19 Gennaio 1977
Venerabili Fratelli e Figli carissimi,
il nostro incontro odierno cade opportunamente nella Settimana dedicata alla preghiera e alla meditazione sull'unità dei cristiani.
È come un grande coro che in questi giorni, da parte degli appartenenti a quasi tutte le confessioni cristiane, si innalza all'unico Padre di tutti mediante il solo Signore Gesù nel vincolo del medesimo Spirito.
Nella preghiera, infatti, la ricerca dell'unità trova la sua ispirazione più profonda e il suo giusto orientamento, oltreché forza e motivo di speranza.
L'unità è una nota della Chiesa di Cristo e fa parte del suo mistero.
Perciò, come la Chiesa stessa, anche l'unità è un dono di Dio e segno della sua misericordia.
Essa infatti implica purificazione del cuore, conversione della mente, perdono dei peccati, santità di vita: tutte cose che solo Dio può dare ai suoi figli, se a lui ricorrono con cuore contrito e umiliato e con proponimento sincero di riprendere il cammino sulle sue vie.
Ed è perciò motivo di gioia il vedere che la preghiera per l'unita si estende nel mondo fra tutti i cristiani.
In numero sempre crescente Cattolici, Ortodossi e Protestanti, tutti battezzati nel nome della SS. Trinità, si uniscono in questa Settimana per impetrare la vicendevole piena unità.
Da un decennio a questa parte infatti, si è convenuto di pregare su uno stesso tema, scelto di comune accordo di anno in anno.
È segno evidente che si riprende coscienza dell'importanza che l'unità comporta per la vita della Chiesa e per la sua missione nel mondo.
Diventano così più manifesti i profondi vincoli, con i quali i cristiani sono ancora congiunti fra loro.
Nello stesso tempo si esprime la comune volontà di obbedire insieme al Signore, il quale vuole che la sua Chiesa, una ed unica, sia pienamente ed armoniosamente compaginata « nella confessione di una sola fede, nella comune celebrazione del culto divino e nella fraterna concordia della famiglia di Dio » ( Unitatis Redintegratio, 2 ).
Ma la nostra supplica a Dio non può e non deve limitarsi ad una sbrigativa settimana annuale.
È anche durante tutto l'anno che nelle varie Chiese si prega incessantemente per l'unità dei cristiani.
Occorre farlo ogni giorno, poiché il problema della divisione è talmente grave che intacca l'opera stessa di Cristo, « è di scandalo al mondo e danneggia la santissima causa della predicazione del Vangelo ad ogni creatura » ( Ibid. 1 ).
Questa Settimana però resta il punto forte ed è il momento più denso di significato.
Essa genera infatti una comunione di spiriti, che fa pregustare il giorno in cui tutti i cristiani pienamente uniti glorificheranno, con una sola voce e con un solo cuore, il nome di Dio e gli renderanno una concorde e fedele testimonianza di fronte al mondo ( Cfr. Fil 2,15 ).
A questo coro di invocazioni non può non unirsi particolarmente la nostra voce di Pastore universale ( Cfr. Gv 21,15-17 ), incaricato, se pur indegnamente, di « confermare i fratelli » ( Lc 22,32 ).
Perciò la nostra preghiera si fa auspicio e invito a tutti i figli della Chiesa Cattolica ad unirsi in unanimità e dal profondo del cuore, a far corpo tutti insieme davanti al Signore, affinché Egli ascolti la voce pressante dei suoi fedeli, che concordemente gli chiedono luce e forza per fare la sua volontà e camminare insieme, spalla a spalla » ( So 3,9 ), sulle sue vie.
Il tema proposto quest'anno alla riflessione e alla preghiera di tutti noi è tratto da San Paolo: « la speranza non delude » ( Rm 5,5 ).
Quanto è opportuno questo appello, perché non si cada nella delusione, perché non si rimanga impigliati nelle abitudini acquisite e non ci si fermi a mezza strada.
La speranza è l'anima della causa ecumenica.
Essa è la stella che orienta i nostri passi verso il luogo dove sicuramente si trova il Signore.
A chi, dalla prima ora, si è impegnato nella ricerca dell'unità e, forse con un velo di tristezza, osserva che l'unità cercata non è ancora raggiunta, San Paolo ricorda che « la speranza non delude » e che occorre perseveranza.
A chi forse s'interessa a quest'opera in modo ormai abitudinario e non più creativo, San Paolo ricorda che « la speranza non delude » e che è necessario rimanere protesi verso il futuro e in corsa verso la meta ( Cfr. Fil 3,13 ).
A chi prova la tentazione di sentirsi soddisfatto dei positivi risultati già raggiunti nei rapporti tra i cristiani e quindi corre il rischio di fermarsi ad uno stadio di pacifica convivenza, ma non di completa unità, San Paolo ricorda che occorre compiere l'opera fino in fondo mediante il raggiungimento finale della meta indicata dal Signore stesso, che è quella di essere « consacrati nella verità » ( Gv 17,19 ) e « perfetti nell'unità » ( Gv 17,23 ).
A chi, all'ultima ora, è in dubbio se valga la pena inserirsi anch'egli in questo movimento, San Paolo annuncia ancora con ardente convinzione che « la speranza non delude » e che, uniti al Signore, si possono vincere tutte le resistenze e superare ogni difficoltà.
La nostra speranza infatti è fondata in Dio e sul suo piano di salvezza, Dio è onnipotente e fedele, e realizza sempre la sua promessa.
La sua Parola non torna indietro senza aver operato meraviglie.
Come canta il Salmista, il Signore è « mia forza, mia roccia, mio liberatore, mia rupe, mio scudo e baluardo, mia potente salvezza » ( Sal 18,2-3; cfr. Sal 18,27-31; etc. ).
Perciò noi non ci fondiamo presuntuosamente sulle nostre opere e sulle nostre aspirazioni, ma « ci vantiamo della speranza della gloria di Dio », come ancora ammonisce l'Apostolo ( Rm 5,2 ).
È sicura questa parola: Dio farà finalmente risplendere la sua gloria e comunicherà a tutti la sua santità.
Egli sarà « tutto in tutti » ( 1 Cor 15,28 ) e sigillerà il definitivo trionfo su qualsivoglia espressione, del « mistero d'iniquità » ( 2 Ts 2,7 ), soprattutto sulle mutue dilacerazioni, le polemiche, le violenze, le sopraffazioni, le divisioni, le invidie e ogni forma di odio.
È questa la suprema speranza del cristiano, di cui egli sa che « non delude », avendo in se stesso la presenza attiva dello Spirito Santo che ci è stato dato ( Cfr. Rm 5,5 ).
Infatti l'effusione dello Spirito nei nostri cuori opera nei cristiani una trasformazione certa, se pur lenta e contrastata, verso la formazione dell'uomo nuovo, « finché arriviamo all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, alla misura che conviene alla piena maturità di Cristo » ( Ef 4,13 ).
È precisamente in questa prospettiva che si pone la ricerca dell'unità dei cristiani: crescita di fede, maturità in Cristo, tensione verso la piena comunione in Dio.
In quanto battezzati, tutti i cristiani sono singolarmente « giustificati nella fede e in pace con Dio per mezzo del Signore Gesù » ( Rm 5,1 ); ma sono anche chiamati a trarre le debite conseguenze ecclesiali dalle esigenze del comune battesimo, così che Cristo diventi pure « la nostra pace » vicendevole ed ecumenica ( Ef 2,14 ).
Il Concilio Vaticano II lo ha indicato esplicitamente in questi termini vigorosi: « il battesimo costituisce il vincolo sacramentale dell'unità, che vige fra tutti quelli che per mezzo di esso sono rigenerati.
Tuttavia il battesimo di per sé è soltanto inizio ed esordio, poiché esso tende interamente all'acquisto della pienezza della vita in Cristo.
Pertanto il battesimo è ordinato all'integra professione della fede, all'integrale incorporazione nell'istituzione della salvezza, come lo stesso Cristo ha voluto, e infine alla piena inserzione nella comunione eucaristica » ( Unitatis Redintegratio, 22 ).
Dunque, c'è ancora un cammino di fede da percorrere, per ritrovarci finalmente uniti nella comune partecipazione all'unica Eucaristia, che oggi non possiamo realizzare a causa della mancata piena unità nella fede.
Ma ancora una volta, il nostro stimolo è la speranza.
Le stesse oggettive difficoltà non debbono impedirci di proseguire.
Anzi, dobbiamo trarre vantaggio spirituale da queste stesse asperità, poiché, come spiega ancora San Paolo, « la tribolazione produce pazienza, la pazienza una provata virtù, e la virtù provata la speranza » ( Rm 5,4 ).
Il nostro sperare è anche fondato e sostenuto dai positivi risultati, che va conseguendo la ricerca dell'unità tra i cristiani.
Infatti, una nuova atmosfera si è instaurata e lo spirito di vera fraternità diventa sempre più solido e fecondo.
Noi stessi lo sperimentiamo nei nostri sempre più frequenti e personali incontri con tanti Venerati Fratelli, che ci onorano con le loro visite qui a Roma, così come ne abbiamo avuto prova nei nostri pellegrinaggi a Gerusalemme, a Istanbul e a Ginevra.
Noi ringraziamo il Signore, che ci ha concesso di farci strumento di questo incontro fra i cristiani di varia denominazione e di dare così il nostro contributo a questa misteriosa opera dello Spirito Santo, che vitalizza la Chiesa del nostro tempo.
Del resto, non diversamente intendiamo la Sede di Pietro che come peculiare forma di servizio per l'unità della Chiesa.
La ricerca dell'unità realizza poi anche un crescente incontro sul piano dottrinale e positive convergenze prendono sempre più corpo, anche su questioni che nel passato hanno fortemente contrapposto i cristiani, come quelle fondamentali sulla realtà dell'Eucaristia, sul Ministero e l'autorità nella Chiesa.
I dialoghi fra la Chiesa Cattolica e le altre Chiese e Comunità ecclesiali, sostenuti dalla preghiera, proseguono il loro delicato lavoro, che speriamo porti alla piena chiarificazione di tutte le questioni controverse di fede e al completo accordo nella verità tutta intera.
Anche per questo dobbiamo pregare intensamente.
Vogliamo concludere, ribadendo ancora che la ricerca dell'unità non è solo compito di gruppi speciali, come il nostro Segretariato apposito, ma è una responsabilità di tutti i battezzati e in particolare di tutti i cattolici.
« La cura di ristabilire l'unità riguarda tutta la Chiesa - afferma il Concilio Vaticano II - sia i fedeli che i pastori e ognuno secondo le proprie capacità, tanto nella vita cristiana di ogni giorno, quanto negli studi teologici e storici »! ( Unitatis Redintegratio, 5 )
La concordia nella ricerca infatti non può non condurre anche ad una concordia nel risultato finale.
Ed è ciò che tutti ci auguriamo nel nome del Signore.
Intendiamo convalidare questi auspici con la nostra più cordiale Benedizione Apostolica, che ravvivi i propositi ecumenici di tutti e li renda sempre più fecondi, con la necessaria grazia di Dio.