22 Giugno 1977
Un pensiero ci domina, qui, accanto alla tomba del primo Apostolo, di colui al quale il Signore disse con spirituale solennità le celebri, incancellabili parole: « Tu sei Pietro; e su questa pietra Io fonderò la mia Chiesa » ( Mt 16,18 ); ed è il pensiero della Chiesa.
Noi faremo bene a lasciare che questo pensiero ci domini.
Esso contiene molti segreti; segreti che ci riguardano.
Il segreto innanzitutto dei nostri veri, irrinunciabili, inesauribili rapporti con Dio.
Il mistero subito attrae ed abbaglia il nostro sguardo.
Possiamo noi prescindere da questa necessità, dalla cui soluzione tutto dipende?
La nostra intelligenza del mondo, del tempo, del nostro destino.
Si può ignorare, negare la religione, ma la sua realtà, la sua esigenza rimane, s'impone;
essa è la chiave per comprendere qualche cosa del significato dell'universo;
essa è la luce, che illumina come sole il mondo, la storia, il bene ed il male, lo spirito umano, la vita, la nostra vita.
Ogni cosa, al lume della religione, acquista un senso, anche se questo si sprofonda oltre la nostra comprensione, e lascia intravedere profondità, che accrescono il senso universale del mistero; ma non è più mistero di oscurità, ma mistero aperto al pensiero, al gaudio della conoscenza, alla scoperta d'inesauribili tesori della scienza.
Cominciamo a fissare nel nostro animo questa convinzione: la religione è luce.
Poi il pensiero, quasi da sé, acquista le ali, e vola sulla storia, sull'umanità, sul mondo e sulle sue vicende.
E da questo sguardo panoramico un disegno si profila preciso: è una via lunga e sconnessa, ma che conserva una sua direzione, registrata in un libro di due volumi, la Bibbia con i suoi due testamenti: è il grande, drammatico poema della rivelazione, che si concentra su Cristo.
Il mistero si rivela in nuovo grado di realtà.
Non avremo mai terminato la nostra lettura, il nostro studio, la nostra meditazione su la Parola che si fa Uomo, il Verbo che si fa carne, e prima di scomparire dalla breve scena della sua storia prodigiosa due cose ci lascia:
la Chiesa e lo Spirito, che diventano l'anima d'una storia bivalente,
la storia dell'umanità, riunita in assemblea, in Chiesa, in società umana, non più suddivisa da luoghi e da tempi, ma una, unica, ed universale,
un corpo solo composto da tutti gli uomini che hanno la fortuna di parteciparvi,
la Chiesa, riunita, dicevamo, ed aggiungiamo, animata; animata sì, dallo Spirito Santo, Dio-Amore, e vivificante il Corpo della Chiesa, ch'è il Corpo mistico di Cristo;
il « Christus totus », come diceva S. Agostino, e che siamo noi, in via di questa con vivificazione con Cristo che durerà non solo oltre la nostra morte corporale, ma poi per sempre.
E il pensiero si riflette sopra se stesso, e si fa coscienza.
La domanda ci interroga interiormente, fino a farci tremare.
E noi, noi, siamo davvero cristiani?
quali rapporti di fede e di grazia ci uniscono a questa benedetta e fatidica Chiesa di Dio?
siamo davvero cristiani?
siamo cattolici?
di nome o nella realtà della nostra vita?
è davvero la Chiesa la nostra Madre, la nostra Maestra?
è davvero la nostra nave per il grande tragitto sul mare tempestoso del mondo presente, la nostra fiducia?
Fratelli, sia questo un momento decisivo per la nostra vita.
Rinnoviamo qui, sulla tomba di Pietro, il nostro impegno umile, forte, fedele: sì, noi saremo fedeli! la sua Chiesa sarà la nostra sapienza, la nostra concordia, la nostra palestra di carità.
Quanto gaudio per tutta la nostra vita!
E così sia, con la nostra Benedizione Apostolica.