Omelia

19-12-2004

Don Mauro Agreste

Indice

1) La liturgia della Chiesa ci presenta la figura di Giuseppe
2) Se si chiama santa famiglia è proprio perché c'era anche Giuseppe
3) La famiglia: una piccola chiesa
4) Giuseppe suo sposo era giusto
5) Gesù nasce in una famiglia
6) Giuseppe definito uomo giusto, aperto all'intervento di Dio nella storia
7) Santuario della Madonna dei fiori di Bra
8) Per chi ha fede anche un semplice fiore che sboccia è un segno di Dio che interviene nella storia
9) Giuseppe riconosce la voce di Dio anche quando sogna
10) Giuseppe si contrappone diametralmente alla figura del re Acaz
11) Il re sapeva benissimo che cosa voleva Dio, ma lui aveva in mente qualcos'altro
12) Alleanza con l'Assiria
13) Il Signore desidera guidarci
14) C'è un progetto preciso su ciascuno di noi
15) Il vero genitore
16) Dio sta dicendo: io ti guiderò, ti illustrerò il mio progetto su di te
17) Stiamo rispondendo a questa chiamata?
18) Insieme alle difficoltà abbiamo la garanzia della presenza di Gesù accanto a noi

1) La liturgia della Chiesa ci presenta la figura di Giuseppe

È bello notare come, nella quarta domenica di Avvento, quindi l'ultima che precede il ricordo della nascita di Gesù, la liturgia della Chiesa ci presenta la figura di Giuseppe.

Sì, il brano del Vangelo di Matteo, ci dice: ecco come avvenne la nascita di Gesù.

In brevi righe ci racconta la situazione di Maria e subito si mette a parlare di Giuseppe.

Beh, la figura di Giuseppe è un po' offuscata , se vogliamo, dallo splendore del resto della Santa Famiglia.

2) Se si chiama santa Famiglia è proprio perché c'era anche Giuseppe

Gesù, Maria ovviamente attira su di sé tutta l'importanza, però non dimentichiamo che, se si chiama Santa Famiglia è proprio perché c'era anche Giuseppe.

Diversamente, voi lo sapete, Maria rischiava di essere considerata una ragazza madre e in quel caso Gesù sarebbe stato figlio di N.N.

Invece la presenza di Giuseppe costituisce per quel nucleo straordinario e unico nella storia dell'umanità, la pienezza di una vita umana, che si esprime proprio nella vita della famiglia.

3) La famiglia: una piccola Chiesa

Non è infatti una novità di oggi, né del Concilio Vaticano II definire la famiglia una piccola Chiesa.

E allora credo che nella famiglia vada riconsiderato il ruolo di ciascuno dei componenti, alla luce, o se volete come per fare riferimento all'insegnamento di oggi pomeriggio, nel discernimento per controllare se la nostra famiglia è veramente secondo la linea.

Se nel vostro discernimento personale dovevamo metterci nel controluce sullo splendore di Gesù, allora lo splendore della Santa Famiglia di Nazaret ha per noi qualcosa di molto importante da dire sulle nostre famiglie.

Siete d'accordo? Tuttavia il brano del Vangelo ci parla abbastanza diffusamente di Giuseppe e dobbiamo dire che nei vangeli non è che si trova chissà quanto materiale sulla persona di Giuseppe, ma quel poco che viene detto, quell'essenziale che viene detto è di una straordinaria importanza.

In poche parole, in poche righe viene tracciata la persona e la personalità di Giuseppe.

4) Giuseppe suo sposo era giusto

Pensate la scrittura che cosa dice di lui: Giuseppe suo sposo era giusto.

Era giusto, un dato di fatto.

Ora essere giusti significa molte cose: significa umanamente una persona matura, con dei principi saldi, con una struttura religiosa forte, non evanescente, non traballante, ma anche con dei valori umani provati.

Non si dice niente della famiglia di Giuseppe, se non che era discendente di Davide.

Però nei vangeli non si parla della mamma di Giuseppe, se aveva fratelli, sorelle, non sappiamo nulla di lui.

Sappiamo solo che egli era uomo giusto.

E dire giusto significa dire che quello che lui è adesso, se ricordate nell'insegnamento di oggi pomeriggio, è il frutto di quello che era stato prima.

Come ha fatto Giuseppe a diventare uomo giusto? Di colpo è diventato uomo giusto? No.

Giuseppe come Maria, delle persone perfette nel loro equilibrio umano e nella loro disposizione verso Dio, la loro apertura di cuore verso Dio.

Che cosa li ha resi così? Una vita straordinaria.

Qualche cosa di pazzesco, di incredibile, di irraggiungibile, d'impossibile da farsi? No, l'esperienza delle loro famiglie.

5) Gesù nasce in una famiglia

E tutto questo ci fa capire che Gesù nasce in una famiglia, va beh però per opera dello Spirito Santo, ma nasce in una famiglia, che da tempo era stata preparata dal soffio dello Spirito ad accogliere una così grande missione.

Perché da generazioni ormai in quella famiglia si vivevano i valori della legge di Mosè, non in modo farisaico, cioè semplicemente ubbidendo a delle norme, ma incarnando nel proprio cuore il significato di tutto quello che Dio aveva rivelato nella storia della salvezza.

Non una religiosità tradizionalistica, ma una vera fede.

E la vera fede, voi lo sapete, un'autentica fede che si incarna in un'autentica spiritualità, è sempre molto concreta.

Volete conoscere una persona spirituale?

Guardate se è concreta, perché Gesù lo ha detto: non chi dice Signore, Signore, ma chi fa la volontà del Padre mio.

6) Giuseppe definito uomo giusto, aperto al'intervento di Dio nella storia

Quindi evidentemente Giuseppe è definito uomo giusto, vuol dire uomo che è equilibrato, che è onesto per tutto ciò che riguarda le cose del mondo, ma è anche giusto nei confronti di Dio, significa aperto all'intervento di Dio nella storia.

Da che cosa lo capiamo? Lo capiamo da quest'ultima frase del brano di oggi: Destatosi dal sonno Giuseppe "fece" come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa Maria.

Ma come? Chiunque tra di noi sicuramente nutrirebbe dei sospetti nei confronti di una persona che prende le decisioni nella propria vita in base ai sogni.

Se qualcuno vi venisse a dire: ho sognato la nonna, ho sognato il nonno e mi ha detto questo e quest'altro e allora facciamo così.

Cosa pensereste veramente dentro di voi? E allora perché nei confronti di Giuseppe noi non abbiamo lo stesso atteggiamento?

In fondo Giuseppe decide di fare quello che gli è stato detto durante un sogno.

Ma allora Giuseppe è un sognatore? Giuseppe è un vanerello, un emozionalista, uno che fa quello che sente in quel momento?

No, Giuseppe è uomo giusto, dice qui Matteo.

È giusto cioè aperto alla grazia di Dio, significa abituato a riconoscere Dio nella storia di tutti i giorni.

7) Santuario della Madonna dei fiori a Bra

Già lo dicevo nelle omelie di questi giorni.

Se a qualcuno di voi è capitato di recarsi al santuario della Madonna dei fiori a Bra, probabilmente si ricorderà che vicino al santuario vecchio, c'è una lapide marmorea, che riporta le parole dell'Abbè Peiramal, che era il parroco di Lourdes ai tempi delle famose apparizioni ( 1858 ).

E diceva, interrogato da qualcuno che voleva sapere: ma sarà vero, non sarà vero, e questa Bernadette così ignorante…. cosa sono tutte queste novità?

8) Per chi ha fede anche un semplice fiore che sboccia è un segno di Dio che interviene nella storia

E l'Abbè Peiramal era solito rispondere con questo concetto: per chi ha fede, anche un semplice fiore che sboccia è un segno di Dio, che interviene nella storia.

Ora lì a Bra è messo appositamente, perché, se non ricordate, lì c'è stato il prodigio dei pruni selvatici, che in pieno inverno, erano tutti fioriti.

Anzi penso che se in questi giorni, in queste settimane doveste andare a Bra, al santuario vedreste i cespugli senza neanche una foglia, ma tutti fioriti con dei piccoli fiorellini bianchi.

A ricordo del prodigio che era avvenuto nel 1500, per salvare questa ragazza, che doveva essere aggredita da due lanzichenecchi, è fiorito questo cespuglio, intorno a un'edicola cella Madonna.

Questi due soldati, vedendo che lei si aggrappava all'immagine della Madonna, in spregio, visto che i lanzichenecchi erano dei protestanti, che venivano dal nord Europa e andavano giù a Roma a fare il famoso sacco di Roma, e allora in sprezzo a quest'immagine sacra che raffigurava la Madonna, spararono contro l'edicola, e da questa edicola scaturì sangue.

Non sappiamo bene che cosa successe ai due lanzichenecchi, a me piace pensare che questo segno li abbia indotti a riflettere e a pensare; e amo anche pensare che, nel profondo del loro cuore, pur essendo dei mercenari così abituati alla violenza, qualche cosa sia rimasto dentro di loro. In fondo se Dio si è servito del far sbocciare dei fiori per attirare l'attenzione, allora vuol dire molte cose.

9) Giusppe riconosce la voce di Dio anche quando sogna

E nella liturgia di oggi abbiamo molti riferimenti su questo, perché Giuseppe riconosce la voce di Dio che gli parla quotidianamente, però la riconosce anche quando sogna!

Perché? Perché Giuseppe è abituato a parlare con Dio ed è anche abituato ad ascoltare la voce di Dio, dunque la riconosce in qualsiasi momento.

Lo riconosce mentre lui sta piallando o sta preparando qualche lavoro di falegnameria, lo riconosce quando va alla sinagoga, lo riconosce quando probabilmente andava al tempio a Gerusalemme, visto che se lo poteva permettere.

Gli artigiani, nella società ebraica erano una classe abbastanza elevata e quindi potevano permettersi di fare pellegrinaggi a Gerusalemme più che una volta.

Però Giuseppe aveva un cuore limpido e aperto per questo era capace di riconoscere Dio che gli parlava, anche durante un sogno.

E quando Dio gli mandò un angelo per dirgli certe verità, Giuseppe non si stupì, non fece le cose grandi, non le fece neanche piccole però.

Capì, Dio gli mandava quel messaggio e fece quello che gli veniva detto.

10) Giuseppe si contrappone diametralmente alla figlia del re Acaz

Vedete la figura di Giuseppe si contrappone diametralmente alla figura del re Acaz, che avete sentito nella prima lettura.

Isaia era sommo sacerdote al tempio ed era abituato a parlare con i potenti e il re Acaz aveva paura, perché il regno stava per essere aggredito e invaso.

Cosa fa? Manda subito degli emissari, degli ambasciatori in Assiria, vuole fare un'alleanza, però non vuole fidarsi di Dio.

E Isaia mandato da Dio gli dice: devi fidarti di Dio, arrenditi e sarai salvo.

Ma il re non voleva sentire ragione e allora usa una scusa, perché Isaia dice: chiedi un segno al Signore, Lui te lo darà.

E il re risponde con una frase che sembra religiosa, ma che è molto velenosa: io chiedere un segno al Signore, non sia mai detto, non voglio compiere questo abominio, non voglio tentare il Signore……

h! perché chiedere un segno al Signore è tentare il Signore?

Tanto più che è stato il Signore stesso a mandare Isaia: vai a dire al re che mi chieda un segno, io glielo darò.

11) Il re sapeva benissomo che cosa voleva Dio, ma lui aveva in mente qualcos'altro

E il re che sapeva benissimo che cosa voleva Dio, ma lui aveva in mente qualcos'altro, trovò la scusa falsamente religiosa: no, non si chiedono queste cose a Dio.

Per certe persone è meglio stare nell'illusione dell'ignoranza, piuttosto che conoscere sinceramente la verità di Dio.

E il re Acaz era uno di questi, conosceva che Dio voleva che si abbandonasse nelle sue mani, sapeva che Dio gli chiedeva: ti lasci guidare da me?

E lui aveva già preso un'altra decisione: no, non mi voglio lasciar guidare da te e troverò la scusa falsamente pia di dire: non chiederò nessun segno.

12) Alleanza con l'Assiria

Questa alleanza con l'Assiria lo tenne a riposo per pochi decenni.

Infatti nel 721 a.c. il regno del nord, che come capitale aveva Samaria, venne presa.

E il regno del sud durò poco, anche il regno del sud fu distrutto, furono deportati ecc.

L'alleanza che il re aveva compiuto cercando delle sicurezze con la politica, con le armi, non durò molto; mentre se si fosse fidato di Dio, il re, che cosa avrebbe provveduto per il suo popolo?

Dunque su questa linea c'è una domanda seria, che dobbiamo fare a ciascuno di noi.

La parola di Dio è vera, siete d'accordo con me?

Quello che Dio dice una volta lo dice e vale per tutto il tempo in cui vale Dio.

se Dio dice: chiedimi un segno, se lo ha detto una volta, può non chiederlo più?

Che vuol dire che Dio chieda: chiedimi un segno!

Non vuol forse dire in sostanza: coinvolgimi nella tua vita? Non vedo l'ora di farti vedere che ci sono!

13) Il Signore desidera giudarci

Allora nella nostra storia personale è importante capire questo: che il Signore desidera darci i segni della sua presenza.

Cosa vuol dire? Che il Signore desidera guidarci, guidarci quotidianamente, ma guidarci molto di più nelle scelte importanti della nostra vita.

Ed ecco che entra l'altra parola importante di questa domenica; la troviamo nella lettera di S. Paolo ai romani.

Qui dice: Paolo servo di Gesù Cristo, apostolo per vocazione; ed ecco la parola chiave della riflessione di oggi: vocazione.

Dio chiama. Dio ha chiamato il re, ma il re non voleva ascoltare.

Dio ha chiamato Maria e Maria ha detto: eccomi, sono la serva del Signore.

Dio ha chiamato Giuseppe e Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore, Dio ha chiamato Paolo che da persecutore divenne evangelizzatore.

Dio ha chiamato e chiama ciascuno di noi, chiama oggi a realizzare la nostra vocazione e la nostra vocazione costituisce quel famoso mazzo di fiori, che ingentilisce l'aspetto della Chiesa.

Cosa vuol dire? Non tutti hanno la stessa vocazione, ma tutti sono chiamati a far parte del medesimo bouquet.

E in questo bouquet chi è messo prima, chi è messo dopo, ma tutti passiamo per ingentilire la sposa di Cristo.

14) C'è un progetto preciso si ciascuno di noi

Ora qual è la tua vocazione? Io non ho detto qual è stata, anche se so benissimo che tra di voi la maggioranza, a suo tempo, già fece una scelta di vita: siete sposati, alcuni sono da sposare, alcuni sono vedovi, altri invece siete con una consacrazione di particolare tipo.

La vocazione, la tua vocazione oggi non si esaurisce con quel si che dicesti a suo tempo, perché?

Perché nessuno di noi è nato per caso e non siamo qui per caso.

C'è un progetto preciso su ciascuno di noi, e come dicevo stamattina alcuni di loro hanno sentito, ma altri ancora non l'hanno sentito, specialmente voi giovani.

È il tempo che vi mettiate all'ascolto, non come il re, ma ascoltate Isaia che dice a me, ma lo dice a tutti: chiedi un segno al Signore.

Vuol dire chiedi al Signore: per quale vita sono nato?

E non importa se i tuoi capelli sono bianchi, perché tu oggi puoi domandarti la stessa cosa: per quale vita sono nato?

Il mio vivere di adesso è una risposta a una chiamata di Dio?

Oppure è un camminare per inerzia: ormai mi sono abituato, ormai c'è questa struttura mentale, andiamo avanti su questa linea qui, tanto ormai…

Questa non è vocazione.

Di più ancora, siete per la maggior parte educatori, a vario titolo a vario grado: dall'essere genitori, all'essere insegnanti, all'essere religiosi, all'essere catechisti.

In qualunque modo voi siate: padrini, madrine, nonni, zii, siete educatori.

Cosa significa? Significa collaboratori di Dio nello scoprire per quale vita, non solo voi siete nati, ma anche le persone che Dio vi ha affidato.

Quando voi cercate di scoprire per quale vita sono nati gli altri, non vi rendete conto che state scoprendo anche per quale vita siete nati voi?

E sì, perché voi siete nati forse, forse proprio per quello, cioè per dire: per quale vita sei nato, figlio mio?

Cosa vuole il Signore da te, figlia mia?

E allora scoprite la bellezza della vostra vocazione famigliare, matrimoniale, o se volete genitoriale.

15) Il vero genitore

Perché il vero genitore è quello che fa diventare i propri figli giusti come Giuseppe.

Cosa vuol dire? Equilibrati, maturi, che sanno vivere nel mondo.

Ma si occupa soprattutto della crescita spirituale.

In sostanza le parole sono molto semplici, il concetto è molto semplice, quanto poi alla traduzione concreta questo compete voi, è il vostro modo di esprimervi nella vostra famiglia, ma il concetto deve essere questo: figlio mio, figlia mia sono il tuo genitore, sono tua mamma, sono tuo papà, che cosa sarai tu un domani?

Non che cosa farai, non che lavoro farai, ma cosa sarai?

Hai già chiesto al Signore che cosa tu sei nel suo cuore?

Sei un papà, sei una mamma, sei una suora, sei un sacerdote, sei un religioso, sei un diacono, cosa sei nel cuore di Dio?

Quello che farai è un'altra cosa, quello che tu sei.

E io che sono il tuo genitore sono al tuo servizio e io ti servirò, non sono il tuo domestico, il tuo valletto, sono il tuo servo, che è molto di più di valletto e domestico.

Io servo la tua anima, non il tuo corpo e io ti aiuterò tutti i giorni della mia vita, finché avrò fiato, per non solo farti scoprire per quale vita tu sei nato, ma per aiutarti a portare a compimento ciò che Dio ha messo dentro di te.

Il Signore ti chiama a formare una famiglia? Bene, io tuo padre o tua madre ti servirò tutti i giorni della mia vita, finché avrò forza e fiato per poterlo fare ti aiuterò, perché tu possa essere un bravo papà o una brava mamma.

Il Signore ti chiama a una vita di consacrazione: Sacerdozio, vita religiosa, io ho questa vocazione.

Come genitore, il mio compito di fronte a Dio è quello: ti devo servire, sono al tuo servizio per aiutarti ad essere una brava suora, un bravo sacerdote, un bravo religioso, ecc., perché la vocazione del genitore è quella.

Non quella di guidare la macchina per portare il figlio all'allenamento o a danza o a nuoto o a chi sa che cosa; quello sono solo dei compiti che ti vengono di conseguenza.

Ma la vocazione cristiana alla famiglia esige questo, anzi tu non sarai mai felice, finché non avrai realizzato la tua vocazione, perché sentirai che dentro di te c'è un vuoto.

Tu sei nato per quello, esisti per quello, nel cuore di Dio tu sei quello, non puoi farlo semplicemente come uno stipendiato, tu lo sei e finché tu non lo sei e non realizzi ciò che sei, ti senti emarginato, non realizzato.

E non c'è niente, non c'è carriera, non c'è denaro, non c'è niente che tu possa anestetizzare il vuoto che eventualmente tu potresti sentire dentro di te.

Vedi, Giuseppe era già aperto alla voce del Signore.

Un semplice sogno gli permetteva di dire cosa doveva fare. Il re non voleva sentire ragioni: chiedimi un segno.

16) Dio sta dicendo: Io ti guiderò, ti illustrerò il mio progetto su di te

Dio sta dicendo: chiedimelo e io ti guiderò, io ti illustrerò un passo dopo l'altro che cosa sei, io ti illustrerò che cosa farò di te, io ti illustrerò che posto hai nel mio cuore e nella storia dell'umanità, io ti illustrerò il mio progetto su di te e non c'è nessuno che sia senza progetto.

Allora sulla scorta di quanto abbiamo sentito dalla parola di Dio, in questa Eucaristia, mettiamo il nostro cuore sull'altare, perché il Signore lo riempia della sua presenza, perché il Signore dia una consapevolezza più grande della vocazione che abbiamo ricevuto, una chiarezza maggiore.

Porti una luce più grande nel tuo essere marito, nel tuo essere moglie, nel vostro essere genitori, nel vostro essere figli, nel vostro essere insegnanti, educatori, catechisti, animatori, nel vostro essere religiosi, nella vita di speciale consacrazione, questa è la nostra vocazione.

Come è collocata la nostra vocazione nel cuore di Dio?

17) Stiamo rispondendo a questa chiamata?

Stiamo rispondendo a questa chiamata?

A quelli che sono in età più giovane io dico: non abbiate timore di rispondere a qualunque chiamata il Signore vi voglia dare: dalla chiamata alla famiglia, alla chiamata alla consacrazione o al sacerdozio, non abbiate timore, perché quando il Signore chiama, non solo dà la capacità, ma anche la gioia di percorrere quella via.

Ti dà la forza di superare le difficoltà e il matrimonio non è la via più semplice e voi me lo potete testimoniare, è così?

Però potete sicuramente dirmi che avete sentito in molte occasioni la presenza di Dio venire in vostro soccorso, quando ne avevate bisogno.

18) Insieme alle difficoltà abbiamo la garanzia della presenza di Gesù accanto a noi

Nessuno di noi sarà privo di difficoltà nella propria vita, ma noi siamo fortunati, perché insieme alle difficoltà abbiamo la garanzia della presenza di Gesù accanto a noi, non c'è più niente che ci potrà spaventare.

Come diceva S. Paolo: né la morte, né la vita, né il presente né l'avvenire, né l'altezza né la profondità, né alcuna altra creatura potranno mai separarci dall'amore di Cristo.

Questa è la nostra sicurezza, dunque facciamo come Giuseppe, il quale non ha avuto difficoltà, anche Maria non ha avuto difficoltà, a cambiare tutti i suoi piani.

Giuseppe aveva detto la lascerò andare; Maria aveva detto: ma io non conosco uomo, eppure Dio ha dato loro un segno e loro hanno detto: bene, in fondo che cosa voglio io?

Voglio fare la volontà di Dio, tutto il resto non conta.

Che sia in Italia, in Francia, in Perù non mi interessa, l'importante è: cosa voglio fare?

Rispondi a questa domanda e poi rispondi alla chiamata che Dio ti ha dato.

Nessuno è senza chiamata, bisogna solo scoprire dov'è.