Catechisti al lavoro

1-12-2001

Don Mauro Agreste

È un'esaltazione.

Intanto penso che ci siamo resi conto che questi appunti di spiritualità del catechista, non sono un seminario, un corso abbreviato fatto in poche settimane, poi non ci SI pensa più.

Qui sono condensate alcuni dei capisaldi che in qualche modo devono costituire la figura del catechista.

Spero di non essere un illuso, ma oserei sperare che questi appunti siano visti, letti, meditati, e incarnati.

Questo significa che una volta che avremo terminato questa riflessione non sarà il caso di mettere via lo schedario e dimenticarlo.

Credo che conveniate con me nel constatare l'evidenza della verità di quanto abbiamo riflettuto.

Nel cap. 7 si parla dei catechisti attivamente impegnati nel ministero della catechesi all'interno delle comunità presso le quali operano.

Ci sono delle indicazioni pratiche, tipo la programmazione, che non costituiscono tuttavia il lavoro principale della catechesi.

Il lavoro principale della catechesi è infatti ben altro che l'esecuzione concreta o materiale, di quello che si sta facendo.

Penso che abbiate colto, in tutti questi incontri, che il lavoro principale del catechista è quello della propria individuale preparazione.

Tale preparazione non è da intendersi unicamente come una buona preparazione catechetica, ma richiede, anche e soprattutto, una buona preparazione spirituale personale.

La formazione catechetica è ovviamente molto importante:

occorre sapere ciò che si sta spiegando, e avere dell'argomento un'idea sufficientemente chiara che costituisca almeno il doppio se non il triplo di quello che voi insegnate.

Non è sufficiente prendere il testo o la guida di catechesi, per poi ripetere, dopo averli letti, ciò che avete imparato.

Il fatto di essere qui, disponibili ad affrontare il corso di approfondimento in tre livelli, testimonia, onestamente e prima di tutto, che ci siamo resi conto che non è sufficiente ripetere una lezione che troviamo sulle guide del catechismo.

Spero che tutto questo abbia creato dentro di noi la consapevolezza, il desiderio e la necessità di nutrire la propria anima, la mente, con gli insegnamenti di Gesù.

Questo dovrebbe essere un atteggiamento comune di tutti.

Il lavoro che sta a monte: " I catechisti al lavoro", è quello della preparazione personale individuale;

occorre possedere il bagaglio che non è solo un bagaglio culturale, anche questo, ma non basta; occorre avere una visione di quello che il programma prevede, e mettersi nella mente di chi riceve l'insegnamento, per renderlo adatto ad ogni età verso la quale voi esercitate questo servizio.

È importante non solo presentare la verità ma occorre anche darne un'intuizione, una breve spiegazione, dicendo il perché il Signore insegna questa cosa, o il perché la Chiesa insegna questo.

L'atteggiamento principale richiesto è il cambiamento della la propria mentalità.

Tutti abbiamo la nostra storia, la nostra esperienza, il proprio ambiente dove abbiamo maturato la nostra fede.

Di tutto questo possiamo fare tesoro mettendoci nei panni di coloro che si sentono annunciare questo messaggio.

Cioè a dire: non mi è sufficiente ripetere quello che trovo sulla guida o i corsi fatti:

mi è necessario capire che cosa è importante, e in che modo renderlo interessante, per coloro che stanno ascoltando.

Se la mia esperienza è questa potrei dire:

quando ero lontano dalla Chiesa, che cosa mi sarebbe interessato sapere di Gesù Cristo, che adesso so perché vivo ed esperimento?

Questo potrebbe essere il primo passo di partenza.

Non è sufficiente comunicare un enunciato catechetico, è importante saperne dare anche una motivazione, questo è più difficile perché prevede quella grande preparazione accennata a monte che si traduce in questa semplice frase:

" Perché il Signore ha insegnato questa cosa?…

Non poteva insegnarne un'altra?

Perché tutto il mondo vuole quella cosa lì, e invece Dio ne insegna un'altra?

" Può darsi che a queste domande, che rivolgete prima a voi stessi, non abbiate una risposta immediata.

Perché? Perché siete persone con che non si sono mai posto questi interrogativi;

vi siete abituati ad accettare gli insegnamenti dati fin dalla più tenera età, e probabilmente non vi è mai venuto in mente che ci può essere qualcuno che vi dice:

" e perché?" Può essere tutto questo?

Se la nostra azione catechetica deve essere, in un certo senso, efficace è importante che ci mettiamo sia nei panni di coloro che ricevono un dato messaggio, ma anche nei panni di coloro che trasmettono.

Se ricordate la lezione della volta scorsa, sempre sulla "spiritualità del catechista", vi ho fatto rilevare che in una pagina è riportato il condensato del cap. 9 del documento sul" Rinnovamento della catechesi".

In tale documento è espresso chiaramente che è richiesto ai catechisti, secondo l'insegnamento del S. Padre Paolo VI, una duplice fedeltà:

la fedeltà a Dio, da cui scaturisce la fedeltà all'uomo.

Attenzione a non capovolgere i termini:

mai la fedeltà all'uomo da cui scaturisce la fedeltà a Dio, attenzione vi è una gerarchia.

Come tradurre questa duplice fedeltà di cui ci parla questo documento?

Si traduce proprio nella semplicità di porsi queste domande:

perché tu o Dio ci insegni questo nella Bibbia?

Perché ce lo insegni attraverso la Chiesa?

E alla gente: perché il Signore insegna questo mentre invece il mondo insegna altro?

Perché mi piace, o perché non mi piace?

Per quale motivo dovrei fare una cosa piuttosto che un'altra?

Occorre inoltre chiedersi: come fare per arrivare a questa persona, e giungere e toccare il cuore di questa persona?

Qual è il messaggio che proviene da Dio e di cui la persona ha bisogno di sentire?

È evidente che tra i lavori che precedono la strutturazione della catechesi è necessario che ci sia un tempo di preparazione, di preghiera, di spiritualità.

Non dev'essere una cosa lunga o troppo strutturata, ma deve essere intensa, vissuta nella confidenza e nella fiducia di Dio.

Il catechista che si prepara a portare un annuncio alle persone che possono essere bambini o adulti che forse neppure conosce, deve ricordarsi delle parole del Vangelo:

" Quando vi prenderanno e vi porteranno davanti ai Sinedri, o ai re, badate bene di non preparare voi la vostra difesa, sarò Io a dare a voi parole di fronte alle quali nessuno potrà resistere".

Certo non si tratta, nella maggioranza dei casi, di fare una guerra contro le persone che sono dinanzi a noi, anche se ciò può succedere, perché le persone da catechizzare possono provenire da esperienze diverse e anche lontane dalla Chiesa.

Queste persone possono conservare dentro di sé delle remore, dei ricordi, delle strutture mentali che di cristiano hanno ben poco, anche se non se ne rendono conto e pensano che tutto sia conciliabile, che tutto vada bene con tutto.

Ecco perché è necessario che, il catechista che deve portare un annuncio, si raccolga in preghiera e presenti all'Infinita potenza di Dio le persone che incontrerà in quel giorno.

Tu catechista che devi fare la tua lezione di catechismo e hai presente chi sono i tuoi bambini, i ragazzini ai quali farlo, devi pregare per loro, perché il messaggio che Dio vuole lasciare loro, attraverso di te, passi;

perché il cuore e le menti di quanti ti ascoltano si aprano, non ad ascoltare te ma, ad ascoltare quanto il Signore vuol dire attraverso di te.

C'è questa comunicazione dove tu non sei il centro ma il tramite, sei lo strumento a servizio dei tuoi fratelli e a servizio di Dio.

Ecco la duplice fedeltà a Dio e agli uomini!

Una volta che questo avviene e tu sei nel luogo che devi prima preparare:

disporre le sedie, e perché non pregare per ogni persona che si sederà su quella sedia?

Forse non ci hai pensato, ma è importante;

tu non sai chi si sederà su quella sedia, ma il Signore lo sa.

Questo è il tuo lavoro preventivo nel quale puoi rivolgerti al Signore e dirgli:

Signore questa persona che sederà qui abbia il cuore aperto a ricevere il tuo insegnamento.

Poi noi invocheremo la potenza dello Spirito Santo, perché è Lui che è Sapienza infinita, perché è Lui che porta alla luce di Gesù Cristo, che porta la figliolanza a Dio Padre, perché è' Lui che opera la santificazione.

Noi abbiamo bisogno che sia Lui a scaldare ciò che è gelido, a drizzare ciò che è sviato, a sanare ciò che sanguina, come dice la sequenza allo Spirito Santo.

Vi rivolgerete allo Spirito Santo chiedendo che i cuori di questi fedeli siano riempiti dalla grazia che viene da Dio.

Poi farete il vostro annuncio secondo la programmazione e la preparazione fatte.

La preparazione, come già detto, non dovrà essere solo culturale, ma anche esperienziale, cioè se devo narrare la vicenda di Zaccheo, non sarà sufficiente raccontare quanto è accaduto, ma sarà importante che io viva quello che ha vissuto Zaccheo.

Perché Zaccheo si è sentito di convertirsi e di restituire quattro volte tanto?

È necessario che impari dalla storia della spiritualità della Chiesa come vivere l'approccio alla Sacra Scrittura, specialmente agli eventi che parlano del Vangelo, di Gesù, della sua azione.

Nella storia della spiritualità cattolica vi è un periodo importante ( siamo negli anni a cavallo del 1500/1600 ) in cui S. Ignazio di Lojola ha dato origine ad una forte esperienza di spiritualità che si chiama gli Esercizi Spirituali, chiamati anche Esercizi Ignaziani prendendo il nome da S. Ignazio che li ha concepiti.

Questi esercizi si fanno tuttora in tanti modi diversi e con esperienze diverse.

Negli insegnamenti di S. Ignazio, nel suo libro degli esercizi spirituali, preparato per aiutare il nostro spirito ad accogliere la Grazia che viene da Dio, ci parla di una particolarità che si chiama la composizione di luogo, questa consiste nel non lasciarci dominare dalla fantasia e dalla creatività ma nel dominare la fantasia e la creatività.

È vero che è difficile dominare la fantasia?

Pensate quando fate adorazione Eucaristica o a quando siete silenzio davanti al Signore, dove va la vostra mente?

Una volta si diceva che la " fantasia è la pazza di casa", perché ti porta dove vuole lei.

Questo è vero, però se la fantasia è la pazza di casa perché Dio l'ha data?

Per impedirci di pregare bene, per farci faticare di più, per fare un po' di penitenza così noi ci sentiamo umili, per tutto questo?

È un dono ?…si anche la fantasia è un dono che è soggetto a fattori esterni, e alla creatività?

Non dimentichiamo quello che dicevano i Padri della Chiesa:

"Tutto ciò che fu assunto da Gesù Cristo è stato redento".

Ci siamo! Che cosa ha assunto su di se Gesù Cristo?

Peccati, sofferenze… tutta la natura umana.

Nella natura umana c'è l'amore, la gioia, l'allegria, l'attività, la preghiera, la fantasia?

Si c'è, allora se c'è significa che tutto quello che fa parte dell'esperienza dell'uomo il Verbo che si è fatto carne l'ha assunto su di sé, perché se non l'avesse assunto non l'avrebbe neppure salvato.

Gesù facendosi uomo ha salvato la nostra capacità di amare?

L'ha resa santa? Ha reso santa la nostra allegria, la nostra attività?…

Si, e ha reso santa anche la nostra fantasia.

Come mai dunque noi siamo capaci di soggiogare le nostre emozioni e non abbiamo mai pensato che possiamo dominare anche la fantasia e la nostra creatività?

Per fortuna nella storia della spiritualità della Chiesa S. Ignazio ci ha parlato di questo aspetto.

Anche le scienze umane come la psicologia ci invitano a capire che possiamo avere il dominio su di noi e non essere dominati da noi stessi.

Come? Con la volontà per mezzo della quale noi possiamo decidere che cosa renderci interessante.

Posso usufruire della mia fantasia per rendere presente qui in mezzo a me, davanti a me, la presenza di Gesù.

Se usiamo la fantasia per rendere presente Gesù tra noi in questo momento, cosa facciamo?

Gesù è presente qui? Sì. Bene allora se c'è devo entrare in contatto con Lui.

Posso rendere presente a me stesso il fatto che Gesù è presente qui?

Come? Pensandolo? Ma come?… Conviene pensarlo come uomo, come persona, dandogli un aspetto, pensando come poteva essere;

con l'immaginazione entrare in contatto con Lui.

Dando un colore ai capelli, agli occhi ecc.

Così facendo sto usufruendo della mia creatività?

La creatività ora mi sta portando lontano o vicino a Gesù… perché lo fa?

Perché io gli ho detto di farlo, perché ho deciso di mettere a disposizione la mia creatività, e di usarla in quella direzione perché m'interessa che realmente sia così?

l'importante che io abbia creato un legame.

Quando avverto la creatività, anche solo con la fantasia, di aver creato questo legame, da quel momento in poi ho un riferimento psicologico a cui rivolgermi; c'era anche prima, ma facevo fatica a parlare con un essere che non posso neppure immaginare.

Se riesco a creare questo legame, so che non sono diventato uno sfasato, e che tale legame non consiste in una mia proiezione interiore perché, anche se il mio sforzo psicologico sembra che abbia creato una proiezione, in realtà Gesù esiste lo stesso, anche se non lo vedo con gli occhi della carne.

Quando facciamo la nostra catechesi spero che voi partiate da ciò che è scritto sulla Bibbia, e questo vale anche per la vostra formazione personale.

Non dimenticate di avere un piccolo Vangelo a portata di mano, è necessario che lo leggiate e che poi facciate la famosa composizione di luogo.

Essa consiste, come già detto, nell'immaginare tutto quello che viene descritto.

Se viene descritta la città di Gerico immaginate la città di Gerico, una città dove fa molto caldo.

Le case come saranno state? Il terreno com'è ?

Osserviamo la terra e vediamo com'è, e se ci sono ciottoli…

Poi vedremo questa città assolata, accaldata.

Poi sentiamo parlare di Zaccheo… ( Lc 19,1-10 ) chi sarà? Un pubblicano, chi sono i pubblicani?

Ci dovrà essere tutto un lavoro unito alla nostra creatività, alla nostra fantasia.

Voi certamente vi ricorderete che i pubblicani erano odiati, perché raccoglievano le tasse.

Essi erano dei collaborazionisti con gli oppressori romani, ed erano ricchi perché di quanto raccoglievano riscuotendo le tasse, ne davano cento ai romani e cento li trattenevano per sé.

Avevano case belle, ricche, e pregiati tappeti.

Non potendo incontrarsi con nessuno, i pubblicani, non andavano neppure nella Sinagoga perché erano pubblici peccatori.

Ma in ogni caso la loro era una vita noiosa che non sapevano come trascorrerla.

Ecco Zaccheo che sta raccogliendo le tasse, vi è una fila di gente che se la prende con lui, e intanto lui passeggia, sente che qualcuno parla dicendo che domani arriva un giovane Rabbì, Gesù che ha fatto miracoli…

Zaccheo non vuole farsi conoscere, ma ascolta tutto e non gli sfugge nulla perché è una cosa curiosa sapere di uno che ti moltiplica pani e pesci.

S'informa e viene a sapere che finalmente arriva il fatidico giorno, sente un tumulto, avverte il movimento di gente…che fare?… sa che in piazza vi è un unico albero:

il "sicomòro", e che è facile da salire.

Sale, si nasconde sopra l'albero in una posizione che possa vedere Gesù senza che nessuno lo veda.

Facendo la composizione di luogo tu hai una descrizione, ma piano piano, senza che tu te ne accorga, diventi uno dei personaggi del racconto biblico, il protagonista numero due.

Perché Gesù è il numero uno, il numero due sei tu perché Gesù si rivolge ad una persona e quella sei tu.

A questo punto tu ricevi un insegnamento spirituale che ti è narrato nella Bibbia;

la tua volontà ha utilizzato la fantasia, e la tua creatività, opportunamente guidate dall'insegnamento di Dio.

Hai fatto una bella esperienza spirituale biblica e di meditazione dopo la quale puoi concludere con una preghiera o con un insegnamento che tu hai ricevuto da cui scaturisce sicuramente un tuo senso di gratitudine, una preghiera di ringraziamento.

Solo dopo tutto questo lavoro di " Composizione di luogo" sei in grado di trasmettere quello che tu stesso hai ricevuto, e che non si può discostare mai da ciò che la Chiesa insegna.

È importante che tu abbia una buona conoscenza dottrinale ma questa non deve essere disgiunta da una continua e crescente la preparazione spirituale.

In questi fogli ci sono dei sottotitoli che vi spiegano, in modo particolare, alcuni momenti della preparazione della catechesi, dell'attività del catechista.

Ho sottolineato l'aspetto sopra descritto, che è un aspetto che sta a monte nell'insegnamento catechistico, che è quello della preparazione spirituale.

La preparazione spirituale non è disincarnata dalla preparazione dottrinale, ci vogliono entrambe.

A volte la dottrina rischia di essere arida se non è alimentata da delle motivazioni spirituali Se poi abbiamo a che fare con persone della nostra età, o con giovani, sappiate che nessuno di noi ha il diritto di cambiare le verità di fede per renderle più appetibili, o più accettabili, o per paura che questa verità di fede sia troppo impositiva e le persone non l'accolgano più.

Non abbiamo questo diritto perché la verità non siamo noi ma è Gesù Cristo.

Vuol dire che ci sono degli insegnamenti che fanno parte del cristianesimo, e da sempre, della dottrina della Chiesa, che non possono essere addolciti perché tutti fanno così.

Forse è il caso di rendere più evidente il motivo per cui il Signore insegna determinate cose.

Esempio: provate a pensare alla dottrina della morale sessuale della Chiesa, che non è della Chiesa, ma è della Bibbia.

Per certuni viene considerata impositiva retrograda , ma non siamo chiamati ad esprimere la volontà della Chiesa ma la volontà di Dio e se Dio insegna certe cose ci sarà pure un motivo.

È importante perciò che conosciamo come Dio ha fatto le cose e perché insegna quelle cose.

Il fatto che nei nostri corsi insistiamo tanto sulla struttura della persona umana:

SPIRITO, ANIMA e CORPO, è determinante, perché se noi non abbiamo in mente come è fatto l'uomo, secondo Dio, allora non riusciamo neppure a capire perché Dio dica una cosa piuttosto che un'altra.

Il mondo ci parla di fuggire ad ogni costo il dolore, e seguendo questa emergente mentalità si giunge fino a parlare della liceità dell'eutanasia.

Quanti sono i cristiani in grado di dare una motivazione per cui l'eutanasia non è accettabile?

Quanti sono i cristiani in grado di dire che l'aborto non è accettabile?

Quanti sono i cristiani che sono in grado di dire il perché l'adulterio o i rapporti prematrimoniali non sono accettabili?

Quanti sono i cristiani in grado di giustificare il fatto del celibato ecclesiastico?

Tante persone che vanno in Chiesa e si dicono cristiani vanno dicendo che i sacerdoti dovrebbero sposarsi.

Quanti sono i cristiani capaci di spiegare tutto questo non in base ai ragionamenti, ma in base a quanto è scritto nella Bibbia?

Questo significa che i cristiani in genere, ma Dio non voglia anche i catechisti, rischiano di essere molto ignoranti su quanto Dio insegna sulla Scrittura.

Ecco perché è necessario un lavoro umile, paziente, perseverante, non già per sapere ciò che pensano gli uomini ma per sapere quello che pensa Dio.

Tutto questo processo si chiama la " METANOIA".

S. Paolo ne parla, come cambiamento radicale della mentalità.

Si tratta di un cambiamento radicale del modo di pensare e quindi di agire, per cui non penso più come la pensa il mondo ma come pensa Dio.

Non è facile ma è assai utile e anzi indispensabile la metanoia,

se infatti ci facciamo bene l'esame di coscienza forse avremo delle sorprese, perché ci accorgeremo di quante cose dentro di noi sono secondo il mondo invece di essere secondo Dio.

Tutto questo non ci deve spaventare ma dare gioia perché se ce ne accorgiamo significa che cominciamo a distinguere gli odori:

che riesco cioè a distinguere l'odore dello zolfo da quello dell'incenso, e sceglierò l'incenso.

Sia lodato Gesù Cristo