Fedeltà alla vocazione

12-10-2008

Don Mauro Agreste

Indice

1) Credo che valga la pena non dimenticare …
2) Una virtù è una abitudine buona voluta, decisa, …
3) Il carpe diem secondo la visione cristiana cioè vivi bene ogni giorno che ti è dato di vivere. …
4) C'è la decisione fondamentale, che i teologi e i moralisti chiamano "l'opzione fondamentale"
5) Quindi l'opzione fondamentale è quella che da la direzione di marcia …
6) Il Signore rivela il Suo progetto su di te, si chiama la vocazione, …
7) Fratelli e sorelle volete essere voi quelli che aiutate i vostri fratelli …
8) Ogni chiamata del Signore è un onore con tanto di onere. …
9) Generalmente l'opzione fondamentale vale per tutti ed è la stessa: …
10) Tu devi santificare te stesso santificando il lavoro. Il lavoro non è una schiavitù. …
11) Perché la vocazione rivela chi sei tu e che cosa Dio si aspetta da te. …
12) La fedeltà alla vocazione ricevuta comporta il coraggio di operare delle scelte concrete
13) Se non chiedi l'aiuto del Signore per essere coerente alla tua scelta, non lo sarai, …
14) Per ricordare a tutti che lo scoprire la propria chiamata e seguirla, …
15) "Ma come mai io mi trovo qui e mi trovo bene? … "
16) Il corpo di Cristo che è la Chiesa ha bisogno dell'unzione, …
17) Cominciamo a concretizzare con atti concreti la nostra fedeltà a Dio e la nostra fedeltà all'uomo
18) Prima l'ascolto, dopo la proposta, però ricordatevi di non imporre un peso superiore alle forze. …
19) "Ah come vorrei che tutti i miei battezzati, … "

1) Credo che valga la pena non dimenticare che c'è un itinerario nella storia personale di ciascuno, il fatto che Dio ci ami da una parte ci edifica

La volta scorsa ci siamo avvicinati al tema della riflessione che si diceva: un abito da togliere, che quando si parla di abito non si deve pensare al vestito ma si deve pensare all'abitudine, allora abbiamo visto alcune cose sulle quali, se credete, si potrà anche riflettere, si potrà anche approfondire, che fanno parte di una serie di abitudini che più o meno consapevolmente abbiamo acquisito e abbiamo fatto diventare nostre.

Sono quelle abitudini che non sono necessariamente cattive, ma che impediscono di dare il giusto valore alle cose che noi stiamo facendo.

Tra le molte cose sulle quali c'eravamo soffermati, credo che valga la pena non dimenticare che c'è un itinerario nella storia personale di ciascuno di noi.

Ora sappiamo per esperienza, per rivelazione, per catechesi ecc… che nessuno ci ama più di Dio, e fino a qui penso siamo tutti d'accordo, è giusto?

In questo itinerario, in questo movimento, il fatto che Dio ci ami da una parte ci edifica perché ci costruisce come persone che sanno diventare autonome e mature; nessuno diventa maturo finche non si sente apprezzato, finche non si sente stimato.

Quando uno non si sente stimato cercherà in tutti i modi di farsi piacere agli altri, ma questo farsi piacere agli altri, a volte, può anche diventare semplicemente una recita per farsi accettare.

Tutto questo indica che c'è un processo di maturazione in atto, oppure un blocco nel processo di maturazione, che si perpetua per molti anni.

Capita talvolta di incontrare delle persone che dal loro modo di fare, dal loro modo di parlare, dal loro modo di atteggiarsi, si vede chiaramente che hanno qualche cosa da dimostrare, cioè dentro di sé sentono che c'è qualche cosa che non l'hanno ancora digerito, per dirlo in parole semplici.

Per cui possono avere un atteggiamento che risulta essere infantile, oppure che risulta essere pedante, magari può non essere una cosa necessariamente cattiva, potrebbe essere semplicemente un processo di maturazione che si è bloccato.

Una persona di bassa statura cercherà sempre, in tutti modi, di far vedere che poi non è così bassa.

Notate bene di solito le persone di bassa statura fanno i passi lunghi, perché dentro di sé, non apposta, inconsciamente sentono di dover dimostrare di non essere solo come gli altri, ma anche di più degli altri.

Quindi un blocco di carattere psichico determinato, per esempio, dalla figura fisica che rimane come trauma nell'età preadolescenziale, adolescenziale, se non è guarito dalla bontà del Signore, può rimanere come uno strascico che condiziona il modo di fare della persona.

Il modo di fare condizionato della persona crea un "abitus", che non è un vestito, ma che è un modo di presentarsi agli altri, ed è anche un modo di presentarsi a se stessi.

Da abitus viene poi abitudine, e voi sapete che le abitudini sono all'origine sia delle virtù che dei vizi.

2) Una virtù è una abitudine buona voluta, decisa, diventa il tuo modo di fare e di agire; un vizio è un'abitudine cattiva che tu hai accettato

Una virtù è una abitudine buona voluta, decisa e cristallizzata, quindi diventa il tuo modo di fare e di agire; un vizio è un'abitudine cattiva che tu hai accettato come facente parte della tua esperienza, e quindi è diventato il tuo modo di fare, il tuo modo di pensare, il tuo modo di reagire, ad uno stimolo esterno reagisci in questo modo; una persona ti guarda per storto, e tu subito reagisci con violenza, con arroganza, può succedere?

Allora che ci sia il vizio, che ci sia la virtù, è una considerazione da fare nella vita di ciascuno di noi, ma non è sufficiente constatare che ci sono queste realtà, è necessario porre il discernimento su queste cose.

Diversamente, tra le fotocopie che avete ricevuto che parlano di ciò che si deve togliere, di ciò che si deve mettere, se non abbiamo il coraggio di fare un discernimento finirà che la nostra vita cristiana risulta essere una serie di consequenzialità, cioè di cose che vengono una dopo l'altra, ma non necessariamente decise, o volute, da ciascuno di noi.

3) Il carpe diem secondo la visione cristiana cioè vivi bene ogni giorno che ti è dato di vivere.
Che cosa significa? Essere tu artefice del tuo itinerario spirituale.

Mentre sappiamo che la vita cristiana non è carpe diem, cioè vivi la giornata come ti viene, ma è il carpe diem secondo la visione cristiana cioè vivi bene ogni giorno che ti è dato di vivere.

Che cosa significa? Vuol dire non lasciarsi decidere dagli altri o dalle circostanze, ma essere tu artefice del tuo itinerario spirituale.

In questo itinerario spirituale ci sono le abitudini da considerare.

Le abitudini cattive da cui liberarsi, che possono anche essere una sorta di superficialità.

Nell'itinerario spirituale della persona il Signore si fa conoscere come colui che ti ama, e questo ti permette la maturazione non solo spirituale, ma anche la maturazione umana; perché quando ti senti amato riesci a uscire da te stesso, comunque ti metti in relazione con quello che è fuori di te, con gli altri, con il mondo, con Dio, quindi permette una crescita spirituale ma anche una crescita umana.

Quando questa crescita è autentica allora il fatto che Dio si faccia conoscere da te come colui che ti ama, ti interpella.

Il sentirsi amato da Dio ti chiede in che modo l'amore che tu ricevi da Dio, trova una risposta.

Tu capisci molto bene che se io mi metto davanti a quella lavagna, su quella lavagna non si riflette niente, se invece ti metti davanti a uno specchio, lo specchio riflette l'immagine di quello che si pone dinnanzi.

Allora quando la persona è maturata, allora risponde come uno specchio allo stimolo di amore che riceve da Dio.

La risposta di amore si traduce in decisioni.

4) C'è la decisione fondamentale, che i teologi e i moralisti chiamano "l'opzione fondamentale"

C'è la decisione fondamentale, che i teologi e i moralisti chiamano "l'opzione fondamentale", che vuol dire: la scelta fondamentale, che non è la scelta definitiva, è la scelta fondamentale, tanto per intenderci è la direzione di marcia, ossia: "Voglio andare a Milano".

La mia opzione è per andare a Milano, quindi se devo andare a Milano ovviamente devo andare verso est, devo sempre andare verso est, però questo andare verso est ha moltissime strade e molte deviazioni.

Io so che debbo raggiungere come meta Milano, so che debbo andare verso est quindi l'opzione fondamentale è verso est, la meta è Milano, e io posso andare verso Milano seguendo la strada principale, o lasciandomi distrarre da tutte le deviazioni.

Certo che se io seguo le deviazioni non è mica detto che io arrivi a Milano.

Intraprendo il viaggio, poi seguo tutte le distrazioni, tutte le deviazioni ecc… ecc… e poi mi finisce la benzina.

Allora l'opzione fondamentale è stata frenata, ma può anche essere smentita dalle scelte quotidiane.

Certo io ho preso la direzione est, però ad un certo momento ho visto un'altra cittadina che mi interessa visitare, giro di là e dico: "Sì devo andare a Milano, però adesso mi fermo qui".

Allora mi fermo qui, poi mi fermo da un'altra parte, fatto sta che io consumo tutta la benzina, e non riesco ad arrivare a Milano.

Una cosa simile per indicare il cammino della vita.

Quando si è compiuta questa opzione fondamentale, cioè questa scelta fondamentale, non è mica detto che noi siamo già a Milano, sto partendo da Torino e vado verso Milano; ho fatto questa scelta fondamentale e mi dirigo da quella parte, arriverò a Milano?

Dipende dal fatto se io resterò fedele a questa scelta fondamentale, perché nel tragitto ci saranno molte deviazioni, molti cartelli segnalatori, molte lucine invitanti che dicono: "Vieni qua, vieni là".

Allora la scelta fondamentale è quella che deve essere custodita da me, perché al volante della macchina ci sono io, però io, essendo al volante, posso anche deviare dalle altre parti.

Ci sono i cartelli pubblicitari, che sono gli spiriti diabolici che tentano, e così seguendo quella deviazione, noi perdiamo la strada principale.

5) Quindi l'opzione fondamentale è quella che da la direzione di marcia di tutta la vita di una persona, però deve essere custodita

Quindi l'opzione fondamentale è quella che da la direzione di marcia di tutta la vita di una persona, però deve essere custodita.

Deve essere custodita con degli atti costanti che confermano l'opzione fondamentale, ci siamo fino a qui?

Gli atti costanti sono, per dirla in parole semplici, i sì che diciamo a Dio ogni giorno.

Ora per dire un sì a Dio si presuppone che noi abbiamo capito:

1) Chi è Dio per noi.

2) Chi siamo noi per Lui.

3) Lui ha un progetto meraviglioso per noi.

4) Noi vogliamo fare quel progetto.

Vedete che è sempre una relazione: Lui dà, io ricevo.

Lui dà, io rispondo, sempre.

Allora in questo itinerario spirituale dove si creano gli abiti, cioè le abitudini, allora c'è questa opera in cui Dio manifesta se stesso ma manifestando se stesso manifesta anche chi siamo noi nel Suo cuore.

Esempio: Lui si manifesta a te nella preghiera e ti dice: "Guarda, tu sei una persona splendida.

Io ti ho fatto con tanto amore, ti ho dato questi doni, ti ho dato queste capacità, ti ho dato questi talenti, questi carismi ecc… ecc…" e tu: "Ah che meraviglia, Signore sei grande che mi hai ricolmato di tanti doni…..".

Va bene? Fino a qui ci siamo?

Poi ad un certo momento tu dici: "Beh che me ne faccio di tutti questi doni?"

E il Signore dice: "Meno male che te ne sei accorto; meno male che me lo chiedi tu perché così io ti posso dire non solo quello che ti ho dato, ma perché te l'ho dato". Ci siamo fino a qui?

6) Il Signore rivela il Suo progetto su di te, si chiama la vocazione, ti fa capire per quale tipo di vita tu sei nato

Il Signore rivela il Suo progetto su di te, si chiama la vocazione, ti fa capire, per dirla in parole semplici, per quale tipo di vita tu sei nato.

Ora questa è una maturazione, quando io parlo di questo itinerario non parlo di una cosa stratosferica che va bene solo per le monache di clausura, sto parlando di una situazione che, qui mi tocca usare il condizionale, dovrebbe essere normale per tutti, sta di fatto che viviamo in un tempo di crisi culturale e spirituale, per cui per molte persone risulta difficile fare questo itinerario, perché non c'è nessuno che le aiuta.

7) Fratelli e sorelle volete essere voi quelli che aiutate i vostri fratelli a capire chi sono, che cosa ci fanno sulla scena di questo mondo, e che cosa Dio si aspetta da loro?

Fratelli e sorelle volete essere voi quelli che aiutate i vostri fratelli a capire chi sono, che cosa ci fanno sulla scena di questo mondo, e che cosa Dio si aspetta da loro?

Perché se a voi è stato dato molto è perché il Signore da voi si aspetta molto, quindi ringraziate il Signore perché in questo cammino, in altri cammini che avete fatto prima ma che vi hanno condotto qui, state approfondendo il senso di quello che voi siete, lo state scoprendo ogni giorno di più, e io spero che questo scoprire non solo vi ricolmi di gioia, ma anche di santo orgoglio, di essere felici che il Signore si aspetta qualche cosa da voi, perché vuol dire che state camminando sulla Sua strada.

Naturalmente nessuno deve essere così ingenuo da pensare: che poiché io mi sento amato dal Signore, che Lui ha un progetto su di me, allora vivo sugli allori, mi riposo, vivo di rendita.

8) Ogni chiamata del Signore è un onore con tanto di onere.
L'onere è una responsabilità, che tu hai nelle tue mani, per la Grazia di Dio, di estendere il Regno di Dio

No perché ogni chiamata del Signore è un onore con tanto di onere.

L'onere è una responsabilità, un'attitudine efficace, cioè una possibilità che tu hai nelle tue mani, per la Grazia di Dio, di estendere il Regno di Dio.

Il mio suggerimento non è quello di confrontarti con le altre persone.

Prima di tutto devi essere consapevole di quello che sei tu, di quelli che sono i tuoi pregi, ma anche consapevole dei tuoi difetti.

I pregi perché li devi difendere e li devi accrescere, i difetti perché li devi combattere non guarire, i difetti vanno combattuti.

Quindi chi pensa che il Cristiano sia un melense, che non sta su perché non ha la spina dorsale, ha capito niente.

Il Cristiano è un combattente.

Combatti contro i tuoi difetti, perché i difetti sono il no che si può dire a Dio, ogni giorno, ogni istante in cui Lui ci propone di essere autenticamente noi stessi.

Nell'itinerario spirituale avete intuito, più chiaramente, meno chiaramente, qual'era la vostra strada, avete fatto la vostra "scelta fondamentale", e la vostra situazione di vita fondamentale: chi è sposato, chi lo è stato, chi non lo è ecc… allora tutto questo a che cosa serve?

Serve a dire che il quella situazione di vita che si chiama lo stato di vita; ognuno ha il proprio stato di vita, il coniuge non può dire io, perché il suo stato di vita gli impone di dire noi.

Ma anche il separato non può dire io, perché se sono intercorse delle disgrazie che hanno in qualche modo sgretolato, non significa niente, il separato deve dire lo stesso noi, perché quello che deve passare è sempre l'amore di Dio, un amore verginizzante, un amore di guarigione, un amore di oblazione.

Certo la tua condizione sarà dolorosa, sotto certo aspetti legalistici potrà anche essere irregolare, ma attenzione: quello che deve passare è la potenza dell'amore di Dio, e passerà attraverso di te.

Quindi se il tuo stato di vita è coniugale, tu non puoi più dire io parlando di te stesso, perché di fronte a Dio tu sei una cosa sola, dovrai dire noi.

9) Generalmente l'opzione fondamentale vale per tutti ed è la stessa: vogliamo andare con Dio in Paradiso.
Cioè tutte quelle scelte concrete che testimoniano della fedeltà alla scelta fondamentale, che comportano le scelte che riguardano lo spirito, il modo di ragionare e le azioni concrete

Quindi vedete che c'è il dispiegarsi della vocazione nei vari stati di vita.

Chi non è sposato deve vivere, deve riconoscere quale è il suo stato di vita alla luce dell'opzione fondamentale.

Generalmente l'opzione fondamentale vale per tutti ed è la stessa: vogliamo andare con Dio.

Vogliamo andare in Paradiso, vogliamo restare con Lui, vogliamo che Lui sia tutto dentro di noi, vogliamo essere tutti nel cuore di Dio, potete dirlo come volete però il fine ultimo è una comunione perfetta con il Signore, che si chiama il Paradiso.

Questa comunione perfetta si realizza per ciascuno secondo la propria chiamata, e la chiamata si costituisce, si difende e si struttura mediante l'abitus, cioè tutte quelle scelte concrete che testimoniano della fedeltà alla scelta fondamentale, che comportano le scelte che riguardano lo spirito, che riguardano il modo di ragionare e che riguardano le azioni concrete.

Ora la scelta fondamentale non è un qualche cosa che riguarda solo l'intimo della persona, perché dato che tocca lo spirito della persona ma tocca anche la mente della persona e tocca anche l'agire della persona, vuol dire che la scelta fondamentale si traduce in atti concreti dovunque la persona ci sia, quindi sia quando è in chiesa, sia quando è in famiglia, a maggior ragione quando vive nel mondo; e poiché, per tutti voi che siete qui, la vostra chiamata non è quella monacale, monastica, non è neanche quella sacerdotale.

Vuol dire che voi siete il prolungamento di Gesù Cristo nel mondo, e la vostra vocazione si deve esercitare nelle cose di cui voi vi occupate, perché la vostra santificazione consisterà nella santificazione della vostra persona e delle vostre azioni.

Quindi le vostre azioni comprendono tutti gli ambienti in cui siete inseriti.

Se siete nella scuola voi siete chiamati ad essere insegnanti santi o studenti santi, che non vuol dire melensi ecc… vuol dire la vera santità cioè il riflesso della presenza di Dio in quell'ambito della Società.

Non vuol dire trasformarsi in catechisti, ma vuol dire riempire della presenza di Cristo ogni ambito, ad esempio, della ricerca umana; quando dico ricerca voglio dire ricerca intellettuale, quindi può essere la Filosofia, può essere le Lingue Antiche, la Fisica, la Chimica ecc… vuol dire riempire della presenza di Dio, della luce di Dio, dell'onestà di Dio, dell'equilibrio di Dio, il tuo compito d'insegnante per esempio.

Se invece tu sei impegnato in una professione, nell'industria, nella fabbrica, nell'artigianato ecc…

10) Tu devi santificare te stesso santificando il lavoro.
Il lavoro non è una schiavitù. Il lavoro è un prolungamento dell'operatività umana

Lì tu devi santificare te stesso santificando il lavoro.

Il lavoro non è una schiavitù.

Il lavoro è un prolungamento dell'operatività umana.

Qualcuno potrebbe dirmi: non hai mai provato ad andare a lavorare in fabbrica.

No, però posso immaginarlo.

Direi anche un'altra cosa: perché l'ambiente è diventato così?

Non sarà mica perché, forse, i cristiani che avrebbero dovuto far passare la presenza di Gesù Cristo anche nel lavoro, non dicendo il Rosario, ma riempiendo di tutto quello che è l'insegnamento della giustizia, della verità, della pulizia, dell'onestà ecc… ecc… anche quell'ambiente invece i cristiani si sono defilati?

Non sarà mica perché noi abbiamo lasciato evangelizzare da Marx l'ambiente del lavoro, mentre doveva essere evangelizzato da Gesù Cristo?

Non sarà mica che noi abbiamo lasciato evangelizzare dal liberismo economico l'ambiente del commercio o dell'industria o dell'imprenditoria perché adesso ci troviamo in questa situazione; probabilmente se i cristiani non avessero imparato a pensare che ci sono due morali, uno dentro la Chiesa e una fuori della Chiesa, probabilmente le strutture della società avrebbero potuto essere un pochino più oneste.

Le relazioni tra i vari ambiti produttivi ecc… avrebbero avuto un'impronta più marcatamente cristiana.

Basta vedere che cosa succede nei Paesi in cui la cultura cristiana è totalmente assente, e voi vedrete i bambini di 8 anni che sono schiavizzati a lavorare 9/12/18 ore al giorno per lucidare le pentole a pressione, per cucire i palloni da calcio, che poi andiamo a comperare nei negozi sportivi pagandoli due occhi della testa, quelli che cuciono le scarpe da ginnastica le più famose che loro pagano pochi centesimi per ogni ora di lavoro; perché dove manca la presenza di Gesù la persona umana non vale niente.

E se la persona non vale niente non si paga il valore aggiunto, si paga solo ciò che è stato prodotto, esattamente come nella Rivoluzione Industriale del XIX secolo.

11) Perché la vocazione rivela chi sei tu e che cosa Dio si aspetta da te.
Ma Dio si aspetta da te che tu lo porti nel tuo ambito.
Che non ci sono due ambiti diversi.
La Chiesa vive nel mondo, perché Gesù Cristo non si è rintanato dentro a una sinagoga

Ora tutto questo credo debba farci capire che non è indifferente, o inutile, pensare l'importanza della vocazione.

Perché la vocazione rivela chi sei tu e che cosa Dio si aspetta da te.

Ma Dio si aspetta da te che tu lo porti nel tuo ambito.

Che non ci sono due ambiti diversi, è solo la cultura liberista e massonica che ha fatto sì che si pensasse che ci fosse una morale personale e che tutto quello che aveva a che fare con la religione e alla fede dovesse essere relegato nell'individualità personale, con lo scopo di portare una religione personale, chiudersi dentro le sacrestie, perché il cristiano sta bene solo se sta dentro le sacrestie, una cosa è quello che si fa nella chiesa ma fuori della chiesa, nel mondo, è tutta un'altra cosa.

Già. Certo perché se c'è la doppia morale allora per forza si deve vivere in questo modo, ma la doppia morale funziona per le persone schizofreniche che hanno due personalità, una mite, e una aggressiva.

Allora succedeva che in chiesa ci fosse il cristiano che in chiesa si comportava in modo fervoroso, fuori della chiesa diventava uno squalo, e se era un imprenditore non gliene importava niente di sfruttare le persone, perché la mentalità del tempo era questa: c'è la doppia morale.

Questo ha lasciato lo strascico, tant'è vero che succede che molti cristiani in chiesa riflettono, pregano ecc… ecc… fuori della chiesa parlano come gli altri, vestono come gli altri, se sentono qualcuno che parla male della Chiesa, del Papa, dei vescovi, dell'insegnamento del Vangelo, tacciono oppure, addirittura dicono: "Sì è vero ecc… ecc…". allora questo ci fa capire che il senso della vocazione umana è stato tradito grandemente.

Ora questo itinerario spirituale, quando uno ha capito qual è il senso della propria vocazione è chiamato a rispondere.

Rispondere con degli atti concreti che diventano tutto ciò che costituisce la verità del Corpo di Cristo che è la Chiesa che non vive in chiesa.

Perché la Chiesa non vive in chiesa, la Chiesa si trova in chiesa per fare comunione profonda, intima e fraterna, con il Signore Dio Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, e in Lui con tutti i fratelli, ma non vive nella chiesa, nel senso di edificio chiesa.

La Chiesa vive nel mondo, perché Gesù Cristo non si è rintanato dentro a una sinagoga, e dentro alla sinagoga ha dato l'insegnamento a tutti, Lui è andato in giro per tutta la Palestina, in tutta Israele, predicando a tutti la novella del Regno di Dio.

Ora questo Regno di Dio è precisamente quello che ci è proposto nella Liturgia oggi a riflettere, ma è anche precisamente quello che Dio si aspetta si realizzi dentro di noi,

12) La fedeltà alla vocazione ricevuta comporta il coraggio di operare delle scelte concrete

La fedeltà alla vocazione ricevuta comporta il coraggio di operare delle scelte concrete, e quindi bisogna avere, e bisogna chiedere al Signore e ai fratelli, di essere aiutati nella comprensione di quello che significa essere in un determinato tipo di cammino.

La volta scorsa abbiamo fatto degli esempi particolari.

Se la tua vocazione è stata intuita da te in un certo modo, esige da te un certo tipo di coerenza, e per essere coerenti poiché noi non siamo come Dio in cielo e in terra e in ogni luogo, abbiamo bisogno di fare delle scelte.

E le scelte significa dire: "Privilegio questo, perché questa è la mia risposta concreta all'opzione fondamentale; non disprezzo l'altro, ma so che l'altro lo potrò vivere a seconda del fatto che io ne abbia la possibilità o no".

Tu puoi apprezzare moltissimo il monastero di clausura, ma non è la tua chiamata; potrai vivere un tempo di spiritualità con le monache di clausura perché magari vai a trovarle un fine settimana, e ti fermi con loro due giorni, allora vivi con la musica gregoriana, preghi con loro, ti alzi con loro, fai tutto quello che fanno loro, però con la chiara consapevolezza che tu sei tu, e loro sono loro.

Questo vuol dire che nel tuo itinerario come persona consacrata, in via di consacrazione, in via di formazione, in via d'interesse, di curiosità, capire quello che stiamo facendo noi qui, è evidente che tu sei chiamato ad operare un certo tipo di discernimento.

Questo tipo di discernimento ti chiede di avere un certo tipo di coerenza, perché questo è l'abitus che tu devi costruire dentro di te: la coerenza.

Lo so anch'io che siamo abituati in un tempo in cui l'elasticità, cioè la capacità di cambiare decisione, sembra la cosa più importante da fare.

Bene, vi dirò che su certe cose, su quelle discutibili è bene essere elastici, ma su quelle fondamentali no.

Non è che uno dica oggi sei mio marito, domani sei mio cugino, c'è una coerenza che, di fronte a Dio, si è operata una scelta definitiva, quella rimane sempre, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e nella malattia….. però, voi capite, tutto questo è una coerenza, quello che uno promette davanti a Dio in quel momento è una grande cosa, però con la testa sul collo, uno che lo promette dice: "Sì io lo prometto, però senza l'aiuto di Dio non ce la farò a mantenerlo".

13) Se non chiedi l'aiuto del Signore per essere coerente alla tua scelta, non lo sarai, perché ci sono infinite deviazioni, infinite strade che ti sembrano parallele ma che poi ti portano fuori strada

Quando tu hai intuito che il Signore ti chiama a fare un certo tipo di itinerario, mica stai disprezzando gli altri itinerari, però tu hai capito che il Signore ti chiama lì.

Se non chiedi l'aiuto del Signore per essere coerente alla tua scelta, non lo sarai, perché ci sono infinite deviazioni, infinite strade che ti sembrano parallele ma che poi ti portano fuori strada; magari tutte strade belle però se il tuo scopo è raggiungere la meta che ti sei prefissato allora qualsiasi altra meta sarà curiosa, sarà interessante, sarà apprezzabile sotto certi aspetti, ma non è la tua meta.

Allora la vocazione è il banco di prova, ed è anche la realizzazione della persona, nessuno può realizzare sé stesso se esce dalla propria vocazione.

Quindi coerenza, ne va persino della tua salute mentale.

Ho incontrato nella mia vita, nella direzione spirituale, delle persone che erano distrutte, perché avevano ricevuto un certo tipo di vocazione, per alcune circostanze non hanno voluto, non hanno potuto, non ci sono riuscite a realizzare questo tipo di vocazione, risultato: persone distrutte.

E non solo spiritualmente anche umanamente; non persone ignoranti o barboni da sottoponti, persone laureate, che hanno realizzato, tutto quello che volete, ma questo tipo di distruzione, è una distruzione che si vede come conseguenze dopo, prima ti distrugge dentro, poi ti distrugge fuori.

Ora queste persone quando mediante un lungo cammino di guarigione ecc… ecc… hanno recuperato il senso della loro chiamata e sono riusciti finalmente a ricostruirla, sono diventate le persone più libere del mondo, più serene del mondo e più efficaci.

14) Per ricordare a tutti che lo scoprire la propria chiamata e seguirla, non è un'oppressione, è un'opera di liberazione

Questo mica per terrorizzare le persone, ma semplicemente per ricordare a tutti che lo scoprire la propria chiamata e seguirla, non è un'oppressione, è un'opera di liberazione.

Quindi quando tu hai scoperto che il Signore ti chiamava a fare un itinerario nell'Unione Catechisti, che non sapevi neanche che cosa fosse, quando ti viene detto che è un Istituto secolare e non sai cosa sia un Istituto secolare, ma piano, piano, tu ti avvicini a questa esperienza, incontri le persone che ne fanno parte, ti ci trovi bene, ti senti come a casa tua e via dicendo, qualche cosa ti fa capire, mica ti appare il Sacro Cuore e ti dice: voglio che tu venga qui.

Non è così la vocazione. Lo capisci dalle circostanze, quando tu avverti una pace profonda, intuisci: questo è un posto dove sto bene; e poi vai avanti.

15) "Ma come mai io mi trovo qui e mi trovo bene?
Mi sento tranquillo, non mi sento osservato, non mi sento giudicato, mi sento edificare, cresco nella carità fraterna, nell'evangelizzazione"

Allora quando tu hai intuito che c'è questa realtà, ad un dato momento, nella tua riflessione personale dovrai farti la domanda: "Ma come mai io mi trovo qui e mi trovo abbastanza bene?

Mi sento tranquillo, non mi sento osservato, non mi sento giudicato, mi sento edificare, cresco nello spirito, cresco nella preghiera, nella carità fraterna, nell'evangelizzazione e via dicendo".

Allora tu dici: "Beh, probabilmente questi sono dei segni concreti che mi fanno capire che il Signore mi chiama qui, allora io devo rispondere.

Come rispondo? Butto a mare tutto quello che è stato prima?"

Giammai, tutto quello che è stato prima e che fa parte della tua esperienza non è cosa che tu devi buttare, ma sono cose che tu devi inserire, perché il Corpo di Cristo che è la Chiesa, ha bisogno del vasetto di nardo profumato che sia versato sul suo corpo.

Quando Giuda diceva che si doveva vendere il nardo profumato che si sarebbe guadagnato 300 denari, invece Gesù si è opposto: "I poveri li avrete sempre accanto a voi, ma lei ha voluto onorare questo corpo in anticipo, prima della mia sepoltura".

Questo vuol dire che il Corpo di Cristo che è la Chiesa, è costantemente sulla Croce, nel Sepolcro, nella Resurrezione.

16) Il corpo di Cristo che è la Chiesa ha bisogno dell'unzione, del profumo di nardo profumato che ognuno di noi ha, chi tanto chi poco

E il corpo di Cristo che è la Chiesa ha bisogno dell'unzione, del profumo di nardo profumato che ognuno di noi ha, chi tanto chi poco, ma tutti hanno questo nardo profumato.

Il nardo era un'essenza pregiatissima e costosissima a quei tempi; ora le essenze le fanno tutte sintetiche, ma in quei tempi erano lunghi processi di macerazione, la distillazione ancora non si conosceva quindi per ottenere un profumo era  veramente una cosa da re e da Dio, l'incenso si usava per Dio, per dire il profumo che è una cosa costosissima lo sprechiamo per darlo a Dio.

Oggi non è più così perché si spreca il profumo non per Dio ma per le persone, chiusa la parentesi.

Tutto questo per far capire che la fedeltà alla vocazione è un abitus.

Abitus è la costruzione di quello che si è capito che noi siamo.

Il Signore ci ha dato un'intuizione, cominciamo a concretizzarla, come? Con l'intelligenza e con la volontà.

17) Cominciamo a concretizzare con atti concreti la nostra fedeltà a Dio e la nostra fedeltà all'uomo

Studiamo chi siamo noi, dove siamo inseriti, e cominciamo a concretizzare con atti concreti la nostra fedeltà a Dio e la nostra fedeltà all'uomo.

La fedeltà all'uomo ci impone di portare la salvezza di Gesù Cristo dovunque noi siamo.

Ma mica facendo un comizio, portare la salvezza i Gesù Cristo si fa con l'esempio, con la capacità di ascoltare, e anche con la capacità di dire.

Però ricordatevi: se veramente volete essere catechisti, dovete fare echeggiare dentro di voi, non la vostra parola, ma quella di Cristo.

Il catechista lascia riecheggiare la parola di Dio dentro di sé, perché chiunque si avvicina a lui, la sente.

Allora capacità di ascoltare, non è facile, qualcuno di voi ha fatto l'esperienza di ascoltare qualcun altro che ne aveva bisogno? Non è facile ascoltare.

State attenti perché ascoltare sembra facile, la persona vuota il sacco e mentre parla ti vengono in mente tante cose che potresti dire a quella persona, non cedere alla tentazione, lascia che la persona abbia il tempo di vuotare il sacco, trasformati in un bidone aspiratutto, dopo, avrai lasciato un po' di spazio in quel cuore dove tu potrai mettere la parola di Dio, quella che tu dovresti far riecheggiare dentro di te, prima ci vuole l'ascolto, dopo ci vuole la proposizione, perché di parole ne sentiamo tutti, troppe!

18) Prima l'ascolto, dopo la proposta, però ricordatevi di non imporre un peso superiore alle forze.
La presenza di Gesù se si respira dentro di te, loro lo respirano

Prima l'ascolto, dopo la proposta, però ricordatevi di non imporre un peso superiore alle forze di coloro che devono ricevere quello che voi dite, perché quando uno ha il cuore ferito non è in grado di assorbire molto; poche cose, però centrate.

La presenza di Gesù se si respira dentro di te, loro lo respirano.

Ora tutta questa realtà è una struttura che si costruisce dentro di te, se tu sei all'ascolto della voce di Dio e la costruisci dentro di te, tutte le azioni, di conseguenza, diventano equilibrate.

Lasciamo per i prossimi incontri la continuazione della nostra riflessione perché la fedeltà alla propria vocazione è la cosa fondamentale per far sì che noi diventiamo santi.

Non pensate mica che l'istituto Unione Catechisti poiché è un istituto secolare allora si occupa del secolo, non vuol dire che si occupa della santificazione, perché essere nel mondo vuol dire essere santi nel mondo.

Qualcuno potrebbe dire che è difficile, può essere difficile ma potresti essere tu uno che apre la pista per fare questa cosa.

Un artista santo, adesso stanno cercando di beatificare Gaudi, quello che ha costruito la Sagrada Familia a Barcellona.

Per Gaudi, è iniziata la causa di beatificazione, un architetto santo; ce ne fossero, un operaio santo, un imprenditore santo ( quasi impossibile ), e via dicendo.

19) "Ah come vorrei che tutti i miei battezzati, qualunque cosa facciano, avessero me al centro del loro cuore, le loro opere sarebbero ripiene della potenza di Dio e sarebbero cento volte più efficaci"

Però cosa credi che Dio non abbia nel Suo cuore questo desiderio, questo progetto dentro di sé, che Dio non dica: "Ah come vorrei che tutti i miei battezzati, qualunque cosa facciano, avessero me al centro del loro cuore.

Perché se avessero me al centro del loro cuore, tutte le loro opere sarebbero ripiene della potenza di Dio e sarebbero cento volte più efficaci."

Bene ci sarebbe molto da riflettere, non possiamo esaurire un argomento di questo genere, lo lascio alla vostra riflessione personale, perché lo spirito di Dio parla anche dentro di voi e vi illumina per capire in che modo concretizzare la vostra chiamata alla santità.

Sia lodato Gesù Cristo.