentimento.
Gesù caro, hai anche tante immagini, metti di qua, metti di là, metti anche il lumino, anch'io faccio il mio esame di coscienza, io mi metto adesso l'immagine di Gesù misericordioso, immaginate quel dipinto voluto dalla suora: guarda che cosa vuol dire, io quell'immaginetta in bianco e nero l'avevo al Noviziato ma, dimmi te, da ragazzo io ho sempre avuto una simpatia verso quell'immagine lì è logico che la porti fino alla tomba.
Il Gesù misericordioso, il bonus odor Christi che Teodoreto poi ha vissuto nella vita il buon odore di Cristo, portare dappertutto la sua presenza, la sua misericordia.
Però stiamo attenti che tutte queste immagini che abbiamo sono un pericolo numero uno perché rischiamo di diventare superstiziosi o illusi di essere bravi perché abbiamo tutto un catalogo di santi che ci proteggono.
Insomma, dobbiamo chiedere al Signore che ci dia proprio il dono dell'equilibrio e sperimentare nel nostro vivere il Vangelo, sbriciolato nelle piccole cose.
Loro due hanno la mamma di novant'anni, il Vito e l'Irene: devono sbriciolare la misericordia con la mamma di novant'anni.
Poi tutte le nostre famiglie hanno delle persone che sono in difficoltà anche di salute, hanno delle croci da parte dei fratelli, dei figli, poi sul posto di lavoro: per me che sono in mezzo alla scuola, coi miei docenti, i miei ragazzi, le famiglie piuttosto alle volte piene di pretese, delusioni forti, inganni anche ricevuti , allora dobbiamo sbriciolare la bontà di Dio nei riguardi degli altri.
Ecco l'introduzione che trovate concretizzata se prendete questo Salmo, la vedete qua, la immaginate 2000 e più anni fa, forse anche 2500, questo Salmo bellissimo è il 103.
Proviamo leggere insieme solamente il versetto 10: "Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe". ( Sal 103,10 )
Alla sera, se siamo in comunità, è logico che dobbiamo dire il Salmo a voci alterne, ma se io sono solo e mi leggo questo salmo e il versetto 10 mi piace molto, io sto lì un quarto d'ora tranquillo, lo ripeto lentamente e quella è l'orazione vera, uno assimila la Parola di Dio e si sente la presenza del Signore.
Questa sarebbe la contemplazione: il Signore ci concede ogni tanto di avere anche questi zuccherini che ci danno l'energia per portare avanti tutto il resto.
Poi non è bello per esempio il 13°? Proviamo a leggerlo: "Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono".
Qui c'è la paternità di Dio già menzionata un sacco di anni prima della venuta di Gesù.
Noi dobbiamo sempre ricordare quella bella figura del Figliol prodigo, c'è solo la moglie di Giovanni che contesta un po' quando si parla del Figliol Prodigo, non digerisce che il papà gli vada incontro, che lo aspetti con ansia.
Il padre da lontano lo vede: " Gli corse incontro, commosso lo abbracciò e lo baciò teneramente". È una cosa stupenda.
Valorizzando questi punti del Figliol Prodigo uno non può arrivare al momento di unirsi al Signore con paura, perché arriva proprio il momento dell'abbraccio col Padre.
Dobbiamo far nostri proprio questi versetti perché può capitare benissimo, come è capitato ai Santi, anche Santa Teresa del Bambin Gesù ebbe dei momenti di crisi, di dubbio, lo stesso Cardinal Martini dice: "Anch'io ho avuto dei momenti così che poi, attraverso la preghiera ho superato".
Sono momenti di buio, ci saranno o non ci saranno, tutta una vita spesa per chi? Allora, ci sono magari questi momenti.
Noi dobbiamo farci forti con la parola di Dio.
Ecco la necessità di leggere la Scrittura tutti i giorni, anche fossero pochi versetti.
I Protestanti, anche i Valdesi l'altro giorno, hanno questa tecnica: si fanno la barba, sarà un metodo meccanico, però tutti i giorni loro fanno così, loro si mettono un versetto del Vangelo, se lo mettono lì dove c'è lo specchio intanto tu ti fai la barba e tu leggi sempre quel versetto.
Arrivi alla fine del mese che tu a memoria hai quei dodici versetti, quindici.
Scegli i versetti che sono quelli che ti piacciono di più, che sono necessari per portare avanti la nostra esistenza.
Io purtroppo sono in una situazione sempre di depressione: "Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, io vi ristorerò" è proprio quel Gesù, Gesù io confido in te, non è quel Gesù che ho imparato attraverso magari un corso di cristologia, sì è lo stesso Gesù, solo che adesso è diventato proprio uno di casa tua, lo senti dentro.
Allora questa è la fede, questo si chiama credere.
Allora dobbiamo chiedere al Signore che ci aiuti a credere.
Immagina il nostro don Pierbattisti, immagina, celebra la Messa tutte le mattine, sai cosa vuol dire fare la genuflessione dopo che ha detto: "Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue", ha Gesù Cristo in mano.
T'accorgi subito come celebra un prete, concelebra, da come pronuncia le parole.
Io vedo anche il mio don Franci stamattina, è un santo uomo quello anche stamattina due o tre stranieri:" Ma fratel Egidio, piange quando parla di Gesù" perché lui poverino si commuove adesso, è una commozione continua anche perché lui adesso sta diventando anziano molto, sta perdendo un po', adesso andiamo a prenderlo, lo portiamo a casa, non ci fidiamo più a fargli fare il viaggio col tram.
Però è un uomo che stufa anche perché anche stamattina la tira lunga, d'altra parte lui è fatto così.
Per fortuna che ha questo dono grosso, lui con questa commozione attira l'attenzione, in cinque minuti, due o tre minuti, di tutta la mia platea, capisca che Gesù è una persona importante.
Lui parla della misericordia, è una cosa commovente.
Ma il Padre, la figura del Padre, poi c'è l'altro anche, il vers. 14: "Perché Egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere". ( Sal 103,14 )
Il Signore conosce le nostre situazioni: Ricorda che noi siamo polvere, allora dobbiamo sempre tener presente che il Signore guarda soprattutto al desiderio.
Stamattina io parlavo col mio don Franci, mi diceva: "Bisogna dare la assoluzione se vediamo che sono convinti che sono peccatori" e io dicevo: "don Franci, io non sono prete, però ricordo Padre Navone, gesuita, che veniva a confessare, è stato con noi quarant'anni quell'uomo lì.
Era Fratello più che Gesuita, uomo straordinario, che era stato anche cappellano nelle fabbriche, un tipo che aveva insegnato anche alla statale la religione.
Io andavo lì, andavo all'Arti e Mestieri, sono andato quindici anni, andavo con la mia valigetta e facevo questa esperienza.
Siccome c'erano due ore di religione, un'ora di religione ogni settimana, ogni quindici giorni con i Fratelli o i laici che accettavano io prendevo la classe, la portavo all'ultimo piano, che c'era una cappellina e facevo l'incontro sul Vangelo, stile famiglia, con un canto iniziale, si sceglieva, leggi un versetto che ti piace di più.
I ragazzi venivano volentieri, in classe rimanevano quei quattro, cinque o sei che non volevano venire per lasciare la libertà.
Poi quando il prete, don Navone, si metteva nella stanza vicina per confessare io facevo il mio incontro di preghiera e i ragazzi, uno dopo l'altro, andavano volentieri.
Don Navone era una paternità, si capisce che, se i ragazzi cominciano a farsi una propaganda così, il prete non è più lo spauracchio, no, vai volentieri.
Padre Navone diceva: per il fatto stesso che un giovane si alza dalla seggiola e viene, ma è già pentimento perché vuol cambiare, non c'è bisogno che lui mi dica, poi magari gli faccio dire il "confesso" che forse lo sa di più dell'atto di dolore, però bisogna vedere anche questo.
"Come faccio io a sapere che lui è pentito?" ma questo lo sa il Signore, però prendiamo il lato positivo, per il fatto stesso che lui si alza, è già desideroso di andare dal Padre, che adesso personifica in questo prete qui.
Io l'ho constatato ieri, venerdì ho fatto le confessioni, la prima confessione, però bisogna vedere anche se accettano di andare in chiesa per confessarsi.
Allora io faccio così: io ho provato tutti i metodi, ma ho visto che il più comodo è questo: classe per classe con i professori insieme, io sto lì con loro.
Do una scheda ciascuno, dico qualche pensiero, illumino soprattutto la figura di Gesù, che vuol loro bene poi do le schede ai preti, per fortuna che sono sacerdoti bravi.
Scelgo un po' perché alle volte c'è anche da tribolare, perché uno che non mi va in chiesa magari da un anno o due se mi fa un incontro con un prete giuridicamente troppo forte non va più a confessarsi quello lì: sono tutte cose collaudate dall'esperienza.
Quindi io mi sono chiamato questi otto preti, tutti ben disposti verso i ragazzi, quelli di quarta, quinta, i grandoni, tutti contenti, la maggior parte è andata a confessarsi, senza bisogno di insistere.
Ti chiedono una spiegazione, fattelo dire, perché poi sono ignoranti, questa cosa qui secondo lei è peccato, ti chiedono delle spiegazioni poverini … hanno diciotto anni.
Allora dico: guarda che il Signore si preoccupa che tu voglia cambiare, se vuoi migliorare in famiglia, verso i tuoi genitori, verso i tuoi compagni, verso te stesso, essere un ragazzo più equilibrato, più puro allora il Signore vede quello dai.
Allora i ragazzi vanno volentieri.
Allora io dico: se noi sprigioniamo paternità e misericordia, è logico che noi avremo la processione di clienti anche davanti ai confessionali, perché il desiderio di andare a parlare, e questo me lo sono sentito dire da un ragazzo ieri, eravamo lì in chiesa, mi serve andare a confessarmi, così mi sfogo.
E io dico sì, però per sfogarsi c'è anche lo psicologo, non c'è mica bisogno di andare dal sacerdote.
Io che cosa ho scritto lì? "Il sacerdote è Gesù stesso che ti accoglie, che ti perdona".
Io sottolineo molto questo perché hanno diciott'anni, ma non sanno incontrarsi col sacerdote, non sanno confessarsi, allora spiego tutte le cose piccole, cominciando dal "buongiorno".
Sono magari due o tre mesi, vorrei migliorare per esempio in casa, vedere il lato positivo, vorrei migliorare in casa perché purtroppo io rispondo talvolta malamente alla mamma, vorrei anche alla sera dire una preghiera, dire grazie al Signore, signore perdono, purtroppo sono un caprone, mi dimentico, alla domenica per pigrizia non vado in chiesa.
Presentandolo col lato positivo così, sono più disposti a fare anche un piccolo esame di introspezione e questo qui mi ha detto anche lo psicologo, perché gli ho detto: guarda che tu dallo psicologo spendi centomila lire per parlargli insieme, perché io ho un secondo cugino che è psicologo e psichiatra e si fa pagare: 150 mila lire.
E poi dopo lo psichiatra, lo psicologo alla fine non può far questo, non può dire: "io ti perdono nel nome del Padre e del Figlio" non ti accorgi che quando il sacerdote ti dice così e tu hai detto le tue mancanze desideroso di migliorare, ti senti dentro una serenità, quella il Signore te la dà gratis, è un regalo che fa il Signore per continuare a camminare sulla via giusta.
E ti stanno lì ad ascoltare a diciotto anni, ma caspita…
A diciotto anni una vota sembrava che fossimo adulti, adesso sono bambini, ti ascoltano così, però quell'impatto positivo con il sacerdote che distribuisce la misericordia, è positivo molto, perché vuol dire rendere vicina la presenza del Signore attraverso il Sacramento.
Sul Vangelo io avrei scelto questo, avrei scelto Mt 9,9.
Eccola qua la frase che ci interessa: "Passando per la via Gesù vide un uomo, un certo Matteo, il quale stava seduto dietro il banco dove si pagavano le tasse.
Gesù disse: "Vieni con me". Quello si alzò e cominciò a seguirlo.
Più tardi Gesù si trovava in casa di Matteo a mangiare, erano venuti anche certi agenti delle tasse e altre persone di cattiva reputazione e si erano messi a tavola insieme con Gesù e i suoi discepoli.
Vedendo questo fatto i Farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro Maestro mangia con questi sfruttatori, con questa gentaglia? Gesù sentì e rispose.
Allora questa prima parte è la mentalità giuridica della gente e anche di tanti credenti che non hanno ancora scoperto la misericordia di Dio nei loro riguardi, quindi non possono avere misericordia verso gli altri.
Tante volte le mancanze sono positive perché se tu constati la tua debolezza, compatisci un altro.
Come fai a capire, adesso io ho il mio Fratello Anastasio che ha il Fuoco di Sant' Antonio: mal di testa continuo, bruciori, se uno non ha provato ad avere questo herpes, come fa a capire i dolori di uno che di notte non riesce a dormire?
Allora stiamo attenti che bisogna immedesimarsi anche nelle situazioni.
Fratel Giovannino è arrivato a 92 anni, non ha mai avuto mal di testa in tutta la vita, diceva: "Ho capito di più, Fratel Egidio, il mese prima di andare in Paradiso, ho capito di più in questo mese di malattia che non in tutti gli anni della vita.
Se il Signore mi guarisce capirò di più i Fratelli malati perché se uno non tocca proprio con mano cosa vuol dire essere inchiodati in un letto, bisogna provare per credere.
Allora, qui ti vedi la mentalità giuridica che non riesce a capire il modo di rapportarsi di Gesù verso questa gentaglia.
Sono i famosi peccatori, considerati così almeno.
Gesù sentì e rispose : "I sani non hanno bisogno del medico, i malati invece ne hanno bisogno.
Andate a imparare che cosa significa quello che Gesù dice nella Bibbia: "Io desidero la misericordia, non i sacrifici, perché io non sono venuto a chiamare quelli che si credono giusti, ma quelli che si credono peccatori".
Quindi noi altri dovremo avere questo atteggiamento.
Ti trovi per dire in un gruppo, mettiamo, facciamo ancora un corso di aggiornamento sentiamo sottolineare troppo poco la misericordia, cosa devo fare?
Vado dal Maestro dei Maestri che è Gesù, che ci parla del Vangelo perché la mia vita deve essere su questo tracciato.
Quindi stiamo attenti, perché adesso noi constatiamo anche che il nostro Papa è stato in Polonia, e ha parlato della misericordia.
Certuni si scandalizzano, il Papa che chiede perdono, tante critiche, è un vecchiotto ormai, ha l'arteriosclerosi, e gli salta in mente di chiedere perdono di tutto.
Invece stiamo attenti che forse il Papa, avendo delle ispirazioni speciali, come capo della Chiesa, capisce che la strada è l'umiltà.
"Io sono venuto per servire, non per essere servito" dice Gesù, il primo vestito liturgico che Gesù ha inaugurato è un grembiule e si è messo a lavare i piedi degli apostoli.
È significativo quello lì, io ai miei ex allievi preti, quando sono stati ordinati, ho mandato un bel pacchettino e vi ho messo dentro un grembiulino con sotto scritto: Monsignor Bello, anche lui sottolineava molto questo qui, il servizio.
Quindi, io ricordo sempre, perché anche lì dipende anche, poverini, se si ha proprio una vocazione da sacrestano o da prete.
Perché se ce l'ha da sacrestano ci tiene molto al vestito liturgico, talvolta è la cornice, ma non il quadro.
I santi si preoccupano della tela, poi con la stola magari ti fanno i miracoli.
Allora quando io vedevo questi ragazzi che incontravi in seminario, erano quasi preti, mancava un anno o due troppo legati alla forma esterna, mi spaventava.
E siccome andavo a fare un po' di catechetica spicciola per loro, perché andassero poi alla statale a far religione, allora tante volte portavo proprio il grembiule da cucina.
Adesso sì ricordano il grembiule da cucina, solo che certuni non han tenuto conto tanto: il servizio che è la misericordia sbriciolata nelle piccole cose.
Guarda che noi altri su questo fatto di Gesù nell'Ultima Cena sorvoliamo, ormai capita che certe parabole del Vangelo noi le diamo come ormai collaudate, nella memoria però, ma non le abbiamo seminate col cuore.
Adesso cosa capiterà? che prima di andare in Paradiso il Signore ci darà questa soddisfazione, di leggere la stessa parabola, lo stesso brano del Vangelo, ma letto migliaia di volte, ma questa volta ho una intuizione mai avuta prima e mi godo di questo particolare che prima ho letto così dal lato nozionistico.
Ecco il passaggio del cardinal Martini: "Dobbiamo passare dal Gesù storico ad accogliere Gesù come Salvatore personale".
Diventa proprio una persona che abbiamo vicino, sapendo che addirittura è il nostro Salvatore, è logico, lo imito in tutto.
Lui sapendo che è venuto per i malati, io di sicuro mi darò d'attorno dove lavoro io per le persone in difficoltà.
I malati sono tutte le persone che incontriamo bisognose di aiuto, ma in tutti gli ambienti, può essere anche il capo ufficio, magari una persona qualificata.
Io ho conosciuto un capoccia della Renault che era un alcoolista, ma era proprio una cosa che faceva specie: rosso paonazzo, poco alla volta, poco alla volta andando agli incontri.
Io sono andato 43 volte con gli alcoolisti alla sera e li ti vedi persone che sul momento in ufficio passano come persone importantissime.
Sono importantissimi perché hanno in mano il portafoglio degli altri, però dentro sono anche loro deboli.
La debolezza: non riuscire di fronte ad un bicchiere di vino a dire "no", bevo quella Coca Cola, è una cosa pazzesca la debolezza della gente.
E attraverso la terapia del dialogo, dell'affetto quest'uomo qui è riuscito ad arrivare a quattro mesi, cinque di astinenza, quindi è già una soddisfazione: sono cinque mesi che non tocca niente vino, né alcolici.
Era anche lì la moglie, poverina, che lo vedeva sempre alcolizzato.
Poi quando sono alcolizzati non sono più uomini equilibrati, perdono tutta l'identità loro lei povera donna aveva quasi deciso che era una vita insostenibile.
Altre tentano di minacciare: noi ci separiamo, basta, io non ci sto più con te.
E allora ti trovi come altre donne riescono con la pazienza e la misericordia a tollerare vent'anni un marito alcolizzato.
Io ora ne ho uno, che è sulla strada giusta, però ho saputo una notizia brutta; uno dei miei che erano cinque anni di astinenza dall'alcool, questa estate in agosto ci è cascato dentro di nuovo.
La moglie gli è stata insieme, han fatto una festa, c'era lo spumante, c'era il vino bianco, la birra e lui ha preso un bicchiere, rotto il ghiaccio.
Guarda che a riprendere ci vuole un sacrificio enorme.
Io non ci credevo, invece questa gente che è addentro molto al problema, dice che l'alcolista deve abbandonare per tutta la vita l'alcool, deve astenersi completamente.
Nelle cose spirituali questo esempio qui per noi calza.
Se tu vuoi innamorarti del Signore, sentire Gesù persona viva devi dargli assolutamente la priorità.
Prima Gesù poi viene la moglie, poi viene il marito.
Noi religiosi: prima Gesù poi viene tutto il resto.
Se non gli dai la priorità, siccome Gesù è geloso, essendo persona, è logico che si accorge che per noi i centri di interesse sono o la cultura al punto tale che si sacrifica la preghiera o le attività sociali che ti impediscono di andare alla sorgente prima che è Gesù, che ci dà la forza di far del bene.
Praticamente dentro di noi dimora una idolatria vestita da angelo, perché non è che combiniamo delle cose sbagliatissime agli occhi della gente, però tu sei pieno di idolatria.
La cultura è diventata il tuo idolo e anche l'attività sociale, continuamente agitarsi: l'emblema tuo è la lavatrice, questa è idolatria, poi interiormente noi ci accorgiamo, perché non siamo stupidi.
Dentro abbiamo già assaporato la solitudine, la sfiducia, un senso di abbattimento, la paura di non essere stimati a sufficienza, perché siamo vuoti.
Se riusciamo, facciamo di tutto che il Signore sia il centro di interesse nostro.
Poi evitiamo anche tutto ciò che può distoglierci.
Allora che cosa capita, come è capitato per i Santi, avendo Gesù come centro di interesse, logico che poi sprigionano una grande energia che uno si domanda: ma come fa?
Don Bosco di notte dorme poco ma poi lavora da morire come fa? perché il Signore moltiplica le ore di sonno.
Le ore di sonno sono cinque e mezzo, ma ti dà una carica anche fisica che lavori il doppio.
Ecco perché i Santi in certi momenti dico: ma come si fa ad imitarli? bisogna imitarli nella totalità di amore verso Cristo, però queste cose qui bisogna che il Signore ci faccia la grazia di esperimentarle.
Io per parlarne devo arrivare proprio a parlarne con più gusto perché esperimento che, avendo questa intimità come aveva Teodoreto e fra Leopoldo per restare in casa nostra poi allarghi il cerchio, quando io giro lì in corso Regina Margherita, cominci dal Cafasso poi vai giù da Don Bosco, poi vai dal Cottolengo,.
Io ho vergogna a passare per quelle strade lì, sono cose incredibili, immagini il nostro Don Pierbattisti che era lì dove Don Bosco girava, che dormiva lì, c'è da passare vicino ai muri dalla vergogna.
Allora noi, se abbiamo capienza così di liquore, Don Bosco avrà avuto un bicchiere oppure una caraffa: noi facciamoci santi secondo la capacità del bicchiere che abbiamo in modo da essere totalitari nella nostra pochezza, ma gustare questa unione con il Signore per entrare in esperienze solide.
Io vedo a casa mia con i Fratelli, con certi anziani, l'anziano che in certi momenti ti diventa pesante per le ripetizioni continue, per le esigenze che ha, lo stesso anziano che diventa talora addirittura di compagnia.
Schiacciamo il bottone dei ricordi, diventa la memoria storica di ricordi che io non so.
Allora ti accorgi che quell'anziano non è di peso, ma è una ricchezza per la comunità.
Bisogna che arriviamo al punto di viver bene con tutte le nostre difficoltà, perché la preoccupazione nostra è di imitare il Signore: il Signore è vicino, che il Signore ci faccia questa grazia.
Io vado avanti tutti i giorni chiedo questa grazia: arrivare ad essere credenti e avere questa priorità in modo da poter sperimentare come ho avuto io la fortuna io di incontrare don Calabria, e di sperimentare questa intimità che però vediamo sottolineata e ripetuta nella vita di tutti i santi.
Io in certi momenti dico: "Mamma mia, ti converrebbe di più fare un digiuno di Messe settimanali, però al posto della Messa leggere lì tranquilli mezz'ora di Scrittura in silenzio, poi parliamo insieme del Signore, cominciamo a ricostruire i rapporti di dialogo.
È logico che la Messa è una cosa importantissima, però stiamo attenti che se la facciamo una cosa abitudinaria così: il Signore sia con voi, il Corpo di Cristo.
Poi vieni fuori e hai subito la critica pronta e il Fratello lo vedi ancora con la tessa immagine di prima, non ci siamo mica.
La preghiera deve arrivare, l'Eucaristia è il non plus ultra dove il pane, e Gesù presente deve cambiarci.
Allora io vi ringrazio e ci ricordiamo a vicenda nella preghiera, perché qui è solo un lavoro della grazia, che deve arrivare a cambiare la nostra mentalità.
Venerdì avevo un missionario che è scappato dal Congo, perché c'è la guerra, però è stato nel Congo quasi cinquant'anni in mezzo ai Pigmei e allora ho chiesto un po' notizie e lo vedevi subito che personificava la misericordia.
Allora i miei ragazzi: "Fratel Egidio, mandaci dove c'è quello lì con la barbetta bianca" ed era una cosa simpatica perché io sono in mezzo ai ragazzi di due, tre, quattro, cinque banchi e allora con i ragazzi, io faccio da ponte.
"Allora, fratel Egidio, questo qui è peccato?" "Devi cercare di migliorare.
Vai lì, vai lì, sta tranquillo che lì c'è la misericordia" Venerdì c'era la misericordia in tutti e otto con quel sistema.
Otto preti, prego il Signore prima che me li mandi e poi schiaccio il telefono: per favore, dai venite che otto insieme è già un miracolo quello, perché fate più bene a venire in mezzo ai ragazzi.
Perché abbiamo 45 Parrocchie ma poveri ragazzi, i preti in parrocchia mica sempre li trovi, sono sempre di corsa perché il motto è la lavatrice: agitarsi, agitarsi, capisci che con quel sistema come fai a trovare un prete.
Invece se tu li accogli, guarda che è una cosa importante.
Quello che diceva don Pierbattisti, accogliendolo così, il ragazzo è contento, perché ha bisogno di trovare la persona.
In famiglia non parlano mica più, non c'è nessun genitore, sono rarissimi, oppure rovinano la frittata perché sono troppo esigenti dai figli, invece questo impatto qui li rende contenti.
Le situazioni saranno poi di metà separati, adesso la metà sono tutti genitori separati e allora il figlio paga il dazio.
Certo che la collaborazione sarebbe grossa, perché poi vieni a conoscere le situazioni familiari.
Allora, se il sacerdote è bravo, potremo con l'incontro genitori poter inserire dentro.
Praticamente il problema è che a scuola vengono tutti, perché hanno bisogno e in chiesa vanno solamente pochi, va una élite, a Torino sono il 12% che va in chiesa la domenica.
Allora io dico ai preti che non capiscono l'apostolato scolastico: per capire il valore della scuola bisogna stare nella scuola un po'.
Con me ho chiamato uno del Cottolengo che prima insegnava nella scuola media, ha insegnato vent'anni, allora lui, prima era prete secolare, poi si è fatto sacerdote del Cottolengo, stando vent'anni a scuola ha capito il valore della scuola.
Perché quando i genitori vengono a parlare dei figli, non vanno a messa alla domenica tanti, però con la scusa che devono parlare … poi il prete lo trovano simpatico e alla fine parla col prete, gli chiede un sacco di problemi, chiede consiglio.
Bisogna essere proprio molto molto attenti perché la misericordia è quella che attira, ma poi i santi, prendi San Francesco di Sales, si ottiene di più con una goccia di miele che non un barile d'aceto.
Prendi anche solo le persone che abbiamo conosciuto; Fratel Giovannino col suo sorriso andava nelle scuole statali, siccome era ispettore di religione, andavano tutte le maestre contente di avere uno come lui, poi lui era pedagogista, l'aveva nel sangue, poi aveva la naturalezza, anche tutte queste insegnanti erano contente: "Oh c'è un buon odore di Gesù Cristo dappertutto nella Statale".
Quando arrivava lo vedevano culturalmente preparato, molto gentile, sempre incoraggiante, tutti volevano Giovannino in classe cinque minuti.
Certo che la misericordia più che definita va vissuta, va espressa come giustamente hai fatto tanti esempi, tante situazioni, quindi quello è possibile a tutti.
I sacerdoti possono addirittura assolvere, hanno questo potere.
Ma anche i laici, chiunque può esprimere la misericordia, anzi deve esprimere, un po' come il papà che accoglie il figlio che ritorna, con quello stile che non fa paura, incoraggia, come giustamente fai tu, indirizzi, guidi, i giovani hanno bisogno proprio di questo.
Bisogna usare queste tecniche; non è una tecnica, è un vivere da trasmettere, però è possibile a tutti.
Non è una cosa riservata a qualcuno che ha qualche qualità o prerogativa; deve essere di tutti cristiani, ossia viviamo della misericordia di Dio e la trasmettiamo agli altri.
Immagina loro Salesiani che hanno tutta una associazione sportiva fortissima, immagina non i preti, ma immagina gli allenatori.
L'allenatore ha un ruolo grandissimo: se gli allenatori fossero credenti e proprio pieni di misericordia con i giovani hanno un impatto più spontaneo.
Caspita, hanno in mano la gioventù più che noi talvolta a scuola.
Quel che capita col professore di ginnastica, alle volte il professore di ginnastica riesce ad avere i ragazzi più vicini che non il professore di lettere, anche perché quello di lettere alle volte è troppo cattedratico e non è educatore, ma è solo professore.
È lì il guaio grosso, Io l'ho detto ai nostri insegnanti a La Salle: Tra il professore e l'educatore c'è l'Oceano Atlantico in mezzo.
I ragazzi stessi non sono mica stupidi, s'accorgono del professore che vuole loro bene, che si preoccupa che imparino per poter avere una riuscita.
Poi anche dare il gusto del bello.
Avere misericordia verso questi ragazzi.
Domani mattina arrivano a scuola, ma li vedi dalla faccia che certuni sono stralunati, o perché hanno preso la pastiglia schifosa dell' 'Estasis' perché sono andati a ballare o perché han bevuto o perché hanno fumato uno spinello: non te lo dicono, ma li vedi dalla faccia, dall'occhio che non sono loro.
Cosa vuoi fare? ti viene anche un momento di nervoso perché tu spieghi, lui lì tranquillo che dorme sul banco, robe da matti, e che cosa vuoi fare? a un certo momento, qui la misericordia bisogna manifestarla proprio: lo chiami in disparte chiami la famiglia, lo incoraggi.
Io l'ho fatto con più di uno dei miei, però è una cosa un po' delicata, perché certe mamme si illudono di avere i ragazzi bravi perché mangiano la pastasciutta a casa, ma non t'accorgi che dopo la pastasciutta va a spinello ed è fuori testa? Macché, non si accorgono mica.
Allora quando dici "Guardi signora che dorme in classe…"
Anche lì bisogna avere misericordia coi genitori, accettarli come sono, nella loro ignoranza, stare attenti a non offenderli, in tutti i ruoli la misericordia è da sbriciolare tutti i minuti.
Pensavo anche parlando della Casa di Carità, agli insegnanti pratici e gli istruttori, quelli che hanno più gli allievi, hanno questo grosso vantaggio, di averli a contatto senza salire in cattedra, ma proprio a contatto nel lavoro, quante occasioni di formarli al massimo.
E forse quegli istruttori li accettano con più facilità anche qualche incontro formativo fatto in clima di famiglia, perché anche a fare gli incontri bisogna stare attenti perché io vedo anche i miei docenti.
Quando tu vuoi sempre dare, loro si sentono sempre allievi e loro non accettano quel ruolo lì, bisogna cercare di fare un incontro dove loro siano anche i protagonisti, insomma, bisogna studiare il modo di creare un clima di famiglia con gli istruttori, sarebbe una cosa bella.
Io ho sentito degli allievi dire: "Se avessi un papà così…" È una cosa impressionante.
Purtroppo sì, tanti lo dicono, la figura del papà si trova in altre persone, per fortuna.
Bisogna dare la possibilità agli istruttori di parlare con i ragazzi, l'insegnante fa il suo lavoro di un'ora, due ore di lezione, poi esce, l'istruttore sta lì delle ore ed è molto più facile parlare.
Il problema è come avvicinare gli istruttori.
In questi giorni al Cottolengo faranno una settimana per spiegare il carisma cottolenghino.
Lo si fa perché ormai l'acqua è vicino alla gola.
Qui in questo settore ci sono tre suore anziane che gestiscono ancora e fra cinque anni come fai ad avere i sostituti se non hai le vocazioni?
Bisogna avere laici che abbiano dello spirito.
E lo diciamo tutti noi altri e i salesiani ancora prima di noi perché loro avevano i Cooperatori già prima.
I Cooperatori hanno avuto quella intuizione.
Noi ci troviamo con dei laici che non abbiamo preparato bene a monte e allora diventa problematica la successione.
Al Cottolengo adesso, mi diceva Fratel Roberto lì, adesso è Vice Superiore mi pare, abbiamo un reparto di ospedale, ma chi lo prende?
Il volontariato può darti un'ora, due, ma gestire un Reparto è tutto un problema di responsabilità, di giorno e di notte.
Tu sei lì perché è casa tua, quindi devi avere dei laici, che io chiamo per noi Fratelli con la moglie a casa, ma gente che ci crede e l'esempio ce lo danno i movimenti adesso.
I Movimenti, i Neocatecumenali, il Movimento di preghiera, i Cursillos, i Focolarini, i Comunione e Liberazione.
Se hanno la formazione settimanale sul Vangelo, gente che ci crede, allora riescono a sostituirci sotto tanti aspetti perché hanno lo stesso spirito, ma se non hanno lo spirito di Gesù Cristo come fanno a gestire le opere della Chiesa, che è tutta misericordia?
Chi viene lì per il '27' , è logico, finita l'ora va a casa sua, pensa a casa sua, la moglie, i figli , il problema è lì.
Io suggerirei adesso, come conclusione, prendete per esempio Lettera agli Eb 4,16.
Perché adesso che cosa capita, dopo aver fatto una meditazione così uno dice: ma io la misericordia non l'ho ancora esercitata", allora qual è il primo atteggiamento nostro adesso?
Allora il primo atteggiamento che ci suggeriscono i santi, è l'atteggiamento dello stupore: resti meravigliato che Gesù sia così buono, quindi andiamo a casa almeno con lo stupore, meravigliati che Gesù sia buono, è già una grazia di Dio grossa.
Io guardo il Crocifisso e resto meravigliato, ma come si spiega un uomo in croce per salvare Fratel Egidio? ma non è mica ammissibile.
Lo stupore e la meraviglia. Sottolinea molto il fatto dello stupore anche don Giussani di Comunione e Liberazione: è una cosa incredibile, allora sentite questa frase: "Noi siamo peccatori, siamo preoccupati per le nostre situazioni di pochezza e di peccato"
Il vers. 16, qui c'è la traduzione interconfessionale "accostiamoci con piena fiducia a Dio che è re misericordioso, così riceveremo misericordia e grazia per essere aiutati al momento opportuno".
A me piace la traduzione della CEI. Quando vado in chiesa dico sempre, anche ieri sera tardi: "Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia e aiuto al momento opportuno".
Capisci che a me fa molto specie una frase del genere e sottolinea sempre "con piena fiducia" perché quando io vado dal Signore ho il dubbio di essere ascoltato perché mi sembra impossibile che mi cambi la testa o che mi risolva un problema di Comunità o di scuola, allora me lo ripeto con fede, se non ho fede, aiutami: "Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia".
E noi stiamo lì tranquilli sotto il tabernacolo per ricevere misericordia, peccati personali, peccati comunitari, peccati mondiali per ricevere aiuto al momento opportuno.
C'è lo stupore, con piena fiducia , con che coraggio vai con piena fiducia?
Allora ci lasciamo con questo insegnamento finale: lo stupore deve accompagnare questo Ritiro.
Cominciamo con lo stupore. Se non abbiamo ancora avuto sentimenti di misericordia, non ci siamo ancora esperimentati in quello, andiamo a casa almeno con lo stupore.
Il figliol prodigo: "il padre lo accolse", ma come fa ad accogliere un drogato balordo che ne ha combinate… ha speso tutto, lo stupore di vedere la bontà di Dio.
La pecorella smarrita: ma come fa a lasciarne 99 brave e si preoccupa di uno scavezzacollo.
Lo stupore è già un dono che ci fa lo Spirito Santo perché ci fa capire che Dio agisce con un metodo tutto diverso dal nostro.
Noi abbiamo un po' la legge del taglione nei nostri cromosoni: occhio per occhio, dente per dente, hai sbagliato, devi fare la penitenza, è la tradizione un po' nostra.
Invece è tutto un altro paio di maniche, e poi Giacomo, tipo molto pratico, ci fa anche un po' spaventare.
In fondo, quando non riusciamo a capire con le buone ricordiamoci che ci sarà un giudizio se non facciamo il bene, vers. 13, perché Dio sarà senza misericordia quando giudicherà chi non ha avuto misericordia degli altri, chi invece è stato misericordioso non avrà alcun timore del giudizio di Dio.
Dobbiamo abituarci a perdonare per essere perdonati.
La bontà, così anche la carità coprono una moltitudine di peccati.
Sono frasi proprio dei nostri vecchi.
Non vogliamo fare carità, non vogliamo aiutare, ma allora facciamoci furbi, sapendo che i peccati li conosciamo, abbiamo capito fin dove siamo arrivati a sbagliare, allora mettiamoci in carreggiata giusta.
La carità copre una moltitudine di peccati, chi sarà misericordioso otterrà misericordia, e andiamo a casa con lo stupore