5 Ottobre 1977

L'importanza della catechesi

Il Sinodo dei Vescovi, come sapete, è riunito in questi giorni a Roma, nella Città del Vaticano; dura circa un mese, il mese di ottobre.

Ma che cosa è questo Sinodo? è una istituzione nuova, sorta dal Concilio Vaticano secondo.

Si tratta d'una riunione di Vescovi, scelti dalle Conferenze Episcopali locali, in rappresentanza di tutto l'Episcopato del mondo, per collaborare col Papa, per via d'informazione e di consiglio, alla direzione della Chiesa intera.

Nel Sinodo ora riunito, dopo tre anni dal precedente, sono convocati duecentoquattro membri quasi tutti presenti; ai Vescovi eletti dalle Conferenze Episcopali nazionali sono aggregati i Patriarchi delle Chiese Orientali, alcuni Religiosi e i Cardinali Prefetti dei Dicasteri della Curia Romana.

Un'assemblea veramente rappresentativa, con un suo Segretario Generale e alcuni ausiliari ed esperti.

E di che cosa si occupa un Sinodo? si occupa di temi generali, di solito uno per volta, che interessano la vita della Chiesa.

Un Sinodo ha perciò una importanza straordinaria.

E questa volta tutti sanno qual è il tema prescelto in antecedenza per dare modo di studiarlo non solo dottrinalmente, ma soprattutto concretamente nei suoi rapporti con l'esperienza e con i problemi della vita vissuta della Chiesa e della società ad essa contemporanea.

Il tema è la catechesi, specialmente per la fanciullezza e per la gioventù, senza dimenticare che di catechesi, e a livello proporzionato, ha bisogno anche l'età adulta.

Può sembrare a chi consideri la Chiesa nelle sue larghe e complesse proporzioni dottrinali e sociali un tema troppo particolare, che restringa la visione di insieme dei problemi religiosi, storici, morali, nei quali è implicata la vita della Chiesa.

Ma così non è: si tratta, sì, d'un problema specifico, la catechesi, ma problema fondamentale, un problema seminale, dalla cui soluzione dipende tutta la vitalità e l'efficienza della Chiesa stessa.

Innanzi tutto perché la religione di Gesù Cristo è fondata sulla Fede, cioè sulla Parola di Dio, sia nella sua fase di enunciazione, nel suo magistero, e sia nella sua divulgazione, nella sua pedagogia, nella sua fase di accettazione; per non dire, ciò che più importa, nel suo contenuto dottrinale, teologico o morale che sia.

Ricordiamo l'origine e la natura del cristianesimo, che a ragione si suole rivestire d'una parola consueta, ma sempre augusta e misteriosa: Vangelo.

Gesù, dal quale deriva tutta la religione nostra, è la « Parola », che si è fatta Uomo; il Verbo divino fatto carne, ch'è venuto nel mondo per annunciare il « regno di Dio » ( Cfr. Mt 4,17 ).

Gesù è il Maestro dell'umanità ( Mt 23,8 ).

Il disegno dell'opera sua è fondato sull'ascoltazione, l'accettazione, l'applicazione della sua parola.

Se il destino dell'uomo dipende da questo incontro con Cristo, per via d'insegnamento enunciato da una parte, quella di Cristo, insegnamento accolto come norma di vita, quella dell'altra, cioè della sequela della Fede, si può intravedere quale importanza primaria abbia il contatto dell'uomo con la catechesi.

Ma che cosa è la catechesi?

È appunto l'insegnamento fondamentale delle verità religiose, quali Gesù Cristo ha insegnato con la sua predicazione, con il suo esempio, con il suo Vangelo, mediante l'« educazione alla Fede » della Chiesa responsabile ( Cfr. S. Augustini De Doctrina christiana, «Prologus» ).

E così ci si accorge come di catechesi vi sia bisogno, per tutti, sempre, con le esigenze didattiche d'una Verità formulata con scrupolosa esattezza e con la vivacità che il suo contenuto stesso ispira e ricrea, e con lo studio, cioè l'amore, di chi si sa e si sente discepolo e non teme riprendere da capo la dottrina non mai abbastanza insegnata e non mai abbastanza imparata.

E si vede come sia attuale l'interesse per la catechesi in una fase dello sviluppo del pensiero umano, che si illude di generare da sé, se pur ne conserva la stima ed il gusto, un'emozione spirituale e religiosa soggettiva; ovvero, come oggi purtroppo avviene, di poter prescindere dalla Verità che salva, cioè dal Vangelo, e di poter supplire alla mancanza della luce di Cristo con la follia della permissività.

Ritorniamo tutti alla catechesi, cioè alla scuola del divino Maestro, sia per fare eco, da umili apostoli, alla sua voce beatificante, sia per lasciarci penetrare dapprima, inebriare poi dalla Verità che assicura la vita.

Con la nostra Benedizione Apostolica.