Inaugurazione anno

6-10-2007

Don Mauro Agreste

Indice

1) Il Signore ci invita a valutare quanto abbiamo ricevuto e di tutto quello che lui ha dato a noi
2) Uno dei guai che ci affliggono, in questi tempi, è proprio l'insensibilità, l'indolenza, il disinteresse, la superficialità
3) Un atteggiamento di disimpegno va, evidentemente, contro il primo comandamento
4) Se il centro della relazione sono io, allora è evidente che io devo privilegiare solo quello che mi fa comodo.
5) E questa dicotomia diventa sempre più evidente per quelli che ascoltano veramente la voce del Signore
6) Siamo qui per approfondire tutto ciò che Gesù ha insegnato per sperimentarlo nella nostra vita
7) "Io vivo in voi; approfondire la conoscenza di me significa rendermi visibile nelle vostre vite"
8) Uno dei sette vizi capitali che si chiama accidia, significa non fare nulla per la crescita del proprio spirito
9) A Lui non serve avere coloro che vivono nell'Antico Testamento
10) Che cosa vuol dire questo fatto di essere tuo figlio?
11) Poiché siamo inseriti nella Trinità come mistero del Corpo mistico
12) Essere figli di Dio significa: far vedere che Gesù Cristo abita in noi e che noi siamo inseriti in Lui
13) Se è Gesù Cristo che abita dentro di te, tu non ti limiti a fare il minimo, ma tu progetti
14) Siamo chiamati a seminare
15) Se ti manca lo zelo per la casa del Signore, tu avrai zelo solo per i tuoi interessi
16) "L'albero non si riconosce dalle foglie, ma dai frutti"
17) Il frutto, che il Signore si aspetta è il frutto che ti rende: la presenza di Gesù.

1) Il Signore ci invita a valutare quanto abbiamo ricevuto e di tutto quello che lui ha dato a noi

"Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete, molti lo avrebbero desiderato, ma non accadde per loro".

Si inserisce, un po' sulla scia del discorso che abbiamo avuto già ieri sera, perché fa parte delle letture della settimana, in cui il Signore ci invita a valutare quanto abbiamo ricevuto.

A rendersi conto di tutto quello che lui ha dato a noi, e noi abbiamo ricevuto.

Forse, in molti casi, non ci siamo molto resi conto di quali preziosità il Signore ci abbia consegnato; e allora la liturgia di oggi, come quella della settimana, ci invita a diventare sensibili.

2) Uno dei guai che ci affliggono, in questi tempi, è proprio l'insensibilità, l'indolenza, il disinteresse, la superficialità

In realtà sappiamo molto bene che uno dei guai che ci affliggono, in questi tempi, è proprio l'insensibilità, l'indolenza, il disinteresse, la superficialità.

Questo è un atteggiamento abbastanza diffuso, che diventa più evidente in tutto ciò che si riferisce a una vita di fede.

Si è ingenerato, da qualche decennio a questa parte, un processo perverso che fa pensare che tutto quello che proviene da Dio ci sia dovuto; e che quindi sia normale che noi dobbiamo beneficiare, abbiamo diritto a tutto.

Abbiamo diritto a una vita serena, abbiamo diritto al benessere, abbiamo diritto alla salute, abbiamo diritto al figlio e abbiamo diritto al figlio sano, e dato che abbiamo diritto al figlio sano, allora possiamo anche decidere quali sono le cellule che devono vivere e quelle che non devono vivere.

Questione solo di poche settimane fa.

Quei giudici, in Sardegna, che gravissimamente oltre a scavalcare la legge degli uomini, hanno ignorato completamente la legge di Dio.

Allora si tratta proprio di diventare spietati.

3) Un atteggiamento di disimpegno va, evidentemente, contro il primo comandamento: non avrai altri dei di fronte a me

Tutto questo che sembra, a prima vista, un atteggiamento di disimpegno va, evidentemente, contro il primo comandamento: non avrai altri dei di fronte a me.

Sebbene non siano ancora molto diffuse le pratiche di altre divinità o di altre religioni, però possiamo sicuramente ammettere che uno degli altri dei che è continuamente in competizione con l'unico vero Dio, si chiama: io.

L'individualismo con tutto ciò che serve ad alimentare l'adorazione che gli uomini, in generale, hanno di se stessi; il centro di tutta la vita diventiamo noi.

Dico, evidentemente, un noi generico, tanto per intenderci in quale tipo di cultura piano, piano, ci stiamo addentrando sempre più.

Il Santo Padre ha messo in guardia, di fronte a questo atteggiamento che è di individualismo e che porta al relativismo.

È bello parlare di relativismo: tutto è relativo; che cosa vuol dire che tutto è relativo?

Relativo vuol dire che ha altri punti di riferimento, altre relazioni.

Ora voi capite che se il centro delle relazioni diventa l'io di una persona; ognuno ha il suo centro di relazione.

Questo vuol dire, che l'uno per l'altro, diventa uno sfruttatore.

4) Se il centro della relazione sono io, allora è evidente che io devo privilegiare solo quello che mi fa comodo. Quando c'è la malattia …

Perché se il centro della relazione sono io, allora è evidente che io devo privilegiare solo quello che mi fa comodo.

Carissimi, non vi pare di vedere la fotografia di quello che sta accadendo, quotidianamente, dinnanzi ai nostri occhi?

Le difficoltà non vengono affrontate, vengono scartate, vengono in qualche modo superate ma non affrontate, gli ostacoli vengono abbattuti.

Tanto per parlare, nuovamente, delle cose più gravi, quando c'è la malattia allora piuttosto che affrontare il tempo della sofferenza, della privazione, della fatica e dell'impegno, è molto meglio abbattere il problema piuttosto che affrontarlo, quindi il bambino malato lo si uccide nel grembo della mamma, e l'anziano ammalato, che non è più produttivo, diventa un peso per la famiglia, per la società, deve sentire la partenza da questo mondo come un atto pietoso, un atto dovuto perché non è dignitosa una vita di questo genere.

In tutto questo c'è la vita del cristiano.

La vita del cristiano che si sente inserito in questo mondo, ma non riesce ad approvare tutto ciò che il mondo pensa.

5) E questa dicotomia diventa sempre più evidente per quelli che ascoltano veramente la voce del Signore

E questa dicotomia diventa sempre più evidente per quelli che ascoltano veramente la voce del Signore, gli altri, invece, restano confusi, assorbono la mentalità del tempo e si adeguano al minimo necessario per dire di sentirsi dei fedeli di Cristo.

Siamo chiamati in questo cammino, non solo a conoscere tutto ciò che Gesù ha insegnato, perché semplicemente conoscere sarebbe, per questo cammino, per questa scuola, per questa formazione, sarebbe il fallimento del motivo che la porta avanti.

Conoscere gli insegnamenti di Gesù, va inteso in senso biblico, significa sperimentare ciò che Lui ha detto.

Biblicamente parlare della parola conoscere equivale a dire sperimentare.

E non siamo qui per imparare delle cose che si fermano al cervello.

6) Siamo qui per approfondire tutto ciò che Gesù ha insegnato per sperimentarlo nella nostra vita

Siamo qui per approfondire tutto ciò che Gesù ha insegnato per sperimentarlo nella nostra vita.

Se manca questa seconda parte, dobbiamo essere consapevoli che non abbiamo assolutamente compiuto il cammino che il Signore si aspettava da noi.

Perché il Signore si aspetta questo da noi?

Che acquisiamo i Suoi insegnamenti e che li sperimentiamo?

Perché Lui vuole prolungare la Sua presenza nel mondo attraverso i Suoi discepoli.

Tra le tante cose che noi abbiamo ricevuto, che forse non abbiamo valutato abbastanza, c'è questo fatto: che noi siamo coloro che prolungano nel tempo e nei luoghi la presenza di Gesù.

Ognuno dunque è investito di un grande onore.

Un grande onore nella misura in cui tu credi veramente che Gesù è il Signore, che è il Figlio di Dio e che Lui dalla Sua onnipotenza, ha volto lo sguardo sui di te e ti ha scelto, non solo perché tu sia suo figlio, ma che tu sia anche suo discepolo; che tu nel tempo e nello spazio porti Lui, tu sei il prolungamento di Gesù Cristo.

Se ricordate bene, ieri sera, ma è la liturgia di ieri, si diceva questo: "Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me."

Quello che abbiamo sentito oggi non è che il prolungamento di questo concetto.

La Rivelazione è questo.

7) "Io vivo in voi; approfondire la conoscenza di me significa rendermi visibile nelle vostre vite"

Il Signore dice: "Io vivo in voi; quindi il vostro approfondire la conoscenza di me significa rendermi visibile sui vostri volti, nelle vostre vite".

È quello che stiamo facendo, sarebbe un grande fallimento se noi ci limitassimo a imparare tante cose su Gesù, sugli insegnamenti della Chiesa ecc… questo è normale che debba essere; dovrebbe essere una cosa diffusissima.

Ma per noi no, c'è qualcosa in più.

Questo conoscere significa rendere trasparente, rendere visibile, il fatto che noi viviamo in Gesù Cristo, e Gesù Cristo si esprime attraverso la nostra vita.

Ora voi avete capito che dicendo questo dico la situazione perfetta, cioè come dovrebbe essere la vita di ciascuno di noi, siamo d'accordo?

Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, questo non significa che noi allora diciamo: "Ecco visto che c'è una grande difficoltà tra il dire e il fare, allora noi ci accontentiamo della situazione minima".

No, tutto questo sarebbe una negazione del cammino cristiano e una negazione anche grave.

8) Uno dei sette vizi capitali che si chiama accidia, significa non fare nulla per la crescita del proprio spirito, nella propria relazione con il Signore

E perché è uno dei sette vizi capitali che si chiama accidia, significa non fare nulla per la crescita del proprio spirito, nella propria relazione con il Signore, accontentarsi del minimo sindacale tanto per intendersi.

E non fare nulla per la propria crescita spirituale significa vivere nell'Antico Testamento, cioè semplicemente ubbidendo alle leggi di Dio; i 10 Comandamenti ma anche a tutte le altre leggi della Chiesa, che è già abbastanza.

Ma il Signore da ogni battezzato si aspetta molto di più; non che noi siamo dei servi ubbidienti.

Gesù ha detto che avrebbe potuto far venir fuori figli di Abramo anche dalle pietre del deserto, ve ne ricordate?

9) A Lui non serve avere coloro che vivono nell'Antico Testamento

A Lui non serve avere dei figli di Abramo cioè coloro che vivono nell'A.T. cioè che semplicemente ubbidiscono alle leggi di Dio.

Dio ha voluto nel N.T. che tutti coloro che lo seguono siano suoi figli; che da una parte ci conviene molto essere figli di Dio perché sappiamo che abbiamo un Padre nei cieli, ma d'altro canto c'impegna attivamente.

Il Figlio di Dio non se n'è stato tranquillamente adagiato sul suo trono in Paradiso, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo, divenendo in tutto simile agli uomini, e patendo una morte che è la morte di croce.

Ora tutto questo ci impegna in questa domanda: ma Signore Padre onnipotente se tu mi hai fatto essere tuo figlio, vorrà dire qualche cosa nella mia vita?

10) Che cosa vuol dire questo fatto di essere tuo figlio?

Che cosa vuol dire questo fatto di essere tuo figlio? Che ricevo tutto il Tuo amore? Sicuramente.

Che faccio parte del mistero della Trinità? Anche questo, è un mistero ma ne facciamo parte, perché siamo diventati con Gesù, in Gesù e per Gesù, una e una cosa sola, si chiama: il Corpo mistico di Gesù Cristo.

Qual è un altro nome per dire Corpo mistico di Gesù Cristo? Chiesa.

11) Poiché siamo inseriti nella Trinità come mistero del Corpo mistico tutto questo ci dà grandi vantaggi perché abbiamo la potenza di Dio

Allora poiché siamo inseriti nella Trinità come mistero del Corpo mistico di Gesù Cristo, come Chiesa, allora tutto questo ci dà grandi vantaggi perché abbiamo la potenza di Dio che ci pervade, che ci attraversa, che ci guida, che ci illumina, ci consola, ci fortifica; però deve anche attivarci.

Se manca l'attivazione, c'è qualche cosa che non funziona.

Se non ci sono i fili conduttori che trasportano l'energia elettrica da un posto all'altro, non è che questa energia elettrica si possa accumulare, resta lì inutilizzata, e tutto il potenziale che noi riceviamo è inutile, inutile.

Ora quello che il Signore si aspetta da noi: "Avete ricevuto molto.

Ricordatevi chi siete".

12) Essere figli di Dio significa: far vedere che Gesù Cristo abita in noi e che noi siamo inseriti in Lui

Siamo figli di Dio, ed essere figli di Dio significa: far vedere che Gesù Cristo abita in noi e che noi siamo inseriti in Lui, d'altronde Gesù, nell'ultima cena, aveva detto al Padre: "Io in essi e tu in me."

Noi siamo chiamati a rendere trasparente questa azione di Gesù Cristo, come?

Imparando il Suo modo di pensare, imparando i Suoi insegnamenti; se volete una parola semplice dirò: imparando il Catechismo, imparando la Dottrina, più semplice di così c'è un modo per dirlo?

Ditemi il Catechismo o la Dottrina della Chiesa non è forse il pensiero di Gesù Cristo?

Certo che è il pensiero di Gesù Cristo.

Allora in primo luogo imparare quello che è il pensiero di Gesù Cristo, in secondo luogo agire come Gesù Cristo.

E questo è l'aspetto che ci impegna quotidianamente, anche quando non siamo qui al sabato.

Studiarsi continuamente se il nostro modo di essere lascia vedere l'azione di Gesù Cristo in noi.

Questo dev'essere il più grande degli impegni e delle necessità che dovremmo sentire, perché sai, se Gesù Cristo è trasparente nella tua vita, cioè si vede di fuori, allora tu sei caritatevole, giusto?

13) Se è Gesù Cristo che abita dentro di te, tu non ti limiti a fare il minimo, ma tu progetti

Se è Gesù Cristo che abita dentro di te, tu non ti limiti a fare il minimo, ma tu progetti, concretizzi, realizzi, previeni.

Se Gesù Cristo vive liberamente dentro di te e guida i tuoi pensieri, tu sei continuamente a progettare il modo migliore perché il Suo Regno si estenda, non che aspetti che ti scenda dal cielo la manna tutto già fatto, è vero o no?

Tu dici: ecco vado in questo posto lì, incontrerò quella persona, e avrò l'occasione per dire qualche cosa.

Oppure organizzo questo e quest'altro perché il Regno di Dio si estenda.

Non possiamo essere dei raccoglitori che non seminano, perché i raccoglitori che non seminano non raccolgono niente, dico cose strane?

14) Siamo chiamati a seminare

Allora essere figli di Dio significa capire che siamo chiamati a seminare, qualcuno raccoglierà, ma prima di tutto dobbiamo seminare.

Se il campo di Dio non viene preparato, non viene seminato, non possiamo stare qui ad aspettare di raccogliere.

Allora se la potenza di Dio, se Gesù Cristo che abita dentro di noi diventa visibile, lo si vede in tutto, perché possiamo continuare a fare tutte le cose che riguardano il nostro stato di vita: chi è sposato, chi è singolo, chi è consacrato, chi è sacerdote, chi è suora ecc… assolvi a tutti i tuoi doveri nel tuo stato di vita.

Però tu domandati: nell'assolvere i miei doveri come stato di vita, mi sono limitato al minimo sindacale come il fariseo che andava davanti al trono delle scritture e diceva: "Io sono a posto di fronte alla legge, quindi al limite Signore, sei tu che sei in debito nei miei confronti, non io nei tuoi."

Oppure sei quello che continuamente si studia per dire, come San Giovanni Battista: "Bisogna che Lui cresca e che io diminuisca."

Allora questo è il compito di ogni battezzato, non sono molti quelli che se ne rendono conto, a maggior ragione il nostro compito che diciamo di essere tra coloro che vogliono seguire Gesù Cristo, nella Sua Passione, nella Sua morte, perché già pregustiamo la gioia della resurrezione.

Se non è tutto questo, badate, ci limiteremo a subire le cose che dobbiamo fare.

Non avremo voglia di dirlo agli altri, non avremo voglia d'inventare e di trovare un sistema per estendere il Regno di Dio.

Poi il sistema può cambiare, può essere aggiornato secondo i tempi, ma quello che non può cambiare è, come dice il Salmo: lo zelo per la tua casa.

15) Se ti manca lo zelo per la casa del Signore, tu avrai zelo solo per i tuoi interessi

Guarda che se ti manca lo zelo per la casa del Signore, tu avrai zelo solo per la tua casa, cioè lo zelo per i tuoi interessi, per quello che ti fa comodo, e tutto il resto farai come il fariseo: lo faccio per sentirmi a posto; non per il Signore, non per dare gloria a Lui, non perché Lui si veda trasparente e luminoso nella nostra vita.

All'inizio di questo anno noi siamo chiamati ad approfondire specialmente questo atteggiamento, che poi si esplicherà in tantissimi modi concreti, ma io non sono qui per dire quali sono i modi concreti, ci penserà lo Spirito Santo a mettervi nel cuore quello che Lui si aspetta nella quotidianità da ciascuno di noi. È vero o no?

Ora voglio concludere dicendo questo: lo Spirito Santo ha un bel gridare nel nostro cuore, perché nessuno è più sordo di chi non vuol sentire.

Allora la domanda è questa: ma noi vogliamo sentire quello che ci dice?

La risposta dovrebbe essere ovvia, e se la risposta è ovvia anche i risultati si vedranno,

16) "L'albero non si riconosce dalle foglie, ma dai frutti"

Come dice Gesù: "L'albero non si riconosce dalle foglie, ma dai frutti." Secondo la natura gli alberi sono catalogati in forma delle foglie, che sono in un modo, nell'altro modo ecc…

Secondo la Grazia gli alberi si riconoscono dai frutti; e poiché tu sei l'albero di Dio, quello che cresce, secondo Ezechiele 47, lungo il fiume che esce dal tempio di Dio, se tu sei quell'albero, le tue foglie sono medicamentose, cioè fanno guarire gli altri con la tua presenza, e produci frutti dodici mesi l'anno; così dice la Scrittura.

17) Il frutto, che il Signore si aspetta è il frutto che ti rende: la presenza di Gesù.

Allora il frutto, che il Signore si aspetta da ciascuno di noi, è il frutto che ti rende: la presenza di Gesù.

Quando gli altri diranno in cuor loro, non a te, "quando incontro quella persona, faccio l'esperienza della presenza di Dio, sento Dio vicino a me", quando gli altri penseranno a questo, allora vuol dire che tu hai imbroccato la strada giusta.

Finche vengono con te perché sei un simpaticone, sei allegro, perché fai questo e quell'altro, hai sbagliato strada, non hai ancora trovato la strada giusta.

Signore in tutte queste provocazioni, che tu ci lasci attraverso la Scrittura, donaci la grazia dell'entusiasmo, ravviva dentro di noi lo zelo per la Tua casa.

Sia lodato Gesù Cristo.