Crocevia

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La vita proposta

La vita proposta come una ruota che gira, in cui ognuno è chiamato a farsi le proprie esperienze e diventare uomo attraverso le prove, è uno degli errori più gravi del nostro tempo.

É una proposta di eroicità riflessa giudicata da falsi eroi.

Bisogna dire e dare credibilmente a chi ci segue nella vita tutti gli elementi per non subire le stesse crisi, tutti gli elementi esperienziali, culturali e spirituali possibili.

La memoria privata deve essere aperta, la trasparenza deve aumentare, essere patrimonio, dono, comune.41

È certamente un senso nuovo della vita, che rende più evidente che ognuno di noi non è mai chiuso in se stesso ma aperto, trasparente agli altri.

La ruota, ciclo perverso di rinascite messe alla prova, che favorisce la speculazione e il controllo perverso, si trasforma in un cammino più sicuro verso persone più umane e vite nuove.

Negli ultimi settant'anni il mondo "vinto" ha accettato, non solo i trattati ( e le basi ) normalmente imposti, ma anche lo stile di vita del vincitore.

La nostra cultura meno muscolosa e fantasmagorica ma più seria e storicamente attendibile della cultura vittoriosa, non ha colpevolmente contribuito ( come pensavano invece coloro che accettarono di aprirsi al consumismo, al mercantilismo, tradotti in sistema ideologico ) a superare i limiti di questo stile di vita, declinando verso un euforia drogata che spalanca le porte alla comparsa dei "baraccati" così ben capiti da Gabriel Marcel.42

È evidente ormai il danno che ha fatto una vita molto attiva, frenetica sul piano materiale e fortemente condizionata dalla circolazione del denaro e da risorse economico-finanziarie, mascherate da dinamiche spesso implicite e che non fanno capire il valore del lavoro, e non danno peso alla sorgente del denaro.43

Le nuove ideologie, che si dimostrano settarie,44 sono tutte costruite nei consigli di amministrazione e finanziate dalle multinazionali o dai nuovi ricchissimi proprietari delle tecnologie, i nuovi mezzi di produzione.

Questo è uno dei motivi per cui la crisi dei giovani al momento di essere auto-referenti è grave e la disoccupazione, la sotto-occupazione o il lavoro nero e la mala-occupazione,45 sembrano in comprensibili in una società così ricca.46

Come possono capire che la capitalizzazione, il denaro prodotto dal denaro stesso è il loro nemico?

Il lavoro come possibilità di procurarsi i mezzi di sostentamento e anche di divertimento è frutto di investimenti di stanziamenti di chi lo possiede.

Ma se questi ricchi47 non hanno una visione solidale, altruistica, ma pensano - come generalmente viene giudicato giusto - ai propri interessi, allora il ciclo si chiude.

Se l'interesse finanziario è maggiore o uguale o anche più basso ma non pagante il rischio di investimento allora non c'è futuro per il lavoro ma solo per la schiavitù.

Chi vive per accumulare denaro, ( i buoni lo chiamano risparmio! ) è un pavido psicologicamente che più capitalizza più diventa famelico.

Come convincerlo che "è più importante avere pochi bisogni che molti beni.48

Come possiamo pensare che il settore pubblico, lo stato sociale, si auto-punisca riducendo i costi che sono prevalentemente di personale o riduca pensioni e sovvenzioni per finanziare occupazione?

Da un lato prende e crea disoccupazione e dall'altro dà e crea occupazione.

E un po' come negli Stati Uniti dove una deregolamentazione non fa ben capire dove iniziano la fase di crescita occupazionale e quella congiunturale per la gente.

Tutto è vorticoso e il saldo lo si fa in corsa.

È poco chiaro come tutto in quel mondo che dimostra per certo solo una delinquenza critica e una violenza in crescita e che non si vergogna della propria storia fatta di assassinii eccellenti esportati, come principio e fine, anche da noi, e mai scoperti per continuare il proprio sogno.49

Il non coraggio di dire che molta della nostra ricchezza è abusiva, disonesta è una componente forte dello stile educativo del nostro tempo.

Ci vogliono insegnare ad essere prudenti,50 e ci iniettano la paura.

L'avvento dei sistemi informatici consente di memorizzare e storicizzare molto in fretta gli avvenimenti.

L'informazione globale è svelatrice e le memorie elettroniche non possono più tradire la storia.

La storia ormai è la sequenza dei fatti che un programma è in grado di interrelare.

Il giudizio storico non è più confuso, non rappresenta più l'alibi dell'imbroglio.

Per questo l'educazione, la formazione, si possono fondare su una memoria informativa di base storico-contemporanea sempre meno falsata dalle interpretazioni di parte.

Tornando ai giovani sono certo che si sentiranno traditi.

In realtà sono stati semplicemente non educati al sistema strutturale che li vede attori, e sono stati allevati e scolarizzati con paurosi limiti di conoscenza della realtà.

Quanti impliciti ci sono nascosti!

Il problema quindi - perché di problema si tratta - sta racchiuso nell'onestà personale, nella tensione ideale, nel coraggio e nella seria volontà di fare delle scelte.51

La responsabilità di animare, di dare forza e gambe a questi principi è di chi conosce almeno l'esistenza degli impliciti.

Omissione, omertà sono malattie curabili?

La paura di essere malati incurabili è grande, ma non dobbiamo avere paura, dobbiamo chiedere perdono.

I cristiani possono ricominciare.

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41

Sidney Callahan, Concilium 4/95, p. 60: "In famiglia nel modellare i micro-eventi si creano racconti più ampi. Il carattere individuale e le storie familiari sono messi in moto in ogni momento da una moltitudine di scelte e risposte. Il modo in cui si gestiscono nella famiglia d'origine la comunicazione, il potere, l'autorità, il conflitto, il genere, i ruoli e la presa delle decisioni ha ramificazioni in tutti i gruppi sociali in cui più tardi una persona entra. Si acquisisce uno stampo per l'interazione sociale e di gruppo. Chi si preoccupa delle tendenze in una cultura ha visto una correlazione tra famiglie democratiche e società democratiche. Avendo dei genitori e dei nonni ciascun bambino può discernere l'esistenza di una comunità che lo trascende e che esiste al di là del soggetto individuale ( p. 60-61 )"

42 Gabriel Marcel, L'uomo problematico, Ed. Borla, pp. 11-13: "Se ieri l'uomo era meno preoccupato di se stesso oggi l'alienazione, l'essere sempre più estraneo a se stesso, lo incalza. L'uomo della baracca, colui che ha perso tutto ma è aiutato socialmente nell'indispensabile è la rappresentazione di coloro che, solo per un assoluto bisogno primario, rie¬scono a riflettere su se stessi, riescono, senza esserlo, a comprenderlo. La normalità cercata e professata è rivestita di una luce inquietante. La ricerca della normalità è invece l'uomo armonico che non può essere realizzato rifugiandosi nel marxismo, che denuncia classi di oppressi e oppressori ma non individua il normale ma l'umanità normalizzata, che è diverso. Non si può considerare un essere esistente ignorandone l'esistenza. Il rischio è che chi vuole abbandonare il proprio soggetto, per oggettivarsi come uomo della baracca, cade nella confusione. Il giudizio di valore può resistere solo comprendendo e mediando l'evoluzione e la decadenza ( che esiste ) con la trascendente considerazione di una ulteriore dimensione di riferimento che viene prima e che consente la crescita dalla decadenza non per selezione ma per presa di coscienza della caduta e di comprensione della selezione naturale come accettazione del limite della violenza che fa regredire perché alimenta lo sviluppo di uomini violenti e sempre più violenti"
43 Charles Peguy, Il denaro, Ed. Lavoro, p. 79: "Ci sono sempre stati ricchi e poveri, e ci saranno sempre dei poveri tra noi; e la guerra tra ricchi e poveri costituisce la metà della storia greca e di parecchie storie. Il denaro non ha mai cessato di esercitare il suo potere e non ha atteso l'inizio dei tempi moderni per compiere i suoi crimini. Non è meno vero tuttavia che mai si era rotto il matrimonio dell'uomo con la povertà. E con il debutto dei tempi moderni esso non è soltanto rotto: l'uomo e la povertà hanno stretto un rapporto di infedeltà eterna. Il denaro non è affatto disonorante quando è poveramente guadagnato. Nel mondo moderno un po' di agiatezza è concessa soltanto a quelli che non lavorano
44 Peter L. Berger, Brusio degli angeli, Ed. Il Mulino, p. 33: "Per resistere alle fortissime pressioni sociali e socio psicologiche, la persona che la pensa e si comporta in modo contrario alla tendenza secolarizzatrice per evitare un collasso della sua conoscenza, deve stringersi ai pochi non conformisti che la pensano come lui con legami molto robusti. Solo in questa contro-comunità di consistenza considerevole la deviazione conoscitiva può riuscire a restare intoccata ( p. 32 ). La setta è un gruppo religioso relativamente modesto che sta in rapporto di tensione con le strutture sociali a cui si conformano i più e che si chiude ad esse. Il che provoca ai suoi adepti una spinta fortissima alla reciproca lealtà e solidarietà
45 Leonardo Boff, La Nuova Era, Ed. Città Nuova. "La disoccupazione nella società classica rappresentava una disfunzione temporanea. L'ideale era creare il pieno impiego per tutti. Ora sta accadendo in forma irreversibile il contrario. L'apparato produttivo informatizzato e robotizzato produce di più e meglio con quasi nessun lavoro umano ( p. 13 ). Siamo di fronte a una nuova natura dello sviluppo tecnico che sta originando una nuova natura del rapporto sociale. La base non è più il lavore, ma la comunicazione e l'informazione. Produrre è relativamente facile, Il difficile è vendere. Per questo ogni impresa deve creare il mercato per la vendita del prodotto. Questo spiega il primato della comunicazione sulla produzione. La comunicazione è alla base del mercato ( p. 13 ). Temendo di perdere il lavoro l'operaio accetta di malavoglia la lotta a favore della sua impresa, anche se lo sfrutta, perché almeno gli garantisce il lavaro, attività e quindi un posto al sole nella società ( p. 18 ). Il mercato lasciato a sé stesso possiede una logica perversa: massimizzazione dei profitti con minimalizzazione dei capitali investiti nell'impresa. L'economia di mercato va relativizzata, abbiamo bisogno di un'econoinia con il mercato e non solo di mercato ( p. 24 )"
46 Jeremy Rilkin, La fine del lavoro. "In tutta l'età moderna il valore degli individui è stato misurato con il mercato del loro lavoro. Ora sarà necessario esplorare nuovi modi per definire il valore dell'individuo e le relazioni sociali ( p. 19 ). Mentre le prime innovazioni industriali sostituivano l'energia fisica della forza lavoro, rimpiazzando i corpi e muscoli con le macchine, le nuove tecnologie fondate sui computer promettono [ anche ] la sostituzione della mente umana ( p. 27 ). Sebbene il numero degli operai continui a calare la produttività industriale aumenta ( p. 31 ). Entro i prossimi trent'anni sarà sufficiente solo il 2% dell'attuale forza lavoro per produrre tutti i beni necessari a coprire la domanda del mercato ( p. 32 ). Dover ripensare integralmente le basi stesse del contratto sociale ( p. 37 ). Il fatto che queste futuro sia utopico o distopico dipende da come verranno ripartiti i guadagni conseguiti grazie alla maggior produttività ( p. 39 ). Capitalizzazione e spaccatura ricchi ( imprenditori knowledge sector ) e poveri. La metamorfosi del consumo da vizio a virtù è uno dei fenomeni più importanti del XX sec. ( p. 47 ). Mentre le élite imprenditoriali, manageriali e professionali e tecniche saranno necessarie per gestire l'economia di mercato del futuro sempre meno lavoratori dovranno assisterle nella produzione di beni e servizi. Il valore del mercato del lavoro sta diminuendo e continuerà a farlo. Oggi le imprese multinazionali hanno cominciato ad eclissare e mettere in sordina il potere delle nazioni. Le maggiori tra queste società sono dotate di patrimoni superiori al prodotto interno lordo di molti paesi"
47 Marcel Legault, L'uomo alla ricerca della sua umanità: "L'uomo può sottrarsi alla domanda che gli pone una vita già sufficientemente cosciente, fuggendo da se stesso mediante il turbine in cui lo trascina la conquista di beni sempre nuovi. C'è un'ebbrezza di vita, un furore di vivere che dipendono più da una fuga disperata davanti alla serietà dell'esistenza che dall'impetuosità delle passioni, queste ingannano solo chi vi si abbandona non senza lasciargli intravedere di tanto in tanto il suo accecamento e la sua duplicità. Più l'uomo matura più sente il bisogno imperioso di riflettere sulla sua condizione per rendersene ragione. Si sente intimamente chiamato a prendere coscienza in modo personale della sua umanità per aderire pienamente alla sua vita. L'uomo prende tanto più coscienza di questo bisogno e di questo appello in quanto grazie al suo approfondimento spirituale, è sempre più sensibile all'insoddisfazione profonda in cui lo lasciano i suoi beni più desiderati e i suoi più amati progetti"
48 Sant'Agostino d'Ippona, Le Confessioni
49 Vescovi americani, Lettera pastorale, Giustizia economica per tutti, Usa (1985)
50 Giuseppe Lazzati, La prudenza ( incontri a Monteveglio ). "La prudenza è la virtù che rende capaci di dar ragione delle azioni da compiere per un fine particolare visto alla luce del fine generale che da senso alla vita: il sì a Dio. Prudente è colui che sa vedere da lontano e sa pensare rettamente, illuminato dalla fede in grazia di Dio. La virtù della prudenza non abita dove non c'è vita di grazia. Per giungere a una decisione prudente c'è bisogno della ( 1 ) memoria ( che fa presenti i principi generali dedotti dal fine ultimo e il ricordo delle esperienze acquisite ) come punto di riferimento. Non vi è prudenza senza riferimento al fine ultimo. Sui dati forniti dalla memoria bisogna procedere all'esercizio di una attenta ( 2 ) riflessione. A questo punto bisogna chiedere ( 3 ) consiglio a chi ha più esperienza, ed al proprio direttore spirituale. Questo procedimento deve trovare una sintesi di ( 4 ) ragionamento pronta e tempestiva. Bisogna superare la timidezza e lo scrupolo ... ho fatto quello che potevo, ora decido ... la certezza di carattere metafisico non è possibile nel concreto storico, bisogna accettare e accontentarsi di certezze morali. Altresì bisogna evitare la temerarietà fondata sull'istinto e sull'interesse inteso in senso lato. La volontà, oltre intelligenza e ragione, è importante e il primo fattore che la contraddistingue è la previdenza
51 San Bernardo di Clairvaux, De gratia et libero arbitrio. Prologo: "Mentre un giorno parlavo in pubblico ed esaltavo la grazia di Dio che è in me, poiché sapevo che essa mi aveva prevenuto nel bene e sentivo che mi spingeva e speravo che mi traesse a perfezione: « Ma allora - disse uno dei circostanti - che cosa operi tu o che speri di ricompensa e premio, se è Dio che fa tutto? ». « Che ne pensi tu? » gli dico. Risponde: « Dà gloria a Dio, che gratuitamente ti ha prevenuto, ti ha spinto, ti ha iniziato, e per il resto vivi degnamente, per dimostrarti non ingrato dei benefici ricevuti e idoneo a riceverne ancora ». Allora io: « Mi dai un buon consiglio, se però mi avessi dato anche modo di potermi attenere ad esso. Infatti non è ugualmente facile sapere ciò che si deve fare e farlo, poiché sono cose diverse indicare la via a un cieco e provvedere un mezzo di trasporto per uno stanco. Non ognuno che indica la strada offre anche il mezzo di sostentamento a chi è in cammino. Altro è ciò che gli indica chi non lo fa andare fuori strada e altro ciò che gli dà chi non lo fa venir meno per via. Così non chiunque insegna ciò che è bene, per ciò stesso anche lo dà, qualunque cosa abbia insegnato. Perciò due cose mi sono necessarie: essere istruito ed essere aiutato »