Ritiro del 10/11/2002
1 - Mistero della Incarnazione
2 - Santificazione ad opera dello Spirito Santo
3 - Il fatto sconvolgente nell'economia della Trinità
4 - La Rivelazione biblica non è un sistema concluso in se stesso
5 - Incarnazione è "fare questa esperienza"
6 - "Ha sete di te l'anima mia"
7 - Un cammino fondamentale
8 - Il sacerdozio del Battesimo
9 - "Il cielo narra la tua gloria"
10 - Essere persone attente
11 - Ringraziare Dio per la sofferenza
12 - Sta costruendo una relazione nuova
13 - Legame di amore
14 - La nostra crocifissione
15 - Il cammino del cristiano
16 - La croce è la prova dell'amore
17 - Diventiamo noi stessi mettendoci in relazione
18 - Mettermi in relazione con Dio
19 - Cosa vuol dire "magnifica"?
20 - Avere Lui come punto di riferimento
21 - Essere sempre pronti a cambiare
22 - L'egoismo
23 - Abbiamo preferito non impegnarci troppo
24 - Che cosa c'è dentro di me che non va?
Il titolo della riflessione di questa domenica in qualche modo continua quello che abbiamo avuto il mese scorso, però, sapete, tra un mese e l'altro ci passa molto tempo.
La Misericordia di Dio, quindi il grande fiume della Misericordia, si rivela nella Passione e Morte.
Risurrezione di Gesù Cristo, su questo non c'è assolutamente dubbio, abbiamo avuto lunghi anni per meditare su questo aspetto, però c'è questa seconda parte che, come possiamo dire? è il rovescio della medesima medaglia.
Noi abbiamo in qualche modo talvolta riflettuto sulla duplice valenza della Incarnazione.
Certamente nel Mistero della Incarnazione noi ci soffermiamo sempre a contemplare ed adorare ciò che Dio ha fatto: "é disceso dai cieli immensi, si è fatto uomo, Passione, Morte e Risurrezione, però dimentichiamo con estrema facilità che l'Incarnazione ha un contro altare ed è ciò che Dio ha fatto di noi.
Non c'è solo ciò che Dio ha fatto per noi, ma anche ciò che Dio ha fatto di noi, e tutto questo è sicuramente contenuto nel mistero dell'Incarnazione perché il fatto che Dio si sia fatto uomo, il Verbo si sia fatto carne, abbia abitato in mezzo a noi e abbia compiuto tutto ciò che noi conosciamo dalla Scrittura non è senza conseguenze per ciascuno di noi.
Per il semplice fatto che quel giorno Maria disse "sì" e il Verbo si fece carne già tutta la storia degli uomini era cambiata in quell'istante,anche se, beninteso, nessuno se n'era accorto.
Perché il cambiamento non era semplicemente un cambiamento funzionale, cioè esteriore e di modi di fare e di agire, è proprio un modo interiore, profondo, dell'essenza.
Dicendo una parola difficile, diremmo ontologico, cioè è cambiato il senso della natura umana, se prima la natura umana era semplicemente, o come possiamo dire? emanazione voluta, progettata, realizzata dall'amore di Dio, con l'Incarnazione noi vediamo che questo progetto della creazione dell'uomo in Dio assume delle dimensioni impensabili per l'uomo.
Il Verbo che si fa carne non semplicemente umilia se stesso, ma innalza la natura umana alla dignità divina.
I Padri della Chiesa ci parlano di divinizzazione della natura umana.
Ora, per non dare adito a delle confusioni su questo termine, poiché molte filosofie orientali ci parlano di questa divinizzazione ma con dei presupposti completamente diversi, nella Chiesa, nella spiritualità della Chiesa questa opera di divinizzazione viene chiamata la santificazione ad opera dello Spirito Santo.
Proprio questa seconda parte è posta alla nostra attenzione come un motivo di riflessione, come una conseguenza inevitabile e imprescindibile di ogni cammino cristiano che si voglia chiamare autenticamente tale.
Il Catechista di Gesù Crocifisso e Maria SS.ma Immacolata offre con amore a Dio la sofferenza derivante dall'uccisione in sé dell'egoismo, la cui presenza si oppone al suo risorgere in Cristo a vita nuova.
Ecco, questo tema così esteso potrebbe essere molto sintetizzato in quella espressione che conosciamo molto bene nella teologia di Paolo quando lui dice: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me" oppure quando dice, in un'altra occasione, "Completo nel mio corpo ciò che manca alla sofferenza alla passione di Cristo".
Anche su questo punto, in qualche occasione, avevamo avuto modo di soffermarci: non è che a Gesù Cristo sia mancato qualche cosa quanto all'intensità della sofferenza o all'anima della Passione, un altro tema che avevamo affrontato, cioè la passione di Cristo nell'affrontare questa incarnazione, cioè l'impeto con cui Dio affronta la sua propria incarnazione.
Non si tratta solo di questo, ma si tratta proprio di riempire tutto il corpo di Cristo di una partecipazione al Mistero del Verbo: è qualche cosa di diverso.
Il Mistero del Verbo che si fa carne non è un mistero solamente di ubbidienza, sottomissione, di redenzione intesa di Colui che cancella il peccato: tutte queste cose, se guardiamo bene, diventano delle cose che avvengono di conseguenza: il nucleo centrale di tutto questo è dato dalla profonda, unica, irripetibile comunione che esiste tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo.
Il fatto sconvolgente dell' Incarnazione è, nell'economia della Trinità, cioè nelle relazioni che ci sono tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, Dio ha voluto fare qualche cosa di assolutamente nuovo e potremmo addirittura esprimerci dicendo quasi stravagante perché ha trasformato la Trinità in qualche cosa che non è più Trinità e con l'Incarnazione Dio ha fato entrare all'interno della Trinità tutta l'umanità.
Una partecipazione al mistero di Dio assolutamente impensabile: sarà per questo che Lucifero è impazzito appena ha intuito che il disegno di Dio poteva essere questo? sarà la sua brillante intelligenza che non gli ha dato la possibilità di ragionare con il cuore e non gli ha fatto intuire che il disegno dell'onnipotente Dio è che tutte le creature personali partecipino al Mistero della Trinità, ognuna nel suo ordine, nel suo grado in un modo del tutto unico e particolare?
Sappiamo che non tutto quello che è nella volontà di Dio ci può essere rivelato su questa terra, perché non siamo in grado di portarne il peso.
Gesù dice: "Ancora molte cose avrei da comunicarvi, ma non siete in grado di portarne il peso, quindi vi mando lo Spirito Santo, il Consolatore, il quale la prima cosa che farà vi convincerà di peccato e poi vi condurrà alla verità tutta intera.
Dunque in questo vediamo che c'è un itinerario Gesù stesso ci indica un itinerario, non una completezza di bagaglio.
Scopriamo forse giorno per giorno che la Rivelazione, anche la Rivelazione biblica, non è un sistema concluso in se stesso, non è che io ricevendo in mano questa Bibbia possa dire: "Ecco la Rivelazione compiuta, qui ci sono le parole della Rivelazione".
La Rivelazione è molto più ampia delle parole che sono contenute qui: la parola di Dio è come una spada, ci rivela l'Antico Testamento una spada che arriva fino al punto di giunzione delle midolla con le ossa, dice l'Antico Testamento, ma la Parola di Dio sono queste parole? Sono queste parole la parola di Dio? È molto di più.
Vedete, nel Vangelo di oggi, nella rima lettura di oggi, dal Libro della Sapienza, si parla proprio della Sapienza.
Sapienza, primo dei sette doni dello Spirito Santo, è anche la capacità di mettere in concreto ciò che abbiamo conosciuto di Dio, ma è prima di tutto il conoscere Dio, cioè lo sperimentare Dio.
Noi capiamo molto bene che possiamo conoscere a memoria quello che è scritto nella Bibbia, ma questo non ci dà l'esperienza di Dio.
I professori di ateismo che insegnavano nelle Università dell'ex Unione Sovietica la Bibbia la sapevano a memoria, ma non per questo avevano fatto esperienza di Dio.
Ci rendiamo conto che la Rivelazione non è conclusa in se stessa in una struttura rigida quale può essere una struttura letteraria, ma è l'anima di questa struttura letteraria, è il Verbo, è il Verbo di Dio. Se io dico a una persona che non ha mai assaggiata una arancia: "Guarda, l'arancia è arancione, è rotonda, è succulenta, ha questo profumo…" questa persona avrà solo un'idea intellettuale, ma non ne avrà mai fatto l'esperienza.
Il mistero della Incarnazione è "fare questa esperienza" non dall'esterno, dall'interno.
Certo che è arduo dover comunicare semplicemente tutto questo e pensare che questo possa produrre dentro di noi un cambiamento di vita.
Vedete, il tempo del Ritiro è un tempo in cui sicuramente abbiamo la possibilità di approfondire dei temi che possono essere anche teologici e che possono affascinare la nostra mente, perché la nostra intelligenza si esercita nel confrontare, nel verificare, ma il tempo del Ritiro non è una lezione di teologia, il tempo del Ritiro è un tempo di esperienza.
Qui in questo breve momento di riflessione, certo, possono esserci delle provocazioni, possono esserci anche delle frasi forti, magari anche ad effetto, ma qual è il fine?
Il fine è che ciascuno di noi si senta ad un certo momento trafiggere il cuore e desideri fare l'esperienza di Dio.
Nel Salmo oggi si dirà "Ha sete di te l'anima mia".
Come sarebbe glorioso che in questo pomeriggio anche una sola persona qui si sentisse trafiggere il cuore e sentisse sempre più forte il desiderio di Lui.
Questa è l'unica cosa che conta e allora, quando questo fosse accaduto, sarebbe ampiamente giustificato qualsiasi spesa, qualsiasi sacrificio, qualsiasi impegno che si fosse dovuto affrontare per raggiungere tale scopo.
Il Signore conceda a tutti noi un momento di grazia particolare, magari nel tempo del "deserto", quando ognuno potrà riandare nel silenzio a riecheggiare le parole del Signore: questo è il momento più importante, non quello della nostra parlata.
Il momento più importante è quando ti parla Dio nel cuore.
Il tema del Ritiro oggi è un tema su cui sicuramente si possono fare delle esposizioni teologiche, architettoniche, affascinanti, tutto quello che vuoi, ma i frutti sono quelli che contano, non il nostro sollazzo intellettuale e allora la parola del titolo di questo Ritiro oggi ci parla di un itinerario, di un cammino, di un cammino che è imprescindibile, un cammino che è fondamentale.
Se uno non vuole fare questo cammino, almeno ne sia consapevole, almeno lo sappia.
Sappia che sì, starà facendo un cammino di religione, ma non starà facendo esperienza dell'incarnazione.
E forse il Signore ci chiede proprio di essere di una semplicità tale da aprire il nostro cuore per accogliere Lui così com'è e di non voler assolutamente inglobare Dio nei nostri ristretti schemi mentali.
Il Catechista di Gesù Crocifisso e di Maria SS.ma Immacolata offre con amore a Dio la sofferenza.
Primo aspetto: l'offerta, L'offerta in tanti casi la si dà per scontata: io offro a Dio, ma certo che dovrebbe essere scontata, tu sei un battezzato.
Essere battezzato, te l'ha insegnato il Catechismo, te l'insegna la teologia, il Magistero della Chiesa, l'essere battezzato ti fa partecipare a ciò che è Gesù Cristo, tu sei battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, questo vuol dire che per uno speciale dono di Dio tu diventi parte della famiglia di Dio: ciò che Dio è in se stesso viene in te perché tu sei inserito in Dio.
Gesù Cristo è profeta, Gesù Cristo è re, ma Gesù Cristo è sacerdote, e allora l'aspetto della offerta si riferisce esplicitamente a questo potere di Gesù Cristo, cioè il suo essere sacerdote.
Ora, su questo punto bisogna chiarirsi: l'essere sacerdoti non significa essere sacerdozio ministeriale: questo è il mio compito all'interno della storia della Chiesa e della storia della salvezza.
Per il battezzato comune che non sia consacrato con l'unzione c'è il sacerdozio del Battesimo.
In che cosa consiste questo sacerdozio del Battesimo?
Nella offerta a Dio, se vi piace di più, nel riconsegnare a Dio tutte le realtà mondane che si vivono tutte.
Quindi è evidente che il laico, che vive nel mondo, oppure il membro di un Istituto Secolare, che quindi ha in sé questa profezia, questo aspetto, questo carisma profetico di essere nello stesso tempo a tutti gli effetti un religioso ma inserito nel secolo: è evidente che qui c'è un progetto chiaro, che la Chiesa chiama ad incarnare in questo particolare stato di vita.
Il sacerdozio del fedele è quel sacerdozio che ti rende così simile a Gesù Cristo per cui tu ti distingui dagli altri uomini perché, mentre gli altri uomini subiscono la vita e il mondo, tu la consacri a Dio.
Tanto per essere un tantino più chiari: Quando nel giardino dell'Eden i primi uomini si ribellarono a Dio è come se avessero strappato dalle mani e dal cuore di Dio tutta la realtà dell'universo.
Dio aveva detto: "Ecco, ti affido tutto quello che è creato, amministralo, crescete, moltiplicatevi, quindi tutto quello che esiste, tutto quello che vedete intorno a voi è un dono di Dio.
Questa terra, i pianeti che la circondano le stelle, le galassie, tutto l'universo, tutto Dio l'ha fatto come un segno della sua infinità e della sua generosità, un segno che ci facesse intuire quanto è grande il suo amore per noi e che cosa ci aspetta nell'altra vita.
È un segno, direi quasi un segno sacramentale. Pochi se ne accorgono.
"Non è linguaggio e non sono parole di cui non si oda il suono", dice il Salmo, "però il cielo narra la tua gloria e le stelle parlano di te", dice questo Salmo.
È tutto un segno quasi sacramentale per parlarci della immensità della gloria e della maestà di Dio per aiutare gli uomini a pensare: "Guarda, tu non sei un punto isolato, tutto quello che c'è è semplicemente un antipasto di quello che io ho preparato per te nella vita eterna.
Quindi il fatto che l'universo sia così grande che nessuno è capace di misurarlo è semplicemente un segno per farci capire il concetto dell'eternità, dell'infinità, della maestosità.
Il fatto che ci siano galassie, pianeti è semplicemente un segno per farci intuire il valore della bellezza, che sfugge ad ogni capacità di proporzionare le cose; identificare la bellezza con la proporzione, no, è molto di più della proporzione, si chiama armonia, si chiama comunione.
Tutto questo è segno e quando l'uomo si è ribellato Dio non ha mica rinnegato il dono che gli aveva fatto.
Dio ha detto "Ecco, amministra, lo do a te, l'uomo si è ribellato, si è trascinato dietro nella ribellione tutta la creazione al punto che San Paolo si esprime dicendo "Tutta la creazione geme aspettando la sua propria redenzione ad opera della rivelazione dei figli di Dio". Ricordate questi passi?
Il dono sacerdotale di cui tutti i fedeli battezzati godono, è questa marcia in più che ti fa intuire il tuo posto all'interno della creazione.
Sono tutte frasi molo pompose potrei dire, se io dovessi dirlo a dei bambini potrei dire una cosa di questo genere: "Tu ringrazia il Signore al posto di tutti quelli che non lo stanno facendo".
Per cosa? "Tu oggi hai mangiato una buona pastasciutta, quante persone hanno ringraziato il Signore per questa pastasciutta?
Tu fallo al posto di tutti quelli che non l'hanno fatto, riconsegna a Dio qualsiasi cosa tu stia vivendo dalle più banali e quotidiane, che diamo per scontate alle più insolite e solenni che fanno parte della nostra vita.
Ecco il primo aspetto: quello della offerta: essere persone attente, delle persone che sanno vedere la realtà non come un tutto scontato, non come un tutto dovuto, ma come un tutto donato, come un segno dell'amore di Dio nei nostri confronti.
Questo può essere difficile se noi non ci siamo esercitati di giorno in giorno non a vedere il mezzo bicchiere vuoto, ma a vedere il mezzo bicchiere pieno.
Il battezzato non si può permettere il pessimismo, perché significherebbe smentire il valore del proprio Battesimo.
Il battezzato è una persona realista, sicuramente, ma il battezzato è anche l'unico che è in grado, e la storia dei santi ce lo dimostra ampiamente, che è in grado di ringraziare Dio anche per cose per cui nessuno ringrazia: ringraziare Dio per la malattia,.
Ho parlato in questi giorni con Don Giacomo Quaglia, uno degli esorcisti della nostra Diocesi, il quale mi ha detto: "Don Mauro, tu non sai quante persone mi hanno detto: "Devo ringraziare il Signore per quello che sto soffrendo in questi anni, devo ringraziare il Signore per questo calvario che sto vivendo".
Perché vi ricordo che una persona che subisce gli attacchi di Satana in modo quotidiano e lancinanti, vive un calvario di cui nessuno ha la più pallida idea di che cosa significhi.
Ma è una cosa allucinante e queste persone dicono a Don Giacomo, le ho sentite anch'io, "Io ringrazio il Signore perché se io non avessi fatto questa esperienza non avrei mai capito che cos'è l'amore di Dio".
Quindi il battezzato è in grado di fare delle cose che nessuno farebbe mai: Ringraziare Dio per la sofferenza, ringraziare e lodare il Signore per Sorella Morte.
È un esempio che fa parte gloriosamente della storia della Salvezza della nostra Chiesa.
Ma non solo San Francesco, decine, centinaia di santi, anche quelli che nessuno conoscerà mai, perché non sono iscritti nell'albo d'oro, ma che sono a tutti gli effetti santi.
Questo significa mettere in pratica l'incarnazione dal punto di vista umano, cioè l'inabitazione di Dio nella tua vita e nella tua storia che ti fa essere e ti fa diventare ogni giorno di più veramente il Cristo, il facente parte del Corpo di Cristo.
Vedete, qui si parla della offerta con amore a Dio, è proprio quello che è accaduto lì sulla Croce.
Ciò che ha tenuto Gesù sulla croce non sono stati i chiodi, Egli ha una potenza tale che avrebbe potuto salvare l'umanità in migliaia di altri modi, ma non si trattava di cancellare una colpa, si trattava di costruire una relazione e una relazione si costruisce solo quando le due persone sono veramente libere.
Lo sappiamo tutti in un'epoca in cu i matrimoni erano combinati dai genitori era molto raro che ci fosse un vero amore tra i due coniugi.
Dunque, rendiamoci conto, non posso dire a una persona "Ah, ma quell'altra persona" perché l'amore è una relazione libera.
Dunque Gesù sulla croce non semplicemente sta redimendo l'umanità, ma sta costruendo una relazione nuova, è questa relazione nuova che salva l'umanità e il fatto che Gesù stette sulla croce è la prova emblematica che da una parte distrugge il regno di Satana, dall'altra costruisce l'umanità nuova, perché è Gesù Cristo, il Capo del Corpo che è la Chiesa.
Lui, unito a tutta l'umanità.che dice: "Padre, io sono in comunione con te, io non ti voglio rinnegare, io mi prendo tutte le colpe pur non avendo commesso alcuna colpa, io mi prendo tutta la pena, pur non meritando nessuna pena, perché io ti voglio bene.
Più semplice di così non lo so dire.
"Quindi Gesù Cristo sulla croce è l'espressione dell'amore puro e l'amore puro è la donazione totale.
Tanto per intenderci: "Padre, io non ti rinnegherò, sarò in una comunione perfetta con te costi quello che costi, anche se gli altri non mi capissero, mi fraintendessero, mi calunniassero, mi imprigionassero, mi flagellassero, mi mettessero una corona di spine o mi crocifiggessero non mi importa niente, perché il nostro rapporto, la nostra relazione è incrollabile".
C'è un legame di amore, un vincolo di amore per cui io vivo tutto per te e tu vivi tutto per me e questo mi basta.
Questo è il vincolo pazzesco, sconvolgente che intercorre tra il Padre e il Verbo incarnato, è questo amore fortissimo che è la terza persona della Trinità, lo Spirito Santo incrollabile. In questo rapporto, in questa relazione tutta l'umanità è salvata perché finalmente è basata su un legame che nessuno può sciogliere, è l'amore stesso di Dio in cui noi siamo inseriti.
Noi eravamo già sulla croce - vi ricordate per il Mistero dell'Incarnazione che giunge al culmine del Battesimo al Giordano, anche di questo abbiamo parlato lungamente.
Certo l'Incarnazione si attualizza , si concretizza nel momento in cui Maria SS.ma dice "Fiat, avvenga di me secondo la tua parola", però il culmine, la pienezza giunge non solo quando fisicamente, biologicamente il Verbo si è fatto carne.
La pienezza l'abbiamo dalla Rivelazione nel momento in cui Gesù Cristo, immergendosi nell'acqua del Giordano, prende su di sé tutti gli uomini, di tutti i tempi, nella loro situazione concreta, cioè di peccato e di ribellione nei confronti di Dio.
Gesù Cristo li prende su di sé e ci ha tutti su di sé quando è sulla croce, e quando sulla croce dice: "Padre, nelle tue mani affido il mio spirito", è Lui che lo dice, ma è il Corpo della Chiesa, Lui presta voce a tutta l'umanità, anche noi eravamo lì sulla croce, siamo già crocifissi con Gesù Cristo ed ecco un altro aspetto importante.
La nostra crocifissione, qui espressa in modo di dire la sofferenza derivante dall'uccisione in sé dell'egoismo.
Siamo tutti dei crocifissi, non ce ne ricordiamo, forse facciamo anche poco per ricordarcene, forse ci è ostico pensare a questo concetto che noi siamo in realtà dei crocifissi, perché noi associamo la crocifissione al sacrificio cruento di Cristo.
Ma non ricordiamo mai il valore teologico della croce, cioè punto di incidenza tra cielo e terra.
Il cielo e la terra che si incrociano e danno origine a una nuova umanità.
Da quel momento tutti gli uomini di tutti i tempi, di tutte le culture non sono più come prima, neanche quelli che sono nati prima di Gesù Cristo sono più come prima, perché la Redenzione operata da un Dio che è eterno abbraccia tutta l'umanità: tutti gli uomini che sono nati prima di Cristo e tutti gli uomini che nasceranno dopo di Cristo sono inseriti in questo mistero pazzesco nell'Incarnazione.
"Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me". Perché? Perché c'è questa relazione nuova, una relazione di amore incomprensibile, supera la tua comprensione finché vuoi , però tu lo sai molto bene che quando l'amore è autentico non chiede nulla e invece dà tutto.
Un amore che chiede non è un amore autentico, si chiama egoismo: ecco la crocifissione del nostro egoismo.
È una crocifissione di pena e di sofferenza, la crocifissione del nostro egoismo per esempio ci fa sentire odore di bruciato quando la nostra lunga coda d paglia comincia a bruciare.
È innegabile che uno degli impedimenti maggiori al cammino cristiano è proprio questo pensare di essere giunti a un certo livello e quindi, in fondo in fondo, il nostro "io" amerebbe spesso proclamare agli altri "Lei non sa chi sono io"..
Invece il cammino del cristiano è il cammino della crocifissione.
Quando sto parlando della crocifissione non sto parlando della crocifissione cruenta, ma sto parlando della relazione nuova che Gesù Cristo ha inaugurato.
In questa riflessione provate un po' a tenere presente questo aspetto, non solo la crocifissione cruenta, la sofferenza fisica e biologica dell'uomo Gesù Cristo perché la crocifissione è molto di più di questo: è questo, mistero di cui accennavo prima.
Non sono i chiodi che hanno tenuto Gesù sulla croce, ma è questa relazione stravagante, sconvolgente, straordinaria dell'amore per il Padre.
La nostra crocifissione produrrà probabilmente anche fatica, sofferenza, ma io quando dico crocifissione, soprattutto nella riflessione di oggi, non intendo questa esperienza, intendo invece quell'altra, cioè la costruzione di un nuovo tipo di relazione con Dio.
Se la croce, emblematicamente per Gesù Cristo è stato davvero la dimostrazione di un amore infinito per il Padre e per gli uomini, allora il nostro partecipare alla croce perché dobbiamo ridurlo solo alla sofferenza?
Non vi pare che sia un po' troppo riduttivo? Eppure voi sentirete delle persone che, pur avendo fatto un cammino cristiano abbastanza solido, continueranno a dire: "Il Signore mi ha dato una croce".
Perché tu prima non eri in una croce? Tu sei un cristiano che vive senza croce?
E che cos'è la croce? È la sofferenza? oppure la croce è la prova dell'amore.
Forse nel tempo della prova, nel tempo della sofferenza diventa evidente per te più che per chiunque altro se il tuo rapporto con Dio è un rapporto di amore e di donazione oppure se è un rapporto simbiotico, cioè a dire in cui Dio deve sempre dare tutto e tu devi sempre solo ricevere, allora capisci che poi il mistero dell'Incarnazione rimane sempre solo incompleto.
Quanti anni dovrai passare in Purgatorio? Ammesso che nell'aldilà ci sia il tempo, quanti anni?
Visto che per entrare gloriosamente in Paradiso bisogna assomigliare a Gesù Cristo e se il nostro amore è manchevole ci sarà la grazia del Signore che, come sa fare Lui, in quello stato particolare che noi chiamiamo Purgatorio, dovrà venire dentro di noi a costruire quell'amore che noi non abbiamo avuto per Lui.
La vita del cristiano è una vita in cui si deve cercare di costruire questa relazione di amore e la croce è l'emblema classico: la terra che si incrocia con il cielo, i piedi ben saldi a terra vuol dire persona equilibrata non fantasiosa, però che punta dritto verso il cielo fino a incontrarsi con l'amore di Dio.
Quindi è una ricerca. Una sofferenza derivante dall'uccisione in sé dell'egoismo significa quella sofferenza necessaria per cominciare a incarnare dentro di noi quel "tu invece di quell' "io".
Al centro dei discorsi dell'autentico cristiano non può esserci "io", il "secondo me", "io penso che", il vero figlio di Dio dice "Tu Padre".
Volete un esempio? Gesù nel Vangelo di Giovanni dice chiaramente: "Io non dico mai niente di mio, tutto quello che vi dico è ciò che il Padre mi ha detto di dire, ricordate? Io non parlo da me stesso".
Questo ci fa capire molto, che il Verbo fatto carne, che è un uomo perfetto beninteso, perché nessuno confonda, senza smettere di essere Dio ci dà lo stereotipo, cioè il modello, cioè come deve essere veramente l'uomo.
La natura di esseri umani, viene grandemente esaltata e noi diventiamo davvero noi stessi non appena abbiamo qualcuno con cui metterci in relazione.
Certo, lo sappiamo, è un mistero, la contemplazione di questo mistero non può che lasciarci stupefatti, però pensiamoci un po' bene: se il tuo referente, se il tuo punto di riferimento, cioè se la persona con cui ti metti in relazione è un tuo pari, vuol dire che tu al massimo avrai una consapevolezza di te uguale a quanto l'altra persona capisce di te.
Facciamo un esempio: io e Luigi parliamo e ci conosciamo per quello che stiamo parlando, allora io mi sentirò una persona realizzata e riconosciuta nella misura in cui lui ha capito qualche cosa di me; ma con tutta la buona volontà e tutta l'intelligenza Luigi può capire tutto quello che io sono? e io posso capire tutto quello che lui è anche se stessimo degli anni insieme?
Come dice il proverbio? Prima di conoscere una persona bisogna mangiare un sacco di sale insieme, e poi dopo aver mangiato un sacco di sale ancora non ci si conosce abbastanza.
Questo vuol dire che se il punto di riferimento che io ho è un mio pari, cioè un essere umano, avrò una consapevolezza di me uguale a quella che l'altro ha capito di me, questo vuol dire che di me, se io mi baso solo su questo, io avrò una consapevolezza sempre molto limitata.
Ma se il punto di riferimento che Dio ha posto nella mia storia è Lui stesso e io mi riferisco a Lui dicendogli "tu Padre mio" e Lui dice "tu figlio mio", è chiaro che Lui di me ha una consapevolezza infinitamente più grande, anzi totale, ha una conoscenza totale di me.
Mettermi in relazione con Dio mi fa ingrandire, mi fa essere sempre più perfettamente umano, aderente al suo progetto.
Ecco allora dunque, questo è il mistero della relazione personale.
Se tu come tuo punto di riferimento continui ad avere il tuo "io", ma allora tu hai una conoscenza di te stesso limitatissima.
Non hai possibilità di ampliare gli orizzonti, tu non sarai mai una persona realizzata nel senso non umano del termine.
Realizzata vuol dire una persona nella pienezza: la pienezza dell'umanità che significa la pienezza di tutto ciò che comporta l'uomo: la pienezza del tuo spirito, la pienezza della tua mente, la pienezza del tuo corpo, questo significa.
Scopriamo quanto è ricca la Parola di Dio.
Quando Maria va a trovare Elisabetta "A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?"
E lei risponde: "Magnificat anima mea".
Avevamo riflettuto qualche anno fa su questa espressione: "L'anima mia magnifica il Signore".
"Il Signore è magnifico" no, vuol dire ingrandisce.
Come puoi dire che la tua anima ingrandisce Dio? È semplice, Maria ci sta facendo una confidenza di quello che accade.
L'angelo l'ha appena chiamata la kekaritomene, cioè Colei che riceve tutto dalla grazia infinita di Dio, però rimane in questa pienezza della grazia di Dio e questa pienezza fa sì che l'umanità di Maria sia continuamente magnificata in Dio: ossia Dio dentro di Lei amplia, ingrandisce l'anima.
Maria è la perfettamente umile, la perfettamente pura, la totalmente appartenente a Dio perché Lei come punto di riferimento ha Dio.
Che cosa significa, che noi non dobbiamo confrontarci fra di noi?
Sì, possiamo confrontarci ma non paragonarci: questo è sbagliato.
Il confronto va inteso come condivisione.
Cioè 'ecco: il Signore mi sta aiutando in questo, ho capito questo dalla luce del Signore, la Parola del Signore mi ha fatto capire così, così, così.
Sto provando a fare in questo modo; e allora un altro fratello o un'altra sorella potrebbe dire: "Guarda, è proprio un buon esempio, voglio provare anch'io a fare questo.
Questo è lecito, ma non il paragone: Io faccio così e sono meglio di te che non lo fai, o tu sei meglio di me che non lo faccio.
Ecco allora depressione o senso di inferiorità, no, no no, il Signore non ci ha detto di fare così, il Signore ci ha detto di avere Lui come punto di riferimento e che siamo noi tutti fratelli.
"Non chiamate nessuno maestro sulla terra, ne avete uno solo che è nei cieli e voi siete tutti fratelli".
Questo vuol dire che, come veri fratelli nel senso giusto del termine, da cui ogni fraternità sulla terra prende nome, per parafrasare sempre una frase di Paolo, allora l'essere fratelli significa in qualche modo sorreggersi l'un l'altro, come se fosse una parte di te stesso.
Certo l'ideale sarebbe questo. Poi voi sapete bene nelle famiglie cosa succede spesso tra fratelli perché ci sono poi altri interessi, ci sono altre cose, che creano delle divisioni.
Dunque l'offerta della sofferenza deriva anche dall'uccidere in sé l'egoismo, quindi se io tolgo di mezzo questo "io" a cui brucio l'incenso e al posto dell' "io" metto Dio accade che sicuramente io cambierò il mio modo di agire, il mio modo di fare e il mio modo di pensare.
Questo, se vogliamo vederlo da un aspetto puramente tecnico, sicuramente ci produce sofferenza perché noi siamo degli specialisti per abituarci alle cose.
Quando abbiamo raggiunto un certo ideale che noi ci siamo prefissi, basta.
Ci siamo esercitati, abbiamo raggiunto la virtù, l'habitus, cioè l'abitudine alle azioni buone, ci siamo abituati a fare così e basta, siamo al "top", sopra non si va.
L'abitudine in questo caso diventa molto pericolosa.
Invece è dinamismo, cambiamento, effervescenza , novità il cammino cristiano.
Nessuno può dire: ecco, sono arrivato al massimo, più di così non posso cambiare.
Invece nell'umiltà di un cammino autentico bisogna essere sempre pronti a cambiare.
Maria, l'umilissima, cosa dice di lei il Vangelo? "Conservava tutte queste cose meditandole nel suo proprio cuore".
Cosa vuol dire che Lei le meditava? Vuol dire che ci pensava sopra, vuol dire che diceva: "Ah, però, questa riflessione che il mio Figlio ha detto, questo insegnamento che mio Figlio ha fatto mi piace, è una cosa nuova, infatti mio Figlio parla con autorità, tutti lo riconoscono.
Dice le cose che sono nella Scrittura, ma le dice in un modo completamente nuovo ed effervescente.
Quello che dice mette in crisi addirittura gli Scribi e i Farisei, però è una novità, ed io, che sono la Madre di Dio, non me ne sto tranquilla e beata dicendo "Ah, io sono già a posto, perché sono la Madre di Dio.
Io medito tutte queste cose nel mio cuore, il che significa: "Beh, anch'io devo imparare, anch'io devo incarnare, anch'io sono in cammino.
Il fatto che Maria sia la tutta Santa non significa che Lei non avesse bisogno di camminare come tutti gli altri, spiritualmente.
Questo è sicuramente un aspetto che, se vogliamo, toglie un po' di quella patina oleografica che noi ci siamo fatti di questo mistero di Maria nella storia della Chiesa, però attenzione, potrebbe essere semplicemente stata una patina oleografica sentimentale.
La verità è molto più bella della visione poetica che noi abbiamo, molto più vicina a noi, perché Maria è una creatura umana nella perfezione della sua realizzazione, cioè nella sua comunanza con Dio, nel suo desiderio proprio di continuamente lasciarsi plasmare da Dio.
Quindi queste abitudini che noi abbiamo, se noi riflettiamo e accettiamo la nostra crocifissione, ci producono sofferenza perché noi dobbiamo dire "bene, io pensavo di essere arrivato, pensavo che dopo tutta la fatica che ho fatto per raggiungere questo livello spirituale, basta, non ne avessi più bisogno, e invece no, la parola di Dio oggi mi dice: "Eh, la crocifissione del tuo egoismo…"
L'egoismo può anche non essere una cosa semplicemente maliziosa: ecco io voglio tutto per me, faccio quello che mi fa comodo.
È quel veleno che circola dentro le nostre vene dopo aver mangiato l'albero della conoscenza del bene e del male, c'è in tutti, lo sappiamo molto bene,.
L'Eucaristia è l'antidoto di questo veleno che ci uccide, però dobbiamo essere continuamente attenti, guardinghi perché il veleno dell'egoismo si può manifestare in tanti modi.
I modi più plateali sono: voglio tutto per me, faccio tutto quello che voglio io, non mi interessa niente degli altri.
Ma questi sono i metodi volgari, comuni, poi c'è l'egoismo più pericoloso, che è quello sottilissimo.
L'egoismo intellettuale, l'egoismo della spiritualità, l'egoismo degli atteggiamenti, che è sottilissimo, che è camuffato da buone intenzioni.
Invece nasconde una poca disponibilità allo Spirito di Dio che vuole uccidere questo egoismo.
Sì questa è fatica, questa è fatica spirituale nel cercare, come dice il Salmo, l'empio sbaglia nel ricercare la propria colpa e detestarla.
Ma noi non dobbiamo essere empi, noi dobbiamo essere pii, cioè persone che non sbagliano nel ricercare la propria colpa, senza cadere nel senso di colpa, ma nella realtà della persona umana che ti fa dire: io voglio essere sempre più una persona che ama il Padre in Gesù Cristo, con l'amore dello Spirito Santo.
Quindi il mio discernimento deve essere sempre sveglio, sempre attento sempre attivo per riconoscere quello che in me si manifesta come egoismo.
Se io ritengo che sono già arrivato e che non devo cambiare niente nel mio modo di pensare, nel mio modo di agire, nel mio modo di parlare, nella mia spiritualità, bene, allora devo riconoscere che lì c'è il veleno dell' egoismo che sta uccidendo la mia relazione con Dio, e poi questo egoismo, si oppone al risorgimento a vita nuova.
È evidente: se io conservo dentro di me questa abitudine a dire "basta, oramai quello che dovevo fare l'ho già fatto", ho raggiunto una certa stabilità, mi sono abituato a fare così, non c'è bisogno di cambiare io cambiare? gli altri devono cambiare, non io.
Capiamo bene che questa è la negazione della Resurrezione di Gesù Cristo dentro di me.
Gesù Cristo risorge ad una vita nuova, piena, la pienezza della vita questa pienezza di vita si realizza dentro di me nella misura in cui io collaboro per uccidere questa forma di egoismo.
Sarà che oggi pomeriggio lo Spirito di Dio ci chiede di fare un po' di discernimento per scoprire se noi siamo egoisti in questo modo, cioè abbiamo preferito non impegnarci troppo nel cacciare questo egoismo che mi impedisce di cambiare.
Non ho voglia di cambiare, non ho voglia di distruggere i miei difetti, non ho voglia di cercare i miei difetti e dire: sì, veramente qui sbaglio, qui dovrei essere un pochino più attento attivo, sensibile, paziente, arrendevole, misericordioso, che sa perdonare, generoso.
Non sarà che io mi sono adagiato un po' in quella mia immagine oleografica di me che dico "Beh, sì, assomiglio un po' al Fariseo perché io pago le decime, sono bravo, mica come quel Pubblicano laggiù in fondo della Sinagoga che invece è pieno di peccato.
Non sarà mica che noi, a forza di vivere all'ombra del campanile, a un certo momento abbiamo bruciato un po' di incenso all'ombra dell'immagine di noi stessi.
No, il Signore ci dice "vieni in disparte, nel silenzio, chiedimi che cosa deve cambiare.
Se tu veramente vuoi la tua crocifissione, che non è la tua morte, è la tua vita, vieni in disparte, io parlerò al tuo cuore.
Tu chiedimi veramente con il cuore: "Signore, voglio cambiare, voglio essere migliore, io voglio essere uno che ti ama, che ti dà amore, che ti dà gioia, lo voglio con tutto me stesso, però non sto capendo più niente, cosa mi sta succedendo? non mi sono mica adagiato?
Mica abituato a seguirti e quindi dire: "non c'è mica più niente da cambiare, oramai sono a posto".
No Signore, non mi voglio accontentare di questo, io devo essere una persona viva, .effervescente, la mia spiritualità deve essere giovane, deve essere viva, efficace e quindi vengo da te perché tu mi dia luce.
Signore, tu sai che io ti voglio seguire con tutto il cuore, ma sono in confusione, che cosa c'è dentro di me che non va? oppure, che cosa c'è dentro di me che deve migliorare?
Perché io mica dico che noi siamo cattivi, non ho detto questo, ho detto che però noi siamo chiamati oggi all'uccisione dell'egoismo dentro di noi. Signore, c'è il mio io che dice 'io sono a posto, basta, io voglio sentire tu che cosa dici di me.
Il Signore sicuramente ti dirà: "Figlio buono e fedele, sono molto contento di te perché ho visto che hai fatto un cammino in questi anni, sei migliorato in questo aspetto, sei riuscito a distruggere quel peccato, quel vizio hai fatto uno splendido cammino, però, visto che oggi me lo chiedi, ti voglio rivelare: ci sono ancora questi aspetti che tu non hai curato molto.
Sei stato così tanto soddisfatto dei tuoi miglioramenti che ti sei adagiato, vivi di rendita, non te ne sei accorto che vivi di rendita?
Oggi ho incominciato a pensare che sto vivendo di rendita, ma non mi rendo ancora conto su che cosa, fammi luce Signore, tu sai che ti voglio seguire con tutto il cuore.
Il Signore verrà vicino a te, ti ricorderà alcune cose della tua vita, il tuo modo di parlare, di pensare, di agire, di reagire e ti dirà: "Vedi? se vuoi essere perfetto, se vuoi veramente assomigliare a me tu devi agire in questo modo".
È giusto? Sono io che vivo in te quando fai così o sei tu che comandi? e così di seguito.
Quindi io vi suggerirei di avere un tempo per voi stessi.
Vogliatevi bene, amatevi, fate il vostro bene, perché ci vuole.
Se tu vuoi veramente servire il tuo prossimo prima devi amare te stesso e per amare te stesso devi volerti bene, il tuo bene oggi, le carezze che tu dai a te stesso oggi sono queste.
Voglio stare un po' con il mio Dio, voglio che Lui mi riempia il cuore, che Lui mi riempia di olio la lampada, voglio questo, ho bisogno di questo, solo in questo modo potrò essere Gesù per gli altri miei fratelli che incontrerò nella mia vita: non so chi sono, ma Lui lo sa.
Sia lodato Gesù Cristo.