La coscienza

4-10-2009

Don Mauro Agreste

Indice

1) Vorrei che partissimo nella nostra riflessione tenendo conto la preghiera che si chiama la Colletta.
2) « Effondi su di noi la Tua misericordia, perdona ciò che la coscienza teme, e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare ecc … ».
3) Il peccato non è semplicemente disubbidire a un ordine di Dio, perché produce della sofferenza.
4) Si è perso il senso del peccato. Il senso del peccato è stato sostituito dal senso di colpa.
5) La coscienza è il luogo dove Dio ti parla, ma ci sono altri che vengono in quel salotto lì.
6) Anche San Tommaso dice che la coscienza deve essere retta, che ha imparato a distinguere ciò che viene da Dio, da ciò che invece viene da noi stessi
7) La coscienza dunque è una funzione fondamentale perché ci permette di ragionare come Dio; nell'umiltà di cui è esempio Maria
8) Allora quando si tratta di capire, di decidere, non conta molto quello che noi abbiamo capito, conta molto quello che noi amiamo
9) La tua anima dura per sempre, ed è bene che ognuno decida per tempo dove vuole andare a trascorrere l'eternità
10) Sto veramente facendo la volontà del Signore in questa situazione qui concretamente?

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, avvicinatisi dei Farisei per metterlo alla prova, domandarono a Gesù: « É lecito per un marito ripudiare la propria moglie? » …

Omelia

1) Vorrei che partissimo nella nostra riflessione tenendo conto la preghiera che si chiama la Colletta. Il Sacerdote raccoglie, idealmente, tutte le preghiere degli altri

Vorrei che partissimo nella nostra riflessione tenendo conto la preghiera iniziale nella Messa che si chiama la Colletta. Perché si chiama colletta?

Perché è un momento in cui il Sacerdote dice: « Preghiamo »; poi si tace per qualche istante, ognuno nel suo cuore prega; il Sacerdote raccoglie, idealmente, tutte le preghiere degli altri, riassumendole in quella che viene proposta, e quindi ha l'idea di avere una raccolta di preghiere che viene sintetizzata da quella che viene proposta nella Liturgia, e si chiama, proprio per questo, colletta, perché questa preghiera raccoglie idealmente tutte le vostre preghiere.

Quindi, detto fra di noi, quando il sacerdote dice preghiamo, sia che vi lasci tanto tempo, sia che vi lasci poco tempo, non importa; è il momento in cui voi presentate all'altare del Signore le vostre preghiere, quello che vi sta a cuore per voi stessi o per gli altri.

Noi non possiamo dimenticare, in questo momento, quante migliaia di persone stanno piangendo.

Chi è vittima di terremoti, chi è vittima di frane … noi siamo qui belli e tranquilli in un paesaggio meraviglioso e con un clima splendido, e sappiamo che ci sono migliaia di nostri fratelli che in questo momento sono nell'angoscia perché hanno perso tutto, anche i parenti.

Allora noi non possiamo dimenticare tutte queste necessità.

Magari ne abbiamo anche noi di necessità, di preoccupazioni o di dispiaceri, però tutto facciamo confluire ai piedi del Signore, perché il Suo cuore è grande e accoglie le intenzioni di tutti.

A modo Suo, cioè in un modo che conosce solo Lui, viene incontro a tutti noi.

2) « Effondi su di noi la Tua misericordia, perdona ciò che la coscienza teme, e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare ecc … ».
Non sembra che il senso di peccato sia riconosciuto oggi come lo era, forse, una volta. Adesso più niente è peccato

Bene, all'inizio di questa Eucaristia, nella preghiera di Colletta, si è detto questo: « Effondi su di noi la Tua misericordia, perdona ciò che la coscienza teme, e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare ecc … ».

Che cosa avete notato? Che cosa ho sottolineato? Perdona ciò che la coscienza teme.

Cosa teme la coscienza? Dovrebbe temere i peccati.

Guardiamoci intorno che cosa succede.

A me non sembra che il senso di peccato sia riconosciuto oggi come lo era, forse, una volta.

Certo una volta anche respirare sembrava peccato; da una esagerazione all'altra.

Adesso più niente è peccato.

Famiglie che si sfasciano; come le chiamano adesso le famiglie?

Allargate; così i bambini non sanno più chi sono i genitori, hanno tremila fratelli e fratellastri, e non sanno più, crescono con una mentalità confusa, perché il bambino ha bisogno di stabilità, ha bisogno di avere dei punti di riferimento; i punti di riferimento sono dei punti fissi, che non si muovono.

Se uno deve fare un disegno prospettico sa molto bene che ci sono dei punti che rimangono fissi: l'orizzonte, il punto di fuga ecc… perché se si muovono il disegno non è più preciso, diventa un disegno con troppe variabili quindi un disegno fantasioso non è più un disegno tecnico: allora anche il bambino che non ha più dei punti di riferimento perché la famiglia non è più un punto di riferimento, però sono sicuro che anche voi avrete sentito dire, in tante occasioni,: « Eh ma tanto fanno tutti così; sarebbe ora che la Chiesa si aggiornasse. »

L'avete sentito dire? Cosa c'è da aggiornare?

Forse visto che siamo nel XXI secolo, allora aggiornarsi vuol dire: avere meno rispetto degli altri.

Perché a questo punto non possiamo altro che concludere questo, perché se aggiornarsi vuol dire non considerare più peccato ciò che è peccato, vuol dire non considerare più il rispetto del prossimo.

Perché in questo caso specifico che è stato tirato fuori dai Farisei a cui Gesù ha risposto, si parla proprio della stabilità della famiglia.

Allora nella famiglia se ognuno fa quello che vuole e si dice che non è peccato, in ogni caso c'è sempre qualcuno che soffre, che subisce, è vero?

Chi è tradito, chi è abbandonato, chi si vede privato dei necessari affetti, del sostegno anche economico, oltre che del sostegno psicologico, affettivo ….

E tutta questa sofferenza non conta? Non solo la sofferenza dei bambini, che si vedono una famiglia sfasciata; e la famiglia del coniuge abbandonato dove va a finire?

Forse che dire che ormai tutti fanno così quindi non è peccato perché tanto ormai è di uso comune, forse elimina la sofferenza delle vittime? E allora?

3) Il peccato non è semplicemente disubbidire a un ordine di Dio, perché produce della sofferenza. Una persona che intorno a sé non spande la pace, spande un po' il disagio. Il male, come il bene, è contagioso, e si espande

Il peccato non è semplicemente disubbidire a un ordine di Dio, perché il peccato oltre che fare marameo a Dio, produce della sofferenza.

Ma la gente dice: « Che male c'è? Non faccio mica del male a nessuno. É una mia scelta, una mia decisione. »

Ci sono altre situazioni per cui una persona pensa di fare del male ma solo per conto suo, che il suo male non incida sulla vita degli altri.

Però queste stesse persone probabilmente non si accorgono di quello che succede dentro di loro, ma anche fuori di loro, perché il peccato ha sempre delle conseguenze, anche psicologiche.

Una persona che vive nel peccato certamente non è serena, lo potete confermare?

Quindi se non è serena, è una persona che intorno a sé non spande la pace, spande un po' il disagio, perché tu vedi un « musone », tu vedi una persona triste, cerchi di stargli accanto, però che cosa assorbi gioia e felicità, o ti fai carico di un peso?

E questo peso di cui tu ti fai carico, non è una sofferenza?

Quindi vedi che anche la persona che in sé stessa non vive in pace con Dio, anche se lei dice: « Io non faccio del male a nessuno, è un mio problema, è una mia situazione », che però si espande.

Il male, come il bene, è contagioso, e si espande come una macchia d'olio, perdi più il bene va in alto, perché è leggero, il male va in basso, perché rotola a valle e trascina tutto quello che c'è intorno.

Una persona che fa il male è come una frana, trascina, distrugge e uccide; il bene è come una mongolfiera, innalza lo sguardo di tutti verso il cielo.

4) Si è perso il senso del peccato. Il senso del peccato è stato sostituito dal senso di colpa. Nel senso di colpa nascono le depressioni, le angosce, le paure, il senso di inferiorità

Allora vedi che qui, la parola che abbiamo detto all'inizio dell'Eucaristia, è una parola su cui riflettere perché emerge con estrema chiarezza una grande urgenza: si è perso il senso del peccato.

Sapete che cosa ha preso il posto del senso del peccato? Il senso di colpa.

Perdendo il senso del peccato, poiché il male c'è, il senso del peccato è stato sostituito dal senso di colpa, quindi la persona si sente in colpa; solo che la colpa non si può superare, perché nessuno di noi può redimere se stesso.

Nessuno di noi può perdonare se stesso quando il male ha toccato le vite degli altri, perché ci vorrebbe il perdono degli altri perché tu possa sopportare il disagio della colpa.

Dal senso di colpa non si esce, con il senso del peccato si trova la soluzione.

Con il senso di colpa tu hai relazione solo con gli altri in senso orizzontale, tra di noi; con il senso di peccato abbiamo relazione anche con il Signore, il quale Signore ha relazione con ciascuno di noi, e se io mi rivolgo a Lui, Lui assicura a me non solo il suo perdono, ma anche il vostro; mi sono spiegato?

Ecco perché nel senso di colpa nascono le depressioni, le angosce, le paure, il senso di inferiorità, fino al suicidio.

Perché il senso di colpa è una prigione, è un cappio al collo, più cerchi di divincolarti e più ti soffoca, l'unica cosa che ti potrebbe liberare è il senso di peccato; il senso di peccato è espresso bene nel Salmo 51, dove l'anima dice a Dio: « Contro di te ho peccato ».

Quello che è male chi l'ha fatto? Io non lui. Capito? Ognuno si prende la realtà di come è.

Quando c'è il senso di colpa, sapete da che cosa ci si accorge?

Ci si accorge perché si cerca qualcuno a cui scaricare la colpa.

Con il senso di peccato non si cerca qualcuno per giustificarci; lo sappiamo già di chi è la colpa: perché siamo noi che non abbiamo ascoltato la parola del Signore.

Ora c'è un altro elemento da tenere in considerazione, perché nella Colletta avete sentito dire un'altra parola: « Effondi su di noi la Tua Misericordia, perdona ciò che la coscienza teme. »

C'è la coscienza, e quando si parla di coscienza qualcuno ha ancora un'immagine un po' magica, tant'è vero che tanti si fanno scudo di dire: « Ho agito secondo coscienza » e tutti gli altri ammutoliscono perché ha « agito secondo coscienza » quindi io non posso dire niente.

Sì ma la tua coscienza era ben formata? Era ben educata?

Oppure era una coscienza a stile fisarmonica?

Perché la coscienza non è un meccanismo infuso.

Dicendola in maniera molto semplice, io direi che la coscienza è un salotto, dove tu sei lì, e ricevi le parole; certo che una volta per semplicità ci dicevano: « Guarda che Dio ti parla nella coscienza »

É ancora vero adesso? Ma certo che è ancora vero adesso.

5) La coscienza è il luogo dove Dio ti parla, ma ci sono altri che vengono in quel salotto lì.
Il discernimento degli spiriti significa diventare capaci di distinguere qual è lo spirito che ti anima

Però, non dimentichiamoci mai una cosa: che la coscienza è il luogo dove Dio ti parla, ma ci sono altri che vengono in quel salotto lì.

E perché nessuno pensi che se lo è inventato Don Mauro, ricordatevi bene che Sant'Ignazio, nel corso degli Esercizi, parla del discernimento degli spiriti.

Che significa diventare capaci di distinguere qual è lo spirito che ti anima, che ti spinge, che ti illumina, che ti dice qualche cosa, perché dice lui: « Ci sono alcune ispirazioni che vengono da Dio, altre ispirazioni che vengono da te stesso: intelligenza, fantasia ecc … »

Altre ispirazioni ti vengono da persone attorno a te: amici ecc.. altre ti vengono dalla cultura in cui sei inserito: giornali, libri, televisione, cultura; buona o cattiva che sia è la cultura in noi siamo inseriti, che sia una cultura ben fatta o che sia una cultura pilotata dall'ideologie è pur sempre la cultura che influenza molto la vita delle persone, ne parlavo prima con i ragazzi, di quanto la televisione, i giornali ecc. condizionino la coscienza delle persone, quindi bisogna diventare capaci di capire che cosa ci viene detto; ma poi nella coscienza ci possono essere anche altre ispirazioni, Sant' Ignazio parla dell'ispirazione anche dello spirito cattivo: il diavolo.

Allora dovremmo fare, come saggiamente raccontato nella Bibbia, per Samuele che quella notte fu chiamato dal Signore, ma lui non sapeva che era il Signore, perché dice il libro di Samuele: non aveva ancora conosciuto la sua voce e quindi non la sapeva distinguere.

Il sacerdote Eli, a un certo momento gli dice: « Guarda, se ti senti ancora chiamare, alzati e dì: parla Signore, il tuo servo ti ascolta. »

Questo ci fa capire che la coscienza, è che quello che avvertiamo nella coscienza non è una scienza infusa, bisogna imparare ad ascoltare la voce della coscienza, ma anche imparare a distinguerla dalle altre voci, perché siamo bombardati da un insieme di idee di ogni genere.

6) Anche San Tommaso dice che la coscienza deve essere retta, che ha imparato a distinguere ciò che viene da Dio, da ciò che invece viene da noi stessi

Ora se la coscienza non è ben formata, rischia di scambiare per buone delle cose che non lo sono.

Anche San Tommaso, parlando della funzione della coscienza dice che la coscienza deve essere retta, che vuol dire una coscienza bene educata che ha imparato a distinguere ciò che viene da Dio, da ciò che invece viene da noi stessi, o da altre situazioni.

Ora noi viviamo in un tempo in cui c'è grande confusione di coscienze, perché le coscienze di tutti, anche di quelli che vanno in chiesa, lo devo dire di nuovo?

Anche di quelli che vanno in chiesa, si nutrono di tutto, ma non di quello che dice il Signore.

Perché l'unica cosa che assicura che la coscienza diventi retta è il discernimento di Dio, ed è Lui che ti dice: questo è bene e questo non è bene.

Ti può piacere quello che dice il Signore, può anche non piacerti; magari lo capisci, magari non lo capisci, però se la tua coscienza deve imparare, non puoi essere così superbo e così arrogante pensando che tu non hai bisogno che qualcuno ti dica cos'è bene o cos'è male, perché lo sai già tu da solo; perché si finisce a fare quello che - si sente dire spesso, me l'avete detto voi stessi - « ma fanno tutti così. »

Allora uno preferisce non ragionare perché dice: se fanno tutti così, allora vuol dire che è una cosa che si può fare; fino ad arrivare a certe assurdità pazzesche, che sono queste: « Se fanno tutti così, non sarà mica una cosa grave, mica il Signore ne terrà conto. »

Come sarebbe a dire? A me sembra che quello che noi crediamo, è che Gesù Cristo è salito sulla Croce e ha preso su di sé tutti i peccati, anche di quelli che dicono: tanto li fanno tutti, quindi non sono così gravi?

Sono peccati o non lo sono? Cosa sono costati? La Croce di Cristo.

Quindi anche se la gente non li percepisce come peccati gravi, sono o non sono gravi?

Perché? Perché sono costati il sangue di Gesù Cristo.

Se non fossero state cose così gravi, Gesù Cristo si sarebbe fatto mettere in croce per noi?

Dio non ragiona mica come noi, se no avrebbe detto: « Tanto non capiscono niente; fanno tutti così; ma sì un colpo di spugna e ricominciamo daccapo. Mica c'è bisogno che io vada sulla croce. »

Se invece è andato sulla croce questo vuol dire che se anche gli uomini non capivano che erano cose, gravi erano cose gravi.

Tant'è vero che quando le persone conoscono veramente il Signore cambiano.

Non parlo di quelli che hanno una finta conversione, oppure che hanno una finta pratica religiosa, perché vanno in chiesa perché è tradizione fare così, parlo di quelli che ad un certo momento si fermano e dicono: « Già è vero, il Signore è andato in croce, mica sarà andato per sport, mica è andato per divertirsi, allora se c'è andato vuol dire che quello che doveva emendare, era di una gravità pazzesca, e io come ragiono?

So distinguere ciò che è bene da ciò che non è bene? »

7) La coscienza dunque è una funzione fondamentale perché ci permette di ragionare come Dio; nell'umiltà di cui è esempio Maria

La coscienza dunque è una funzione fondamentale perché ci permette, non di essere come Dio, ma di ragionare come Dio.

Vedete il diavolo che cosa ha fatto nel giardino dell'Eden?

Ha messo il veleno nella mente di tutti gli uomini, e questo veleno è: sarai come Dio, non hai mica bisogno che sia Dio a dirti che cos'è bene, e cosa non è bene.

Questo veleno rimane nella mente di tutti gli uomini, e il potere di questo veleno si può neutralizzare solo con l'umiltà, cioè di dire: « Faccio quello che vuoi tu ».

Nell'umiltà di cui è esempio Maria nel giorno dell'Annunciazione; quando l'angelo è andato da lei, mica penserete che lei ha capito tutto; ha capito una cosa sola: che quella era una proposta di Dio.

Tant'è vero che lei dice: « E chi sono io? Sono la serva del Signore, mica sono una che si deve opporre al Suo disegno.

A me basta sapere che quello è il Suo disegno.

Poi come avverrà, questo a me non interessa.

Mi interessa solo fare quello che vuole Lui ».

Infatti che cosa risponde? « Avvenga di me secondo la Tua parola », che noi potremmo anche parafrasare dicendo: avvenga di me quello che tu hai detto, non quello che io ho capito; perché quello che io ho capito è molto di meno di quello che è.

Nessuno aveva mai sentito parlare del concepimento verginale, neanche lei se lo immaginava: « La potenza dell'Altissimo ti ricoprirà con le Sue ali », quindi quello che è avvenuto è molto di più di quello che Maria si era immaginato, perché è un qualcosa di straordinariamente grandioso, supera di gran lunga la capacità della mente umana, perfino quella di Maria.

8) Allora quando si tratta di capire, di decidere, non conta molto quello che noi abbiamo capito, conta molto quello che noi amiamo

Allora quando si tratta di capire, di decidere quello che dobbiamo fare, non conta molto quello che noi abbiamo capito, conta molto quello che noi amiamo.

In fondo la coscienza è il salotto, ma nel salotto tu accogli chi vuoi tu, perché una persona che non ti è gradita, non la fai entrare nel tuo salotto, la lasci alla porta d'ingresso.

Nel salotto tu accogli la persona che ti fa piacere accogliere, perché il salotto è quella stanza particolarmente curata, con le poltrone più belle, le tazzine più belle, con i quadri più belli, perché è il luogo dove tu vuoi che il tuo ospite si trovi bene.

Allora la coscienza è questo salotto.

Chi vuoi nel tuo salotto? I rotocalchi, la televisione … oppure fai entrare la parola del Signore?

Perché noi viviamo sulla Terra per un po' di tempo, poi ci sarà il nostro funerale, ma la nostra anima non sarà lì; la nostra anima sarà davanti al Signore, il quale potrebbe dire a un'anima: « Beh, tutto quello che io ho detto aveva senso per te?

Guarda perché tu non lo dimenticassi l'ho perfino fatto mettere nero su bianco, si chiama la Bibbia; le mie parole sono contenute lì dentro, le hai lette almeno una volta?

Hai cercato di capire quello che ti dicevo?

Sai il mio vicario sulla Terra ha fatto in modo di fare una sintesi di tutti i miei insegnamenti, perché fossero chiari per tutti, si chiama il Catechismo.

Sai che esiste il Catechismo? Hai letto qualche sua parte?

0ppure quando dovevi prendere una decisione, sentivi cosa dicevano i tuoi compagni di lavoro, i tuoi colleghi, le persone che conosci, la televisione … e così hai fatto quello che facevano gli altri?

Ti importava di più quello che pensavano gli altri o ti importava di più quello che pensavo io su certe cose?

O su tante cose? O su tutte le cose? Che cosa valgo io per te?

Le mie parole sono valse a qualche cosa nella tua vita oppure non ti sono interessate per nulla?

Che cosa è venuto prima di me nella tua vita? »

E quell'anima dovrà rispondere: « Ma Signore tutti facevano in un certo modo, ho fatto così, come tutti gli altri, » e il Signore dirà: « Allora tutto quello che ti ho detto non ti importava, quindi tu non mi conosci; vuol dire che anch'io non ti conosco.

Io pensavo che tu fossi mio figlio, invece tu non mi conosci per niente.

Io non so chi tu sia, e dato che io non so chi tu sia, questo non è il tuo posto.»

Ed è tremendo, vero?

9) La tua anima dura per sempre, ed è bene che ognuno decida per tempo dove vuole andare a trascorrere l'eternità, perché non è Dio che ti manda di qui o di là, sei tu che lo decidi adesso

Una coscienza non ben formata può portare a questo disastro, come si chiama questo disastro?

L'Inferno; che esiste davvero, nessuno pensi: siamo nel XXI secolo, si deve parlare ancora di queste cose?

Già di che cosa si deve parlare? Di patate e di carote?

La tua anima dura per sempre, ed è bene che ognuno decida per tempo dove vuole andare a trascorrere l'eternità, perché non è Dio che ti manda di qui o di là, sei tu che lo decidi adesso; e lo decidi adesso sapendo discernere ciò che è giusto, cioè ciò che piace a Lui.

Allora vedendo la difficoltà che la coscienza sembra non sia più in grado di discernere ciò che è bene da ciò che è male, in questa Eucaristia dobbiamo chiedere l'umiltà, la docilità alla luce dello Spirito Santo, e la disponibilità a cambiare i nostri atteggiamenti, anche se abbiamo fatto sempre così.

Non sopporto questo atteggiamento, mi fa diventare i capelli ricci.

« Ho sempre fatto così; abbiamo sempre fatto così » non è una buona ragione per continuare a fare così, perché se a un certo momento il Signore ti fa capire che quell'atteggiamento è sbagliato, o lo cambi, o vuol dire che non ti interessa niente di quello che dice Lui.

10) Sto veramente facendo la volontà del Signore in questa situazione qui concretamente?

La coscienza retta dice: « Un momento. Sto veramente facendo la volontà del Signore in questa situazione qui, concretamente? »

Non parliamo delle situazioni più scabrose, che sono all'ordine del giorno, ma qui siamo ad un ritiro dove si presume che le persone siano ben intenzionate a fare un cammino serio dietro Gesù Cristo.

Ma nel cammino serio dietro Gesù Cristo, per esempio, bisogna bandire la doppiezza, bisogna bandire le critiche, eliminare definitivamente le gelosie, le invidie, le divisioni, le fazioni.

In un cammino solido bisogna veramente domandarsi: « Ma io sto frenando o sto costruendo, sto demolendo o sto costruendo? »

In un cammino come questo è fondamentale domandarsi non cosa gli altri devono fare perché io stia bene, ma cosa io debbo fare perché gli altri si avvicinino a Gesù Cristo; altrimenti è una presa in giro, vuol dire che la nostra coscienza non sta ascoltando la voce di Dio ma la voce del mondo, perché la voce del mondo dice: dammi, dammi; la voce di Dio invece dice: dai, dai.

Signore concedici questa onestà spirituale e culturale - perché si tratta anche di onestà culturale - interessa poco che siamo stati educati in un certo modo, perché siamo tutti nell'età della ragione, e Dio ci ha dato la ragione non perché ci incaponissimo a fare le stesse cose, perché abbiamo sempre fatto così, ma perché imparassimo a distinguere se nelle cose che ci siamo abituati a fare in un modo c'è qualche cosa che non va, quel qualche cosa deve, deve, deve assolutamente cambiare.

Allora il Signore ci dia oggi questa onestà spirituale, culturale, e questa tenacia di volere fortissimamente fare la Sua volontà; non solo dirlo con belle parole, poi finito il ritiro, tutto ritorna come prima.

Invece si deve prendere sul serio la decisione di seguire il Signore perché la nostra anima è eterna, dura sempre, e resterà dove noi abbiamo deciso che stia.

Se manca la carità non siamo a posto, se c'è la divisione non siamo a posto, e cose di questo genere.

Signore illuminaci con la tua santa grazia e dacci la forza di essere perseveranti.

Sia lodato Gesù Cristo.