Insegnamento

19-12-2004

Don Mauro Agreste

Indice

1) Eccoci giunti al ritiro di Natale
2) Aver tempo per il nutrimento spirituale
3) Egli era la luce, la luce è venuta nel mondo
4) Le tenebre non l'hanno voluto accogliere
5) Questa notte oscura in cui l'umanità brancola
6) In quella notte particolare c'è l'apparizione degli angeli
7) Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore
8) Gloria in ebraico si dice: "cadov", santo di dice: "cadoch"
9) Quando diciamo pace, diciamo realizzazione di tutte le promesse di Dio
10) Cur Deus homo?
11) La risposta ci viene da alcune considerazioni a livello biblico
12) Dio si è fatto uomo perché sulla terra ci sarebbe stato qualcuno in grado di amarlo
13) Con il battesimo diveniamo una cosa sola con Gesù
14) Vivente è l'uomo che porta dentro di sé la guida dello Spirito Santo
15) La gloria di Dio si manifesta nella realizzazione delle promesse di Dio per ciascuno di noi
16) Galati 5: i frutti della carne, i frutti dello Spirito
17) Fare discernimento
18) Una persona sa veramente se vuole camminare nello Spirito o no
19) Amore e gioia
20) Chi prega lavora, non chi lavora prega
21) Pazienza
22) Bontà
23) Mitezza

1) Eccoci giunti al ritiro di Natale

In un batter d'occhi siamo già arrivati a una tappa importante di tutto il tempo che il Signore ci vede riuniti in quest'anno; ed eccoci giunti al ritiro di Natale.

Un tempo importante il tempo del ritiro, non so quanti di noi siano abituati a vivere il tempo del ritiro.

Il tempo del ritiro è qualche cosa di prezioso che il Signore ci offre e la parola già richiama alla nostra mente la grazia che ci viene offerta in questo giorno ed è proprio questa la grazia di "ritirarsi", la grazia di mettersi da una parte, la grazia di poter dedicare del tempo, delle energie a noi stessi.

Vedete nel nostro tempo di grande attenzione all'immagine, molte persone dedicano tanto tempo a se stessi, per il bene della propria salute per il benessere generale, ecc.

Ma forse dimenticano che il benessere totale di una persona non dipende da ciò che mangi o non mangi, dipende essenzialmente da ciò di cui ti nutri.

E nutrirsi non significa solo mangiare, siete d'accordo con me?

2) Aver tempo per il nutrimento spirituale

E allora aver tempo per il nutrimento spirituale c'è bisogno di un tempo di decantazione, ossia un tempo di pace, come comunemente si usa dire: staccare la spina.

Allora diciamo che il tempo del ritiro è un tempo privilegiato a che noi si possa dedicare del tempo a noi stessi.

Alle case vostre, le vostre famiglie, avete lasciato molti impegni molte persone che forse si domandano come mai, nel giorno in cui la famiglia può essere riunita, voi invece la dividete recandovi a un altro impegno.

Eppure credo che non possiate negare che, sebbene quest'impegno vi sia stato indicato necessario nel cammino del corso di formazione, penso che voi sentiate veramente l'importanza di dedicare un po' di spazio all'ascolto.

E oggi è proprio il tempo dell'ascolto, il tempo che Dio ha preparato per voi, perché vuole parlare al vostro cuore e l'occasione propizia ci viene offerta dalle prossime feste, che ormai ci stanno investendo: le celebrazioni solenni del Natale e tutto quello che seguirà, mentre intorno a noi luci di ogni genere cercano di rischiarare la notte.

3) Egli era la luce, la luce è venuta nel mondo

La prima riflessione che noi possiamo compiere è proprio questa: dal Vangelo di Giovanni, nel prologo si dice proprio che Egli era la luce, la luce è venuta nel mondo, ma le tenebre non hanno voluto accoglierla.

Allora il primo punto di riflessione è probabilmente questo.

Intorno a noi vediamo uno sforzo del mondo di rischiarare le tenebre che l'avvolgono, ma credo che sia importante per noi domandarci se questo desiderio di luminarie non sia in realtà l'emergere di un desiderio più profondo, che è nel cuore di ogni uomo.

Vedete, magari non tutti hanno la vostra fortuna di essere dei credenti, non tutti hanno incontrato qualcuno che li ha aiutati a crescere la loro fede, perché la fede è un dono che Dio ci da, ma non cresce da sola.

Per crescere deve essere stimolata, deve essere esercitata, dev'essere irrigata e voi potete sicuramente, in un giorno come quello di oggi, prima di tutto ringraziare il Signore e ringraziare tutte le persone nelle vostra vita vi hanno condotti fino a qui, poiché quello che succede nel presente è sempre il frutto di ciò che è avvenuto nel passato e se anche nella tua vita ci sono stati dei periodi difficili o forse anche bui, con tutto questo non puoi negare che se oggi ti trovi a vivere una giornata di ritiro è perché il Signore ti ha condotto per mano e si è servito di tanti eventi nella tua vita, ma anche di tante persone.

Dunque il ritiro è far riemergere le necessità di doni e grazie spirituali, che fanno parte della tua vita.

Le tenebre avvolgono il mondo, non fisicamente perché adesso c'è addirittura il sole, le tenebre di cui si parla sono un'oscurità sul senso del nostro esistere, il senso del vivere e sono domande che presto o tardi toccano il cuore di ogni uomo.

Sentiremo anche oggi nella parola che ci è offerta nella liturgia eucaristica, come è il cammino e come è la visione di Dio sulla nostra esistenza.

4) Le tenebre non l'anno voluto accogliere

Tuttavia bisogna fare attenzione alle parole del Vangelo.

Le tenebre non l'hanno voluto accogliere, ma a chi lo ha voluto accogliere ha dato il potere di diventare figli di Dio, i quali non da sangue né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

Ed ecco allora che noi abbiamo una stratificazione di significati in questi pochi giorni in cui tanti festeggiamenti ci vedranno riuniti con le nostre famiglie.

Intanto Cristo, vera luce che illumina il mondo, sostituisce l'antica festa pagana del "sol invictus".

La parola del Vangelo di Giovanni dice: le tenebre hanno cercato di spegnerlo, ma non vi sono riuscite.

Il mondo testimonia con le sue sempre aumentanti e ridondanti luminarie, una sete di luce.

Che cos'è questa luce? Una sete di significati.

Guardate che non è mica detto che la gente se ne accorga!

Ma è una mozione che dallo spirito delle persone emerge fino alle scelte concrete che si fanno; il desiderio del buonismo, che non è una cosa gran che buona, questa nostalgia della bontà, chiamiamola così; è sicuramente una voce che attira il cuore degli uomini, anche i più freddi, anche i più lontani, quelli che sentono il bisogno che la loro vita sia colmata da qualcosa, in fondo sentono anche che la loro vita non è piena.

5) Questa notte oscura in cui l'umanità brancola

Allora questa notte oscura in cui l'umanità brancola, ci è facile riconoscere la situazione in cui Maria e Giuseppe si trovarono in quel tempo, quando si stavano recando a Betlemme secondo il decreto per il censimento.

Anche allora la città era piena di persone e aspettavano novità e mancava l'accoglienza.

Intanto Gesù viene accolto al di fuori della città e viene accolto dagli ultimi, quelli che erano emarginati.

Perché i pastori, non di rado, erano degli ex galeotti, non trovavano nessun altro tipo di lavoro, se non quello di badare al gregge degli altri e bisogna anche dire che non sempre i padroni del gregge erano contenti di affidare a questi pastori i loro greggi, perché accadeva sempre che il numero delle pecore e degli agnelli diminuiva, alcuni li vendevano, altri se li mangiavano; questo genere di pastori, non essendo loro il gregge, ne approfittavano: sono i famosi mercenari di cui parlerà Gesù nelle sue parabole.

6) In quella notte particolare c'è l'apparizione degli Angeli

E in questa oscurità c'è la luce del mondo, che va a insediarsi proprio lì, dove c'è l'esperienza più lontana, dove non c'è la comunione, dove non c'è la comunità e in quella notte particolare c'è l'apparizione degli angeli; gli angeli messaggeri di Dio, incaricati di portare dei messaggi da parte di Dio e il Vangelo di Luca per es. ci parla proprio di questo intervento angelico.

Il loro intervento generalmente è così importante che è rimasto persino nella tradizione della Chiesa e anche nella liturgia della Chiesa.

Pensate solo a quando recitiamo un Ave Maria: in fondo noi stiamo dicendo le parole dell'Arcangelo Gabriele.

Quindi l'intervento dell'angelo nella storia degli uomini ha lasciato una traccia molto profonda.

E pensiamo poi alla liturgia della Chiesa, quando all'inizio dell'Eucaristia si esulta e si glorifica il Padre il Figlio e lo Spirito Santo con una preghiera che è stata iniziata dagli Angeli: il Gloria in excelsis Deo.

Questo brano è proprio contenuto nel Vangelo di Luca, allorquando Gesù venuto al mondo, venuto alla luce, avendo portato la luce nel mondo inaugura dei tempi nuovi.

Allora gli Angeli si presentano ai pastori, che sono queste persone che rappresentano ovviamente quelli che sono più immersi nel buio e a loro dicono una cosa importante: c'è gloria in Dio nel più alto dei cieli, per ciò che Egli ha fatto sulla terra e sulla terra Egli ha portato la pace agli uomini, perché Lui li ama.

7) Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore

Allora questo che io vi ho detto è un modo più esplicito per tradurre il significato di questa frase: gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore, oppure noi nella liturgia diciamo: di buona volontà.

Su questa espressione vorrei richiamare la vostra attenzione dicendo che questa traduzione della vulgata, che è la traduzione che venne fatta da S. Girolamo, ha tradotto una parola greca, che sarebbe eudochia con "buona volontà".

Ma il significato rischia di cambiare, il modo con cui solitamente ci accostiamo a questa preghiera non è il modo giusto, perché secondo il significato di quell'antica parola greca eudochia, questo significa benevolenza, non buona volontà.

Allora Dio ha realizzato la sua pace per gli uomini, i quali sono oggetto non della sua buona volontà, ma del suo "ben volere", noi siamo oggetto della benevolenza da parte di Dio, quindi tradotto in parole semplici, amati dal Signore.

Cosa vuol dire: gloria a Dio nel più alto dei cieli? Gloria.

Gloria vuol dire splendore, vuol dire manifestazione, ma vuole anche dire una cosa vera, una cosa reale, una cosa solida, indistruttibile, una verità forte.

Certo che tutte le volte che usiamo la parola "gloria" non sempre pensiamo a questo.

8) Gloria in ebraico si dice: "cavod", santo si dice: "cadoch"

E do gloria in ebraico si dice: "cavod" e ha la stessa radice di un'altra parola che è "santo" che in ebraico si dice: "cadoch", vedete ha la stessa radice.

Allora significa che in entrambe le parole c'è la potenza dell'una e dell'altra.

La santità è qualche cosa di pesante, nel senso non di opprimente, ma di solido, di robusto, di indistruttibile; nella santità c'è lo splendore, che fa parte di "cavod", la gloria; e in entrambe dunque c'è la verità.

Quando gli altri dicono gloria, non stanno dando un epiteto, oh gloria Signore!

No, non stanno facendo questo.

Stanno riconoscendo lo splendore, la maestà, la bellezza, la santità del Dio vero che sta facendo cose vere, che sta manifestando se stesso.

Quindi la verità di Dio, la gloria di Dio, la manifestazione di Dio è nel più alto dei cieli, per ciò che Lui sta realizzando qui sulla terra: la pace.

Dunque vedete che il primo annuncio, la prima buona novella è data dagli angeli la notte di Natale: pace in terra agli uomini amati da Dio.

9) Quando diciamo pace diciamo realizzazione di tutte le promesse di Dio

Ora quando diciamo pace, diciamo qualche cosa di molto importante.

Non significa quiete; pace non vuol dire tranquillità, pace invece vuol dire "pienezza delle realizzazioni", pienezza delle promesse di Dio o se volete realizzazione di tutte le promesse di Dio.

Allora voi capite che gli angeli in questa breve frase che noi diciamo tutte le domeniche, ci sta rivelando il progetto di Dio.

Dio è splendente e maestoso, non solo in se stesso, ma anche nei cieli eccelsi, che vuol dire la creazione, per quello che Lui è e per quello che sta realizzando, cioè la pace.

Dio è fedele, sta realizzando le promesse che ci ha fatto sin dal tempo del giardino dell'Eden e le promesse di Dio sono riconciliazione, sono restaurazione, non solo, qualcosa di più.

Nel Medio Evo molti pensatori si facevano questa domanda.

Ora non la si fa più tanto, la si dà piuttosto per scontata, ma non credo che sia un tema di cui non valga la pena soffermarci a riflettere qualche cosa.

10) Cur Deus homo?

Cur deus homo? Ossia perché Dio si è fatto uomo?

E questa domanda se ci soffermiamo, non ha una risposta immediata.

Se uno dei vostri bambini o una persona che incontrate, vi chiedesse in questo momento: per quale motivo Dio si è fatto uomo?

Siete sicuri di avere subito la risposta adatta?

Dio si è fatto uomo perché doveva realizzare il perdono dei peccati?

Sì, quindi Dio si è fatto uomo perché è stato costretto.

Facciamo l'altra domanda. Se gli uomini non avessero peccato, Dio si sarebbe fatto uomo?

Mi piace la diplomazia: forse si. Effettivamente c'è anche questo su cui riflettere.

Coloro che avevano compiuto la colpa avrebbero dovuto realizzare il pentimento e ricostruire ciò che avevano distrutto, ma la ferita che si era generata da questa colpa originale, era così immensa, quanto è immenso Dio.

Quanto è immenso Dio? È infinito.

Quindi la lacerazione tra Dio e l'uomo era una lacerazione infinita; chi doveva, non poteva; chi poteva non doveva.

Chi doveva riparare al guaio, non poteva riparare, perché era troppo grande e chi poteva riparare a questo guaio, non doveva, perché non era Lui ad averlo offeso e quindi sembrava che questa domanda non potesse avere soluzione.

Eppure noi tutti sappiamo che Iddio si è fatto carne e ha posto la sua abitazione in mezzo a noi ed è vissuto con noi, la nostra stessa vita, perché?

Vedete che poi la risposta non è così semplice!

11) La risposta ci viene da alcune considerazioni a livello bibblico

La risposta ci viene da alcune considerazioni a livello biblico: come si fa a dimostrare l'amore che abbiamo per qualcun altro?

O riempiendo quell'altro di molti regali oppure soffrendo al suo posto.

Pensate a Padre Kolbe, si è offerto al posto di un padre di famiglia e ha testimoniato l'amore.

Dio con noi ha fatto la medesima cosa; sin da quando ha creato il mondo ha creato per gli uomini una infinità di doni e anche quando gli uomini si sono ribellati, Lui, Dio non ha smesso di ricolmarci con i suoi doni, che sono doni di natura, ma sono anche doni spirituali.

Non ha aspettato Dio di venire nel mondo, la fede la dava anche prima, la sua parola la dava anche prima, i suoi suggerimenti li dava anche prima, e sono tutti dono spirituali, che Dio ha fatto agli uomini.

Ma c'è anche il secondo modo, per dimostrare agli uomini l'amore che Dio ha per ciascuno di noi ed è quello di soffrire al posto nostro.

Ora voi capite che Dio non aveva nessun obbligo nel compiere la redenzione, perché Lui non aveva peccato, ma l'atto della redenzione è per noi un significato di grande amore.

12) Dio si è fatto uomo perché sulla terra ci sarebbe stato qualcuno in grado di amarlo

Inoltre c'è anche questa considerazione da fare, qualcuno disse: ma Dio si è fatto uomo perché in questo modo sulla terra ci sarebbe stato qualcuno in grado di amarlo così come Dio si merita di essere amato, cioè in modo infinito.

Per i Greci, ma anche gli Ebrei osservanti, una delle cose fondamentali è quella che ogni uomo deve amare Dio, il dovere massimo e allora secondo questa mentalità sarebbe stato necessario, fondamentale che Dio si facesse uomo, in modo tale che nell'umanità ci fosse qualcuno in grado di amare Dio come Dio si merita di essere amato.

Però, forse, biblicamente è più giusto l'atteggiamento inverso, ossia Dio si è fatto uomo perché in questo modo trovava nell'umanità qualcuno da amare in modo totale e che fosse capace di ricevere tutto l'amore che Dio aveva da dare.

13) Con il Battesimo diveniamo una cosa sola con Gesù

In realtà, carissimi, ricordiamoci bene che con il nostro battesimo noi diventiamo una cosa sola con Gesù ed è solo per questo motivo che noi possiamo ricevere tutto l'amore di Dio, che è un amore infinito, perché con Gesù, in Gesù e per Gesù, noi siamo diventati una cosa sola.

Vedete che tutto questo lunghissimo discorso è contenuto in questo inno angelico: gli uomini amati dal Signore.

Ecco che cosa stanno rivelando gli angeli: gli angeli stanno dicendo questa grande novità, finalmente Dio può amare gli uomini con tutto se stesso, con tutto il Padre, con tutto il Figlio e con tutto lo Spirito Santo.

Perché prima non poteva farlo? Si che poteva farlo.

Ma prima non c'era qualcuno che gli avrebbe dato spazio così libero come il Verbo fatto carne.

Non era un impedimento che Dio aveva in se stesso, era un limite che gli uomini opponevano alla misericordia e alla bontà di Dio.

14) Vivente è l'uomo che porta dentro di sé la guida dello Spirito Santo

Ricordate le ossa aride di cui parla Ezechiele al cap. 37?

Gesù comanda allo Spirito di venire dai quattro venti, di entrare dentro di loro e quando lo Spirito è stato invocato, questi morti camminano e divengono nuovamente viventi.

Allora la riflessione da compiere è questa: se la gloria di Dio è l'uomo vivente, vuol dire che vivente è l'uomo che porta dentro di sé la guida dello Spirito Santo, la guida dello Spirito Santo mi spiego, non solo lo Spirito Santo, ma la sua guida, perché lo Spirito di Dio se andiamo a vedere è presente in ogni battezzato.

In nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, non si battezza così?

Non è sufficiente ricevere un Battesimo per dire: ah! è un essere vivente, è l'uomo vivente, se tu questo Spirito Santo lo fai diventare il soffio che guida la tua vita.

Ma se tu, immaginando, prendi lo Spirito Santo e lo chiudi in uno sgabuzzino, nessuno può dire che dentro di te non ci sia, però tutti possono dire che tu non hai la guida dello Spirito Santo.

Ora quando i Padri dicono, con in testa S. Giovanni Crisostomo, che la gloria di Dio è l'uomo vivente significa che l'uomo vivente è l'uomo che si fa guidare dallo Spirito di Dio.

E solo quando l'uomo si fa guidare dallo Spirito di Dio diventa gloria di Dio, cioè manifestazione di Dio, splendore di Dio, maestà di Dio, realtà di Dio, quello che fa dire a San Paolo: non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me.

Allora in questo ritiro è importante, vedete gli angeli ci parlano della gloria, noi non pensavamo che la gloria si riferisse proprio a noi.

15) La gliora di Dio si manifesta nella realizzaizone delle promesse di Dio per ciascuno di noi

E invece la sapienza della Chiesa, la riflessione dei Padri e dalla scrittura capiamo che la gloria di Dio si manifesta nella realizzazione delle promesse di Dio e le promesse di Dio per ciascuno di noi sono molto chiare.

Che cosa Dio voleva fare di noi? che cosa Dio vuole fare di noi?

Ciò che voleva è una realtà, ciò che vuole adesso, individualmente per ciascuno di noi: è questo il motivo di riflessione nel tempo del deserto.

Cosa vuoi da me Signore? Io mi lascio guidare dallo Spirito, sono uomo vivente?

O sono cadavere camminante?

Scusate la crudezza dei termini, però penso che talvolta, ma soprattutto in un ritiro è doveroso che la parola in noi, non solo ci stimoli, ma anche ci punzecchi, siete d'accordo con me?

Perché se la parola non ci dice niente, tanto vale non leggerla o ascoltarla.

Allora dobbiamo veramente lasciarci provocare da questa parola.

16) Galati 5: I frutti della carne, i frutti dello Spirito

Ultimo criterio di discernimento, vorrei che ognuno potesse con la sua Bibbia, leggere al cap. 5 della lettera ai Galati, la serie di punti di riferimento, su cui porre la possibilità del nostro discernimento: i frutti della carne, il frutto dello Spirito.

Cap.5,18 e seguenti i frutti della carne; 5,22 e seguenti il frutto dello Spirito.

Ora per brevità e per necessità di essere brevi, mi richiamerò solo al frutto dello Spirito, perché?

Perché questo è un metodo pratico e molto sintetico che ci serve a capire come è impostato il nostro cammino spirituale.

Una persona che si lascia guidare dallo Spirito Santo è come un frutto che ha tutti questi sapori.

17) Fare discernimento

Allora voi potete benissimo fare discernimento.

Discernimento vuol dire controllo.

Se tu devi discernere un frutto buono da uno cattivo cosa fai?

Lo guardi, lo osservi bene e lo metti di qua o di là a seconda che è buono o marcio.

Allora discernere vuol dire controllare, discernere vuol dire vedere per es. se la luce di Gesù brilla dentro di me.

Altro esempio. Quando lavate i vetri, poi per controllare che siano puliti, senza macchie, senza aloni, li guardate contro luce, fate discernimento.

Il discernimento sulle vostre anime è la stessa cosa.

La nostra luce che splende nella notte si chiama Gesù, noi siamo quel vetro che deve essere reso immacolato; ora ci mettiamo contro luce di Gesù e poi controlliamo.

C'è qualche alone, c'è qualche cosa che non va?

Come faccio a sapere, come faccio a riconoscere che tipo di macchia è quella? Discernimento.

Vediamo se la nostra vita è tutta a posto, Galati 5,22.

Nella mia vita c'è questo profumo? Amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, mitezza, dominio di sé.

Ci sono questi profumi? Ce ne sono cinque, ne mancano tre.

Quali sono quelli che mancano? Ah! non c'è il dominio di sé, perché sono irruente, perché aggredisco le persone, perché non son capace di sopportare niente, perché sono sempre critico ecc. ecc.

Allora discernimento significa questo: vedo che il vetro ha una macchia, che macchia è?

Vedo che la tovaglia ha una macchia, dico che cos'è? Ruggine o vino?

Devo capire cosa fare. Discernimento, perché ogni situazione c'è un rimedio diverso.

Intanto nessuno fa niente, se non mette gli occhiali antimiopia, che si chiamano umiltà.

Perché se uno vuol fare veramente discernimento, ma non si mette l'umiltà addosso, non vede nulla.

Allora gli occhiali antimiopia spirituale si chiamano: umiltà.

18) Una persona sa veramente se vuole camminare nello Spirito oppure no

Vuol dire che una persona, solo quella persona sa veramente, se vuole camminare nello Spirito oppure no, io non sono posto giudice di nessuno, ricordati.

Nessun direttore spirituale è giudice di qualcuno.

Sei tu che vai dal tuo direttore spirituale e gli dici: aiutami, fammi capire, sto camminando bene o no? perché io ho fatto discernimento sulla parola di Dio, amore.

Ho amore per il prossimo? Cosa vuol dire amore?

Vuol dire fare felice l'altro e il primo da fare felice chi è? È Dio.

Sto facendo felice Dio? Lo rispetto, Lo considero, Lo coinvolgo nella mia vita.

Gli parlo, Lo ascolto, Gli dedico del tempo?

Poi da questo amore nei confronti di Dio c'è l'amore per il prossimo.

Il tuo stato di vita. Sei sposato, non sei sposato, sei in comunità ecc. ecc. il tuo rispetto per i familiari, per i vicini di casa, l'amore per quelli che lavorano con te.

E non trovate scuse che sono antipatici, perché Gesù sulla croce non si è mica chiesto se i due ladroni vicini erano simpatici o antipatici.

Li ha amati. Gesù non ha aspettato che noi diventassimo simpatici per amarci, giusto?

Don Orione diceva: amare sempre amare tutti, fare del bene sempre fare del bene a tutti, il male mai a nessuno.

Beh! Questo è l'essenza, controlla, questo è un profumo essenziale, la base di tutti i profumi.

19) Amore e gioia

Amore gioia. Tu sei una persona che sorride con gli occhi, oppure sei una persona che pensa sempre che tutto va male, è tutto un disastro, che niente si risolverà, che tanto ormai non possiamo aspettarci niente di buono.

Non è semplicemente pessimismo, ma è proprio mancanza di fede.

Voi considerate: un santo non è mai pessimista.

I pessimisti generalmente non diventano santi.

Il santo non è uno che vive sulle nuvole è un realista, che però avendo fede non diventa mai triste; intorno a sé porta la pace, la gioia.

A me non pare che la Madre Teresa di Calcutta fosse un peso per quelli che morivano tra le sue braccia; era considerata un angelo da ciascuno di loro, eppure lei stessa confessa la difficoltà e talvolta la ripugnanza nell'occuparsi di tutto quello che le era stato affidato, ma lo faceva con amore e con gioia.

Un amore che viene dal Signore ti fa fare anche le cose più difficili, dando intorno a te la gioia.

Anche se per te è la cosa più terribile, difficile, pazzesca che per fare quella cosa lì tu ti stai imponendo di farla, intorno a te provano gioia, questo è segno che è lo Spirito che ti sta guidando.

Quando San Francesco andò ad abbracciare il lebbroso, questi trasalì di gioia, perché era lo Spirito di Dio che glielo faceva fare.

Il frutto era che intorno a lui c'era gioia, tant'è vero che intorno a lui c'era la spiritualità della perfetta letizia.

Vi ricordate vero? Pace, non è quiete, è fare, realizzare le promesse di Dio.

La parola di Dio ti viene incontro, cosa ti chiede? Falla. Questo vuol dire pace!

20) Chi prega lavora, non chi lavora prega

Diceva don Domenico Macchetta in un ritiro: chi prega lavora, non chi lavora prega.

Perché soprattutto nei decenni passati c'era questa falsa spiritualità: io non prego perché il mio lavoro è già una preghiera.

Sbagliato. È esattamente il contrario. Se tu preghi, lavori.

Questo fa prendere dei risvolti notevoli, anche sul nostro depresso Piemonte. Pensiamoci.

Forse nelle nostre terre manca la preghiera, per questo manca il lavoro.

Non ci avete mai pensato? Quando il Piemonte era una terra di santi e di santi che pregavano e avevano i calli alle ginocchia, questo Piemonte è diventato la locomotiva dell'Italia.

Come mai ora non lo è più? Non ci sarà da fare una seria riflessione su questo punto?

21) Pazienza

Vuol dire essere capaci di sopportare insieme al fratello: patior, un verbo deponente.

Chi ha studiato il latino sa che i verbi deponenti hanno la forma passiva, ma il significato attivo.

Patisco, ma vuol dire condivido.

Quello che san Paolo diceva: gioire con chi è nella gioia, piangere con chi è nel pianto.

Benevolenza. Volere il bene di quelli che sono accanto a me.

Voglio il bene di mio marito, di mia moglie, dei figli ecc.

Come lo faccio questo bene? Tacendo e sopportando, oppure aiutando a camminare nella verità di Gesù Cristo?

Ci sono alcune cose che sono comode, ma alcune cose che sono vere. Bisogna pensarci.

22) Bontà

È una persona che non è tonta, ma che si sforza di vedere il bene intorno a sé, una persona che cerca di far leva su questo bene, perché, come dire, far crescere il bene fa diventare santi.

Il metodo educativo di don Bosco faceva parte anche di questo.

Cercava un lato positivo di una persona e faceva leva su questo e la persona migliorava, perché si sentiva stimata e qual era il metodo?

Far leva sul bene. Tutti siamo capaci di vedere le magagne degli altri, ma solo chi è guidato dallo Spirito di Dio è capace di vedere il bene che c'è in Tizio Caio e Sempronio.

Anche nella persona più difficile da accostare.

23) Mitezza

La capacità di usare bene dei doni che Dio ci ha dato, con energia non con mollezza.

Prendere in mano la vita e dire: faccio così è giusto, lo faccio.

Non avere paura della propria ombra.

Non esporsi mai, perché è più comodo: ma non so, ci penso, vedrò, ma poi vedremo.

Ah! come è comodo dire questo. Questi non so, lasciateli dire ai diplomatici, i quali non possono esporsi, perché qualunque cosa dicono coinvolgono una nazione intera.

Ma nel cammino spirituale tu non puoi dire; mah! Perché Gesù ha detto: il vostro parlare sia sì, sì no, no.

Dominio di sé, l'ho già trattato all'inizio.

Vi ho solo dato qualche piccolo assaggio, lasciatevi provocare da questa parola di Dio, Galati 5,22, leggete, meditate, prendete degli appunti, scrivete le vostre meditazioni e visto che Leandro ha detto che ci sono due sacerdoti a vostra disposizione, voi abbiate tempo per riflettere, ma attenzione, per favore siate ubbidienti, non state due a due, non vi parlate, vi potete sorridere, ma niente di più, perché questo è tempo del ritiro; siate docili allo Spirito Santo, siate all'ascolto del Signore