8 Gennaio 1992

1. L'apostolo Paolo ci ha detto che « Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei ».

Questa verità fondamentale della ecclesiologia paolina, riguardante il mistero dell'amore sponsale del Redentore per la sua Chiesa, è ripresa e confermata nell'Apocalisse, dove Giovanni parla della sposa dell'Agnello: « Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell'Agnello ».

L'Autore ha già premesso la descrizione dei preparativi: « "Sono giunte le nozze dell'Agnello; la sua sposa è pronta.

Le hanno dato una veste di lino puro splendente".

La veste di lino sono le opere giuste dei santi …

Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell'Agnello ».

L'immagine dello sposalizio e del banchetto nuziale ritorna dunque anche in questo libro di indole escatologica, dove la Chiesa sembra considerata nella sua forma celeste.

Ma è la stessa Chiesa della quale parlò Gesù, presentandosi come suo Sposo; della quale parlò l'apostolo Paolo, ricordando l'oblazione del Cristo-Sposo per lei; e della quale parla ora Giovanni, come della fidanzata per cui s'immolò l'Agnello-Cristo.

Terra e cielo, tempo ed eternità sono unificati in questa visione trascendente del rapporto tra Cristo e la Chiesa.

2. L'Autore dell'Apocalisse descrive la Chiesa-Sposa anzitutto in una fase discendente, come dono dall'alto.

La sposa dell'Agnello è identificata come « la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio », come « la nuova Gerusalemme … pronta come una sposa adorna per il suo sposo ».

Se nella lettera agli Efesini Paolo presenta il Cristo come Redentore che elargisce i doni alla Chiesa-Sposa, nell'Apocalisse Giovanni descrive la stessa Chiesa-Sposa, la sposa dell'Agnello, come colei che riceve da lui, come da sua fonte, la santità e la partecipazione alla gloria di Dio.

Nell'Apocalisse domina dunque l'aspetto discendente del mistero della Chiesa: il dono dall'alto, che si esprime non solo nella sua origine pasquale e pentecostale, ma anche in tutta la peregrinazione terrestre nel regime della fede.

Anche Israele, il popolo dell'Antica Alleanza, peregrinava, e il suo principale peccato era quello di tradire tale fede, era, cioè, l'infedeltà al Dio che l'aveva scelto e amato come una sposa.

Per la Chiesa, nuovo Popolo di Dio, l'impegno della fedeltà è ancora più forte e dura fino all'ultimo giorno.

Come leggiamo nel Concilio Vaticano II, « essa pure [ la Chiesa ] è vergine che custodisce integra e pura la fede data allo Sposo, e ad imitazione della Madre del suo Signore, con la virtù dello Spirito Santo, conserva verginalmente integra la fede, solida la speranza, sincera la carità ».

La fede è il presupposto fondamentale dell'amore sponsale nel quale la Chiesa prosegue il pellegrinaggio iniziato dalla Vergine Maria.

3. Anche l'apostolo Pietro, che nei pressi di Cesarea di Filippo aveva professato al Cristo una fede carica d'amore, scrisse nella prima lettera ai suoi discepoli: « Voi lo amate ( Cristo ), pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui ».

Secondo l'Apostolo, la fede in Cristo è non soltanto accettare la sua verità, ma riferirsi alla sua Persona, accolta e amata.

In questo senso dalla fede deriva la fedeltà, e la fedeltà è la prova dell'amore.

Si tratta infatti di un amore che viene suscitato da Cristo e, attraverso lui, raggiunge Dio per amarlo « con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente e con tutte le forze », come dice il primo e più grande comandamento della Legge Antica, confermato e corroborato da Gesù stesso.

4. In forza di questo amore, appreso da Cristo e dagli Apostoli, la Chiesa è la Sposa « che custodisce pura e integra la fede data allo Sposo ».

Guidata dallo Spirito Santo e mossa dalla potenza che da lui riceve, la Chiesa non può dividersi dal suo Sposo.

Non può diventare non-fedele.

Gesù Cristo stesso, dando alla Chiesa il suo Spirito, istituì l'indissolubile legame.

Non possiamo non far notare, qui, col Concilio, che tale immagine della Chiesa indissolubilmente unita a Cristo suo Sposo trova una particolare espressione nelle persone a Lui legate dai santi voti, come sono i religiosi e le religiose e in generale le anime consacrate.

Perciò è così essenziale il loro posto nella vita della Chiesa.

5. La Chiesa però è una società che comprende anche i peccatori.

Ne è ben consapevole il Concilio, che scrive: « La Chiesa, che comprende nel suo seno i peccatori, santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, mai tralascia la penitenza e il suo rinnovamento ».

Poiché la Chiesa cerca di vivere nella verità, vive senza dubbio nella verità della Redenzione operata da Cristo, ma vive anche nella confessione dell'umana peccaminosità dei suoi figli.

Ma ecco: tra le tentazioni e le tribolazioni del suo cammino storico, la Chiesa « è sostenuta dalla forza della grazia di Dio, promessa dal Signore, affinché per la umana debolezza non venga mai meno alla perfetta fedeltà, ma permanga una degna sposa del suo Signore, e non cessi, con l'aiuto dello Spirito Santo, di rinnovare se stessa, finché attraverso la croce giunga alla luce che non conosce tramonto ».

In questo modo l'immagine apocalittica della Città Santa, che scende dal cielo, si attua costantemente nella Chiesa come immagine di un popolo in cammino.

6. Ma su questo cammino la Chiesa avanza verso la meta escatologica, verso la piena attuazione delle nozze col Cristo descritto dall'Apocalisse, verso la fase finale della sua storia.

Come leggiamo nella Costituzione conciliare « Lumen Gentium »: « mentre la Chiesa compie su questa terra il suo pellegrinaggio ( peregrinatur ) lontana dal Signore, è come un esule, e cerca e pensa le cose di lassù, dove Cristo siede alla destra di Dio, dove la vita della Chiesa è nascosta con Cristo in Dio, fino a che col suo Sposo comparirà rivestita di gloria ».

Il pellegrinaggio della Chiesa sulla terra è dunque un cammino colmo di speranza, che trova una espressione sintetica in quelle parole dell'Apocalisse: « Lo Spirito e la Sposa dicono: "Vieni!" ».

Questo testo sembra essere una conferma del carattere sponsale della Chiesa per rapporto a Cristo, nell'ultima pagina del Nuovo Testamento.

7. In questa luce, intendiamo meglio ciò che scrive il Concilio: « La Chiesa "prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio" annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga.

Dalla virtù del Signore risuscitato trova la forza per vincere con pazienza e amore le sue interne ed esterne afflizioni e difficoltà, e per svelare al mondo, con fedeltà, anche se non perfettamente, il mistero di Lui, fino a che alla fine dei tempi sarà manifestato nella pienezza della sua luce ».

In questo senso, « lo Spirito e la Sposa dicono: "Vieni!" ».