17 settembre 2021

Domenica 25° Tempo Ordinario anno B ( Mc 9,30-37 )

Serviamo sempre, serviamo tutti, serviamo bene.

Vale di più chi ama di più.

1 - L'evangelista Marco per presentare la persona di Gesù ha pensato di raccontare un viaggio che Gesù fa dalla Galilea fino a Gerusalemme, seguito dai suoi discepoli.

Non li ha chiamati per insegnare loro una dottrina che poi avrebbero dovuto ripetere, li ha chiamati per coinvolgerli nella sua scelta di vita.

Molto diversa da quella a cui erano abituati, con dei progetti diversi da quelli che loro avevano.

Per questo ha voluto che stessero con lui, lo accompagnassero.

Perché?

Gesù è questo uomo nuovo che è venuto nel mondo per dare inizio a una umanità nuova.

Cosa devono fare?

Osservare con attenzione ciò che lui diceva, faceva.

Verificare cosa accadeva dove arrivava Gesù con la sua Parola.

Persone che aprivano gli occhi, sordi che sentivano, storpi che camminavano, demoni che si allontanavano dalle persone.

Cioè verificare i segni di un mondo nuovo che nasce dove arriva Gesù.

Durante questo viaggio Gesù ha sperimentato profonda solitudine.

Perché?

Non è mai riuscito a coinvolgerli pienamente nel suo progetto di uomo nuovo.

Camminavano con lui, ma testa e cuore erano molto lontani.

Stavano con lui sperando di realizzare i loro sogni, interessi.

Un po' quello che accade anche oggi, tanti cristiani si dichiarano discepoli perché sperano di avere qualche favore per la vita di questo mondo: essere liberati da sventure, disgrazie, malattie, essere favoriti … coltivano i propri interessi.

Questo cammino siamo invitati a farlo tutti noi insieme agli apostoli.

Leggere il vangelo di Marco ( la lectio divina ) significa per noi fare questo viaggio e quindi ci ritroveremo ad avere le stesse difficoltà che hanno avuto gli apostoli ad accogliere la proposta di Gesù.

2 - "Non voleva che nessuno lo sapesse, insegnava infatti ai suoi discepoli."

L'abbiamo visto altre volte: Gesù si nasconde da problemi ( gli scribi e i farisei ), dalla gente ( che gli sottrae tempo ) e si concentra sugli apostoli ( ha bisogno di tempo per formarli ).

Formare il gruppo, la squadra, è decisivo per compiere una qualsiasi cosa, non solo nello sport.

Gesù era un leader ma sapeva che da solo il suo messaggio non sarebbe continuato.

Per questo forma un gruppo di volontari appassionati e dedica tempo e formazione proprio a questo.

Quello che Gesù dice all'inizio del vangelo di oggi l'aveva già presentato nel capitolo precedente, ma Pietro aveva reagito negativamente.

Adesso ci torna su: "Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini …"

Chi consegna?

Non Giuda ( lui ai sommi sacerdoti ), è il Padre che consegna l'agnello ai lupi.

L'unico modo per creare un mondo nuovo non era di mandare un lupo più forte per sbranare i lupi.

È l'agnello la novità assoluta in mezzo ai lupi.

Però il destino dell'agnello in mezzo ai lupi è segnato.

La più bella immagine di Dio è questa: Dio che si mette nelle nostre mani.

L'amore, l'innamorato, non ha altro modo per manifestare tutto il suo amore che consegnarsi nelle mani dell'altro.

È l'opposto di quanto consideriamo un successo: avere l'altro, molti altri nelle nostre mani per disporre a piacimento.

Questo non è amore, è potere.

( Questo è l'uomo nuovo secondo Gesù ).

"Lo uccideranno … ma risorgerà".

L'unico modo per sconfiggere la morte è consegnare la vita, per amore.

Solo l'amore vince la morte.

Consegnare, uccidere, risorgere: tre verbi che tratteggiano la sequenza di una storia drammatica, qual è la vicenda pasquale di Gesù.

3 - Consegnare, uccidere, risorgere: tre verbi incomprensibili per il discepolo che cerca un volto di Gesù del tutto diverso da quello che egli ora gli sta rivelando.

Il discepolo non comprende, eppure ha paura di domandare: "Non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo".

È davvero paradossale questa reazione.

Chi non capisce, chiede.

Come mai il discepolo non osa farlo?

Forse perché ha paura della risposta: o meglio, ha paura di confrontarsi con la parola di Gesù.

( È inconciliabile con le convinzioni religiose inculcate dai rabbini, è l'opposto delle loro attese, non possono accettare l'idea che Dio abbandoni il suo eletto nelle mani dei malfattori … ).

Il discepolo preferisce nascondersi dietro le proprie molte parole, le quali offrono cammini più facili, indicano vie più gratificanti: "Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande".

4 - Lungo questa stesa strada, allora, Gesù costringe i discepoli a una sosta: di fronte al loro silenzio, è lui a porre una domanda, che però rimane senza risposta: "Di che cosa stavate discutendo per la strada?".

Sembra che di fronte a Gesù il discepolo non abbia più parole.

Ed è così: resta muto, perché non ha saputo ascoltare "la Parola", quella parola che è il cammino stesso di Gesù, quella parola dura che è la croce.

Solo Gesù può dare risposta ai silenzi del discepolo.

E la sua è al tempo stesso una risposta sconcertante e vera.

Ha come due angolature attraverso le quali possiamo rileggere la vicenda di Gesù, ma che diventano altrettante scelte concrete per il discepolo.

"Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti".

Gesù prende su serio il desiderio del discepolo: realizzarsi pienamente, consentire alla propria vita di maturare compiutamente.

La riposta che Gesù offre è però sconcertante: capovolge la strada che il discepolo riteneva di dover percorrere.

Per Gesù, essere il più grande non significa prevalere, ma porsi ai piedi dell'altro, farsi per lui dono, consegnarsi all'altro perché egli possa vivere.

In una parola il discepolo deve capire che c'è una sola via che realizza pienamente il desiderio che lo abita: quella da cui ha distolto lo sguardo, la via di Gesù, la via dell'umiltà, del servizio, del dono.

5 - Tuttavia gli apostoli amano Gesù, per seguirlo hanno lasciato tutto.

Se bisticciano per il primo posto è perché ciascuno di loro vorrebbe stare il più possibile vicino a Lui.

Per questo motivo Gesù, che conosce il loro cuore, non stronca, ma corregge e purifica questi loro sentimenti e fa loro capire che l'essere i più vicini a Lui non dipende dal ruolo che potrà loro essere assegnato dal Padre suo in questo Regno, ma dal condividere gli stessi sentimenti e le stesse scelte fatte da Lui.

Questa lite offre a Gesù l'occasione per svelarci la sua linea di azione tanto diversa dalla nostra.

Egli ha scelto di cambiare il mondo non già partendo dall'alto, dando la scalata ai primi posti, impadronendosi delle leve di comando; ma partendo dal basso, mettendosi all'ultimo posto; solo con l'amore, mettendosi al servizio dei piccoli, dei poveri, degli ultimi.

Per Gesù, infatti, anche l'autorità non ha senso se non è un servizio, un'espressione d'amore.

Come si vede, Gesù punta al rovesciamento radicale di quell'istinto prepotente di affermazione di sé che è nel cuore dell'uomo, e lo rode internamente contaminando tutte le iniziative, anche le più nobili e sante.

Se così farà, avverrà di lui un po' quello che è avvenuto di Gesù, il quale, annientando se stesso per amore degli uomini, ha fatto scattare quella carica di amore che ha rivoluzionato il mondo.

L'autorità non deve diventare un potere, ma questa è una regola generale che vale per tutti, non soltanto per chi ha responsabilità.

Il servizio è per ogni persona il modo di impostare la propria vita.

Non c'è che questa regola, ed essa esige la conversione e chiama a vivere veramente controcorrente.

Che Dio ci dia di sbalordire il mondo, inficiato di superbia, affamato di dominio, col nostro atteggiamento cristiano disinteressato, di servizio.

Abbiamo un programma radicale ed affascinante.

Non lasciamocelo sfuggire!

Il servire è l'atteggiamento più rivoluzionario che ci sia perché trasforma prima di tutto noi stessi.

6 - C'è però un passo ulteriore che occorre compiere.

"E preso un bambino lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie … colui che mi ha mandato".

Questo gesto di Gesù libera il discepolo da una tentazione ulteriore, quella del dover fare.

Anche il discepolo può rimanere sedotto dalla pretesa di dover essere sempre lui quello che dà, o far qualcosa per gli altri.

Deve invece scoprire che al centro non c'è quello che lui può fare o non fare, c'è piuttosto l'altro da accogliere.

Quando scoprirà questo, sarà veramente libero.

Chi dona davvero, chi si fa ultimo e servo di tutti, è Gesù.

È lui il piccolo che sta in mezzo a noi come servo, è lui che dobbiamo accogliere e mettere al centro della nostra esistenza.

Lui consegna la sua vita nelle nostre mani.

Sapremo riconoscere l'incomparabile preziosità di questo dono?

Gesù ha creato questa splendida immagine che abbraccia un bambino, ma non è bastata per gli apostoli.

Così ha poi proiettato un'immagine indelebile: la lavanda dei piedi.

7 - Accogliere: verbo che genera il mondo nuovo come Dio lo sogna.

Il nostro mondo avrà un futuro buono, quando l'accoglienza sarà il nome nuovo della civiltà.

Accogliere Dio in un bambino è un invito a farsi madri, madri di Dio.

Il modello di fede allora sarà Maria, la Madre, che nella sua vita non ha fatto probabilmente nient'altro di speciale che questo: accogliere Dio in un bambino.

E con questo ha fatto tutto.

"È l'umiltà il segreto di Maria.

È l'umiltà che ha attirato lo sguardo di Dio su di lei.

L'occhio umano ricerca sempre la grandezza e si lascia abbagliare da ciò che è appariscente.

Dio, invece, è incantato dall'umiltà.

Oggi guardando a Maria Assunta, possiamo dire che l'umiltà è la via che porta in Cielo.

Il poeta Dante definisce Maria: umile e alta più che creatura". ( Papa Francesco, Angelus 15 agosto 2021 ).

Gesù tu che ci hai indicato la strada, aiutaci a percorrerla fino in fondo, come te, con te che cammini con noi.

Don Osvaldo