Ritiro del 10/11/2002
1 - Il regno dei cieli è simile a dieci vergini
2 - San Paolo dice quello che sente nel cuore
3 - Staremo sempre con il Signore
4 - Noi stiamo aspettando il ritorno di Gesù
5 - L'essenzialità nella semplicità
6 - Ogni elemento di questa parabola ci dà un insegnamento
7 - Almeno una volta all'anno confessati
8 - La mia vita si svolge fuori
9 - "Vegliate perché non sapete né il giorno né l'ora"
Il Signore sia con voi. Dal Vangelo secondo Matteo.
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade uscirono incontro allo sposo.
Cinque di esse erano stolte e cinque sagge, le stolte presero le lampade ma non presero con sé olio, le sagge invece, insieme, alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.
A mezzanotte si levò un grido: "Ecco lo sposo, andategli incontro".
Tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.
E le stolte dissero: alle sagge: "Dateci del vostro olio perché le nostre lampade si spengono, ma le sagge risposero: "No, che non abbia a mancare per noi e per voi, andate piuttosto dai venditori e compratevelo.
Ora, mentre quelle andavano per comperare l'olio arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze e la porta fu chiusa.
Più tardi arrivarono anche le altre e incominciarono a dire: signore, signore, ma egli rispose: "In verità, in verità vi dico: non vi conosco".
Vegliate dunque perché non sapete né il giorno né l'ora.
Parola del Signore
San Paolo scrive alla comunità di Tessalonica e dice proprio quello che sente nel profondo del cuore.
Siamo abituati a sentire Paolo con dei discorsi solenni, stupendi, però qui scopriamo un lato nuovo, forse inaspettato di questo apostolo.
La gioia spirituale che rasenta quella che poi molti secoli dopo nella Chiesa sarà riconosciuta come l'infanzia spirituale.
C'è questa espressione che è nello stesso tempo maestosa e solenne, ma è di una semplicità disarmante, ci fa intuire che in fondo, aldilà di tutte le nostre competenze, tutte le nostre esperienze, anche a livello spirituale, una sola cosa conta, proprio come è espresso qui da Paolo, e così saremo sempre con il Signore.
Non so se ci rendiamo conto della semplicità disarmante di questa frase.
Prima S. Paolo sta scrivendo una catechesi sull'aldilà, quindi molto impegnativa, piena di meditazione, di riflessione, di dottrina: "Non voglio lasciarvi nell'ignoranza per quelli che sono morti" e poi spiega, fino a dire "ecco, quando discenderà dal cielo, prima risorgeranno i morti in Cristo, poi saranno rapiti i viventi".
E poi il finale di tutto è : "Finalmente l'essenzialità", ciò che conta più di ogni altra cosa, ciò che tutti gli uomini desiderano, o forse non sanno neanche di desiderare, e che è la cosa più importante di tutte.
Finalmente, lo aggiungo io, staremo sempre con il Signore.
Badate bene, è necessario ad un certo momento, anche più spesso, non soltanto una volta nella vita, anche più volte nella vita, che si abbia il coraggio di fermarsi e si abbia anche il coraggio di fare i bambini, però nel senso buono del termine, non i capricci dei bambini, fare proprio le persone semplici.
In fondo, quale è la cosa che ci sta o che dovrebbe starci più a cuore? più di ogni altra cosa al mondo?
Finalmente staremo sempre con i Signore.
Guarda che se una persona giunge a dire: "Non vedo l'ora di stare con il Signore" tu levati tanto di cappello perché quella persona ha capito tutto, e per dire una frase di questo genere non è necessaria una laurea in teologia e neanche uno zucchetto rosso sulla testa, è necessaria solamente l'esperienza di Dio.
Solo chi ha fatto autenticamente l'esperienza di Dio giungerà a dire: "Signore, non vedo l'ora che tu ritorni, ma quando tornerai Signore? Ma ancora tanti secoli ci farai aspettare?"
Eppure la nostra esperienza quotidiana è molto lontana rispetto a questa espressione teologica che fa parte addirittura della liturgia della Chiesa.
"Nell'attesa della sua venuta", vi ricordate? Più tardi ve la sottolineerò, è la Preghiera Eucaristica.
Noi sappiamo che Gesù ritornerà alla fine dei tempi e che quindi in pratica vuol dire che noi stiamo aspettando la fine del mondo, ma anche se noi non stessimo aspettando la fine del mondo, noi dovremmo essere fra quelli che non vedono l'ora di vedere Gesù.
Provate un po' a dire a qualcuno che voi siete fra quelle persone che non vedete l'ora che il Signore venga a prendervi, cosa vi dicono?
Perché, vivi male, hai voglia di morie? È vero che dicono così?
Ma voi non avete detto che avete voglia di morire, avete detto che volete incontrare il Signore: c'è una differenza sostanziale, però è evidente, è necessario che ci si sforzi per domandarci se questo incontro con il Signore l'abbiamo fatto a livello mentale oppure a livello globale.
Aspettare il Signore significa davvero essere talmente tanto innamorati di Lui da dire "Signore, non posso vivere senza di te.
Per me morire è un guadagno diceva Paolo, vivere qui sulla terra è una perdita.
Vedete come è l'essenziale veramente quando una persona giunge a dire: "Finalmente sarò sempre con il Signore"
Non si abbia paura di essere presuntuosi nel senso di presumere di essere salvi.
Naturalmente c'è il rischio della perdizione per chiunque, ma chi cerca autenticamente il Signore, anche con un solo atto di ricerca del Signore autentico, redime una vita intera ( Rm 10,10 "Chi invocherà il nome del Signore sarà salvo" )
Quindi la presunzione di salvarsi senza merito è quando una persona è veramente orgogliosa e crede di avere diritto alla salvezza, ma invocare il nome del Signore per essere salvi, significa riconoscere che Lui è il Signore, riconoscere la propria piccolezza e fragilità, dunque fidarsi della sua misericordia.
In questo senso va inteso questo versetto.
Un versetto di questo genere mi fa pensare alla Maddalena della quale il Fariseo era scandalizzato e Gesù invece dice: "vedi, le sono perdonati i suoi molti peccati perché molto ha amato".
Non confondiamo la presunzione di salvarsi senza merito con un atto autenticamente di amore per il Signore perché questo redime una vita intera.
Voi capite che qui c'è veramente l'essenziale, in una frase che sembra così piccola, così fragile, forse anche assomiglia a una frase che dice un bambino, che non sa esprimere più di quello: "Voglio stare sempre con la mamma", è una espressione tipica del bambino, che vuol dire tutto e vuol dire anche niente: è l'essenzialità nella semplicità.
Oggi la Parola di Dio, ci mette sulla bocca questa espressone proprio per farci capire questo: "Vai all'essenziale".
Che cos'è l'essenziale per te? "Non lo so Signore", ah allora te lo dico io: l'essenziale per te è stare sempre con me.
Vedi che cosa dice Paolo? se tu dici la stessa cosa e pensi alla stessa cosa vuol dire che stai camminando nel modo giusto.
In realtà la parabola che Gesù ci presenta oggi è una parabola straconosciuta, che ha suscitato molteplici riflessioni nei più grandi teologi, in varie espressioni anche artistiche, ecco, questa parabola delle dieci vergini è proprio un po' particolare, perché presenta delle situazioni che fanno parte della vita umana.
Ed ecco che arriva al villaggio la notizia che il principe si sta per sposare.
Non solo si sta per sposare, ma verrà nella notte proprio lì al villaggio e allora i preparativi fervono febbrilmente e finalmente giunge il giorno.
Tutto è ormai pronto, persino l'accoglienza è già preparata, ecco le dieci ragazze, tutte con il loro vestito uguale, tutte pronte, tutte addobbate, tutte con una lampada in mano perché si sa che deve arrivare, però la strada è lunga, non sappiamo bene quando… arriverà oggi , ma quando?
Ed ecco che già, al sorgere del sole, sono lì che aspettano e chiacchierano e ridono e passa la giornata, a mezzogiorno sono all'ombra delle palme, il principe ancora non arriva, sono lì per aspettarlo, ancora nel pomeriggio, ancora non è cambiato niente, l'età giovanile di queste ragazze promette loro di essere allegre, gioiose come tutte le altre, però cinque sono stolte e cinque furbe.
E fatto sta che piano piano arriva l'imbrunire e il sole si ritira e bisogna accendere un grande fuoco; si usa così, è più prudente così; ed ecco questo grande falò attorno al quale le dieci ragazze aspettano e continuano ad aspettare, solo che l'attesa si fa lunga, ormai il buio è intenso ed ecco qualcuna si assopisce, tutte intorno a questo grande falò finché veramente dormono, è notte fonda, il tempo continua a passare e il principe ancora non è arrivato, ma quando tutto sembra tacere ecco una voce: "Sta arrivando, preparatevi, è ora".
Ed ecco si svegliano e vedono, ma è tutto buio, come facciamo? dobbiamo accoglierlo, ma abbiamo preso le lampade, nessuna paura.
Vanno, prendono un rametto acceso, attingono la fiamma e accendono la loro lampada.
Uh, le nostre lampade non si accendono, non abbiamo l'olio, dateci del vostro: uh, non possiamo darvene, se ne diamo a voi dopo si spengono anche le nostre lampade e che razza di accoglienza facciamo? siamo qui per accogliere lui, andate a prenderlo, non siete state sagge.
Ed ecco che esse corrono, vanno, ma è tardi e il principe arriva e queste, che avevano la lampada accesa, lo accolgono.
Certo il principe si trova solo la metà delle persone che dovevano riceverlo, ma entra nel palazzo reale e chiudono le porte.
Più tardi arrivano le altre, finalmente hanno trovato l'olio, ma è tardi, non era quello il tempo di andare a cercare l'olio, dovevano essere prima previdenti, perché non si presero l'olio prima?
Semplice, perché a loro del principe non interessava poi molto, a loro importava la festa, le danze, i cibi raffinati, la gente, ma il principe… era un accidente, un di più.
"Aprici, vogliamo venire anche noi!"
"Voi? perché volete venire? La festa è per gli amici e gli amici sono quelli che ti vogliono bene.
In verità non so chi voi siate perché io ho invitato delle persone che volevano bene a me, non delle persone che volevano bene alla festa. Mi spiace, la festa non è per voi".
Vedete, ogni elemento di questa parabola ci dà un insegnamento: le dieci ragazze, cinque furbe e cinque sciocche.
Quelle furbe sono quelle che non vivono alla giornata, ma sono prudenti, si preparano e pensano al futuro.
Quanto è diversa invece la mentalità del nostro periodo, dove si vive solo alla giornata, provate a chiedere a quei ragazzini, quattordici, quindici anni, che hanno la loro ragazzina, "perché state insieme? Perché stiamo bene insieme".
È vero che dicono così? Questa è una risposta che va bene per un ragazzino di quindici anni, è una risposta di egoismo, io sto con questa persona perché sto bene io, non perché sta bene lei e viceversa.
Il problema è che questa mentalità è infantile e resta infantile anche a trenta, quaranta, cinquant'anni per cui abbiamo lo sfascio dei matrimoni perché? perché non c'era l'amore, c'era l 'egoismo.
Sto bene io e va bene così, quando io non ho più il mio tornaconto tutto deve crollare, tutto si deve sfasciare.
Ecco, queste vergini sciocche erano delle vergini imprevidenti che non sanno preventivare il futuro.
Da che cosa si vede? Dal fatto che vengono con la lampada ma non hanno preso l'olio.
È come una persona che viene in chiesa ed esce fuori dalla chiesa nello stesso modo in cui è entrata, vuota.
Cosa è venuta a fare in chiesa? è venuta ad assolvere un precetto?
I precetti parlano ad esempio che "almeno" una volta all'anno bisogna confessarsi e comunicarsi: è come dire che, se tu non vuoi morire di sete, ogni due giorni dovrai bere qualche cosa.
Se non vuoi morire di fame ogni quindici giorni devi mangiare.
Una persona che vive in questo modo possiamo dire che è una persona sana? No.
La Chiesa dice: tu ti vuoi chiamare cristiano, beh, se proprio vuoi chiamarti cristiano, meno di così non puoi fare, perché se no proprio non sei un cristiano.
Almeno una volta all'anno confessati, fai la comunione almeno una volta all'anno.
Fare la comunione una volta all'anno e confessarsi una volta all'anno vuol dire essere dei buoni cristiani? vuol dire essere dei moribondi sul letto di morte che ricevono l'olio santo, proprio per dire "ma sì, ti do ancora un aiuto perché tu possa ancora sopravvivere un po' di tempo".
Ma questa non è vita cristiana. Può una persona che ha incontrato Gesù riuscire a vivere senza di Lui?
Non può, proprio non può se riesce a farlo vuol dire che non ha incontrato Gesù, avrà incontrato le strutture della Chiesa, ubbidirà, nella migliore delle ipotesi, ai Comandamenti, ma ha incontrato Cristo?
Visto che noi non facciamo niente per niente, nessuno si stupisca di questo, perché è la pura e semplice verità.
Vuol dire che se io non faccio qualche cosa di spirituale è perché non ne ho una mia gratifica, non mi sento realizzato.
Quando non mi sento realizzato? quando non c'è stato un incontro con Cristo, semplice, perché se io non ho incontrato Gesù davvero, allora tutta la mia vita cambia, assume un altro significato, un'altra profondità.
Le cinque ragazze furbe erano ragazze che avevano capito e si erano preparate, a un certo momento hanno detto: "Sì, qui c'è il falò che ci riscalda, ci illumina, ci protegge anche nel cuore della notte, ma poi, se ci dovessimo allontanare, come faremo? sarà meglio che io mi porti una parte di questa luce, di questo calore, me lo porti con me perché io possa affrontare il buio.
Ecco, vengo qui alla presenza del Signore davanti all'altare di Dio, il falò che scalda, illumina, protegge, il fuoco della carità è qui i mezzo a noi.
Vengo qui in chiesa per dire: "Sono a posto davanti a Dio?"
Illuso, hai sbagliato tutto, vengo qui perché devo riempire la mia lampada, perché la mia vita non si svolge dentro questa cappella.
La mia vita si svolge fuori e se io esco dalla porta di questa cappella così come sono entrato e non ho fatto la scorta di amore, di carità, di misericordia, di fermezza, di tutto quello che il Signore è.
Io so che la mia vita è fuori di questa cappella, ma io allora che cosa sono? una vergine sciocca, una ragazza sciocca che vengo con la lampada vuota ed esco fuori di nuovo con la lampada vuota.
Questo succede poiché fuori di qui c'è il buio, c'è la notte ed io devo passare una settimana intera senza luce.
Senza luce in mezzo al bosco posso essere aggredito da tutti i lupi del mondo.
Ecco allora, vedete come con questa parabola ci parla chiaramente e poi non solo, ci parla non del presente, ma ci parla del futuro, e cioè dice: Voi volete vivere bene il vostro presente? preparatevi per il futuro.
Non vivete alla giornata, stiamo bene insieme, no.
Sappiate prepararvi per ciò che è dopo, per ciò che è dopo l'orizzonte umano, ma per ciò che è il dopo eterno.
Se avete una meta da raggiungere allora il vostro presente ha una direzione di marcia, ma se non avete nessuna meta da raggiungere vi dissiperete un po' di qua e un po' di là senza meta come la pecorella smarrita che a un certo momento scivola dentro un burrone e viene impigliata dai rovi.
Questa parabola, vedete, nelle sue possibilità molteplici di riflessione, ci parla di tutto questo: "Vegliate perché non sapete né il giorno né l'ora".
Il Signore dunque ci invita davvero a essere quelle persone semplici che hanno una meta da raggiungere, lo avete sentito da Paolo nei Tessalonicesi: "Finalmente staremo sempre con il Signore", e l'abbiamo saputo con l'esempio di queste dieci ragazze: cinque avevano una meta da raggiungere e cinque non l'avevano, noi da che parte siamo? siamo i furbi o siamo i sciocchi?
Ecco, per riassumere tutto diremo una frase un po' emblematica, però del tutto vera, è come se il Signore questa sera ci dicesse: "Fatevi furbi ragazzi, svegliatevi, è tempo che sappiate veramente dove volete andare, che sia chiaro dentro di voi che cosa veramente volete, guardate le vostre lampade ce l'hanno l'olio dentro o non ce l'hanno?
Vi siete riempiti di me o non vi siete riempiti di me? Venite qui a trovare me o ad assolvere un precetto? avete dato il vostro cuore a me o ve lo siete tenuto per voi?
Signore, grazie per questa tua verità, grazie per questo tuo insegnamento, insegnaci ad essere furbi, forse ci siamo accorti che siamo un po' sciocchi, insegnaci ad essere docili ai tuoi suggerimenti, insegnaci a seguire la via e dacci la forza di mettere in pratica quello che ci hai fatto capire.
Sia lodato Gesù Cristo.