La santità nostra personale

14-3-2004

Don Mauro Agreste

Indice

1° Parte

1) "Siate santi, perché io sono santo"
2) Gli uomini del nostro tempo non hanno bisogno di maestri, ma di testimoni
3) Testimonianza - Marturia ( in greco ) - Martirio

Parte
Parte

1) "Siate santi, perché Io sono Santo"

Io credo che il tema del Ritiro di quest'oggi, sia affascinante, terrificante, impegnativo, bello, faticoso.

Che cosa vogliamo scegliere, da cosa vogliamo partire?

"Prima terrificante". Va bene, allora se vogliamo partire per toglierci prima lo spavento, diremo che il tema di questo Ritiro, non so se vi sia già stato annunciato precedentemente, ma direi che dobbiamo avere il coraggio di dirci subito le cose importanti.

Perché il cammino cristiano è sotteso tra il già e il non ancora.

Quindi una progettualità che ci coinvolge, e ci deve coinvolgere in maniera piena e totale.

La volete sentire?- " Sì" - Meno male che siete seduti, così non cadete per terra.

Nel libro del Lv 19 si dice: "Siate santi, perché io sono santo".

E allora io credo che, soprattutto nel nostro tempo così permeato di relativismo, di disimpegno, di superficialità, dobbiamo rispondere all'appello che la Chiesa, già da molto tempo, nella persona del Santo Padre Paolo VI, ha invitato tutti coloro che sono fieri di portare il nome di cristiano.

2) Gli uomini del nostro tempo non hanno bisogno di maestri, ma di testimoni

Quando Paolo VI in un discorso del mercoledì, disse proprio questo: gli uomini del nostro tempo non hanno bisogno di maestri, ma di testimoni.

Credo che noi tutti condividiamo questa affermazione del Santo Padre, e siamo contenti di sentirci incoraggiati su questa strada.

Al di là di questo, però poi inizia la vita vera.

È bello sentirci dire dal Santo Padre e dal Magistero della Chiesa, che si aspettano grandi cose da ciascuno di noi, bisogna vedere noi che cosa siamo disposti a fare.

Parlare di santità, è qualche cosa di grandioso, ma è anche qualche cosa di impegnativo.

Intanto dobbiamo dire che i documenti della Chiesa, le encicliche, ci parlano con chiarezza, che la vocazione di ogni battezzato, è quella alla santità.

Probabilmente qualcuno pensa, o ha pensato in un tempo non troppo remoto, che la Santità di cui si parla, consista tutto sommato, in una vita cristiana normale, senza dei picchi o delle aspirazioni grandiose.

3) Testimonianza - Marturia ( in greco ) - Martirio

Credo che dobbiamo avere il coraggio di dirci schiettamente, che quando in italiano si usa la parola testimonianza o testimone, in greco la stessa parola si dice marturia, da cui viene per noi il martirio, non sempre in modo giusto associato alla morte cruenta nella sequela di Cristo.

Beh, la morte cruenta nel seguire Gesù Cristo è sicuramente la testimonianza principale per la vita di ogni cristiano.

Ma è importante la testimonianza, e quando il Magistero della Chiesa e il Santo Padre, ci invitano a essere testimoni della fede, vuol dire che ci invitano ad una coerenza di assoluta fedeltà a quello che Dio ha fatto di noi.

Se lui ha fatto di noi i suoi figli, allora giustamente egli si aspetta da ciascuno di noi che il nostro vivere, il nostro agire, il nostro pensare, rispecchi totalmente il pensiero di Dio Padre.

Ecco perché nella Scrittura troviamo alcune volte delle affermazioni che abbiamo sentito, forse ci siamo abituati, forse abbiamo identificato la Santità con delle figure ben precise.

Ma come primo punto di riflessione personale, io potrei dire una cosa che sembra un po' banale e un po' scontata.

Ma dato che questo è un Ritiro, vuol dire che questa affermazione deve servire per la nostra preghiera personale.

Giustamente prima Leandro ha sottolineato la necessità del deserto.

Bene in questo tempo di deserto ognuno è invitato a mettersi di fronte al Signore e a lasciare che Lui parli, e allora direi una cosa molto semplice.

Pensate pure il Santo canonizzato che è più caro alla vostra immaginazione o alla vostra devozione, e pensate quando lui era vivo, sapeva di essere Santo?

Allora io oso pensare che noi tutti qui siamo tutti vivi, sappiamo di essere santi?

Ma la domanda susseguente è questa, desideriamo essere Santi o ne abbiamo paura?

Talvolta la letteratura agiografica, cioè le storie dei Santi, sottolinea gli aspetti straordinari che si sono manifestati nella vita di particolari testimoni della fede, e allora si può essere influenzati, e talvolta anche spaventati da quella che può essere la vita di taluni Santi, che eccellono in qualche cosa.

Ma la Santità non consiste in manifestazioni straordinarie della presenza di Dio, la santità significa separazione, il Santo è tutto ciò che è separato da tutto ciò che non è come Dio.

Allora il primo gradino che potrebbe accadere nel nostro cuore è Dio desidera che noi siamo Santi, lo troviamo nel libro del Lv 19,2, siate santi perché io sono santo.

In questa parte del libro del Levitico varie volte Dio si riferisce al suo popolo e dice tutto questo.

Sono consapevole che in quel tempo il popolo ebraico aveva una concezione un pochino diversa di che cosa fosse la santità del popolo, significava sentirsi diversi dagli altri popoli, perché essi appartengono a Dio.

Questo significato è qualche cosa che deve rimanere ancora dentro di noi, non si parla già subito della santità morale individuale, ma si parla di un tipo di santità che ti fa individuare come un popolo, e quindi una persona, che appartiene a Dio.

Allora questo significato che è già presente nel libro del Levitico, teniamolo subito per noi.

Primo significato della chiamata di Dio alla nostra santità, ricordati che tu appartieni a Dio, siate santi perché io sono santo = io appartengo a Dio, non al mondo, e questa è la prima chiarezza che dobbiamo costruire dentro di noi.

Non siamo contrapposti al mondo, ma siamo individuati nel mondo, siamo scelti nel mondo, passiamo nel mondo, ma non ci facciamo dominare dal mondo.

Tutto questo vedete dal Levitico, all'insegnamento di Gesù, resta tale e quale.

Tanto più che quando Gesù riprenderà questo stesso discorso, lo troviamo nel Vangelo di Mt 5,48, Gesù dice le stesse cose, cambia un po' i termini ed è anche più esigente del tempo del Levitico, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli.

Siate santi, siate perfetti, abbiamo già due insegnamenti, essere santi, cioè separati, cioè individuati, ricordatevi che siete miei dice Dio.

Siate perfetti, cosa vuol dire? Siate degli esseri umani secondo il disegno di Dio.

Gesù non ha detto che dobbiamo diventare come Dio Padre, ma ci ha detto che dobbiamo diventare perfetti nella nostra identità umana.

Era necessario che Gesù dicesse questo? Beh, non dimentichiamo che fin dal tempo del giardino dell'Eden, tutta l'umanità è caduta in una grande confusione sulla propria identità, il nucleo della tentazione è individuato in quella frase che il serpente dice ai progenitori, sarai come Dio, e quando ai nostri progenitori questa idea è piaciuta, è entrata dentro di loro la confusione sull'identità di che cosa sono.

Ah io sono Dio, no tu sei un essere umano, non sei Dio.

Tanto è vero che se voi leggerete di tanto in tanto i libri dei profeti, dei giudici, eccetera, tutte le volte che Dio si esprime al suo popolo e ha qualche cosa da dire al suo popolo, parte sempre con questo preambolo, io sono il tuo Dio, tu sarai il mio popolo.

Come dire, un attimo, prima di parlarci mettiamo bene in chiaro come stanno le cose, tu non sei Dio, tu sei l'essere umano, Dio sono io.

Allora se ti metti le idee in chiaro, allora potremo fare un cammino insieme, e potremo metterci le idee a posto e tutte le cose si rimetteranno a posto, ma se tu entri nella confusione allora tu crederai di essere Dio, ma non sei Dio, il risultato sarà un disastro.

Tutte le volte che il popolo si traviava, e si allontanava dall'Alleanza con Dio, che cosa faceva in pratica? Si metteva al posto di Dio.

Tutto questo atteggiamento non è molto diverso da quello che accade a ciascuno di noi come singoli, o anche come gruppo, quando decidiamo il significato dell'agire umano, del pensiero umano, a prescindere da quello che è l'insegnamento di Dio.

Sì , sì la Chiesa insegna questo, ma ormai siamo già nel XXI secolo, sono cose che si possono superare.

Quando l'uomo si mette a giocare a fare Dio, il risultato è disastroso.

E ci sono molti esempi in cui si vede come l'uomo usurpi il trono di Dio, tutto questo è lo smentire della santità.

Dimenticare ciò che siamo, confondere le idee, usurpare il trono di Dio, far scendere Dio dal suo trono e sederci noi sul suo trono.

Cosa significa, io so che cosa è giusto, non Dio, perché devo dipendere da te?

Io ho l'albero della conoscenza del bene e del male, ho la razionalità, ho l'intelligenza, ho la scienza, ho la tecnica, siamo evoluti, siamo moderni, non abbiamo più bisogno di credere ai miti biblici, noi siamo persone emancipate.

Il problema è che il mistero di Dio non lo possiamo conoscere con l'intelligenza, lo possiamo solo indagare con l'intelligenza, perché tutto ciò che è Dio, ci viene rivelato da lui stesso.

Beh il discorso si farebbe ampio, ritorniamo ai nostri punti di riferimento, Mt 5,48 siate perfetti come il Padre vostro che è nei cieli.

Come esseri umani, siate veramente come Dio vi ha sognati, come Dio vi ha progettati, in parole semplici come Dio vi ha inventati, come vi ha voluti.

Allora c'è sicuramente il primo passo per camminare in una santità concreta ed autentica, sapere come siamo fatti.

Io dovrei dare per scontato tutto il corso dell'antropologia, ma poiché venite da tante parti io dirò pochissime cose, in modo tale che ci ricordiamo.

1 Ts 5,23 "Tutto ciò che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile fino alla venuta del Signore.

Il Dio della pace vi conservi e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo."

La volontà di Dio è riassunta in questo versetto della prima lettera ai Tessalonicesi.

Il Dio della pace. Cos'è la pace? È la realizzazione delle promesse di Dio.

Non è la mancanza di guerra, la pace è "la mia volontà viene fatta", dice Dio.

E qui tocco solo degli argomenti, perché il tempo fugge.

"Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra".

Che cosa c'è sulla terra? Perché gli angeli in quel momento cantano gloria nel più alto dei cieli?

Perché sulla terra c'è la pace, perché c'è Gesù, Gesù è la pace, che Dio ha fatto tra l'uomo e Dio.

Perché Gesù è la realizzazione di tutte le promesse di Dio.

Dio ha promesso che avrebbe mandato il Salvatore? Eccolo lì.

Questo Salvatore è Figlio di Dio? Certo? È vero uomo?

Allora viene ad instaurarsi quella pace che non poteva più esserci, un punto di contatto tra l'infinita gloria di Dio, e la miseria umana, con una grande frattura in mezzo, perché l'uomo nel suo orgoglio si era staccato da Dio.

Si fa pace sulla terra, la pace di Dio è la realizzazione delle promesse di Dio.

Ci sono delle promesse qui sopra? Sì, io ho annunciato solo quella del Protovangelo, Gen 3, che vuol dire, ecco la sua stirpe ti schiaccerà il capo, eccetera, la promessa del Salvatore.

Ma potete immaginare più o meno, quante promesse ci sono in questa Bibbia?

Circa ottomila, ottomila promesse da parte di Dio.

Come mai non si realizzano? Perché noi non sappiamo che ci sono.

I protestanti lo sanno, i Cattolici no.

Allora questo è un altro punto che dobbiamo considerare, dobbiamo conoscere ciò che Dio dice di se stesso, e per di più abbiamo anche la gioia, e la serenità di sapere che quanto è contenuto nella Bibbia, per noi cattolici, ha un significato di tranquillità, perché abbiamo un magistero, cioè Pietro con tutti i vescovi a lui riuniti, ci danno la retta interpretazione di quello che è scritto qui sopra.

Quindi noi siamo più fortunati di tanti altri cristiani, perché non solo abbiamo a disposizione tutta la Scrittura, ma anche abbiamo a nostra disposizione, l'interpretazione esatta che deve essere tenuta sugli insegnamenti della Scrittura.

Ottomila promesse, che si sono realizzate, e che si stanno realizzando.

Tutte queste promesse, a che cosa servono?

Alla edificazione dei singoli fedeli, affinché noi siamo esattamente come Dio vorrebbe che noi fossimo.

Secondo queste promesse, Dio che è provvidenza, viene incontro a noi, per tutto ciò che si riferisce alla nostra esistenza.

"Il Dio della pace vi santifichi, fino alla perfezione", 1 Ts 5.

Quindi è Dio che ci rende santi, è Dio che ci stacca da tutto ciò che non è santo, da tutto ciò che è mondano, da tutto ciò che è transitorio, da tutto ciò che è terreno, da tutto ciò che è temporale, che non è il temporale atmosferico, ma è tutto ciò che è legato al tempo, tutto ciò che dipende dal tempo.

Quindi Dio ci santifica, Dio è il Dio della pace, cioè il Dio che mantiene quello che promette, ed è lui che ci santifica, cioè che ci separa, è lui che parla dentro di noi e ci dice, guarda che tu sei mio, guarda che tu appartieni a me, guarda che mio figlio ha versato il suo sangue per te, tu mi appartieni, ti ho acquistato ad un prezzo molto caro, un prezzo unico, non il prezzo del sangue di un uomo, ma il prezzo del sangue dell'unico uomo che nello stesso tempo è anche Dio.

Quindi tu sei stato acquistato ad un prezzo carissimo.

Dio ti santifica, la prima cosa che ti dice, ecco attenzione, quello che tu stai pensando, quello che tu stai facendo, quello che tu stai decidendo, il modo in cui tu stai ragionando, pensando, parlando, agendo, deve essere distaccato dalle cose temporali, perché tu appartieni all'eternità, ma non al tempo, tu passi nel tempo, ma appartieni a Dio.

Tutto quello che vi sto dicendo, non è che lo sentiamo con chiarezza espresso con queste parole semplici, Dio parla dentro di noi con un senso interiore che ci fa sentire approvazione o disagio, nei confronti di quello che stiamo facendo, è vero o non è vero?

In parole semplici, ci dicevano quando eravamo bambini, Dio vi parla nella coscienza.

Come, senti la voce? No, ma senti dentro di te che sei nella pace, oppure che c'è qualche cosa che non va.

Dio agisce in questo modo, soprattutto all'inizio di un cammino. Perché?

Perché se Dio ti parlasse, fisicamente, tu non saresti più una persona libera, e i tuoi atti non sarebbero più atti morali, ma sarebbero gli atti di una marionetta, privi di significato.

La dignità dell'essere umano consiste proprio in questa grandissima opportunità di potere esprimere se stesso in modo libero, e Dio lo sa.

Dio lo sa, che tutte le nostre scelte non hanno significato se sono costrette.

Volete una prova? Quanti sono i Santi canonizzati, che nella loro vita furono indemoniati?

Tanti, il fatto che dalla loro bocca uscissero orribili bestemmie, non significava niente, perché in quel momento il loro corpo era costretto a fare ciò che essi non volevano.

E quindi non aveva assolutamente nessun significato morale, tanto è vero che quelle persone erano sante anche se in quel momento il loro corpo era prigioniero.

È come una persona che è prigioniera, che gli mettono una pistola alla tempia e la costringono a fare delle cose orribili, questa persona non ne ha nessuna colpa, perché non è libera, non può decidere liberamente, è costretta.

Così la santità nostra, diventa vera, autentica, quando i nostri atti, le nostre decisioni, sono libere.

Per questo Dio ti santifica, facendoti sapere, guarda tu appartieni a me, non avere un atteggiamento mondano, non avere un atteggiamento temporale, terrestre, materiale, guarda il significato di quello che io ho fatto di te.

Il Dio della pace vi santifichi, fino alla perfezione, dice quel versetto. Cosa vuol dire?

La perfezione dell'essere umano. Come sarà l'essere umano perfetto?

Ci sarà un essere umano perfetto? C'è Gesù.

Allora vuol dire che il progetto di Dio per la nostra santificazione, consiste nel creare dentro di noi, l'immagine visibile di Gesù, il figlio di Dio.

Perché si realizzi la promessa di Dio, tu sei mio figlio.

Il giorno del battesimo al Giordano, quando lo Spirito Santo scende su Gesù, si ode nel Nuovo Testamento, la prima volta la voce di Dio Padre.

In tutto il Nuovo Testamento si sentirà tre volte, Dio Padre che parla, questa è la prima volta.

Allora Gesù è andato nel Giordano come un agnello candido, senza nessuna colpa, ed è andato ad immergersi nell'acqua putrida del Giordano, dove tutti avevano lasciato i loro peccati, perché Giovanni il Battista diceva, lasciate i vostri peccati, fatevi battezzare, e così simbolicamente si andava nell'acqua del Giordano, si lasciavano lì i peccati, per dire bene esco fuori purificato.

Quindi i peccati, simbolicamente restavano nell'acqua.

Quando Gesù si immerge, Giovanni si stupisce, ma come tu? Tu che peccati hai da lasciare qui nell'acqua.

E Gesù dice, lascia perché così si deve compiere ogni promessa.

E Gesù si immerge, per fare cosa? Per lasciare dei peccati?

Per raccoglierli tutti, perché lì si sta realizzando il mistero dell'incarnazione.

Gesù dice, bene sono venuto per salvare il mondo, salverò gli uomini, e mi prenderò tutti i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi.

Allora l'agnello candido, senza nessuna colpa, esce fuori macchiato dalle colpe di tutti, dall'inizio della creazione, fino alla fine dei tempi.

Tutti riassunti in quel momento.

Scende lo Spirito Santo, per consacrare tutto ciò che Gesù si è preso sulle spalle, e si ode la voce di Dio Padre, che dice cosa?

"Questo è il mio figlio prediletto", Ah ah, mi piace che si confonde sempre il monte Tabor, con il fiume Giordano.

Al monte Tabor, Dio Padre dice "questo è mio figlio diletto", al Giordano dice, "Tu sei il mio figlio diletto, in cui mi sono compiaciuto".

Perché qui sta parlando solo di Gesù, o sta parlando dell'umanità?

Sta parlando a Gesù, ma Gesù chi si è preso sulle spalle? Anche noi.

Quindi Dio Padre dice a tutta l'umanità, tu sei mio figli prediletto, in te mi sono compiaciuto.

Dio Padre dice, oh finalmente il mistero dell'incarnazione si sta realizzando, io voglio avere una famiglia di figli.

Ecco, lo Spirito Santo è sceso, Gesù ha assunto su di sé, la situazione di tutti gli uomini, e di lì comincia ad essere l'uomo perfetto.

È diverso l'uomo Gesù, da tutti gli altri uomini? - "No"

- Ma nel suo rapporto con Dio? Sì perché è perfetto.

Gesù è vero uomo o finto uomo? - "Vero".

- Tutto corpo, sangue, anima, divinità e Verbo.

Ma come uomo, Gesù ha il corpo? Ha il sangue? Ha l'anima?

Nel suo essere umano, è perfetto Gesù? - " Sì".

- In cosa consiste dunque l'essere perfetti? Essere come Gesù.

Significa che tutto ciò che fa parte dell'essere umano, diventa dipendente in una relazione speciale di amore con Dio.

Infatti, andiamo avanti in quel versetto, tutto quello che è vostro, dice, che cosa è vostro?

Lo spirito, l'anima ed il corpo. Allora il Dio della pace ci santifica, portando la nostra umanità alla perfezione.

E che cosa c'è nella nostra umanità, che deve essere portato alla perfezione? Lo spirito, l'anima ed il corpo.

Quale Spirito? - "Il nostro"

- Ah non lo Spirito Santo, perché lo Spirito Santo è già perfetto.

Il nostro Spirito deve essere portato alla perfezione.

La nostra anima deve essere portata alla perfezione.

Certo qui possiamo confonderci facilmente, perché potremmo individuare anima con una cosa diversa da quello che significa.

Traducendo dal greco, la parola anima significa psiche, tutte le facoltà mentali, anche le emozioni, la memoria, la razionalità.

Quindi Dio dice, io ti santificherò, cioè ti renderò perfetto, ti staccherò da tutto ciò che è semplicemente temporale, materiale.

Nel tuo spirito io parlerò a te, e tu udrai la mia voce.

Nella tua mente io metterò in ordine i tuoi pensieri, le tue azioni, i tuoi sentimenti, i tuoi ragionamenti, la tua memoria, per mettere in ordine tutto ciò che è psiche, cioè anima, e in questo modo si metterà ordine, anche in tutto ciò che è materia, corpo.

La santità consiste dunque, come primo aspetto, nell'essere una persona che aderisce veramente al disegno, al progetto di Dio.

Dio vuole che noi siamo splendidi.

Cos'è l'uomo splendido? È l'uomo che è continuamente in contatto con Dio.

Qualcuno potrebbe dirmi, allora gli uomini e le donne splendide, sono solo i monaci, e le monache di clausura.

La tentazione può esserci, evidentemente essi hanno un tempo dedicato in maniera più intensa, e più determinata, e più definitiva, con questo scopo, ma non è solo questo.

Perché Dio ha chiamato alla santità, non solo certe persone, ma tutte le persone.

La santità consiste dunque nello staccarsi da tutto ciò che è legato al tempo e alla materia, per incentrare la nostra esistenza in Dio.

Cosa vuole dire incentrare la nostra attenzione, la nostra azione in Dio?

Creare un rapporto affettivo, costruire un rapporto affettivo con Dio.

Per chi è possibile questo? Per tutti.

Questo è il progetto di Dio, che lui sia al centro della nostra esistenza.

Non è un mistero, che tutto il suo insegnamento, faccia fulcro sempre su questo concetto.

Il primo comandamento è molto chiaro, io sono il Signore Dio tuo, non avrai altri dei , di fronte a me.

Quindi significa, chi è il primo nella tua vita?

Ma come fa ad essere Dio il primo nella mia vita?

Allora dovremmo ricordare bene, secondo quello che è scritto in questa lettera 1 Ts 5,23 questo schema, al centro vediamo il nostro Spirito, dove c'è il nostro io, profondo, la nostra identità, e c'è anche Dio.

Se tutto va come dovrebbe andare, allora Dio parla al nostro io, all'interno del nostro spirito, ne più né meno come ci è stato insegnato da sempre, Dio ti parla nella coscienza.

Quindi se avete in mente questa idea qui, applicatela alla parte più profonda del nostro essere, che è lo Spirito e avete capito che cosa significhi.

Se Dio parla nella nostra coscienza, noi siamo costretti a fare ciò che essa dice?

No, siamo in ogni caso liberi, tutto dipende da dove sta il nostro io.

Perché se il nostro io sta insieme con Dio, non ci sono problemi, vero, ma se il nostro io che è libero, viaggia, invece di stare nel nostro spirito, nel salotto con Dio a parlare con lui, si sposta e va nella nostra psiche, e comincia a vedere tutte le cose dal punto di vista razionale, oppure emotivo, è pericoloso, perché un cammino di fede basato sulla emotività, è squilibrato.

Ah vogliamoci tutti bene, ma si ma cosa vuoi che sia, ma va sempre tutto bene, questo è un rapporto emotivo, smentisce la verità.

Oppure un cammino spirituale che è condizionato dalla razionalità, credo solo ciò che vedo.

Tommaso, vi ricordate? Allora il cambiamento consiste proprio nel riportare l'io nel salotto con Dio, a fare intimità con lui, a sentire ciò che Dio dice, a stare in comunione con Dio.

Se il nostro io sta lì, anche tutte le nostre facoltà mentali, dovranno andare in salotto, per essere approvate. Giusto?

La tua razionalità sarà illuminata dalla presenza di Dio, Dio non schiaccia la tua intelligenza.

Il ricordo delle cose che ci sono avvenute, non diventa più un pretesto per reagire in modo violento oppure depresso a seconda delle cose che ci sono capitate nella nostra vita.

Perché guardate che il nostro cammino spirituale è condizionato anche dalle nostre emozioni.

Se anche il nostro modo di ragionare viene ad entrare in contatto, in comunione con la presenza di Dio, allora il nostro modo di ragionare cambierà.

Basta vedere se in noi c'è stato un cambiamento, una conversione, e fare un paragone tra come eravamo prima e come siamo diventati dopo. È vero?

Se prima eri un impiegato, lo sei anche dopo, ma che cosa è cambiato? Tutto.

Le stesse cose che facevi prima, le fai anche dopo, però è cambiato il significato di tutto quello che fai, ed anche il modo con cui tu fai queste cose.

Se c'è una conversione nella tua vita, se prima eri moglie, lo sei anche dopo, certo che l'esperienza dopo è totalmente diversa, forse anche faticosa, perché quando ci sono conversioni non tutti le capiscono subito.

Si tratta di cambiare completamente un orizzonte, un panorama, e questo diventa difficile in tante situazioni, però certo, la persona che ha fatto un incontro con Dio, nell'intimità con Dio, non è più la stessa persona di prima.

Così il modo di agire cambia, il modo di agire è la sfera corporea, il corpo agisce con un linguaggio che è simile a quello del computer, si chiama linguaggio binario.

Nel computer ci sono l'1 e lo 0, che aprono o chiudono certi circuiti, e fanno funzionare tutti i programmi.

Per il corpo è una cosa simile.

Il linguaggio del corpo sono le sensazioni, piacevoli o spiacevoli, e il corpo reagisce in questo modo, cercherà tutto ciò che è piacevole, e fuggirà sempre tutto ciò che è spiacevole.

Ma se il linguaggio del corpo, anch'esso fa riferimento alla presenza di Dio, allora il linguaggio del corpo diventa a servizio della persona intera, non solo del corpo.

Noi possiamo facilmente vedere una persona dove ha il proprio io, da come pensa e da come agisce.

Bene tutto questo è un preambolo necessario, non è detto che sia stato molto chiaro, certe volte si impiegano delle settimane per affrontare un tema di questo genere, però tenetelo un po' così, e soprattutto tenetevi quella citazione biblica, perché vi serve come luce.

Vi ricordo anche che nel Catechismo della Chiesa Cattolica, è affrontata questa difficoltà.

Nel Catechismo della Chiesa Cattolica, si dice che l'essere umano è composto di materia e di spirito, poi c'è un articolo successivo che dice, considerare l'essere umano nello Spirito, nella mente e nel corpo, significa dire che l'uomo è tripartito oppure è sempre materia e spirito?

È sempre materia e spirito. Noi abbiamo preso questo versetto della Scrittura, per intuire come agisce l'azione dello Spirito sul nostro spirito.

Però l'essere umano è chiaro che è una realtà spirituale e corporea insieme, giusto?

- " Sì" - Molto bene, chiusa la parentesi.

L'essere perfetti significa dunque essere secondo il progetto di Dio.

Se tu devi costruire un palazzo, o una bella casetta tutta tua, quand'è che tu dirai, questa casa è perfetta? - " Quando è finita."

- Quando ci sono le finestre? Quando? Quando ci sono le fondamenta?

Ma no anime mie?, quando voi entrando in casa direte, oh proprio come l'ho progettata.

Perché se tu ad un certo momento entri in casa e dici, ma come ma qui non doveva esserci la sala?

Come mai c'è il bagno?, oppure vai di là, ma come in soffitta mi hanno messo la cantina?

La casa sarà perfetta se aderisce in modo perfetto al progetto, giusto?

L'uomo sarà perfetto se aderisce in modo perfetto al progetto.

Di chi? - " Di Dio"

- Com'è l'uomo perfetto? L'uomo perfetto è l'uomo che considera Dio, la persona più importante di tutte.

Nel proprio spirito, nella propria mente, nelle proprie azioni. Questo ridotto all'osso.

In questo consiste anche la santità, perché da questo punto derivano tutte le azioni, le conseguenze.

Certo che se Dio è il primo nella tua vita, allora tu ragionerai in un certo modo, parlerai in un certo modo, agirai in un certo modo.

Perché? Perché la tua prospettiva è chiara.

Quando noi abbiamo confusione e pensiamo di essere noi Dio, allora tutto è in funzione nostra, diventiamo egoisti, affaristi, intrallazzatori, ingannatori, menzogneri, ingiusti, violenti, arroganti, perché?

È chiaro, se io sono Dio tutto deve convergere verso di me.

Ma se Dio è lui, allora tutto deve convergere verso di lui, e tutto l'orizzonte cambia.

Ora penso che non farete molta fatica, a rendervi conto di quante siano le persone che ancora vivono in questo tipo di confusione, io sono Dio.

E sono stato buono a dire confusione, perché questa si tratta di menzogna.

La menzogna dell'antico mentitore, che si perpetua di generazione in generazione.

Voi sapete bene che da quella volta, fino alla fine dei tempi, tutta l'umanità è avvelenata.

L'essersi cibati dell'albero della conoscenza del bene e del male, e non di una mela eh, come immagine, tu immagina il primo morso, dentro di te entra il veleno dell'egoismo, e questo veleno dell'egoismo si è insediato nell'intera umanità.

Si può neutralizzare? Sì, è stato vinto, non moriamo più a causa di quello, però il contagio rimane, di generazione in generazione.

Lo possiamo neutralizzare? Sì.

Abbiamo bisogno di una trasfusione continua del sangue di Cristo, che è l'agnello senza colpa, ecco l'eucaristia.

Che cos'è l'eucaristia, non è la comunione? Non capite?

Comunione, vuol dire salotto, vuol dire unità, vuol dire confidenza, vuol dire affabilità, vuol dire compagnia, vuol dire io amo te, tu ami me, stare insieme, intimità, tutto quello che ci dà un immagine di casa, accoglienza, di protezione, di piacevolezza, di serenità, di pace.

Questo è comunione, e questo distrugge in noi il veleno dell'egoismo.

Più te sei nella comunione con Dio, e più ti è impossibile non amare il prossimo.

È vero o no? Non è vero che una persona che fa adorazione eucaristica, non è capace di amare il prossimo, invece è vero che chi non prega è molto capace a odiare il prossimo.

Quindi teniamolo presente. Come catechisti su questo aspetto siamo impegnati in prima linea e anche in seconda linea.

Cosa significa prima linea? Io devo vivere questa realtà, non io posso vivere, io devo viverla.

Se dovevo viverla già prima come semplice battezzato, non ci piove che come catechista questo è un imperativo categorico, siete d'accordo con me?

È assolutamente imperdonabile, una persona che pretenda di insegnare agli altri, senza vivere l'intimità con il Signore, perché significa smentire la verità di quello che stiamo facendo.

Quindi prima linea per noi stessi, seconda linea insegnare agli altri, non dirlo, insegnarlo.

Come diciamo ai nostri genitori, non dite ai vostri bambini andate a messa, se volete che imparino dite, andiamo a messa.

Quindi è importante imparare la preghiera, e non insegnarla, ma viverla insieme con chi deve introdursi in questo nuovo ambito dell'intimità con Dio.

Ora, tutto questo aspetto che è molto generale, voi vi rendete conto che sto semplicemente gettando dei semi di meditazione, perché il tema è talmente vasto, che è qualche cosa di grandioso.

Perché la santità, significa tutto sommato, portare qui sulla terra il riflesso dello splendore di Dio, perché noi siamo fatti di Dio, siamo plasmati di lui.

Il racconto della creazione ci dice, nel racconto più recente, facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, nel racconto più antico Dio prende la terra, la impasta con la sua saliva e poi soffia dentro il suo spirito.

Quando si dice che soffia dentro le narici di quel babaccio, il termine ebraico è ruah, il soffio di Dio, e lo stesso termine si usa per indicare lo spirito Santo.

Quindi dire che nel racconto più antico della creazione, il babaccio di terra é impastato con la saliva di Dio, e con la ruah Jahvè, il soffio di Dio, significa dire che noi siamo impastati di Dio.

Allora la santità, non consiste semplicemente nella giustezza come esseri umani, siamo giusti, siamo perfetti, siamo come dovremmo essere.

Ma che cosa vuol dire essere come dovremmo essere?

Non significa essere delle creature che stanno semplicemente qui sulla terra.

Perché l'essere umano è qualche cosa di unico e di straordinario.

L'essere umano è uno spirito incarnato, è un essere spirituale, che ha il corpo, che è corpo.

Per cui il nostro corpo, che non è destinato alla dissoluzione eterna, ma alla resurrezione, indica che unici in tutta la creazione, noi siamo degli esseri che passano nel tempo, ma non si fermano nel tempo.

Sapete con una parola difficile come si dice?

L'essere umano è un trascendentale, non trascendente perché trascendente è solo Dio.

Perché noi nasciamo qui sulla terra, nel tempo, poi il corpo si logora e si ferma, ma noi continuiamo ad esistere.

Cambia il nostro modo di esistere, ma esisteremo per sempre.

Un gatto non esiste per sempre.

Noi siamo degli esseri nella creazione, straordinari e unici.

Per quel che riguarda la presenza degli animali nell'altra vita, si potrebbe teorizzare che tutti gli animali che hanno concorso alla santificazione dell'uomo, in qualche modo partecipano della gloria dell'uomo, nel paradiso terrestre, ma di più io non oso dire, anche perché la santa sede non si è pronunciata, quando ci sarà un'enciclica o un insegnamento, allora noi potremo approfondire e capire, per adesso sappiamo solo che c'è stato questo accenno in un discorso del Santo Padre negli anni '80, ma che non è ancora stato approfondito, teniamolo lì e vediamo se la riflessione teologico ci porterà a contemplare delle altre meravigliose realtà, che però devono essere contenute nella Bibbia.

Tutto il resto, potrà essere curioso e interessante, ma se non è rivelato, per noi non è dogma di fede. Va bene?

Allora nel cammino della santità è chiaro che non si sta parlando di giustezza morale, agire moralmente, ma di qualche cosa di totalmente diverso, portare sulla terra la presenza di Dio.

Parte

Il santo, è una persona che vive sulla terra, ma che ha il cuore e la mente nei cieli.

Il santo è affascinato dalla presenza di Gesù, è una persona che non riesce più a fare a meno della compagnia di Gesù.

Il santo non è una persona avulsa dalla realtà, una persona che vive in una spiritualità astratta, guardate che la spiritualità autentica è molto concreta.

Gesù non dice amate i cinesi, Gesù dice ama il tuo? - " prossimo".

- E cari, è facile. Ama il tuo nemico.

Quindi voi capite che è una spiritualità molto concreta, ed anche molto esigente.

Sotto un certo aspetto è difficile, però è la prova del nove.

Noi non possiamo dire, voglio la santità, e poi arenarci sulle secche della vita che sono rappresentate da coloro che fanno contro di noi opposizione.

Le opposizioni, e coloro che si oppongono al nostro cammino, ci daranno fastidio, ci faranno soffrire, ci faranno anche piangere, ma attenzione, sono assolutamente necessarie le opposizioni, perché è solo durante le opposizioni che noi possiamo avere un'idea di quello che è il nostro itinerario, e la nostra direzione di marcia.

Quando c'è un'opposizione, quando c'è un ostacolo al nostro cammino, allora noi vediamo veramente che cosa abbiamo scelto, cosa abbiamo deciso.

Una malattia, una sofferenza, colpiscono chiunque, quando tu ci sei dentro allora tu capisci che cosa veramente hai deciso.

Una cosa è una parola, una cosa sono i fatti. La santità non sono parole, sono fatti concreti che non sono riservati a coloro che hanno fatto degli studi teologici, e che quindi possiedono la dottrina, ma sono offerti a chiunque voglia costruire un'intimità speciale con il Signore.

La santità si vive concretamente nello stato di vita di ciascuno di noi.

Lo stato di vita è il modo in cui Dio vuole che noi diventiamo santi.

Lo stato di vita, è una chiamata alla santità.

Come si dice chiamata in un altro modo? - " Vocazione".

Lo stato di vita è la vita per la quale tu sei nato.

Per quale vita sono nato? Nel tuo progetto, nel tuo disegno, che posto occupo nella storia della salvezza?

Chi sono io per te. Questa è la domanda che viene dopo alla domanda di Gesù.

Quando Gesù si propone dinanzi a te, e ti dice, chi dici che io sia?

Questa domanda la fa a tutti, e tutti devono dare una risposta.

Un profeta, un liberatore, un maestro, oppure il signore, oppure il mio signore.

Qui ognuno deve trovarsi avvolto nella luce del Signore e avere il coraggio di dare una risposta.

E se non è la risposta giusta, non ti spaventare forse era necessario che tu arrivassi ad un dato momento della tua vita, per scoprire che ti fa paura dare una risposta totalizzante.

Non c'è da stupirsi che la paura possa in qualche modo toccare l'esistenza di qualcuno di noi, c'è da stupirsi che qualcuno di noi desideri restare succube della paura.

Se leggiamo la lettera di Giovanni, sentiremo che Giovanni dice che dove c'è l'amore non c'è il timore.

Se c'è la paura di dire al Signore, sei il mio tutto, ti seguirò totalmente, c'è anche un canto che lo dice, sulla strada del dolore eccetera, ecco quando si ha paura di dire questo, allora è salutare scoprire di avere questa paura, perché dici, ah allora se c'è timore vuol dire che non c'è ancora abbastanza amore.

Come mai non c'è abbastanza amore? Ho fatto intimità con il Signore?

L'ho cercato? Mi sono messo alla sua presenza?

L'ho ascoltato, l'ho accolto, gli ho aperto il cuore?

Come fare in modo concreto, mi rendo conto che non è una cosa che si improvvisa.

Mi permetto di darvi un piccolo suggerimento.

So che molti di voi già lo conoscono, però ricordate che in tanti anni di direzione spirituale, ho visto in tutti i casi delle persone che hanno cambiato, hanno approfondito il loro rapporto con il Signore, in una maniera impensabile.

Il mezzo è molto semplice, direi quasi banale, però è molto efficace.

Bisogna però intenderlo nel modo giusto. Si tratta del famoso diario spirituale.

Il diario spirituale non è nient'altro che un quaderno, che voi non chiamata quaderno, chiamate telefono.

Considerate che quel quaderno sia un telefono, con il quale parlate con il Signore.

Non ha nulla a che vedere con il famoso diario adolescenziale, è un quaderno segreto, vostro nel quale costruite uno stile di affettività con il Signore, costruite un legame affettivo con Dio.

Scrivete pure al Signore, scrivetegli una lettera, scrivetegli quello che pensate, scrivete le vostre paure, scrivete una riflessione che vi è piaciuta, che vi ha colpito, scrivete le vostre preghiere, scrivete le vostre arrabbiature, scrivete quello che volete, basta che lo scriviate a lui, non a voi stessi.

Certo mentre scrivete c'è la proiezione del vostro interiore, ma a noi non interessa, perché tutto sommato la persona è spirito, psiche e corpo, quindi se la nostra psiche confluisce in un rapporto personale con Dio, va sempre bene.

È importante aprire il cuore.

E se non sei ancora capace di aprire la bocca per dire di fronte a tutti, Gesù ti amo, almeno usa la penna per farlo.

Comincia a mettere per iscritto ciò che veramente pensi, scriverai il tuo quaderno, non perché i tuoi posteri lo leggano e ne scrivano un libro, potresti ogni anno bruciare il tuo quaderno, affinché non resti niente di tutto quello che hai scritto, perché è un rapporto segreto tra te e Dio. È vero?

Ma quello che è importante, e che attraverso questo umile e banale gesto, si costruisce dentro di te, la possibilità di creare intimità con Dio, e non c'è nessuno che sia così arido o così serio che non abbia bisogno di fare questo Dire io non sono il tipo di fare una cosa di questo genere, significa precludersi la possibilità di un cammino spirituale molto profondo.

In fondo i santi, se voi vi rendete conto, sono le persone più furbe, perché sono state le persone più umili, di ogni cosa hanno trovato il sistema per entrare in relazione con Dio.

Il suggerimento è questo, prendete un vostro quaderno, scrivete la data, scrivete una lettera al Signore.

Poi scrivete a lui tutte le volte che volete, mica dovete scrivergli tutti i giorni.

Potreste scrivergli tre giorni sì, una settimana no, a seconda di quello che sentite.

Perché quello che è importante, è creare confidenza.

Adesso vi dirò qualche cosa che vi fa sorridere, ma non deve far sorridere più di tanto.

Credo che tutti voi abbiate visto nei vostri ricordi, i famosi film di Don Camillo, è vero?

Ricordatevi che sotto tutto quello che viene narrato eccetera, c'è una spiritualità molto precisa, tanto è vero che i libri di Guareschi sotto questo aspetto sono anche analizzati.

Il rapporto che intercorre tra don Camillo e il crocifisso, è esattamente il tipo di rapporto che dovrebbe crearsi dentro ciascuno di noi.

Una spiritualità semplice, spicciola, ma concreta e immediata.

Certo nel nostro immaginario, forse ci fa sorridere per gli eventi che ci vengono raccontati, ma attenzione, stacchiamolo da quello e applichiamolo ad un autentico cammino spirituale.

Cresciamo in un rapporto di intimità, con il Signore, perché lui c'è, mentre tu scrivi la tua lettera, tu lo sai che lui è in piedi dietro di te e sta leggendo tutto quello che tu gli stai scrivendo.

Tu sai che non stai scrivendo a te stesso, ma che stai scrivendo a lui.

Tu sai che lui ti legge nel cuore, tu sai che lui sa se quello che tu stai scrivendo è vero o non lo è.

Tu scoprirai tante cose su te stesso, forse scoprirai di avere una sete di Dio molto più grande di quella che pensi di avere, forse scoprirai che Dio ha più sete di te, del tuo cuore, forse scoprirai che nella tua vita hanno avuto molto gioco i sensi di colpa, e hai avuto forse una religiosità rigida, dimenticando la presenza della provvidenza e della misericordia.

Si tratta di passare dalla ritualità alla fede.

E se questo sistema così semplice può aiutarti, io ti dico usalo, lascia che, tutto quello che è dentro al tuo cuore diventi inchiostro, e allora ti renderai conto, come non è sempre così facile esprimere quello che c'è dentro di te.

E ti renderai conto anche, di quanto il Signore ti sia vicino, perché tu un giorno sarai amareggiato e scriverai al Signore tutti i tuoi dispiaceri, e mentre tu scriverai i tuoi dispiaceri, dentro di te nello spirito avvertirai la consolazione di Dio, e farai fatica a rivestire di parole quello che sentirai dentro, passeranno molti minuti prima che tu riesca a trovare le parole adatte ad esprimere ciò che Dio ti ha comunicato, ma dopo avrai capito ciò che il Signore ti sta dicendo, e comincerai a capire il modo in cui Dio vuole parlare con te.

Perché Dio ti parla sicuramente, con la scrittura, con la liturgia, con il catechismo, con le omelie, con i ritiri spirituali, con il magistero della Chiesa, ma ti parla anche personalmente, nella tua preghiera.

Allora quando tu credi di avere intuito una risposta di Dio ai tuoi dispiaceri, tu cambi biro e scrivi in rosso, quella frase che ti sembra la risposta che Dio ti sta dando e te la tieni lì.

Poi ci mediti sopra, rifletti, e capisci che può esserci un insegnamento.

Se permangono dei dubbi dentro di te, bene, ti prendi il tuo quaderno, vai dal tuo direttore spirituale e gli dici, durante una preghiera ho avuto questa luce, perché mica ti è apparso il Signore, hai avuto una luce, è giusto quello che io ho intuito, oppure me lo sono inventato tutto io?

E il direttore spirituale, che in quel momento è guidato dallo Spirito Santo saprà dirti, va bene oppure attenzione, qui c'è molto del tuo, e poco di Dio, quindi non puoi dare retta a tutto quello che c'è scritto qui, questo va bene, quest'altro te lo sei inventato tu.

Questo è fare un vero cammino spirituale, significa smuoversi, cominciare, e Dio parla, Dio consola, Dio guida, Dio illumina, e piano piano pur lasciandoti vivere nel mondo, ti accorgerai che tu non vivrai più per il mondo, ma vivrai proteso alle cose dell'aldilà.

Come l'ultima citazione che vi ho lascito qui che è quella dei Col 3.

Vi leggo qualche versetto , non abbiamo il tempo di leggerlo tutto, lo lascio alla vostra riflessione personale, perché sono delle cose talmente belle che esigerebbero un pomeriggio intero ognuna di queste citazioni, ma come si fa?

" Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo, assiso alla destra di Dio, pensate alle cose di lassù", quindi cercare e pensare, quindi nutrite la vostra mente, al desiderio del Paradiso.

Che cosa sta succedendo in questo momento in Paradiso?

Quante volte ci siamo soffermati a cercare e a pensare le cose di lassù?

Ce ne ricordiamo che noi qui siamo solo di passaggio? - " Raramente"

- Ecco, allora qualche volta mi viene da dire questo.

Ci diamo un gran da fare per le cose di questo mondo, giustamente, ma non deve essere troppo.

Quando saremo in Paradiso, e saremo in Paradiso da dieci milioni di anni, ma ci ricorderemo ancora di essere vissuti ottant'anni sulla terra?

Sì ce ne ricorderemo, perché non diventiamo malati là, ci ricordiamo di tutto, ma saranno così importanti quei miseri ottant'anni passati qui, confronto ai dieci milioni di anni che sei già in Paradiso e non sei che all'inizio?

Che cos'è il Paradiso? È una gioia che non si può descrivere, uno splendore meraviglioso.

Pensate che secondo la visione di Is 6, quando Isaia entra nel Santo dei Santi, cioè il luogo più Santo del tempio di Gerusalemme, si manifesta non la gloria di Dio, i cherubini, che dicono continuamente santo, santo, santo o come si diceva una volta, sanctus, sanctus, sanctus dominus deus sabaoth , che è molto più forte di Dio dell'universo, perché sabaoth ha dentro di se il significato del condottiero, guerriero valoroso, che non conosce sconfitte, è il Dio delle vittorie, non il Dio panteistico dell'universo, il Dio che vince sempre, il Dio che dice l'ultima parola, amen è nella bocca di Dio, non della bocca del male, non nella bocca di Lucifero.

L'ultima parola è nelle sue mani, io sono colui che sono.

Se pensiamo che da quando esistono gli angeli, e immaginiamo questa descrizione che Isaia ha avuto la grazia di vedere, possiamo immaginare che in questo istante, ci siano miliardi, e miliardi e miliardi, di angeli che continuamente volteggiano intorno allo splendore maestoso della gloria di Dio, e sono così stupefatti di ciò che vedono in ogni istante, perché scorgono un lato dello splendore e della bellezza di Dio, sempre nuovo, che il loro entusiasmo non riesce ad essere contenuto dentro di loro, e continuamente dicono santo, santo il Signore Dio degli eserciti, e questo sta andando avanti da miliardi di millenni, da prima che esistesse l'universo.

E tutto questo continuerà fino alla fine dei tempi, e continuerà per tutta l'eternità, quando non solo gli angeli, ma i beati, e persino noi volteggeremo intorno e dentro la trinità beata, e saremo stupefatti dalla bellezza, dalla gloria, che ci pervaderà.

Saremo riempiti dalla bellezza di Dio, riempiti della gloria di Dio, riempiti della santità di Dio.

È qualche cosa che la nostra testa non è in grado di intuire, perché è talmente più grande del nostro modo di capire, che se noi ne avessimo una vaga intuizione, moriremmo tutti all'istante, perché la nostra gioia sarebbe tale che il nostro corpo smetterebbe di esistere, perché noi potessimo andare subito a goderci quella gloria.

In questo istante sta succedendo questo, in questo istante, tutti i nostri cari defunti che sono già in Paradiso, stanno facendo questo.

In questo istante essi stanno pregando perché noi possiamo raggiungerli, e godere di tale gioia, e di tale felicità.

Ecco pensare alle cose di lassù.

Il Paradiso non è un immenso cinema, dove tutte le anime se ne stanno beate lì a contemplare il volto di Dio, no, siamo tutti partecipi, facciamo parte di questo splendore incontenibile, che continuamente si espande.

Diventiamo riempiti di questo splendore, si cresce sempre nella santità, nella conoscenza di Dio.

Ora, che cosa sono ottant'anni vissuti sulla terra, confronto a tutto quello che Dio ha preparato per noi?

E noi ce la prendiamo tanto, per qualche cosa che non va, come Giona, che se la prendeva tanto per quel tamarisco che si era seccato, e Dio gli dice, ma Giona, ma sei meschino, ma te la prendi per una cosa che non dipende da te, e dici a me che non devo avere misericordia per quella massa di gente che non sa distinguere la destra dalla sinistra?

Tu non guardare a loro, tu guarda a me, che a loro ci penso io, che sono il Dio provvidente.

Allora, qui dice cercate e pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra.

Ecco cosa vuol dire la santità, non attaccarsi alle cose della terra, usale, ringrazia il Signore che te le concede, ma non attaccarci il cuore, non far dipendere la tua serenità da quello che tu stai vivendo qui sulla terra.

C'è bene, non c'è, sono nelle mani di Dio.

Voi infatti siete morti, e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio.

Cioè Dio ci dice, ricordatevi, a voi sembra di appartenere a questa terra, no voi non siete di questa terra, voi siete già morti in Cristo.

Vi ricordate che Gesù Cristo ha preso su di sé tutti gli uomini di tutti i tempi, dove? Al giordano.

Poi Gesù Cristo è morto sulla croce, però è anche risorto, e noi dove eravamo? Sempre con lui.

Quindi se lui è morto, con lui, in lui, e per lui siamo morti, e risorti.

Quindi Dio ci dice, ricordati, tu sei santo, cioè a dire tu appartieni a me, non sei della terra, vivi solo sulla terra, ma non sei della terra.

Come dire, se tu vai in Francia, tu non sei francese, sei un italiano, sì sei in Francia, ma tanto sei un italiano.

Tu sei sulla terra, ma tanto tu non sei della terra, sei un cittadino del cielo, ricordatelo.

Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita allora, anche voi sarete manifestati con lui nella gloria.

Quindi lo splendore di Gesù Cristo, diventerà nostro splendore, per partecipazione, non per essenza.

Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra.

Che significa, c'è qualche cosa dentro di voi che appartiene alla terra, e che vi domina?

Uccidetelo. Non vi fate dominare dalle cose della terra.

E uno dice, chissà cosa sono le cose della terra? Basta leggere.

Un elenco, poi ce ne sono altri. Fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi, avarizia insaziabile che è idolatria, cose tutte che attirano l'ira di Dio su coloro che disobbediscono.

Cosa sarà l'ira di Dio? Basta leggere al Rm 1,17.

L'ira di Dio, non è il castigo di Dio, è l'ira di Dio.

Cosa vuol dire l'ira? In parole semplici Dio ti lascia bollire nel tuo brodo.

Hai voluto la bicicletta? Pedala.

Ti ho detto che se venivi con me ti portava alle altezze imperscrutabili.

No, tu hai voluto fare di testa tua, adesso arrangiati.

Se tu torni indietro e riprendi la strada giusta, mi va tanto bene, ma se tu continui così….

Ecco l'ira di Dio, Dio ti lascia bollire nel tuo brodo.

Leggete Rm 1,17ss, e cosa troverete? La fotografia dei nostri tempi.

Leggete quello che c'è scritto e sarete stupefatti e forse anche un po' sconcertati, dal vedere come Dio ha fotografato bene i nostri tempi.

Non posso leggervi tutto Col 3, perché credo che abbiamo terminato, però attenzione leggetevi questo capitolo, troverete una parte che quando si legge durante i matrimoni, fa sorridere tanto i mariti, e fa digrignare i denti alle mogli.

Voi mogli state sottomessi ai mariti, come si conviene nel Signore, voi mariti amate le vostre mogli e non inaspritevi con esse.

Ricordatevi che amare, significa sottomettersi.

E più avanti Paolo dirà, il marito ami la moglie, come Cristo amò la sua Chiesa.

Come la amò? Morendo per essa.

Il marito che impone la propria volontà, non sta amando, perché amare significa sottomettersi, significa sottomissione reciproca, non univoca.

Perché l'amore è capacità di sottomettersi gli uni agli altri, orgoglio è imporre la propria volontà.

Bene ci sono molti spunti di riflessione, vero? C'è anche una grande abbondanza di parola di Dio, che ci è offerta e ci è donata in questo Ritiro.

Il tempo come vedete, di solito ci sfugge, perché quando stiamo alla presenza del Signore, è vero che il tempo fugge veloce?

Sia lodato Gesù Cristo.- " Sempre sia lodato".

Parte

- Il Signore sia con voi.- " E con il tuo spirito"

- Dal Vangelo secondo Luca.

In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù, circa quei Galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici.

Prendendo la parola Gesù rispose: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?

No vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe, e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No vi dico.

Ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo."

Disse anche questa parabola.

Un tale aveva un fico piantato nella vigna, e venne a cercarvi i frutti, ma non ne trovò.

Allora disse al vignaiolo: " Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo.

Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno?".

Ma quegli rispose: " Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché io gli zappi attorno e vi metta il concime.

Vedremo se porterà frutto per l'avvenire, se no lo taglierai."

Parola del Signore. - " Lode a te o Cristo".

- Un tale aveva un fico. Beh, noi sappiamo che ogni parola che troviamo qui nella Scrittura, e soprattutto quando si tratta di una parabola, ha un insegnamento.

C'è qualche cosa che Dio ci insegna attraverso questo racconto.

Allora tutto quello che viene descritto qui, ogni elemento è qualche cosa che si riferisce anche a noi.

Intanto, non è l'unica volta in cui Gesù prende l'esempio del fico.

Chissà come mai, il fico e la vite sono due alberi che ricorrono spesso nelle parabole di Gesù.

Sicuramente perché erano vicini alla capacità delle persone di constatare di cosa si trattava.

Ma anche perché essi hanno sicuramente un significato spirituale a cui fare riferimento.

Allora questo fico è piantato in mezzo ad una vigna, unico albero in mezzo a tutte piante di viti, quindi si distingue, si staglia in mezzo a tutto il vigneto questo grande albero ricco di foglie, però povero di frutti.

E non è la prima volta che noi ricordiamo che Gesù si trova di fronte ad un fico e questo fico è privo di frutti.

Qui siamo ancora all'inizio della predicazione, ma voi ricorderete che quando Gesù entrerà trionfalmente in Gerusalemme poco prima della sua passione, appena varcate le mura di Gerusalemme, che cosa vede? Un fico, che non porta frutti.

Certo l'autore sacro, in quell'occasione ci dirà, era primavera come faceva ad avere i frutti?

Tuttavia Gesù si arrabbia con quel fico a tal punto da dire, nessuno possa più cibarsi di te.

E quando il giorno dopo i discepoli si avvicineranno a quella pianta, vedranno che essa è seccata fin dalle sue radici.

È un fatto che rimane un po' emblematico, talvolta rimane un po' oscuro il significato di tutto questo, però in quel caso ci sono degli elementi che ci danno molto da riflettere.

Intanto, è un albero che si trova all'interno delle mura della città santa.

La città santa, perché contiene il tempio, il tempio è il luogo della presenza di Dio.

E questo albero che cresce sulle pendici di questo monte santo, ci richiama molto tutti gli alberi che crescono lungo i corsi d'acqua di quella famosa acqua che esce dalla porta orientale del tempio di Gerusalemme, nella visione di Ez 47.

E in quel caso gli alberi che crescono irrigati da quell'acqua che esce dal tempio, producono frutti dodici volte l'anno, e le foglie sono medicinali.

Allora quell'albero di fico che cresce dentro Gerusalemme, rappresenta qualche cosa di importante, e Gesù sta compiendo un gesto profetico.

Quell'albero di fico rappresenta il popolo di Gerusalemme, il popolo eletto.

Tu sei il popolo che cresci abbarbicato a Dio, sulle pendici del monte santo, da te Dio si aspetta che fruttifichi non una volta l'anno, ma dodici volte l'anno, cioè sempre, e che le tue foglie siano medicinali.

Chiaramente quell'albero rappresenta il popolo di Israele, sul quale Dio aveva sempre nutrito grandi speranze e tante aspettative.

Un popolo che per la durezza del suo cuore, guardate che non è solo del popolo ebraico questa durezza di cuore, è anche nostra, siete d'accordo con me? - "Sì" - aveva fatto in modo che i frutti che Dio si aspettava non ci fossero.

La maledizione di quel fico rappresentava una sgridata solenne per tutto il popolo da cui Dio si aspettava frutti di santità.

Ora in questa parabola, nuovamente troviamo la presenza di un fico, e nuovamente un fico che non produce frutti.

Come mai il vignaiolo non se la prende tanto con le viti, e se la prende tanto con il fico?

Beh, perché chi è un po' esperto di campagna saprà molto bene che la pianta della vite va molto curata, va potata, va legata, eccetera eccetera, perché diversamente non produce i frutti zuccherini e che serviranno poi per la produzione del vino.

Quindi di per sé è già una pianta che ha bisogno di molta assistenza, e di molta cura.

Il fico no, chi pianta il fico in un giardino si aspetta di non dover faticare, e di poter raccogliere i frutti, energetici e zuccherini. Giusto?

Quindi chi pianta un fico dice: ecco, per questo non dovrò faticare.

È come dire, questo farà già tutto ciò che io mi aspetto da lui.

Allora proviamo a trasportare, se il fico rappresenta o il popolo di Israele, oppure il popolo dei redenti, mi pare che la similitudine parli già da sola.

Il padrone della vigna dice: sì ho tante viti per le quali devo lavorare, devo faticare perché producano molta uva e io possa trarre il vino, però ho una consolazione, ho dalla mia parte un albero di fico, che collabora con me, non ha bisogno che io gli stia dietro, perché secondo le mie aspettative, deve produrre frutti energetici e zuccherini.

L'albero del fico, rappresenta anche la possibilità della vita.

Erano molto comuni in Palestina, in quei tempi, perché crescendo sia spontaneamente sotto la forma selvatica, sia crescendo nella varietà ormai incrociata che è il fico che anche noi possiamo avere nelle nostre campagne, i frutti di questa pianta permettono la sopravvivenza anche nelle situazioni estreme.

Io ricordo quando facevo le superiori, che uno dei miei insegnanti, durante il tempo di guerra era rimasto isolato con i suoi confratelli in un isola dell'Egeo.

E durante la guerra, ovviamente non potevano arrivare le navi per i rifornimenti.

Così lui, la sua comunità, e gli abitanti di quella piccola isola poterono sopravvivere, solo perché in tutta l'isola vi erano molti alberi di fico, ed essi potevano nutrirsi anche senza i rifornimenti dall'Europa e dall'Italia.

Anche in antichità questa proprietà era conosciuta, il fico rappresentava un'ancora di salvezza soprattutto per le situazioni della società più disagiate, le famiglie povere.

E quando Gesù in questa parabola interpella il fico e dice, come mai non sta dando frutto?

Ci sono alcuni elementi che ci fanno capire delle cose importanti.

Intanto se ricorderete bene, domenica scorsa si parlava della trasfigurazione sul monte Tabor, e quando Pietro parla, diversamente da quanto sembra, non ha affatto detto una cosa sciocca, quando disse facciamo qui tre tende.

Non mi sto a dilungare sul significato della frase di Pietro che richiederebbe un'omelia da sola, però dirò solo che c'è l'elemento tre che si ripete anche oggi.

Là c'erano tre tende, qui invece ci sono tre anni.

Quindi ritorna il numero tre, e voi ricorderete che il numero tre nel linguaggio biblico indica pienezza, perfezione.

Allora qui il padrone della vigna dice, ho aspettato addirittura tre anni, che significa ho aspettato tutto il tempo che dovevo aspettare, non ho avuto fretta, sono arrivato alla pienezza dell'aspettativa, della pazienza.

Ovviamente capiamo subito che il padrone della vigna rappresenta Dio Padre.

Il quale dice, ho aspettato tutta la mia pazienza.

Però interviene il vignaiuolo, che rappresenta Gesù.

Il vignaiolo si presenta al padrone, Gesù intercede presso il Padre, come dice la lettera agli Ebrei, e dice, sì so che hai aspettato il giusto, però lascia che io faccia ancora qualcosa in più.

Che vuol dire, Dio non solo è paziente, ma è sovrabbondante nella sua pazienza, e dice, da quest'albero da cui io mi dovevo aspettare molto di più, mi dovevo aspettare frutti di vita, non mi ha dato niente per tre anni.

Cosa farò? Lo castigherò? Gesù dice no, non lo tagliare, anche se sta sfruttando inutilmente il terreno, invece aiutalo ancora.

Gli zapperò intorno in modo tale che tutta l'acqua sarà raccolta facilmente dalle radici, e in più aggiungerò del nutrimento alla pianta, perché magari sia una scintilla che la smuove, e cominci finalmente a produrre ciò che noi ci aspettiamo da questa pianta.

Tutte le viti della vigna rappresentano i discepoli comuni, ma il fico sei tu.

Perché è come dire che Dio da te si aspetta qualcosa di speciale, non solo un vino che allieti il cuore dell'uomo come dice nel Siracide, ma frutti che permettono la vita, non solo a te, ma per anche per gli altri.

Il fico è dunque un albero che serve per la salvezza, e per la vita degli altri.

Tu sei il discepolo da cui Dio Padre si aspetta una produzione di frutti per la vita e la salvezza degli altri.

Tu sei il fico. Allora Dio Padre dice bene, io da te mi aspettavo che tu collaborassi con me, come padrone della vigna diceva, oh finalmente ho un fico nella mia vigna, io non devo faticare per lui, perché lui già fa secondo quello che dovrebbe essere.

È come se Dio dicesse, con te non dovrò sprecare delle parole, o stimolarti continuamente, perché tu sei dei miei ,tu sei dalla mia parte, tu la pensi come me.

Oppure, ma tu la pensi come me? Ma tu vedi le cose come le vedo io? O no?

Ma tu collabori con me? Oppure facendo ancora un altro esempio, ma tu hai smesso di essere un vagone, ti sei trasformato in locomotiva?

Oppure ti lasci sempre trascinare? Ma quando ti svegli, e cominci a collaborare con me?

Questo io mi aspetto da te. Il fico deve produrre frutti buoni, perché sei fico.

Tu sei figlio di Dio, non puoi fare altro che produrre i frutti della presenza di Dio, non puoi non essere ciò che sei, perché se tu da figlio di Dio, non produci il senso della presenza di Dio, ma allora chi sei?

Ricordatevi che Gesù in altre parabole, per esempio le dieci vergini, o le nozze del re, ad un certo momento gli iniqui si presentano alle porte del palazzo dicendo facci entrare.

Ma io non vi conosco, ma come hai predicato nelle nostre piazze, abbiamo parlato con te eccetera eccetera, e il padrone del palazzo dirà, in verità io non so chi voi siate, chi siete?

Allora attenzione bene, perché la similitudine del fico rappresenta proprio questo.

Non possiamo gloriarci del nome del Signore dimenticando ciò che lui ha fatto di ciascuno di noi, siamo sicuramente figli di Dio, ma essere figli di Dio non significa avere un diploma da appendere nel nostro studio, significa dimostrare con le azioni, ciò che siamo.

E per sottolineare questo insegnamento, che è esigente, oggi il Signore viene davanti a noi e ci dice, ma tu stai lavorando con me? Per me? In me?

Svegliati, ti do ancora benedizioni, zapperò intorno a te, ti darò abbondanza di Spirito Santo , rappresentato da questa conca che viene fatta da figli dell'Uomo perché l'acqua possa essere raccolta.

Voi sapete che l'acqua rappresenta lo Spirito Santo, nel linguaggio biblico? È vero?

Allora io ti darò ancora più Spirito Santo, di quello che hai avuto fino adesso, io ti darò ancora più nutrimento, vedi eucaristia, perché tu ti renda conto di che cosa sei, tu sei figli di Dio.

Agisci, vivi, pensa, ragiona, sogna, come un figli di Dio.

Perché tu lo sei, ti dico quello che sei . Sei mio figlio.

Svegliati, da te mi aspetto frutti di vita nuova.

Come poter raggiungere quello che Dio Padre si aspetta da ciascuno di noi?

Con quello che viene detto alcuni versetti prima.

Al tempo di Pilato, alcuni Galilei che erano un po' ribelli perché erano al nord, lontani da Gerusalemme, vicini a delle popolazioni pagane, i Galilei erano visti con molto sospetto dai Giudei, perché dicevano, quelli là sono vicini ai pagani, sono mezzi pagani anche loro, e guarda caso Gesù arriva proprio da quelle zone eh.

Comunque Pilato aveva soffocato una rivolta di persone, e aveva mescolato il loro sangue con i sacrifici che essi compivano.

E Gesù dice, che cosa credete, che questi fossero più colpevoli degli altri?

Oppure quelli che sono morti sotto il crollo della torre di Siloe in Gerusalemme, erano più peccatori di tutti gli altri abitanti di Gerusalemme? No.

Perché fate questi calcoli? Non cercate sempre delle cause, non cercate sempre di dare la colpa a qualcuno.

Se il male c'è nel mondo, non state ad angustiarvi su chi ha la colpa.

Cercate invece la soluzione, perché se proprio volete sapere chi ha la colpa, è sufficiente mettersi davanti allo specchio, per vedere chi ha la colpa.

Il senso di colpa produce oppressione, tristezza, depressione, e spinge le persone a voler fuggire dal senso di colpa.

Il senso di colpa non fa piacere a nessuno. È vero? È stato così sin dalla notte dei tempi, e sembra proprio che gli uomini non abbiamo imparato niente dal tempo del giardino dell'Eden.

La donna che hai posto accanto a me, mi ha dato del frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male, e io ne ho mangiato.

Ma la colpa non è mia, è sua. No no, non è mia, la colpa è del serpente che mi ha illustrato i benefici di questo frutto.

Quindi a ben vedere, non hanno osato dirlo, ma forse l'hanno pensato, guarda Dio che la colpa è mica nostra, la colpa è tua, avevi solo da non mettere quest'albero in mezzo al giardino e noi non avremmo commesso il peccato.

Cercare la colpa, significa giocare allo scarica barile, e gli uomini sono specialisti in tutto questo.

Invece il cammino di Dio, ci spinge non a cercare la colpa, ma ad entrare nel senso di peccato, che significa riconoscere che la mia colpa, viene dopo la ribellione che ho avuto nei confronti di Dio, o come dicevo oggi pomeriggio, quando io mi siedo sul trono di Dio e faccio Dio al posto suo.

Ecco, allora come si può superare questo pericoloso gioco.

Qui dice il Signore, con la conversione, convertire significa convergere nella verità.

E al centro della verità, c'è Dio che dice tu sei l'uomo, io sono Dio.

Avete sentito la prima lettura? Io sono colui che sono.

E Dio dice, ricordati mettiamo le cose in chiaro, tu sei la creatura umana, io sono Dio e finché ci sarà chiarezza allora ci sarà verità.

Certo che questa prima parte del Vangelo di Luca di oggi, si potrebbe benissimo parafrasare, credete forse che quei diciotto sopra i quali rovinò la torre di Siloe, oppure credete forse che quei duecento che erano sul treno a Madrid fossero più peccatori di tutti gli altri madrileni?

E Gesù dice, no, però se non vi convertite perirete tutti allo stesso modo.

Cosa significa perire tutti allo stesso modo? Improvvisamente, senza il tempo di fissare la verità nella nostra esistenza.

L'ultima cosa che vorrei dire, che si inserisce molto bene sul tema del nostro Ritiro che riguarda la santità nostra personale, è che il fulcro di tutto questo insegnamento di Gesù in questo brano del Vangelo di Luca, è la conversione, provate ad immaginare la persona peggiore che riuscite ad immaginare.

Se questa persona, che ne so un adoratore di Satana che ne fa di tutti i colori in tutta la sua vita, se questa persona nell'ultimo istante della sua esistenza si pente e si converte, Dio la salva.

Pensate quanta importanza dà Dio alla conversione.

Conversione significa guardare a Dio, e non guardare più a me stesso.

Il centro della vita cristiana, dipende molto dalla nostra conversione, e la conversione non si fa una volta per tutte, si fa ogni giorno, ogni giorno noi troviamo qualche cosa che facciamo, che non piace al Signore.

La conversione consiste proprio in quello che leggerete nella vostra preghiera personale, ( Col 3 ) di far morire le opere della carne, cioè scova, vai a cercare tutto ciò che dentro di te, ti parla solo delle cose materiali e temporali, cioè legate al tempo, e falle morire.

Non devono avere potere su di te, tutte queste cose, tu devi essere una persona libera, libera da tutti questi condizionamenti.

Molte cose il Signore ci lascia in questo brano del Vangelo, molto serie, molto autentiche, ci stimolano dall'interno, ci fanno capire che il cammino cristiano non è un cammino emozionale, non è un cammino secondo il quale noi diamo al Signore il superfluo, ma è un cammino in cui noi diventiamo autentici, ciò che Dio ha fatto di noi, ciò che Dio si aspetta da noi, ciò che noi siamo, Dio si aspetta frutti di vita nuova, Dio si aspetta da noi che siamo i suoi collaboratori, nella sua Chiesa.

La santità è far crescere Dio dentro di noi, e diminuire noi stessi.

Bisogna che lui cresca, e che io diminuisca. Sia lodato Gesù Cristo.

" Sempre sia lodato".