Orgoglio spirituale

1-3-2008

Don Mauro Agreste

Indice

1) Questa malattia contagiosa è una sottile forma di orgoglio spirituale
2) Ora, secondo il Vangelo, Gesù dice che la bocca parla dall'abbondanza del cuore
3) "Il Signore Dio nostro è l'unico Signore, amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il cuore"
4) Com'è importante che noi ci accostiamo alla Parola del Signore, animati dalla potenza dello Spirito Santo
5) Amare è un'azione concreta, decisa, voluta
6) Noi potremmo avere senza l'energia spirituale, solo parole umane
7) L'ubbidienza è una docilità a lasciarsi trasformare, plasmare
8) La preghiera è un'affettuosità e una affettività curata, protetta, guidata, accresciuta
9) Ma cos'è il Padre Nostro, è una preghiera?
10) È la sintesi condensata di un nuovo modo di essere
11) Quando noi siamo tentati di guardare cosa fanno gli altri, nel nostro cuore non c'è più Dio, c'è solo il nostro io
12) Solo ascoltandolo abbiamo la possibilità di capire chi è Lui per noi, e in che situazione siamo noi nei suoi confronti
13) In Gesù Cristo noi siamo già cittadini del Cielo, Dio è già nostro Padre

Dal Vangelo secondo Luca. ( Lc 18,9-14 )

In quel tempo Gesù, disse questa parabola per alcuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri: "Due uomini salirono al tempio a pregare. Uno era fariseo, l'altro pubblicano …"

1) Questa malattia contagiosa è una sottile forma di orgoglio spirituale

Il rischio è sempre lì, in agguato.

È una malattia contagiosa che colpisce tutti quelli che stanno all'ombra del campanile.

Siete malati? Non me lo dite, non ce lo domandiamo, lo sa il Signore, e lo sappiamo anche noi.

Questa malattia contagiosa è una sottile forma di orgoglio spirituale.

Qui, a quanto pare, non è tanto sottile; è una bella fetta spessa di orgoglio spirituale.

Perché viene strumentalizzata persino la preghiera.

Vedete l'ambito della preghiera da alcuni viene considerato semplicemente l'ambito delle preghiere.

Ma le preghiere sono solo una piccola parte del grande fiume che si chiama: la preghiera.

Non a caso noi diciamo preghiera, però una volta si diceva orazione, e orazione vuol dire: azione della bocca.

2) Ora, secondo il Vangelo, Gesù dice che la bocca parla dall'abbondanza del cuore

Ora, secondo il Vangelo, Gesù dice che la bocca parla dall'abbondanza del cuore, ma se nel cuore non c'è niente, che cosa dirà la bocca?

La bocca dirà solo quello che c'è nel cuore.

Avete visto qui da questo fariseo, e tenete presente che dire fariseo significava dire una persona ineccepibile quanto a comportamento.

I Farisei erano pignoli nell'osservanza della legge, quasi esagerati.

Molti Farisei, nel Vangelo, vengono presi ad esempio, ci viene presentato il loro modo di essere, nella loro attenzione a tutte le norme della legge.

Noi conosciamo le tavole della legge con i 10 comandamenti, ma l'insieme delle leggi che scaturivano da tutto questo superava le 640 leggi, ed essi erano estremamente precisi a tutto questo.

Il problema non stava nell'ubbidienza della legge, ma nell'aver perso di vista il senso della legge.

Guarda caso proprio quello che abbiamo meditato questa mattina non solo a riguardo del senso delle cose, di tutto ciò che esiste, ma proprio il senso per cui il Signore ci dice queste cose.

Vorrei riprendere quello che c'era nel Vangelo di ieri, perché credo che il discorso sia collegato, anche se sono due evangelisti diversi, penso che sia qualcosa che ci può far capire.

Si accosta a Gesù uno degli scribi e gli domanda: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?"

Gesù rispose - attenzione bene - "Il primo è: ascolta Israele." Punto!

3) "Il Signore Dio nostro è l'unico Signore, amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il cuore"

Poi continua: "Il Signore Dio nostro è l'unico Signore, amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua mente, con tutta la tua forza; e il secondo è questo: amerai il prossimo tuo come te stesso".

Ora attenzione, perché farisaicamente ci può essere capitato di enfatizzare ciò che è la conseguenza del primo comandamento.

Nel primo comandamento Dio rivela questa cosa importante; certo è una riproposizione, direi tale e quale, di quello che c'è scritto nel Deutoronomio, dove sono contenuti i discorsi di Mosè, dove vengono presentate le Tavole della Legge, quindi Gesù riprende tali e quali quegli insegnamenti per dire: guardate che è tuttora valido, ma state attenti, ci sono delle leggi nelle regole della scrittura, che dovrebbero essere molto attente, dovrebbero suscitare per noi un grado di attenzione notevole; si chiamano le leggi dei punti e delle virgole, di interpunzione.

Una virgola o un punto, o altri segni, dovrebbero darci il modo di esprimere quello che viene letto.

Così se un punto o una virgola non sono posti o non sono fatti rilevare nel modo giusto, può capitare che noi diamo più importanza a ciò che precede, a ciò che segue, o non diamo sufficiente importanza a ciò che Dio ci vuole rivelare.

È chiaro, la parola di Dio si affida alla natura umana, i segni grafici ci aiutano a capire questo.

4) Com'è importante che noi ci accostiamo alla Parola del Signore, animati dalla potenza dello Spirito Santo

Però attenzione: com'è importante che noi ci accostiamo alla Parola del Signore, animati dalla potenza dello Spirito Santo; senza di essa, noi non riusciamo a cogliere il messaggio che Dio ci vuole dare attraverso quanto è scritto del Suo pensiero.

Qui dice molto chiaramente: "Ascolta Israele."- Punto -.

Tutto il resto appare proprio come una conseguenza, è come se Dio dicesse: ascoltami, ascoltami e poi ti dico chi sono io, colui che ti parla, perché io sono il Signore.

Sono il Signore Dio e sono l'unico, non ce ne sono altri.

Se mi ascolti; amerai il Signore Dio tuo.

Mi spiegate come riusciamo ad amare una persona con cui non abbiamo comunicazione?

"Uh, amo tanto i cinesini, perché se ne stanno in Cina".

Sono distanti migliaia di chilometri da noi, quindi diciamo che li amiamo.

5) Amare è un'azione concreta, decisa, voluta

Amare non è un sentimentalismo, non è un'emozionalità, amare è un'azione concreta, decisa, voluta, in cui partecipa anche il sentimento e non sempre nel senso di una piacevolezza, perché quando Gesù ci dice: "Amerai il tuo nemico" è evidente che se lo chiama nemico, nel frattempo, non è diventato amico.

Allora amare è frutto di una decisione, di aver esaminato la situazione e di aver preso, con una forza della volontà, una direzione; volere e fare il bene di quell'altro.

Quando qui nel primo comandamento, Gesù risponde: ascolta Israele, ci sta dicendo come si fa per imparare ad amare Dio; diversamente noi diciamo amare Dio, ma amare Dio a parole tutti sono capaci, invece amare Dio è una realtà non è come qualcuno pensa, spontanea; spontanea dentro di noi c'è la sete di Dio, il bisogno di Dio, l'abisso che chiama l'abisso; ma non è spontaneo il rispondere, cioè renderlo felice.

Per imparare di renderlo felice abbiamo bisogno di ricevere dentro di noi quello che deve uscire, allora sì che diventa orazione, allora si che diventa parola, diversamente dalla nostra bocca esce qualche cosa, ma che cosa?

Gesù dice: "Di ogni parola senza energia, vi sarà chiesto conto", è stato tradotto in: di ogni parola inutile vi sarà chiesto conto, ma anerchè vuol dire senza energia, cioè senza la potenza dello spirito.

6) Noi potremmo avere senza l'energia spirituale, solo parole umane

Allora, rivolgendoci al Signore, noi potremmo avere senza l'energia spirituale, solo parole umane, e "la bocca parla dall'abbondanza del cuore".

Dunque questo fariseo non poteva far altro che dire quello che c'era nel suo cuore, lui era pieno di sé, contento di essere stato ubbidiente alla legge di Dio.

Quindi per lui più di Dio era importante la sua legge.

Ora, noi non possiamo giudicare il cuore dell'uomo, il Signore ci mette questo esempio perché ci rendiamo conto del paradosso, di questa esagerazione, di questa persona che pensa di essere molto pia, molto giusta, perché ha obbedito a dei comandi.

Il problema non è ubbidire i comandi, obbedire ai comandi è solo una conseguenza.

L'ubbidienza non può essere un'imposizione, e chi vive l'ubbidienza come un'imposizione, vuol dire che non sta lasciando spazio allo Spirito di Dio.

7) L'ubbidienza è una docilità a lasciarsi trasformare, plasmare

L'ubbidienza è una docilità a lasciarsi trasformare, plasmare.

L'ubbidienza all'ispirazione dello Spirito di Dio, ci chiede molta disponibilità.

"Tanto è alto il cielo sulla terra, quanto sono distanti le mie vie dalle vostre vie."

L'ubbidienza è l'esercizio concreto della fede e della fiducia, non solo della fede, perché la fede potrebbe solo essere razionale.

La fiducia è: mi fido di te, mi metto nelle tue mani perché ho relazione con te, ti conosco, so chi tu sei.

Dunque l'ambito della preghiera non è solo l'ambito delle parole o delle pratiche religiose fatte alla perfezione, perché se fosse solo questo, allora sarebbe come quel fariseo che si vantava della sua scrupolosità dell'osservanza di tutte le regole.

8) La preghiera è un'affettuosità e una affettività curata, protetta, guidata, accresciuta

Invece la preghiera è ciò che anima tutto quello che si fa.

È più di un concetto, è più di una cosa da fare, è un'affettuosità e una affettività curata, protetta, guidata, accresciuta, nei confronti di Dio.

Da questo scaturisce, come conseguenza, tutto quello che noi genericamente chiamiamo: l'ambito della preghiera.

Uno può dire tante parole, ma potrebbero essere parole vuote.

Uno potrebbe dire delle parole splendide, meravigliose, ma potrebbero essere semplicemente un modo per anestetizzare la paura, e riempire Dio di parole, riempirlo di concetti, d'insistenze; sa tanto di filastrocca, siete d'accordo?

Pensate Dio quant'è fiero di sentire le nostre filastrocche, bla, bla, bla? No, tant'è vero che quando i Discepoli chiesero a Gesù: insegnaci a pregare; genericamente tutti pensano: ha insegnato il Padre Nostro.

9) Ma cos'è il Padre Nostro, è una preghiera?

Sì, ma cos'è il Padre Nostro, è una preghiera?

Il Padre Nostro non è una preghiera nel vero senso della parola, è la presentazione di un modo di essere.

È la rivelazione che Dio è Padre, oltre che Signore.

È mettere dentro di te quello che dentro di te non potrebbe esserci da solo:

- il desiderio che tuo Padre sia onorato e glorificato, è mettere dentro di te quello che tu non puoi avere dentro di te perché non sei ancora nell'altra vita

- che la tua volontà sia fatta sulla Terra nello stesso modo in cui è fatta nei Cieli

- è un desiderio di redenzione che abbraccia tutto l'universo e tutti i tempi

- venga il tuo regno - cioè che tutti gli uomini siano trasformati nel loro modo di pensare e di vedere le cose, vedano le cose come le vedi tu;

- dacci la grazia del senso della misericordia, e cioè fai che impariamo a perdonare come tu hai perdonato noi, fai che noi perdoniamo gli altri perché siamo stati perdonati da te.

10) È la sintesi condensata di un nuovo modo di essere

Allora questo Padre Nostro che, come vedete, nei vari Evangelisti non è riportato identico da uno e dall'altro, non è una preghiera, è: la sintesi condensata di un nuovo modo di essere.

Tutto questo scaturisce da questo: "Ascoltami! Sono io che ti parlo, tu ascoltami."

Perché ascoltare significa ricevere, custodire.

Perché nel cuore tutto questo possa crescere e possa fruttificare, affinché dalla bocca esca l'abbondanza di ciò che Dio ha messo nel cuore.

Ed ecco, il fariseo, dentro di sé aveva la gioia di sentirsi giusto e poiché, anche se non se ne accorgeva, sentiva una grande distanza tra quello che lui pensava di essere e ciò che Dio è in sé stesso, non faceva altro che lodare sé stesso per confermare il fatto che lui si trovava in una via giusta.

Sapete da che cosa lo capiamo? Da questo semplice fatto: lui fa un paragone non con Dio, ma con gli altri uomini - non sono come gli altri, neppure come quel pubblicano laggiù, perché io sono giusto -.

Allora dire ti ringrazio, non era dire ringrazio il Signore perché mi hai aiutato ad essere così, ma era un auto ringraziare sé stesso, un mettere sé stesso su un altro gradino, facendo il paragone con gli altri.

11) Quando noi siamo tentati di guardare cosa fanno gli altri, nel nostro cuore non c'è più Dio, c'è solo il nostro io

Quando noi siamo tentati di guardare cosa fanno gli altri, vuol dire che nel nostro cuore non c'è più Dio, c'è solo il nostro io.

Il Signore non ci chiede di controllarci a vicenda, il Signore ci chiede, e ci dice, che il nostro unico metro di paragone si chiama: il Figlio dell'Uomo.

Perché è Gesù Cristo che è l'essere umano perfetto, come dovrebbe essere ogni essere umano.

Qui il senso di questa relazione viene chiaro: il pubblicano non osava alzare gli occhi al cielo, ma diceva: abbi pietà di quello che io sono, so che cosa sono e so chi sei tu.

Qui si gioca la relazione della preghiera.

La preghiera autentica è avere consapevolezza di quello che noi siamo; non un'idea troppo alta, non un'idea falsa e orgogliosamente ipocrita troppo bassa di noi stessi, un equilibrio umano, un realismo spirituale che ci fa avere coscienza di noi stessi e che si chiama: il discernimento della nostra anima, si chiama esame di coscienza, si verifica, non si ha un'idea troppo alta, non se ne ha una troppo bassa, ma si ha un'idea chiara di chi è Lui, che cosa vuole Lui.

12) Solo ascoltandolo abbiamo la possibilità di capire chi è Lui per noi, e in che situazione siamo noi nei suoi confronti.

Solo ascoltandolo abbiamo la possibilità di capire chi è Lui per noi, e in che situazione siamo noi nei suoi confronti.

Allora la conseguenza è: amerai il Signore Dio tuo, non è più un comando, ma è una conseguenza, una normale cosa.

"Se tu mi ascolterai, è naturale che dentro di te sorgerà la voglia di rendermi felice, gioioso di te.

Mi amerai con tutto il tuo cuore - cioè lo spirito dell'uomo - con tutta la tua mente, con tutte le tue forze.

Sono le azioni, la carità, la concretezza di questo rapporto con Dio che diventa vita vissuta.

Ora l'esempio del pubblicano e del fariseo hanno molto da dirci, perché verifichiamo che cosa c'è nel nostro cuore.

L'autentica preghiera non è fatta di tante parole; "Non chi dice Signore, Signore, ma chi fa la volontà del padre mio.

E la volontà del padre mio è questa: che nessuno si perda di quanti lui mi ha dato, e li riconduca con me in quel giorno."

13) in Gesù Cristo noi siamo già cittadini del Cielo, Dio è già nostro Padre. Dio ci sta già dando il Suo abbraccio, dipende se noi gli permettiamo di toccarci

Allora la verità è questa: in Gesù Cristo noi siamo già cittadini del Cielo, Dio è già nostro Padre.

Dio ci sta già dando il Suo abbraccio, dipende se noi gli permettiamo di toccarci, se noi ci fermiamo ad ascoltare la Sua voce che ci viene in molti modi, dalla Parola di Dio agli eventi della vita, ai momenti gioiosi e anche a quelli faticosi, è tutto un modo in cui il Signore vuole raggiungere il nostro cuore; e da questo scaturisce la capacità nostra non solo di dire Signore, Signore, ma soprattutto di dire: Padre.

Sia lodato Gesù Cristo.