Gli interlocutori invisibili nel nostro dialogo

Scheda N° 5

Il Dio che preghiamo è un Padre che ci conosce per nome

La preghiera-tipo che Gesù ci ha insegnato incomincia con questo appello:

" Padre nostro! ".

Si entra subito nel clima.

Schematicamente, come si presenta lo stato d'animo dell'uomo primitivo o del pagano che si rivolge al suo Dio?

Chiuso in se stesso, vinto dalle proprie difficoltà immediate, forse inquieto per la sua felicità minacciata, lancia il suo grido di appello.

Ma il suo Dio lo sentirà? Lo vuole sentire? E lo può sentire?

Chi o che cosa gliene darà assicurazione certa?…

Allora prolunga la sua preghiera, moltiplica le formule, " grida più forte " come i profeti di Baal, sordo o distratto, di cui si prendeva gioco Elia ( 1 Re 18,27 ).

Oppure con procedimenti magici cerca di accaparrare in proprio favore la potenza divina.

Ma Gesù dice ai suoi: " Nelle vostre preghiere non barbugliate come fanno i pagani:

essi infatti credono di essere ascoltati a furia di parole.

Ma il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno, prima che glielo chiediate" ( Mt 6,7-8 ).

Premura dunque della scienza e dell'attenzione paterna di Dio;

meglio ancora, premura della sua presenza intima:

" Quando preghi, ritirati nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo che è presente nel segreto " ( Mt 6,6 ).

Qui si manifesta tutto il mistero della Grazia.

Dopo la Pasqua e dopo il mio battesimo pasquale, Dio Padre mi vede soltanto in suo Figlio;

mi ama dello stesso amore che porta per suo Figlio ( Gv 17,26 ).

Già da quando inizio la mia preghiera ho la certezza assoluta che il Padre mi ha prevenuto, invitato, che mi aspetta, che il suo sguardo era su di me prima ancora che il mio sguardo cercasse il suo.

Certezza anche che egli è felice di vedermi venire a sé (io sono suo figlio!), è pronto ad ascoltarmi, " inclina a me il suo orecchio " ( Sal 116,2 ), ed è pronto ad esaudirmi, ad " accordarmi qualsiasi favore in Cristo suo Figlio che ha sacrificato per me " ( Rm 8,32 ).

Il dialogo, secondo la nuova alleanza, può dunque essere intrapreso senza la minima difficoltà.

È però necessario che io riconosca il volto del Padre in tutta la sua verità.

Non soltanto sono prevenuto dalla sua presenza ma anche dal suo disegno.

Questo Padre è anche e in modo inseparabile lo straordinario Costruttore della salvezza di tutti gli uomini lungo la storia.

È impossibile che nel nostro dialogo non si parli di questo.

O meglio: alla luce di questo disegno nel suo contesto reale di oggi mi porrò davanti a " mio Padre " che, è " nostro Padre ".

Nella preghiera, la nostra voce verso il Padre è una sola voce con quella di Cristo

Il Figlio Gesù con la sua mediazione gloriosa mi aiuta a far proprio questo:

egli è la seconda presenza divina in cui si racchiude la nostra preghiera:

" Tutto quello che dite o fate, tutto sia nel nome del Signore Gesù ", ci dice san Paolo ( Col 3,17 ).

Questo vale soprattutto per la preghiera.

Pregare nel suo nome significa semplicemente pregare con la coscienza di appartenere a Gesù, di esistere in lui, con il sentimento vivo che il Padre ci ha dato non soltanto suo Figlio, ma la preghiera di suo Figlio.

Gli aspetti di questo mistero sono molteplici.


da J. Aubry, "Figli in comunione espressa col Padre"