Il Catechista è missionario

10-1-2004

Don Mauro Agreste

Indice

1) Evangelizzazione, compito primario della Chiesa
2) I fini della comunità Chiesa
3) Mentalità laicista
4) L'evangelizzazione, compito solo dei religiosi
5) Oggi c'è una pratica religiosa tradizionalista
6) Se la Chiesa evangelizza in altri continenti …
7) La mentalità del Piemonte con ci esonera nell'evangelizzare
8) Nel XIX secolo nascono più congregazioni religiose
9) Il Signore si aspetta che diventiamo santi
10) Dall'Unione Catechisti nascerà un albero colmo di frutti ( profezia )
11) Animo missionario
12) Non esiste una ricetta unica per l'evangelizzazione
13) Stile di evangelizzazione
14) Catechista non dà solo conoscenza, dona Gesù
15) Parabola del seminatore
16) Non fate paragoni con gli altri
17) Mentre parlano imparano
18) In che modo esser attivi ed efficaci nell'evangelizzazione?
19) Progettare evangelizzazione che esiga continuità
20) Abbiamo ricevuto tanta dottrina e spiritualità
21) Come cominciare a progettare l'evangelizzazione?

1) Evangelizzazione, compito primario della Chiesa

Ci viene presentata una delle caratteristiche peculiari che dovrebbero caratterizzare la persona di Chiesa, a maggior ragione se questa persona di Chiesa ha colto l'invito di occuparsi della catechesi.

Dovremmo dire in brevi parole che la Chiesa esiste per alcune necessità urgenti e particolari, delle quali non sempre noi abbiamo una forte chiarezza.

Per esempio: quanti di noi pensano che il compito primario della Chiesa sia l'evangelizzazione? Raramente si pensa a questo.

Si pensa che appartenere alla Chiesa significhi partecipare ai riti e tutto sommato fare parte di una comunità.

Ma ci si dimentica che questa comunità ha un compito preciso esplicito e che Dio si aspetta.

Vi ricordo che nel finale del Vangelo di Matteo Gesù, al collegio degli apostoli, dice con chiarezza: "andate ed evangelizzate… ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla consumazione dei secoli" o "fino alla fine del mondo" secondo le varie traduzioni.

Forse non abbiamo sufficientemente considerato che il compito primario della comunità che si chiama Chiesa è quello di evangelizzare.

Nell'esperienza comune, nell'esperienza civile noi tutti sappiamo molto bene che ogni associazione, gruppo, a cui noi ci accostiamo ha degli scopi e dei fini ben precisi.

Così se uno si iscrive ad una società filarmonica sa bene che non andrà a giocare a bocce, se uno si iscrive in una società di nuoto sicuramente non dovrà andare a comprare lo zaino e la piccozza.

2) I fini della comunità Chiesa

Così se uno entra a buon diritto, attivamente, in modo attento nella comunità che è Chiesa dovrebbe sapere quali sono i fini della comunità Chiesa.

I fini della comunità Chiesa non sono quelli di radunare le persone intorno all'altare, il fine della Chiesa è quello di andare ed evangelizzare.

Il primo compito che Gesù diede ai suoi discepoli fu quello di dividerli in gruppi di due, i 72 discepoli non solo i dodici apostoli, furono mandati in giro per la Palestina ai figli di Abramo dicendo: "il regno dei cieli è vicino preparatevi" facendo questo operavano segni, prodigi, miracoli, ma con il fine di far capire che il Regno di Dio era vicino.

Ora sono passati 2000 anni, 2000 anni di storia in cui il Cristianesimo, almeno in Europa, è stato in auge con tutte le sue difficoltà e con tutti i periodi difficili che tutti conosciamo vagamente dalla storia.

E ci troviamo ora in una società, in una cultura, che da molto tempo per noi è estranea, che è una cultura post-cristiana, che vive comodamente senza far riferimento esplicito ai valori cristiani.

Magari il riferimento implicito c'è, ma quello esplicito non c'è più.

3) Mentalità laicista

Da quarant'anni a questa parte noi viviamo un processo di grande secolarizzazione e di grande laicismo, che non è la laicità in cui è diviso il popolo di Dio tra consacrati e non consacrati, ma è proprio una mentalità che ci proviene da tre secoli a questa parte dall'Illuminismo in poi, che vede contrapposizione tra ciò che è fede e tra ciò che è semplicemente società civile.

Questa contrapposizione enfatizzata, non stiamo ad analizzare adesso per quale motivo, ci sta conducendo ora a una forte crisi numerica, se non altro, di partecipazione alle strutture di fede, alle strutture di Chiesa.

La nostra stessa crisi la vivono anche i Protestanti, la vivono anche gli Ortodossi, dopo la caduta del regime comunista.

Insomma in tutte le situazioni in cui il benessere si è enfatizzato, cresciuto, dilagato, l'esperienza di fede è diminuita.

Questo pone molti interrogativi. La fede è sempre stata vissuta come?

Come un rifugio psicologico dunque? Sino a che punto la fede ci ha coinvolti autenticamente in un cambiamento di vita?

La fede è rimasta al rango di religione o è divenuta quella che doveva essere: esperienza di vita?

Se non è esperienza di vita lo si vede, probabilmente, proprio per il fatto che manca la componente specifica della Chiesa: l'evangelizzazione.

4) L'evangelizzazione, compito solo dei religiosi

Per diversi secoli, a partire dal XVII secolo l'esplosione delle congregazioni e degli ordini missionari sino a tutto il XIX secolo e parte del XX secolo in cui numerose congregazioni di religiosi con molti elementi, molte persone si dedicava anche alla evangelizzazione.

Il popolo di Dio ha pensano che il compito della evangelizzazione fosse dei religiosi, al più in ogni caso dei consacrati sacerdoti e suore, di qualsiasi genere, ma non si era mai considerato il fatto che ogni battezzato per il semplice fatto che è battezzato è chiamato all'evangelizzazione, perché fa parte di un corpo mistico che è la Chiesa della quale il capo ha detto: "andate."

Quando il Signore ha detto questo non ha detto riferendosi esclusivamente ai vescovi, i vescovi rappresentano la comunità della Chiesa, sono la comunità della Chiesa, è chiaro che se Gesù dà questo mandato ai vescovi non significa che questo mandato è semplicemente per i vescovi, cioè gli apostoli, ma è per ciò che essi rappresentano, ogni apostolo rappresenta la propria Chiesa.

Questo significa che ogni comunità fondata dagli apostoli doveva sentirsi in dovere di questa evangelizzazione.

5) Oggi c'è una pratica religiosa tradizionalista

Ora ci troviamo a dover fare i conti con una fede strascicata, con una pratica religiosa tradizionalista, non tradizionale, quindi tradizionalista basata molto sulle abitudini, sui ricordi, e poco sulla convinzione personale.

È chiaro che la catechesi risulta molto faticosa in questo modo, perché si tratta di tramandare semplicemente delle conoscenze intellettuali.

La catechesi intesa così non fa né caldo né freddo, non cambia le coscienze, non cambia le abitudini.

Una catechesi fatta così piace molto al diavolo, perché lascia del tutto indifferenti le persone che la ricevono.

Allora voi capite che non è questo il compito che il Signore si aspetta dalla Chiesa e in special modo dai Catechisti.

Dirò inoltre un'altra cosa: una Chiesa che ha rinunciato implicitamente, non esplicitamente, implicitamente nessuno vi ha rinunciato, ma implicitamente ci sono talmente tante altre cose che ti costringono o ti legano, una Chiesa che rinuncia alla evangelizzazione è una Chiesa che ha deciso di morire, è il suicidio.

Perché? Perché l'evangelizzazione garantisce il rinnovo, garantisce il perpetuarsi, garantisce che il messaggio ricevuto secoli fa giunga fino alla consumazione dei secoli, cioè sino a quando il Signore ritornerà.

È come se il Signore avesse iniziato una corsa a staffetta di generazione in generazione.

Ognuno riceve il testimone della fede che Lui verrà a raccogliere alla fine dei tempi, quando scenderà sulle nubi con potenza e gloria grande.

Il tesoro che Lui ci ha affidato è un tesoro, che Lui verrà a ritirare alla fine dei tempi.

6) Se la Chiesa evangelizza in altri continenti …

Ma nel frattempo vuole che tutto questo tesoro sia goduto, sia ammirato, sia accresciuto dall'apporto di tutte le persone di tutti i secoli, di generazione in generazione, di secolo in secolo.

I genitori tramandano ai figli il bagaglio della fede sempre nuovo, sempre aggiornato ma sempre quello.

Allora quando in una Chiesa si rinuncia all'aspetto di evangelizzazione o si ritiene che l'evangelizzazione sia da esercitarsi in Brasile, in Africa, e chissà dove probabilmente in quella zona ci sarà la nascita e la diffusione del messaggio cristiano, ma se ci si dimentica che il messaggio cristiano non è un messaggio intellettuale è un messaggio esperienziale.

Succederà come sta succedendo nella vecchia Europa, che la sorgente che ha prodotto molta santità in tutto il resto del mondo rischia di seccare.

Perché nessuno è "confermato in grazia" ci dice una norma della teologia, cioè nessuno può dire: "bene, ormai io sono santo, quindi posso affrontare qualunque cosa che tanto non peccherò mai".

Solo coloro che sono in paradiso sono confermati in grazia.

Tutti coloro che sono ancora su questa terra sono chiamati quotidianamente ad affrontare, ad approfondire, rivedere, ad aggiornare, ad illuminare, a consacrare ecc. ecc tutto quella che è la loro esperienza di grazia, cioè la loro esperienza di fede.

Allora che cosa sta accadendo? Che nella nostra vecchia Europa l'aspetto della evangelizzazione è molto, molto, molto in ritardo.

Ci stiamo accorgendo con estremo ritardo della necessità della nuova evangelizzazione, anche se il Santo Padre, sono ormai due decenni, che non fa altro che dire che bisogna cominciare con la nuova evangelizzazione.

Qualsiasi sistema è buono per ricominciare con una nuova evangelizzazione.

Ora voi capite che il catechista che si limita a divulgare delle conoscenze catechetiche, teologiche, ecc. fa un ottimo lavoro però è il lavoro che viene in secondo piano, perché il primo piano è quello della evangelizzazione.

7) La mentalità del Piemonte con ci esonera nell'evangelizzare

Ora siamo in Piemonte la nostra mentalità è molto particolare, questo non significa che noi ci dobbiamo adagiare su questa mentalità.

Siamo persone generalmente abituate ad essere riservate siamo persone che amano molto la loro intimità, la loro autonomia; amano tanto darsi da fare sicuramente, ma senza lasciarsi troppo coinvolgere senza mettersi troppo in vista perché mettendosi troppo in vista uno dopo si sente costretto ad andare avanti.

Allora se questa è la mentalità nostra generale, quando parlo del Piemonte non sto parlando dei piemontesi sto parlando di tutti coloro che abitano in Piemonte e quindi anche gli immigrati, anche quelli che vengono da altre regioni che volenti o nolenti dopo 40 anni dalla immigrazione hanno assorbito questo genere di mentalità.

Ci sono stati molti cambiamenti in Piemonte dopo gli anni 60, questa è vero, nessuno di noi lo può negare, ma questo non significa che la mentalità sia del tutto sradicata, anzi questo genere di mentalità che spinge a una certa forma di individualismo è stabile ed è entrata in tutte le culture che sono giunte qui in Piemonte da tutte le regioni dell'Italia.

Allora conoscere qual è la nostra situazione concreta è già un lato positivo perché se non altro ci mette di fronte alla verità e ci mette anche di fronte alla necessità di prendere qualche decisione.

Il fatto che una persona sia nata senza un piede non la giustifica di fronte Dio, se non fa il bene, mi sono spiegato?

Il fatto che noi nasciamo in questa cultura, in questi stili di abitudini non ci giustifica di fronte Dio per dire: "ah poverini quelli sono piemontesi e sono abituati a essere riservati come persone quindi loro sono esonerati dalla evangelizzazione".

8) Nel XIX secolo nascono più congregazioni religiose

A me non risulta che sia detto una cosa di questo genere, è vero?

Anzi mi risulta tutto il contrario mi risulta per esempio che nel XIX secolo proprio in questa terra, vista l'abitudine a lavorare in silenzio, ma lavorare sodo sono nate molte congregazioni religiose di un respiro universale notevole.

Basta ricordare i Salesiani: nessuno può negare che l'esperienza di evangelizzazione per quell'epoca, con quello stile era perfetta, mi sono spiegato?

Cosa possiamo dire poi dei Giuseppini del Murialdo?

Che cosa dire dei grandi santi sociali della nostra terra, uno per tutti il Cottolengo; senza disgiungere da quest'attivismo che non è un attivismo, ma una capacità di essere molto attivi l'esperienza e l'aspetto ascetico mistico.

Cosa dire di un Cafasso? E della scuola di morale che era presso il convitto della Consolata.

Dunque noi possiamo veramente dire che la nostra terra è stata una fucina di santi, però quello che a me non piace è questo passato prossimo, è stata io voglio che questa terra sia continuamente, odiernamente, una fucina di santi, ma perché sia una cosa tale bisogna che noi per primi non abbiamo la paura di pronunciare questa grande verità.

Se il catechista che sente veramente forte dentro di sé la chiamata del Signore a mettersi al Suo servizio, inconsciamente, per qualche paura che deve superare rifiuta l'idea della santità allora questa è una difficoltà che deve impegnarsi a superare.

Ognuno di noi, tutti quelli che siamo presenti qui in questa stanza, dobbiamo assolutamente, dobbiamo è un imperativo categorico, si deve, Dio si aspetta da ciascuno di noi che si diventi santi poi fa quello che ti pare, basta che tu raggiunga questo scopo.

9) Il Signore si aspetta che diventiamo santi

Il Signore si aspetta che tu diventi una persona santa.

Ma non di quella santità così, comune, devi aspirare alle cose più alte alla santità, più vera, a quella più autentica e tu sai che proprio nelle nostre terre c'è ogni genere di santità, c'è la santità mistica, la santità attiva, la santità che fa parlare molto di sé, c'è la santità che rimane molto in silenzio ma c'è.

A me non interessa a quale tipo di santità tu sei chiamato, a me interessa solo che tu sia una persona santa.

E poi ricordatevi bene una cosa: voi tutti avete molto piacere di vedere suore e sacerdoti santi, giusto?

E avete ragione è una richiesta giusta che voi fate, però non dimenticate che anche i sacerdoti e le suore vogliono vedere dei laici santi perché per avere sacerdoti e suore santi bisogna che le famiglie siano sante, bisogna che i laici siano santi, bisogna che il bambino quando nasce, quando cresce, respiri già nel seno della propria famiglia la presenza, il respiro l'alito di Dio.

Perché le persone più straordinarie generalmente hanno ricevuto già con il latte materno gli insegnamenti della spiritualità e della vita cristiana autentica.

10) Dall'Unione Catechisti nascerà un albero colmo di frutti ( profezia )

Allora io auspicherei e desidero che si realizzi proprio questo sogno del Signore.

Vi ricorderò fra parentesi che proprio all'Unione Catechisti, dove è nata questa scuola è stata affidata, secondo le rivelazioni private, dal Signore Gesù un compito meraviglioso.

Da questa Unione Catechisti di Torino nascerà un grandioso albero rigoglioso di frutti spirituali.

Questa è una visione ricevuta profeticamente, voi siete uno di questi frutti evidentemente questa scuola nasce in un modo atipico di seguito certamente ad una profezia, che poi però abbiamo scoperto che era già presente in queste rivelazioni private voi siete la perpetuazione di questo frutto.

In fondo questa scuola prepara i catechisti, ma è anche una scuola di vita cristiana e di evangelizzazione bisogna però che, come ogni frutto anche voi che siete il frutto prediletto di questa sede, prendiate coscienza di quello che è il compito che vi è stato affidato.

Un frutto per l'albero nasce per un certo tipo di compito, quale?

L'albero non si mangia le sue mele, l'albero produce i frutti perché si moltiplichi e si possa divulgare questa varietà, questa essenza, allora, se voi siete il frutto di questo albero magistrale, significa che il Signore da ciascuno di voi si aspetti che gettiate il seme.

11) Animo missionario

Quindi vedete che rientriamo pienamente nel discorso di questa mattina che è l'animo missionario.

Animo missionario la parola latina da cui viene il sostantivo missionario, è colui che è mandato.

Euanghelion(?) Viene dal greco.

Eu vuol dire buono, anghelion vuol dire annuncio quindi evangelizzazione.

Il Vangelo infatti è euguanghelion il buon annuncio.

L'evangelizzatore è colui che reca il buon annuncio.

Angelo è il nunzio, l'evangelizzatore è l'angelo dell'annunzio tu sei l'evangelizzatore tu sei l'inviato di Dio attraverso la Chiesa, tu non sei uno spirito come quelli che noi identifichiamo come angeli, però sei un angelo cioè a dire se un inviato.

Sei un inviato da parte della Chiesa per un compito specifico allora io direi che sarebbe proprio il caso di cominciare a sentirsi degli evangelizzatori nel nostro tempo, nel nostro luogo, in mezzo alle persone che noi conosciamo se voi avete un po' letto tra le righe avrete sentito questa mattina Leandro che parlava della preghiera dell'adorazione a Gesù crocifisso da divulgare nelle famiglie sapete come si chiama questo? Evangelizzazione.

Una evangelizzazione molto spicciola, molto semplice quello che vi è stato proposto è un modo però, fratelli e sorelle, avete tutti della fantasia, avete dell'intraprendenza e soprattutto avete le ginocchia.

Che cosa vuol dire avere le ginocchia? È un linguaggio figurato per dire avete la possibilità di chiedere all'autore della vita come dovete fare per evangelizzare.

12) Non esiste una ricetta unica per l'evangelizzazione

Guardate che non esiste la ricetta unica per l'evangelizzazione.

Al tempo di Gesù si evangelizzava in un modo, al tempo di Matteo Ricci si evangelizzava in un altro modo, al tempo del XIX secolo si evangelizzava in un altro modo ora bisogna evangelizzare ancora in un altro modo.

La nostra società è molto spersonalizzante, molto pianificante uno si sente una pedina in mezzo a una massa.

Questo vuol dire che l'evangelizzazione di oggi non può essere fatta con lo stile del 1800, quando si sentiva molto forte l'associazionismo.

I moti rivoluzionari indipendentisti che hanno attraversato tutta l'Europa cosa erano se non unirsi insieme per raggiungere uno scopo?

Non per niente tutti i nazionalismi risalgono al XIX secolo e anche le visioni totalitaristiche risalgono al XIX secolo, la mentalità era quella, dunque noi non possiamo più pensare una cosa di questo genere, perché la mentalità di adesso non è più quella di: uniamoci e saremo forti ma restiamoci bene isolati così nessuno ci scoccia.

13) Stile di evangelizzazione

Allora che cosa significa? Che il vostro stile di evangelizzazione non può più essere quello dei gruppi o delle masse, ma deve essere uno stile quasi individuale.

Individuale non vuol dire una sola persona, certo vuol dire anche una sola persona, ma vuol dire ristretti gruppetti.

Se questo sistema di incontrarsi di andare ad incontrare delle persone, è un sistema che può funzionare, bene allora fatelo.

L'evangelizzazione fatta in questo modo assomiglia tanto al passaparola e produce delle crescite su proporzioni geometriche, se tu evangelizzi una persona e questa si lascia evangelizzare fino al punto che veramente cambia vita che assume tutto quello che tu stai dicendo, tu non hai guadagnato una sola persona, ma ne hai guadagnate migliaia perché questa persona, convinta, parlerà di questa convinzione ad altre persone che tu non conosci e che non avresti potuto conoscere; e queste altre persone saranno convertite dalla testimonianza di questa, a loro volta anch'essi.

Ne avrete evangelizzato uno questo, uno ne avrà evangelizzato degli altri, quindi siamo 1, 2, 4, 8,16 … Fino a che arriviamo a numeri incredibili.

14) Catechista non dà solo conoscenza, dona Gesù

Perché tu hai guardato negli occhi la persona e l'hai evangelizzata.

Il catechista non può che essere una cosa di questo genere, ma anche se in questo momento state facendo il catechismo in maniera tradizionale, non vi potete limitare a dare delle conoscenze voi vi dovete prefiggere lo scopo di dare Gesù a queste persone, quindi non si trasmette niente se non lo si vive in prima persona questo non vuol dire: " allora dato che io non lo vivo non faccio il catechista", no proprio il contrario!

Dato che tu fai il catechista adesso ti sforzi di vivere quello che insegni.

La coerenza di ciascuno di noi, la coscienza di ciascuno di noi non si può accontentare e dire: "ma si in fondo va tutto bene" la nostra coscienza ci deve far sentire che c'è qualche cosa di meglio che si può fare.

15) Parabola del seminatore

La logica di Dio. Qui si parla della parabola del seminatore, della parabola del granello di senapa e quella del lievito.

Da queste tre parabole si vede una caratteristica fondamentale: l'opera di Dio non nasce mai grandiosa, sempre piccola, il seminatore va nel campo a seminare.

Non ha detto il padrone del campo, ha detto il seminatore, specialmente in quei tempi coloro che possedevano le terre non necessariamente andavano a seminare o facevano i lavori servili; avevano degli amministratori dei braccianti che si occupavano della semina, del raccolto etc. etc. quindi se dice il seminatore e non dice il padrone del campo, anzi a proposito del padrone del campo Gesù ci dirà altre cose: "pregate il padrone delle messi, perché mandi operai per le sue messi" allora se noi mettiamo insieme queste due affermazioni capiamo un pochino meglio il significato di questa parabola.

Il padrone delle messi è Dio, per avere delle vocazioni sacerdotali e religiose dobbiamo chiederle a Dio, non alle famiglie.

Il padrone del campo è Dio, coloro che spargono il seme non è Dio sono i seminatori sono gli operai delle messi, cioè gli inviati di Dio, gli inviati di Dio, siamo noi.

Il padrone del campo manda i seminatori, i seminatori non possiedono il campo, non possiedono neanche la semente, ricevono tutto dal padrone del campo che li rifornisce di tutto ciò che è necessario.

Tu non possiedi le persone, che il Signore ti vuole affidare tu non possiedi neanche l'onniscienza, tu non sai tutto ciò che è possibile conoscere questo Dio lo sa, però tu hai tutto ciò che è necessario per il tuo compito, perché Dio te lo fornisce.

16) Non fate paragoni con gli altri

Tu non devi fare paragoni con i vestiti degli altri, sarebbe ridicolo che un seminatore dicesse: "quell'altro seminatore ha il cappellino giallo, quell'altro invece….."

Tu sei un seminatore è il padrone della semente e il padrone del campo e ti ha dato tutto ciò che è necessario per il tuo compito, che Lui conosce molto meglio di quanto lo conosca tu, giusto?

Tu non fare paragoni con gli altri il Signore a te chiede di evangelizzare tre persone?

Bene tu fallo. All'altro chiede di evangelizzare cinquanta persone, cosa ti importa?

È il suo compito? Tu fatti il tuo compito e il suo lo farà lui.

"Io non ho abbastanza cultura", tu hai la cultura necessaria e sufficiente per i compito che il Signore ti ha dato e se per caso ciò che il Signore ti chiede è superiore alle tue forze, il Signore metterà nel tuo cuore quella scienza, quell'intelletto, quel consiglio, quella pietà, quella fortezza, quel timor di Dio di cui tu hai necessità.

17) Mentre parlano imparano

Tante persone mi hanno detto che, parlando con altre persone, mentre parlavano e dicevano a loro delle cose belle ed importanti spirituali si accorgevano che stavano loro stessi imparando da quello che stavano dicendo allora questo è un segno molto delicato e molto discreto dell'azione dello Spirito Santo.

Lo Spirito Santo ti mette nella bocca delle parole che tu sai che sono assolutamente vere, ma non sai da dove ti vengano, perché tu stesso la stai e imparando in quel momento, forse è successo anche a voi.

Esattamente come diceva Gesù a Pietro il figlio di Simone: "né la carne né il sangue ti hanno rivelato.

Forse le sminuiamo senza pensarci con una sorta di umiltà, che però non è quella giusta.

L'umiltà vera è quella di essere pieni di gioia e di felicità, sapendo che il Signore si è degnato di parlare attraverso la nostra bocca.

Andarsene in giro a vantarsene non è la cosa più saggia da fare, però gioire noi come gioiva Maria: "perché Egli che è il Potente ha fatto in me cose grandi" questa sarebbe solo una cosa giusta e doverosa, esaltare il Signore per ciò che Lui ha fatto attraverso di noi.

Maria lo ha fatto, non vedo perché non dovremmo farlo noi, siete d'accordo?

18) In che modo esser attivi ed efficaci nell'evangelizzazione?

Dunque io credo che questo tema dell'evangelizzazione sia molto importante bisognerebbe anche che con le ginocchia, ossia in senso figurato con la preghiera, ognuno che chiedesse davvero al Signore in che modo può essere attivo ed efficace nella evangelizzazione; perché io non lo so, se dopo aver fatto un'ora di catechismo alla settimana ognuno di noi si sente a posto di fronte a Dio.

Quindi vedo che la vostra sensibilità spirituale si sta affidandole e si sta approfondendo, questo vuol dire che il Signore ha dei progetti sul di voi.

Qualcuno pensa che non essendo più un adolescente la sua vocazione sia risolta.

A ogni età il Signore chiama.

Chiede ciò che adatto a quella età ora tu, quand'eri adolescente, parlavi con gli adolescenti, adesso che hai un altro tipo di esperienza puoi benissimo parlare ed evangelizzare quelle persone, che condividono la tua esperienza, la tua sensibilità e la tua età.

E come potrai fare? Io so che ci sono tante organizzazioni a scopo di lucro che organizzano gli incontri nelle case, per vendere le pentole, le patate le carote… è dire che noi potremmo essere i più grandi mercanti del mondo, se noi vendiamo la salvezza a una persona!

19) Progettare evangelizzazione che esiga continuità

Ma non credete che bisognerebbe cominciare a progettare una cosa di questo genere?

Cominciare a pensare uno stile di evangelizzazione, che coinvolga le persone che conoscete occasionalmente o organizzativamente?

Però una cosa occasionale è fuori di dubbio "ogni lasciata è persa", ma io non sto parlando di una cosa semplicemente occasionale sto parlando di una cosa pensata, una cosa progettata, voluta che esiga una continuità e che esiga un autentico impegno personale vero e cioè proprio servizio per il prossimo insomma è come essere a Ninive, la gente non sa distinguere la destra dalla sinistra.

Lo sapete meglio di me siete nel mondo, conoscete tutti persone di questo genere io conosco quelli che vengono da me, perché hanno bisogno di un cammino spirituale e quindi è chiaro che io parlo sempre di cose spirituali ma le persone che non vengono sono quelle che hanno fame quelle le incontrate voi, il giorno e di 24 ore, e le mie forze sono solo fino a un certo punto, non posso fare tutto.

20) Abbiamo ricevuto tanta dottrina e spiritualità

Proprio questo volevo sottolineare: perché voi non pensate di costituire un primo nucleo di responsabili di gruppi di evangelizzazione?

In fondo se state facendo questa formazione, che è tutt'altro che lieve, perché attraverso un discorso anche scorrevole in questi tre anni voi avete ricevuto tanta dottrina della Chiesa, ma tanta; non è solo catechesi voi state ricevendo spiritualità, nei miei corsi voi fate spiritualità, in altri corsi fate documenti del magistero della Chiesa, e in altri corsi state facendo la teologia dei sacramenti, storia della salvezza, c'è anche in programma la storia della Chiesa.

Usate perfino computer io voglio vedere dove trovate una struttura che vi offre tutto quello che avete qui.

Quindi voi avete 1000 volte di più di quello che è necessario per fare catechesi a dei bambini, è vero non è vero?

Non vi siete mai domandati perché? Cioè il Signore vi ha posti in questa situazione, perché state ricevendo 1000 volte più del necessario.

Sarà forse che il Signore vi chiede 100 volte di quello che state dando, dato che si deve sempre sapere dieci volte di più di quello che si dà se volete ricevete 1000 vuol dire che da voi il Signore si aspetta 100.

21) Come cominciare a progettare l'evangelizzazione?

Ora non sarà il caso di cominciare a progettare una cosa di questo genere?

In che modo noi possiamo cominciare l'evangelizzazione?

Naturalmente tenendo sempre presente la preghiera da fare nella famiglia, questo è quello che ci viene proposto nell'Unione Catechisti e credo che sia una cosa non sono giusta ma santa.

Perché se voi ricorderete l'anno scorso o due anni fa abbiamo analizzato tutte le cinque piaghe che ci sono proposte nella formula della adorazione voi avete trovato che era stata affrontata a 360° tutta quella che è l'esperienza del cristiano nella Chiesa, con tutte le necessità che fanno parte della vita di cristiano quindi nel lavoro, nella famiglia, tra le persone che si conoscono, nella malattia, nella salute etc.

Quindi io comincio già a buttarvelo lì quindi come si getta una pietra nello stagno che produce delle onde e poi quando le onde trovano un ostacolo tornano indietro, quindi cominciate un può a domandarvi: "io in che modo posso cominciare a costruire e a realizzare questa struttura di evangelizzazione?

Vi dirò che intanto ci sono dei progetti che in qualche modo si stanno portando avanti, diciamo come preparazione, stiamo portando avanti una buona preparazione però è chiaro che era quello che mi riguarda personalmente io sto osservando che sto cercando delle persone che siano disponibili a un compito di questo genere e quindi siete in osservazione da molti mesi.

Però non sono io colui che chiama è il Signore, quindi pensateci anche un po'.

Sia lodato Gesù Cristo.