Omelia S.Messa

2-9-2006

Don Mauro Agreste

Dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi. 1 Cor 1,26-31

Considerate la vostra vocazione, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili.

Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio.

Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto: "Chi si vanta si vanti nel Signore".

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 25,14-20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Avverrà come di un uomo, che partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.

A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.

Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque; così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.

Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.

Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: "Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque".

"Bene, servo buono e fedele", gli disse il suo padrone, "sei stato fedele nel poco, ti darò autorità sul molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".

Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: "Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due".

"Bene, servo buono e fedele", gli rispose il padrone, "sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".

Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso, per paura andai a nascondere il talento sotterra; ecco qui il tuo".

Il padrone gli rispose: "Servo malvagio e infingardo!

Sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso?

Avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.

Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti".

Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.

E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

Parola del Signore.

Omlia

Così il Signore è un padrone che raccoglie dove non ha mietuto che è duro, che pretende, e che sembra anche vendicativo, ah! Ah! eh!

Tu non hai fatto questo bene, toglietegli quello che ha e dateglielo a chi ne ha già dieci, perché così chi ne ha già tanto ne avrà ancora di più, piove sempre, piove sempre sul bagnato, oppure non è così.

Che cosa vorrà dirci il Signore attraverso questa parabola: forse vuole dirci che il regno di Dio è di chi se lo prende, ditelo: il regno di Dio è di chi se lo prende; forse vuole dirci che non abbiamo acquisito dentro di noi il senso della proprietà del regno di Dio il regno di Dio è di Dio non è nostro può succedere?

Quando pensiamo al regno di Dio a che cosa pensiamo al Paradiso pensiamo al luogo dove c'è Dio, dove c'è la Madonna, dove ci sono gli Angeli, e pensiamo di entrare come ospiti, andare a una festa stare lì vero?

Tutti ben vestiti con una coppa di champagne giriamo per i saloni ecco, sono ospite eh!

E così senza rendercene conto coltiviamo dentro di noi un idea che è simile all'idea di questo servo fannullone, perché non abbiamo capito che il regno di Dio è per noi.

Se ricordiamo che dire regno di Dio significa anche "regola di Dio" forse ci avviciniamo un pochino di più, allora regno di Dio, uguale regola di Dio, uguale modo che ha Dio di pensare la vita degli uomini.

Il regno di Dio è per gli uomini, perché gli angeli vivono già secondo il sogno di Dio, Gesù non ha insegnato agli angeli a dire il Padre nostro è vero?

Anche perché avrebbe dovuto dire agli angeli Dio nostro, Dio per gli angeli è il Creatore; per noi è il Padre, perché il Figlio si è fatto carne affinché la carne diventasse figlia ci siamo fino qui?

Ed è a noi che Gesù ha insegnato a dire il Padre nostro dicendo: "Sia fatta … come" che significa "Padre che la tua volontà sia fatta sulla terra nello stesso modo in cui è fatta nei cieli", questo diciamo quando diciamo il Padre nostro, quindi gli chiediamo la forza di concretizzare il suo pensiero, di avere dentro di noi i medesimi sentimenti che furono di Cristo Gesù.

Se avete fatto attenzione in questi giorni, tutto il lavorio che abbiamo cercato di iniziare per la conoscenza dello Spirito dell'uomo, della mente dell'uomo, per il corpo dell'uomo, non è nient'altro che cercare di concretizzare questa parola del vangelo.

La tua volontà sia fatta in me così come è fatta in Gesù Cristo.

Ecco perché il servo fannullone si vede portar via il talento, e c'è un indizio che ci fa capire l'atteggiamento mentale di questo servo.

Tu non hai seminato, raccogli dove non hai sparso, per paura, primo indizio, andai a nascondere il talento sotterra, ecco qui il tuo, il tuo talento non è il mio, si tu l'hai messo nelle mie mani, ma io lo tenuto sulle mie mani non come qualcosa che mi appartenesse, come qualche cosa che ti appartiene, dunque l'ho preso proprio così con timore in un fazzoletto per non rovinarlo neanche, non mi sono impegnato a custodire una cosa che tanto non è mia.

Che cos'è mio? Dice il fannullone, il fannullone la paura, quella mi appartiene, e me la tengo ben cara e la accarezzo ben bene, la paura, per paura ho preso il tuo talento e lo nascosto perché non lo volevo neanche toccare.

Questo è l'atteggiamento della persona carnale, dell'uomo vecchio, dell'uomo vecchio che non ha ancora capito che fare la volontà di Dio significa essere liberati dal dominio della carne, e il dominio della carne è principalmente un modo di pensare, di ragionare che è lontano dal modo di Dio.

Essere lontani dal regno di Dio la sarà pianto e stridore di denti, perché semplicemente per questo, perché tu non ti sei appropriato di ciò che Dio ti ha donato non che ti ha imprestato. Il regno di Dio, se lo immaginiamo così un po' fiabescamente come un grande palazzo dove noi siamo invitati, è un posto che non visiteremo mai, perché il regno di Dio non è una festa in un grande palazzo dove noi siamo gli ospiti, il regno di Dio è la nostra festa, nel nostro palazzo dove in famiglia facciamo festa.

Il regno di Dio è tutto questo, e non è il regno di Dio è il nostro regno, perché il desiderio di Dio è che siamo una famiglia, la sua famiglia.

Il desiderio di Dio è che non troviamo delle difficoltà a rapportarci con lui perché quello che lui ci dà è talmente prezioso che non osiamo toccarlo.

A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha, il primo servitore che ha ricevuto cinque talenti, ha preso questi talenti e li ha fatti diventare suoi, cosa significa?

Ha preso questi talenti e ha detto sono miei, ora poiché mi interessa vivere bene, della roba mia che faccio l'amministro bene, la traffico finché ottengo un guadagno del cento per cento, ed ecco che ha altri cinque talenti.

Il padrone ritorna oh!!, vedi hai capito che cosa volevo, volevo che quello che io ti ho dato diventasse tuo, e come un grande benefattore che venisse da te e ti dicesse senti: "Mi sei simpatico, vedo che sei una persona intraprendente, eccoti qua due milioni di euro, fai quello che vuoi".

Allora la persona intraprendente dice, ah!! Due milioni di euro, beh!

Sicuramente gli e li dovrò restituire, ma prima di restituirglieli che cosa farò?

Ne guadagnerò altri due, così a lui gli e ne do due, e io mi tengo gli altri due e divento ricco.

Li uso i suoi come se fossero miei, anzi sono diventati miei che cosa fanno le banche con i nostri soldi?

Fanno così, voi mettete i soldi i vostri risparmi in banca e loro li usano come se fossero i loro ci guadagno sopra, poi a voi restituiscono semplicemente quello che avete messo, con un ridicolo tasso d'interesse chiusa la parentesi, tanto ho già detto tutto, quindi non devo dire altro.

Cosa fanno sono i servi furbi, si sono presi quello che non è loro, l'hanno trafficato come se fosse loro in modo tale da avere un tornaconto.

Il servo furbo fa così e si sente dire dal padrone: "Bravo vedo che hai capito quello che è mio è tuo".

Il primogenito dei due figli uno il secondo se n'era andato via di casa aveva sprecato i soldi, vi ricordate no?

Ritorna, grande festa, l'altro non entra in casa "Ecco questo è andato, a fatto eccetera e tu adesso gli hai fatto una festa, a me invece che sono sempre stato qui non hai neanche dato un capretto".

Il padre sconvolto lo guarda e dice: "Ho sentito bene? Ma tu mi dici questo?

Ma come tu che sei sempre con me non hai ancora capito che quello che è mio è tuo?

Ma allora io chi ho avuto in casa? Un figlio o un estraneo?

Io non avevo bisogno di servitori perché di servitori ne ho già tanti, io volevo un figlio, volevo che tu sapessi che non è che tu debba chiedermi il permesso di vivere in casa tua."

Allora ecco che cosa significa: "A chi ha sarà dato!" a chi ha, vuol dire che uno che è entrato talmente nel cuore, che vive la vita cristiana non come un obbligo; è diventata la sua vita, non è un adeguarsi a delle leggi esteriori, è essere entrato nella salvezza, non è ubbidire a delle leggi, non è vivere una religione ma essere entrati nella vita nuova, non dico neanche in una fede, perché la fede potrebbe essere anche carnale l'abbiamo visto ieri è vero o no?

Si tratta di fare l'esperienza della vita nuova, vuol dire, io non sono più di questo mondo, vivo nel mondo ma non lo sono più, vivo con il mio corpo, con la mia mente ecc. ecc. ma i pensieri sono quelli di Dio.

Custodisco in me quelli che sono i pensieri, i sentimenti, i desideri che furono di Cristo Gesù.

Perché Paolo non dice di Gesù Cristo, ma dice di Cristo Gesù, perché dice dell'unto del consacrato Gesù, e allora noi siamo gli unti i consacrati di Dio per avere, per acquisire il pensiero di Dio quel pensiero che ci cambia il modo di ragionare nostro che ci stacca dalle nostre abitudini dalle nostre strutture mentali anche se fossero molto religiose, stiamo bene attenti non conta niente la competenza, l'intelligenza, le lauree che possiamo avere e tutte le sapienze che possiamo avere, possiamo conoscere a memoria tutti i commentari biblici sapere benissimo tutta la bibbia a mente, non conta a niente, perché quello che conta e che abbiamo in noi una mente diversa, una mente spirituale, una mente che ragiona con il pensiero di Dio, una mente spirituale cioè una mente in cui lo spirito Dio soffia e la mente si adegua al suggerimento di Dio, una mente che è talmente in comunione da essere continuamente a contatto con Dio, la famosa testa nei cieli e corpo sulla terra.

Lo spirito nostro in una continua contemplazione, continua presenza, ma non estraniato dal posto in cui viviamo dal tempo in cui viviamo, essere qui nel mondo, non del mondo.

Questo è un po' l'itinerario che abbiamo cercato di percorrere in questi giorni, e come vedete qui la parola di Dio che è quella del giorno non è stata cambiata, ci accompagna sempre su questo cammino, siamo tra quei servi che vedono quel talento e dicono non è mio quindi lo nascondo perché uh!

Per carità che non si rovini mai e! Oppure dico e mio beh!

Se si rovina colpa mia, ne avrò le conseguenze, però rischio, però esco dal cerchio delle mie certezze e cammino secondo quello che è utile, perché questo regno cresca.

L'altro aspetto che forse vale la pena di sottolineare anche brevemente ci viene dalla lettera che Paolo scrive alla comunità di Corinto, dove mette in chiaro di fronte a ciascuno di noi la situazione concreta in cui siamo, non ci sono tra di noi molti sapienti, molti nobili, molti ricchi, Paolo ci dice guardate secondo il mondo abbiate un idea molto chiara di che cosa siete, considerate che cosa siete e noi l'abbiamo fatto, stiamo considerando che cosa siamo, abbiamo ascoltato la parola del Signore che ci ha rivelato chi siamo, che cosa è l'uomo, perché nella verità noi abbiamo la possibilità di cambiare di essere trasfigurati, di vivere questo cambiamento completo di punti di riferimento, e quindi anche di mentalità, e quindi anche di ragionamento, e quindi anche di azioni.

Paolo dice: "Non state a valutare quanto valete nel mondo, perché sapete bene che non siete tra i più importanti, ne tra i più intelligenti, neanche tra i più belli, neanche tra i più sani; siamo un popolo così di ammalati, di feriti, di peccatori, ma Dio ha fatto qualche cosa di straordinario per noi Lui è venuto e nella sua croce noi abbiamo la salvezza, perché tutto ciò che fa parte della vita del mondo con tutti i suoi limiti, quindi la poca nobiltà, la poca intelligenza, la poca resistenza ecc. ecc.

A modi di esempio e stato tutto crocifisso con Cristo, e tutta questa esperienza di morte è già morta, noi non siamo più succubi di questa morte perché in Gesù Cristo tutti questi limiti sono già stati uccisi, ditelo uccisi.

Non ci sono più, questo è ciò che Dio dichiara nella scrittura e la nostra fede ci serve per applicare ciò che Dio dichiara per cambiare la nostra mentalità, se Dio dichiara che noi siamo morti, noi siamo morti il Signore non ci chiede di essere crocifissi un'altra volta individualmente, l'ho già detto in questi giorni, perché è già stato crocifisso Lui una volta per tutti e noi in lui, quindi siamo già morti, e le opere della carne sia quelle mentali che quelle corporee devono ricordarsi che sono già morte, sono degli zombi.

Ora nella lettera ai Romani al capitolo sei al versetto sedici, si dice una specie di provocazione, una provocazione che ci è fondamentale; San Paolo l'esprime in un discorso più elevato, io lo traduco in maniera molto semplice, ognuno si sceglie il suo capo.

Allora se la parola di Dio dichiara siamo già morti in lui e siamo già risorti noi dobbiamo: uno applicare la fede a questa dichiarazione di Dio, e abituare la nostra mente, la nostra psiche a ragionare non più come ragiona il mondo ma come ragiona Dio, e Dio dice sei già morto, sei già risorto io ho già giudicato il tuo peccato e lo già distrutto, sei già salvo; dobbiamo abituare la nostra mente a ragionare così, perché non è abituata a ragionare così.

Ma non e sufficiente abituare la nostra mente a ragionare così, e necessario che a questo ragionamento seguano le conseguenze cioè la disciplina dello Spirito Santo, quando tu hai conosciuto nella fede e hai applicato nella fede questa dichiarazione di Dio ricordati che sei chiamato a far morire le opere della carne.

Vedremo oggi nell'insegnamento come possiamo accostarci per concretizzare questa verità, da questo dipende la possibilità di diventare persone spirituali oppure il restare così come siamo, e restare così come siamo ci ricorda San Paolo nel capitolo settimo è pericoloso, perché diventiamo schiavi della legge e la legge non salva, invece nel capitolo otto della lettera ai Romani ci viene detto che chi è dominato dallo Spirito di Dio questo è libero.

Ci sarà tutto un lavoro che potrebbe durare anche degli anni, ma che farà solo colui o colei che ha deciso di essere una persona spirituale, cioè che ha deciso di fare l'esperienza della salvezza, che ha deciso di vivere la vita nuova chi non ha preso questa decisione dentro di se, è come quel servo infedele, quel servo fannullone che non ha preso il regno di Dio e dunque non ne farà parte e come quell'invitato alle nozze del Re che entra dentro e il Re dice: "Che ci fai tu qui che non hai l'abito nuziale, e sarà buttato fuori dove è buio, dove pianto dove è stridore di denti, perché, perché non era mai entrato, si non era mai entrato, in quel palazzo lui ci è entrato solo con la fantasia, non con lo spirito, quindi non c'era e se non c'era il suo posto non è li dentro, neanche in forma di sogno; il suo posto è fuori, dove c'è il freddo, il buio, dove c'è il pianto, dove c'è lo stridor di denti, non è che Dio ti faccia entrare nel paradiso e poi dopo ti dica: "Bene adesso te ne vai all'inferno, tu non ci entri proprio, perché non ci sei mai stato, non ci sei mai stato".

Signore la tua parola è un abisso di bellezza, di sapienza, di forza senza confini, meno male che la tua parola dichiara che il cuore dell'uomo è un abisso, che il cuore dell'uomo è come un abisso che sente l'eco del tuo abisso, e vuole essere ricolmato dell'acqua viva che scaturisce da te, per mezzo del tuo Spirito applica dentro di noi la salvezza e donaci la grazia della docilità ai tuoi suggerimenti.

Sia lodato Gesù Cristo.